La difesa della democrazia passa attraverso la difesa del nostro territorio intendendo come territorio, la nostra mente, il nostro corpo, la nostra scuola, il nostro luogo di lavoro, la nostra terra dove coltiviamo il nostro cibo, l’aria che respiriamo. Questa è la vera democrazia, la partecipazione diretta delle persone e la presa di coscienza potrà aiutarci a cambiare in meglio.
(Giulietto Chiesa)
La democrazia è cultura della sobrietà, del limite e della disciplina.
La partecipazione democratica che vogliamo non è lo scatto iniziale con il quale ci si inalbera di fronte alle ingiustizie, è una condizione esistenziale permanente figlia della convivenza e madre di una ostinata responsabilità.
Gli occhi soabondi nell'oblio
Personaggi
A volte disadattati o asociali, qualche volta un po' bruschi, ognuno di noi ha conosciuto e ricorda qualcuno dei personaggi che hanno caratterizzato la vita sociale di Persiceto.
Spesso hanno saputo offrirci antica e genuina saggezza e inaspettata genialità
La democrazia non è astensione e nemmeno una delega al
sapiente di turno, ma è partecipazione alla vita della propria comunità.
Si può ripartire solo da lì se vogliamo cambiare qualcosa.
Se vogliamo impedire che tutto si infetti definitivamente.
I valori e le radici, le idee e le proposte per la nostra terra di domani.
Riflessioni ed osservazioni sulla società e l'impegno civile nei
Comuni di Terred'acqua.
Persiceto Caffè è… per merito di ciò che siamo tutti
La bordo
Nefandezze nazional-persicetane
di Fausto Cotti
ANNO 2018, AFFLUENZA ALLE URNE 1,79% Renzi: "male l'affluenza bene il risultato"
Non ho mai conosciuto santi ed eroi, ho solo conosciuto gente normale con la debolezza della gente normale.
I migliori per me sono coloro che hanno saputo trovare un equilibrio tra senso di appartenenza, ragion di stato, ideali, onestà intelettuale, interesse privato.
Gente così per me è rara, ma pragmaticamente io mi accontenterei. Paolo Grandi
Siamo un gruppo di amici, operai ed avvocati, studenti ed architetti, massaie e pensionati interessati alla politica, al futuro e al destino di Persiceto e delle città di Terred'acqua.
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Le 10 Domande
I
quesiti che la Redazione di Persiceto Caffè
rivolge agli Amministratori di
Terred’acqua:
Discuti con noi di territorio e politica, cultura e tradizioni, la vita ed il futuro di San Giovanni Persiceto
La partecipazione dei cittadini come fine per una Persiceto viva e pulsante, legale, solidaristica e umana, e ottimamente rappresentante tutte le sue originali ed irripetibili, singolari e peculiari realtà sociali, dove il cittadino sia protagonista della città e non suddito, sia pur consenziente.
Le ricette ed i piatti tipici
dell'area persicetana
» Andrea Cotti
About Andrea Cotti
Website: http://www.persicetocaffe.com Biography: E’ da un po’ che lo tramavamo questo blog. :D
Sarà perchè diventiam stanchi, e c’è sempre questa paura di non lasciare abbastanza ai nostri giovani, di non esser stati capaci di tramandare ciò che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri vecchi. Nel ’48 per esempio misero su casa, loro. Ed era una bella casa, grande, spaziosa ed aperta, che ce la siamo goduta tutti, sindacato e partiti di sinistra, associazioni sportive e scuole serali, la società civile insomma e poi le pizze, l’Accademia della Satira e il Cìk, fino ai tortellini del Bertoldo. E giovani a fiotti naturalmente.
Tutto finito, tramandato zero. Neanche i tortellini, che adesso là si pasteggia a involtini primavera.
Sarà perchè non ne possiamo più di questo governo di mascalzoni che ha distrutto i valori, le istituzioni e la democrazia del nostro Paese ed anche qui a Persiceto, fortunatamente ancora amministrato in ben’altro modo, ci ha chiuso rassegnati nelle nostre case, incapaci di confrontarci e di batterci per diritti e valori che neanche rammentiamo più.
La democrazia per esempio, che come diciamo sempre è partecipazione. A cosa partecipiamo noi? A cosa diamo il nostro contributo, le nostre idee, l’apporto della nostra conoscenza per migliorare la comunità?
Me le ricordo le riunioni degli anni ’60 e ’70.
Si partecipava e si discuteva dappertutto. E poi si decideva, e si faceva. C’erano riunioni ogni settimana, di Sezione e di caseggiato, nelle frazioni e nelle fabbriche e si discuteva di tutto, dai piani ai progetti, come il nuovo centro sportivo o la zona artigianale, ai problemi e le sventure come la chiusura della Zoni o l’alluvione del ’67. Ovunque i cittadini dicevano la loro e la decisione era sempre presa collegialmente; il senso diffuso era appunto di una collettività che si autogestiva.
Poi le cose sono cambiate.
Siamo entrati prima nell’agiatezza, pantofole e divani, che ci ha portato il disinteresse e ci ha tolto la capacità di guardare al sociale e di aggregarci lasciandoci soli con noi stessi, lì a contemplarci i nostri grassi ombelichi, poi siamo stati sommersi da una tetra palude, tra crisi economica e prove semiserie di regime, che trovandoci soli e indifesi ci ha sopraffatto in un attimo, lobotomizzandoci ai nostri tubi catodici e cartolarizzando pure il futuro dei nostri giovani.
Adesso però basta eh.
Non sappiamo ancora bene cosa faremo per uscire da questo stato di cose, ma qualcosa faremo senz’altro. :mrgreen: Per noi stessi lobotomizzati, per restituire un futuro ai nostri giovani, per ritrovare il senso dei valori che i nostri vecchi ci avevano insegnato, riconquistarli e trovare la forza per consegnarli intatti ai nostri nipoti.
Che altrimenti che diranno di noi, che siam quelli che gli abbiam mangiato tutto lasciando a loro il conto da pagare?
Intanto cominciamo a parlarne. Qui.