Paese strano l’Islanda.
La sua popolazione [320.000 abitanti – PIL pro capite 40.471 $ (2008) (11º) ] aderisce alla NATO fin dal ’49 ma alla condizione di non essere costretta a partecipare a conflitti armati perché, per sua scelta, l’Islanda non vuole avere una propria forza militare.
L’Islanda era un Paese prettamente basato sulla pesca, poi negli anni 2003-8 è stata trasformata da un arrambante governo di centrodestra da una nazione di pescatori in un paese che forniva sofisticati e non sempre chiari servizi finanziari. Immancabilmente all’inizio della crisi globale del 2008 è stata duramente colpita.
Nel 2008 precipita la situazione finanziaria dell’Islanda con la disastrosa crisi delle sue banche, zeppe di derivati, che gli esponenti di destra del governo avevano spinto alla finanza creativa d’arrembaggio. L’esposizione delle banche è altissima: è il disastro economico ed il Paese è dichiarato in bancarotta.
Il Parlamento propone il risanamento del debito con una tassazione di 3,5 miliardi di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%. I cittadini occupano le piazze e pretendono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento. A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. E’ costretto a dimettersi il Primo Ministro Geir Hilmar Haarde, e gli succede Jóhanna Sigurðardóttir dell’Alleanza socialdemocratica, la quale estromette le destre e forma una coalizione di governo con la sinistra e i verdi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda.
E’ successo un patatrak insomma, qualcosa che terrorizza gli uomini politici d’Europa, Italia in testa e che si guardano bene dal divulgare. Salvo rare eccezioni nessuno ne parla; che è successo dunque?
Il popolo islandese ha saputo comprendere la situazione e si è mobilitato; è riuscito a far dimettere il governo responsabile dello sfacelo economico; è stato creato un nuovo governo di centrosinistra; il popolo stesso ha imposto la nazionalizzazione delle principali banche commerciali; i cittadini hanno rifiutato di sobbarcarsi il buco creato dalle banche ed hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto principalmente con la Gran Bretagna e con l’Olanda; infine, hanno imposto la creazione di un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione, evidentemente giudicata inadeguata. Ed hanno fatto il tutto in maniera pacifica, senza scontri nè incidenti. E’ stata una vera e propria rivoluzione contro quel potere reazionario-finanziario che aveva portato l’Islanda al collasso economico.
Al momento Jóhanna Sigurðardóttir è la prima donna Presidente in Islanda, oltre essere la prima donna omosessuale a ricoprire la carica di Primo Ministro al mondo. Elezioni subito successive hanno riconfermato lei e la sua coalizione (Alleanza socialdemocratica e Movimento dei Verdi di sinistra).
Come mai i mass media italiani (e d’Europa) hanno accuratamente evitato di diffondere e commentare queste notizie? La risposta è evidente e ci offre un’ulteriore mortificante domanda: cosa accadrebbe se i cittadini italiani (ed europei) prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?