Scuola pubblica e scuola privata

Ieri è stata la Giornata Internazionale per il Diritto allo Studio

In un recente topic su Facebook che trattava di un’iniziativa di volontariato a favore dell’asilo delle suore, ho avvertito con tristezza come vent’anni di berlusconismo ci abbiano devastati.

Non sappiamo più cosa siano cortesia e tolleranza, ma anche civiltà e ragionevolezza.
Oramai affrontiamo gli argomenti in modo chiuso ed arroccato, ognuno trincerato in quella che crede la *sua parte*. E’ ora di aprire i cuori e le menti cari amici, che invece siamo capaci di civiltà, noi.

NOI contro LORO. Ferocemente ed arrogantemente. Sbranandoci per il puro gusto di farlo, e importante, senza mai ottenere nulla, senza porsi nessun obiettivo. Salvo l’abbruttimento morale e l’inciviltà.

Questo è il leit motiv di ogni trasmissione televisiva da vent’anni a questa parte. E’ il berlusconismo insomma, che per vivere ha necessitato di spettatori-clienti poco colti e divisi, rancorosi e soli, non di cittadini ragionevoli e capaci di organizzarsi e collaborare tra loro.

Uno dei grandi trucchi-inganni del berlusconismo, una vera mossa da prestigiatore, è stata quella, lui grande tycoon, di presentarsi come un liberale e con l’abile quanto massiccio utilizzo delle TV c’è pure riuscito.

Ma come sappiamo bene, i grandi sostenitori del liberalismo sono ben altra cosa. Il liberalismo è considerato, una filiazione dell’illuminismo e si ispira agli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza propri del movimento illuminista e contesta i privilegi dell’aristocrazia e del clero; è liberista lo slogan « Libera Chiesa in libero Stato» (Cavour).

Grandi liberali erano Keynes e Ford; “se gli operai non sono abbastanza colti non avranno la possibilità di far funzionare al meglio le nostre fabbriche. – Se gli operai non guadagnano abbastanza, non avranno le condizioni per acquistare i prodotti delle nostre fabbriche” (Ford produceva le famose omonime auto). Una classe operaia colta e benestante dunque era l’obiettivo del liberalismo. E di conseguenza fecero partire una forte spinta alla scolarizzazione di massa, fino agli studi superiori per tutti e gratuita.

Perchè invece il berlusconismo, tra le altre cose, ha smantellato l’istruzione?

Perchè LUI (tutto nel berlusconismo è accentrato a lui) non produce nulla se non spazi pubblicitari e propaganda. Lavaggio del cervelli insomma e beneficio emotivo. Non ha bisogno di cittadini benestanti e colti, consapevoli e pensanti, che sappiano far funzionare complesse linee di montaggio nè che acquistino i prodotti delle sue fabbriche, ma di una massa di spettatori ignorante e rancorosa, incapace di confrontarsi e facilmente manipolabile. Catodicizzata. E’ questo il grande dramma italiano di questi ultimi venti anni.

Questa è una realtà che non accettiamo, che non ci piace vivere tra gente addestrata ad essere acida e gretta, contro tutto e tutti, nella prospettiva che i nostri figli non possano avere nessuna istruzione decente e che finiscano anch’essi lobotomizzati dallo sbranamento quotidiano costantemente in onda.

E’ per questo che vogliamo scuole efficienti.

Anche asili efficienti che preparino i bambini fin dai primi anni, e mamme che abbiano le condizioni per lavorare.

Il berlusconismo ci ha avvelenato a tutti; smantellando la scuola pubblica (e imponendo ignoranza ed arroganza al popolo), ha però finanziato ogni forma di scuola privata.

E allora eccoci qui tutti a combatterla la scuola privata, … come il mio gatto odia il pettine che gli strappa il pelo e non mè che lo uso.

Per assicurarsi l’appoggio della Chiesa il berlusconismo ha finanziato a piene mani le scuole confessionali. E via dunque ad attaccarle le scuole cattoliche.
Ma le scuole fanno cultura cari amici, tutte, non ignoranza. Quale sarebbe dunque la colpa di una scuola privata? E a cittadini religiosi perchè non dovrebbe essere offerta l’occasione di istruire i propri figli secondo le proprie credenze?

