Da una Donna

donna_in_croceIn risposta al becero maschilismo imperante nei media e sui social.

Donna che sei un danno (e certi uomini?)

Donna che come un motore sei una gioia e un dolore (ma non sei tu Donna il motore?)

Donna che come i buoi devi essere dei paesi suoi (sei oggetto di scambio?)

Donna che sei acida come una zitella (uno scapolo è spesso ambito)

Donna che hai le palle (il coraggio è un attributo maschile?)

Donna che stai dietro ad un grande uomo (perché non stargli a fianco?)

Donna che sei letterina, velina, grechina, cornicetta (hai perso la capacità di esprimerti con la parola?)

Donna che scegli di crescere i tuoi figli ed accudirli (davvero stai a casa “a far niente”?)

Donna che tieni testa ad un uomo influente (sei lesbica? sei acida?)

Donna che al volante, sei pericolo costante (quanti maschi sono stati responsabili di incidenti mortali?)

Donna vilipesa, violata, offesa, ferita (davvero te la sei andata a cercare?)

Donna uccisa dal tuo uomo (perché alzavi la voce e non tacevi?)

Donna modello (eterea, assente, fragile, trasparente?)

Donna “curvy” (se ti nutri sei grassa?)

Donna che “hai le tue cose?” (Non possiamo perdere semplicemente la pazienza?)

Donna che se tuo figlio è un cretino allora sei sempre incinta (ti autoriproduci?)

Donna che la tua progenitrice è una meretrice che ha tentato l’uomo (e l’uomo non è capace di pensare senza condizionamenti?)

 

Spezziamo la cultura dei luoghi comuni!

L’uguaglianza: Art. 3 della Costituzione

Salve a tutti,
con grande emozione scrivo su questo portale, il mio è un tentativo di spiegare un principio a me molto caro. Il principio di uguaglianza espresso dall’art. 3 della Costituzione e di come dovremmo pretendere che sia attuato.

Riporto il testo integrale.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Dall’enunciato che ho riportato sopra è facilmente intuibile di come i nostri costituenti non si siano limitati a dichiarare l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, ma hanno posto un vincolo al legislatore di mettere in pratica, attraverso le leggi, in accordo ed in armonia con la costituzione, tale principio. Da qui derivano altri diritti, quali quello al lavoro, all’istruzione, alla salute. Da qui deriva il principio di perequazione fiscale, in base al quale tutti partecipano alla spesa pubblica secondo le proprie capacità. Da qui è statuito che il parlamento è l’organo supremo, cioè l’organo di rappresentanza del popolo sovrano, all’interno del quale si discutono e si approvano le leggi cui sono sottoposti i pubblici poteri.  Da qui deriva anche la tradizionale tripartizione dei poteri, e quindi l’indipendenza della Magistratura rispetto al potere esecutivo: il giudice applica la legge.

Questa, semplificando molto, è l’impostazione originaria che è stata data alla nostra democrazia, ispirata ai principi di libertà (bene supremo ed irrinunciabile dell’individuo) di uguaglianza, di solidarietà. Questo è ciò che vorrei e da qui posso riconoscere gli abusi che sono stati perpretati dalla classe politica che pure abbiamo scelto. E’ come se negli ultimi venti o trent’anni l’Italia intera sia stata una pallina posta su un piano inclinato, che rotola sempre più velocemente, senza più conoscere ostacoli, cioè senza più riconoscere quei sacrosanti vincoli posti dalla nostra Carta a garanzia del rispetto della libertà di tutti.

Abbiamo avuto politici che hanno parlato ai nostri ventri, primo tra tutti il pregiudicato che nel 1994, quando propose la sua discesa in campo, promise un milione di posti di lavoro basati sull’emergente new economy. Un tipo di economia di carta, ben scollata dalle realtà locali che caratterizzano il nostro territorio. Un milione di posti che non so sinceramente dove siano stati collocati, ma molti, allora, credettero a questa chimera. Ed intanto nessuno, perchè ciascuno è preso dal proprio orticello, ha potuto agire o reagire contro gli abusi di costui. Abusi che sono culminati persino nell’elusione del Parlamento (quanti provvedimenti sono stati approvati sulla fiducia? Quante leggi penali promulgate che a leggerle, oggi fanno venire il mal di pancia ?)

E giù sempre più giù, la pallina Italia, lungo il piano inclinato. Il fallimento dell’economia di carta, la piena epoca postindustriale, la politica vuota di contenuti, la legittimazione, da parte degli stessi leader dei partiti, di fare ciascuno come ci pare, senza più guardare al bene comune. E via ancora, l’approvazione del porcellum, la mancata volontà da parte del legislatore di modificarlo, nonostante sia stato censurato dalla Consulta. In fondo, trasformare l’organo supremo di rappresentanza in una sorta di reggia di Versailles dove tutto ruota attorno a Re Silvio, che ha costruito a sua misura pure l’opposizione, piace a tanti.

Le mollezze e gli agi sopiscono il lume della ragione, scollano i nostri rappresentanti rispetto alla realtà che dovrebbero governare. Ed intanto per me l’unica luce in fondo al tunnel, l’unica soluzione ai nostri problemi è e resta la Costituzione. Grillo ha scritto, qualche tempo fa, che la Costituzione non è un libro sacro, ed io in questa sede rispondo che no, non lo è. Rispondo che la Costituzione è una legge lunga, rigida, contiene le istruzioni per vivere bene tra noi consociati. Rispondo che senz’altro non è un libro sacro, ed aggiungo, per fortuna! I libri sacri si distinguono per contraddizioni, mentre le leggi hanno la meravigliosa cratteristica di essere coerenti tra di loro in un sistema ordinato e guidato dal nostro faro.

Mi appello a chi vorrà leggermi: non perdiamo la ragione!