Il problema vero è dunque il berlusconismo, non le scuole private, confessionali o meno che siano. E’ il concetto del finanziamento alla malavita organizzata, che altro non si possono definire i casi come l’elargizione alla moglie di Bossi per la “sua” scuola privata, che insegna la padania in dialetto.

Dunque uno Stato responsabile e liberale deve finanziare in modo ottimale e garantire il funzionamento delle scuole pubbliche, così da garantire una adeguata istruzione ai cittadini, base determinante per lo sviluppo civile del Paese.

Deve altresì consentire a scuole private di offrire a loro volta istruzione, anche confessionale, senza doverle per questo finanziare, come peraltro previsto dalla Costituzione, (Art. 33) “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. E la normativa a riguardo:

“Per scuola privata si intende una scuola non amministrata dallo stato; tra queste le scuole paritarie possono rilasciare titoli equivalenti ai diplomi rilasciati dalla scuola statale. Le rette pagate dagli studenti costituiscono fondi necessari e sufficienti all’ordinaria gestione della scuola.”

Dunque cari amici, forse è il caso di fare un po’ di chiarezza in noi stessi innanzitutto:

1. essere a favore della Pubblica Istruzione è una posizione liberale, non sovversivo-bolscevica.
2. anche le scuole privare fanno cultura e diffondono sapere.
3. la Costituzione stabilisce che le scuole private non possono essere un onere per lo Stato.
4. anche a livello comunale vale il concetto al punto 3
5. in un Comune, la presenza di un asilo delle suore è una risorsa, innanzitutto per le mamme cattoliche.
6. liberi cittadini che organizzano iniziative per sostenere detti istituti scolastici privati, offrono una risorsa alla collettività.

Che ne pensate ?  (soprattutto Agnese, Paola e Francesco :mrgreen: )


Commenti
Sono stati scritti 11 commenti sin'ora »
  1. avatarFrancesco Ziosi - 18 novembre 2011

    Carissimo, aspettavo questo post :-) Certo, avere una buona scuola pubblica funzionante può essere liberale. Ma il problema sta nella scuola privata, ed ha due aspetti fondamentali. Il primo e più grande di tutti è la giustizia. Prendiamo ad esempio un paese in cui la scuola privata funziona: la Gran Bretagna. Lì, chi ce la fa paga decine di migliaia di sterline all’anno per scuole buone, che a loro volta garantiranno una migliore possibilità di accesso alle migliori università del Regno (che sono pubbliche) e quindi un condizione professionale migliore. Questo è sbagliato, tant’è che ormai da molti anni molti colleges di Oxford e Cambridge si impongono di iscrivere almeno un 50% di alunni che hanno frequentato scuole pubbliche. Quindi, la scuola privata è un problema in sé anche quando essa è laica e funziona nel migliore dei modi e allo stato non chiede un penny.  In Italia, la scuola privata (lascio perdere qui le università) non funziona, non è laica e allo stato chiede soldi. Punto per punto: 

    – La scuola privata non funziona. Nella mia limitata esperienza, non ho conosciuto una singola persona che abbia fatto una scuola privata che gli abbia dato qualcosa in più della scuola pubblica. Viceversa, ho conosciuto molte persone che dalla scuola pubblica sono passate alla scuola privata perché nella scuola pubblica non ce la facevano. Se questo è giustificabile in molti casi individuali (un ragazzo che pratica uno sport agonistico, per esempio) non lo è per legge. Potrei citare un elenco di scuole che sono fondamentalmente delle agenzie che rilasciano diplomi a pagamento a ragazzi. Inoltre, sommo caso di malfunzionamento, nella scuola privata italiana gli insegnanti sono spesso assunti senza le adeguate qualifiche e spessissimo pagati meno che nel pubblico: con queste premesse come si crede di avere una scuola privata competitiva?

    – Detto dei diplomifici, il successo delle scuole private in Italia è dovuto essenzialmente alla loro matrice cattolica. Io sono cresciuto in una famiglia profondamente religiosa, che però mi ha insegnato che la religione non è un affare di stato ma di persone. L’ora di religione nelle scuole –  retaggio del concordato fascista – andrebbe spazzata via per sempre, e se una famiglia vuole dare un’educazione cattolica ai figli manda il figlio al catechismo, che basta e avanza. L’educazione, che è un diritto universale, è laica per definizione. E conseguentemente la scuola dev’essere un posto in cui le convinzioni personali di chiunque (studenti e docenti) sono rispettate. Ma guai se la scuola pone fra i suoi fini la formazione di un’appartenenza religiosa. Vi immaginate per esempio cosa sarebbe una scuola musulmana riconosciuta dello stato? 

    – La scuola privata chiede soldi allo stato. Questo è sciagurato dal punto di vista della giustizia sociale e addirittura criminale in un momento in cui i soldi statali sono meno di zero. Le scuola pubbliche crollano letteralmente, non nel senso che scadono in qualità ma proprio che cascano in testa ai bambini, che rimangono sotto le macerie. L’obiezione solita è questa: “lo stato spenda gli stessi soldi, ma lasci alle famiglie la libertà di sceglier se darli al pubblico o al privato”. Si tratta di un ragionamento falso di origine ciellina, applicato in Lombardia. Vediamo un attimo come funziona: Io, stato, ho due scuole. Una è mia e una dei miei amici. Vuoi venire nella mia scuola? bene. Se in tasca hai meno di un euro, vai in comune, fattelo certificare e a quel punto io ti darò dieci centesimi per frequentare la mia scuola. Voi andare dalla scuola dei miei amici? bene. allora mi fai un autocertificazione che dice che hai meno di venti euro e io te ne do dieci. poi gli altri dieci li paghi direttamente ai miei amici. Faremmo prima a mettere in costituzione che chi è ricco ha diritto all’aiuto dello stato per mantenere i propri figli nelle classi benestanti. Avrebbe una sua sincerità. 

    Ciò detto: se il cinema parrocchiale mette a disposizione una sua sala perché privati cittadini diano soldi all’asilo delle suore, dov’è il problema? se c’è qualcuno che vuole darglieli lo può fare. L’importante è, come dicevi tu, che lo stato non ci metta un soldo. Ma proprio nemmeno uno.  

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  2. avatarAndrea Cotti - 18 novembre 2011

    Grazie per il puntuale ed interessante commento caro Francesco.   :)

    Ti chiedi, dopo le negative  osservazioni che hai portato sulla scuola privata “con queste premesse come si crede di avere una scuola privata competitiva?”

    Ma noi mica la vogliamo una scuola privata competitiva. Noi siamo per applicare la Costituzione: (Art. 33) “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.   …  Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

    Se qualcuno vuole fare una scuola privata è libero no?  In uno Stato normale se poi la fa bene guadagna pure. Non nel nostro come abbiamo visto, che normale non è.

    La battaglia secondo me non è contro le scuole private (quelle vere, non le associazioni a delinquere travestite) ma per la scuola pubblica.  – Una battaglia liberale insomma.  :mrgreen:

    Dici “guai se la scuola pone fra i suoi fini la formazione di un’appartenenza religiosa.” Personalmente non sarei d’accordo. Esistono vari livelli di educazione religiosa, dai Salesiani ai Gesuiti, fino ai veri e propri Seminari. Ognuno è libero di accedere alla conoscenza che preferisce no? Anche musulmana direi, assolutamente.  E compito dello Stato Laico è casomai verificare se e quando i diplomi di dette scuole possano o meno essere equiparati a quelli di Stato. Ad orientamento Laico o Musulmano, Buddista o persino Cattolico, che la cultura è cultura.

    Sostieni poi che “la scuola privata chiede soldi allo stato. Questo è sciagurato dal punto di vista della giustizia sociale… ” … e della Costituzione direi, come abbiamo scritto su. Quindi è contro la legge finanziare scuole private. Una delle tante che il berlusconismo ha infranto, per far fare soldi ai suoi accoliti e fare proseliti. E’ noto.

    Per fortuna che qui a Persiceto il Comune non le finanzia le scuole private. … O no?

    Ciò detto … la facciamo un bel *Gruppo Semiserio Semistabile di Recitazione Persicetano* per finanziare la scuola che pare a noi? :mrgreen:

     

     

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  3. avatarFrancesco Ziosi - 18 novembre 2011

    Vedi, caro Andrea, io credo molto nella scuola come luogo dove le differenze sociali, etniche, culturali si azzerano di fronte al sapere. La ritengo forse la cosa più nobile della storia dell’Occidente. Ed è una cosa troppo preziosa per essere appaltata agli amici degli amici. Così la penso io, almeno.

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  4. avatarAndrea Cotti - 18 novembre 2011

     

    La Chiesa guadagna col porno” – A scandalo scoppiato, il Papa blocca l’editore.

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    Poi vorrei essere chiaro, personalmente Agnostico, non ho una bella visione della Chiesa di oggi e capisco bene le tue perplessità.

    Ad esempio mi sconvolgono le coperture che tutti i massimi vertici della Chiesa, fino al Papa, hanno offerto negli scandali di pedofilia.

    Non mi hanno mai convinto del tutto i mea culpa e le richieste di perdono del Papa con promessa di non farlo più. Ed ecco che difatti puntualmente, non solo continuano ad uscire nuove coperture di casi di pedofilia, ma pure veri e propri colossali affari della Chiesa basati sulla pornografia. 

    Così, tanto per dire, non ho imposto ai miei figli nè il Battesimo nè il Catechismo con le conseguenti Cresima e Comunione. Ho sempre spiegato loro cos’erano e che in futuro avrebbero sempre potuto fare loro stessi questa scelta, ma in modo consapevole, non imposto o indotto.  

    Ma a priori le religioni e chi crede vanno rispettati. Che ufficialmente sono sempre portatori di valori positivi.  … ufficialmente.  :)

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  5. avatarGabriele Tesini - 19 novembre 2011

    Scusate il ritardo, ma vorrei esprimere anche io il mio parere sulla scuola pubblica e privata dopo aver letto i vostri interessantissimi pensieri.

    L’articolo 33 “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.   …  Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

    Partendo da quanto dice la costituzione, devo confermare che anche questo articolo della nostra costituzione centri perfettamente l’argomento scuola.

    Io credo che la scuola pubblica debba essere sostenuta fortemente dallo stato facendone un centro di educazione e di cultura di altissimo livello e solo in quel caso si avranno i futuri cittadini veramente preparati ad affrontare intelligentemente e scientemente la vita.

    Non credo che lo stato debba finanziare la scuola privata anche se ha tutto il diritto ad esistere, ma deve mantenersi totalmente con i propri mezzi.

    Diversamente potrebbe essere se ci sono delle collaborazioni di gestione ma solo a livello locale come per gli asili ove, per carenza dello stato, si possono avere intrecci collaborativi tramite convenzioni che regolano il costo delle rette e il modo di fare istruzione.

    Io ho vissuto negli anni 80 la diatriba che ci fu proprio per la collaborazione, tramite convenzione,   come comune con l’asilo delle Suore che tutti frequentammo da bambini.

    Bene, in questo caso come amministrazione PCI in assenza di posti pubblici per la carenza dei finanziamenti che permettessero di soddisfare le richieste della crescente domanda di posti al nido e all’asilo, si fece un’accordo di collaborazione per la gestione dell’asilo che si trovava in quel periodo in difficoltà finanziarie.

    Comunque, a parte qualche caso limite locale, sono perchè la scuola privata non sia assolutamente finanziata dallo stato e ogni tanto, visto che la materia “Religione” esiste ancora, anzi la Gelmini l’ha rivalutata dandogli importanza per le valutazioni finali, mi piacerebbe che ci fosse nella nostra tanto amata Costituzione anche un articolo della Costituzione Russa che recita:”Lo stato fuori dalla Chiesa e la Chiesa fuori dalla scuola”.

    Dal canto mio, i miei figli scelsero di non frequentare l’ora di religione e furono spesso visti male dai compagni e da certi genitori, ma io fui fiero di loro che andarono contro ai pregiudizi e furono a loro modo coraggiosi nel rifiutare una materia imposta e ingiusta.

    Essi poi non vollero fare ne cresima e comunione e poi tutti insieme decidemmo di sbattezzarci per essere coerenti con i nostri principi di Atei convinti e praticanti, ma questa è un altra storia.

     

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  6. avatarLara Tricolore - 20 novembre 2011

    Scusate mi sono appena iscritta sperimento il blog con un tema che mi sta molto a cuore e provo ad inserire qui il mio commento, spero che arrivi a destinazione (sono fiduciosa!).
    Condivido molto di  quanto scritto sopra, non si tratta di dar contro alle scuole private demonizzandole in toto per quel che…riguarda la formazione dei ragazzi (sarei un’ipocrita se lo facessi visto che, per necessità, ne ho usufruito anch’io, fra i mille sacrifici dei miei poichè all’epoca il liceo linguistico era solo privato). Il riferimento era proprio rivolto agli 800mila euro dati alla “scuola” con il sole delle Alpi stampato sui banchi e sul tappetino d’ingresso e sul tetto mi pare… una vera vergogna che ha visto ad un certo punto, fra mille polemiche scattate sul web, l’intervento del Ministro (seppure in ritardo!).
    Ci sono sicuramente scuole che a livello privato funzionano bene, garantiscono serietà, ma soprattutto una formazione mirata e fondata su metodi e princìpi diversi. Sono certa, però, che non sempre vi sia obiettività, che dappertutto l’equità e la trasparenza siano all’ordine del giorno. Sono sicura che i favoritismi e il gonfiaggio dei voti, così come la promozione, in scuole a pagamento possano essere garantiti più facilmente, soprattutto in caso di genitori “disponibili”. Questo è innegabile, in certi luoghi succede ed è difficile poter intervenire. Poi ci sono scuole private (al sud succede di frequente vista la carenza di posti) che essendo diventate paritarie garantiscono il punteggio annuale ai docenti precari facendoli lavorare, MA NON PAGANO GLI STIPENDI: …un bel ricatto!!! Allora volevo puntualizzare che, se vogliamo davvero parlare di DIRITTO ALLO STUDIO, dobbiamo proprio ritornare sulla Costituzione italiana e sugli articoli 33 e 34 (come giustamente citati sopra) i quali fanno riferimento al diritto per i più meritevoli e capaci, anche se privi di mezzi, di raggiungere i più alti gradi degli studi, che le scuole paritarie hanno diritto di esistere, ma senza oneri per lo stato, ricordano che la scuola è aperta a tutti, che l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita!

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  7. avatarAndrea Cotti - 21 novembre 2011

    Benvenuta Lara e grazie per il tuo interessante intervento.  :)

    Sei un’insegnante e credo che potrai dare senz’altro un formidabile aiuto alla discussione sulla scuola nel nostro blog. E certo non solo a quella. 

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  8. avatarAndrea Cotti - 25 novembre 2011

    In Facebook Tiziana dice che esprimo con garbo quel che pensa: “l’unica postilla è che chi ha avuto nella propria infanzia a che fare con le suore ancora ne porta i segni… e non ditemi che ci sono le signorine perchè a pranzo ci sono le suore e tanto basta a far si che non si debba essere costretti (per mancanza di posti) ad iscrivere i propri figli in queste scuole, io ad una suora non affiderei nemmeno le mie tartarughe…figuratevi se gli affiderei mio figlio!”

    Ecco, questi sono ‘argomenti’. :)
    Premesso che è giusto che un credente possa avere la possibilità di offrire una istruzione ai propri figli consona alla sua religione, (qualsiasi essa sia) altrettanto giusto è che un non credente NON sia costretto, per mancanza di posti, a dover imporre una educazione religiosa non condivisa al proprio figlio.
    In questi termini il dibattito mi sembra benvenuto.
    * Sono sufficienti allo stato attuale i posti messi a disposizione dal Comune per i bambini dell’asilo comunale, quello laico?
    * E nel caso non lo siano, vi sono mancanze o responsabilità precise?
    * Ed infine … come possiamo muoverci per ottenere un servizio più rispondente alle aspettative dei cittadini laici ? 😀

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  9. avatarPersiceto caffè » Blog Archive » Che Persiceto vorremmo? - 26 novembre 2011

    […] Scuola pubblica e scuola privata […]

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  10. avatarAndrea Cotti - 26 novembre 2011

    Nell’articolo d’apertura ho sostenuto che “essere a favore della Pubblica Istruzione è una posizione liberale, non sovversivo-bolscevica.”

    Francesco dichiara di credere “molto nella scuola come luogo dove le differenze sociali, etniche, culturali si azzerano di fronte al sapere. La ritengo forse la cosa più nobile della storia dell’Occidente.”

    Ecco, questo mi sembra un concetto di sinistra. Se la scuola liberale è voluta per dare un minimo di prepartazione al popolo, sufficiente a far produrre le aziende capitaliste, ad essa Francesco contrappone una istruzione fino ai massimi gradi, tale da appianare col sapere le differenze sociali.

    Questo attenzione non vuol dire forzatamente livellamento dei valori soggettivi (che finiremmo in un terreno complesso, dalla Laurea per tutti al 18 politico … che senò devo andare nei militari) ma capacità (o possibilità) per l’individuo di poter comprendere la società che lo circonda e con essa interagire.

    A fronte dell’odierno incremento esponenziale della complessità delle società moderne e dei loro aspetti socio-finanziari, non si è avuto un sviluppo proporzionale della preparazione e delle capacità di comprensione dei cittadini. A livello italiano si è avuta anzi una perversa politica scolastica tesa a disastrare le scuole pubbliche, trasformandole da corsi di formazione per l’industria a zone inattive e di parcheggio, dove non si consente di conoscere l’effettivo funzionamento della società.

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  11. avatarAndrea Cotti - 29 novembre 2011

    Una recente ricerca dimostra che sette italiani su dieci non capiscono la lingua italiana.
    Secondo l’autore, De Mauro, sta crescendo l’analfabetismo di ritorno.

    I dati riportati indicano che al momento il 71% della popolazione italiana si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà.

    A questo dato corrisponde un misero 20% che possiede le competenze minime «per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana».

    Due dati che da soli bastano a far scattare l’emergenza sociale. Perché di vera emergenza sociale si tratta, visto che il dominio della propria (sottolineato propria) lingua è un presupposto indispensabile per lo sviluppo culturale ed economico dell’individuo e della collettività.

    Viviamo dunque un pauroso ristagno economico, ma anche culturale e linguistico, ed è evidente come Istruzione e scuola siano i due concetti chiave di questo problema. Se nel dopoguerra, fino agli anni Novanta, il livello di scolarità è cresciuto fino a una media di dodici anni di frequenza scolastica per ogni cittadino (nel ’51 eravamo a tre anni a testa), oggi si registra, con il record di abbandoni scolastici, un incremento pauroso del cosiddetto analfabetismo di ritorno, favorito anche dalla dipendenza televisiva. Non deve dunque stupire che il 33% degli italiani, pur sapendo leggere, riesca a decifrare soltanto testi elementari, e che persista un 5 per cento incapace di decodificare qualsivoglia lettera e cifra. Del resto, pare che la conoscenza delle strutture grammaticali e sintattiche sia pressoché assente persino presso i nostri studenti universitari, che per quanto riguarda le competenze linguistiche si collocano ai gradini più bassi delle classifiche europee (come avviene per le nozioni matematiche).

    Alla luce di questi dati, non è eccessivo affermare che l’emergenza culturale, nel nostro Paese, dovrebbe preoccupare almeno quanto quella economica.

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