Web e politici, Internet e Mazzuca

Un bellissimo commento di Paolo Grandi in FB ci consente di approfondire un argomento molto interessante;  come usano internet i politici, e quanto hanno realmente compreso del funzionamento e delle potenzialità della rete?

I blog, i portali informativi come il nostro ed i social come Facebook o Twitter sono moderni ed agilissimi strumenti di comunicazione.  E’ convinzione diffusa che quattro anni fa Obama vinse le elezioni Presidenziali perchè seppe rapportarsi al meglio alla rete e questo portò i nostri politici, sia nazionali che locali, ad aprire siti, account e blog vari, ma quasi sempre senza averne mai compreso realmente le loro ampie potenzialità ed utilità,  nè i pericoli e le complicazioni che tali iniziative portavano quando non ben gestite.

La rete ha dunque prima affascinato poi terrorizzato gli uomini dei partiti.

Il motivo è che la maggior parte di loro ha iniziato ad usare lo strumento senza averlo realmente compreso, convinti di aver a che fare con una specie di ibrido tra un canale TV ed il manifestino ciclostilato. Ma non è così.

I politicanti di professione hanno un legame antico con i mass media, dal manifesto murale alla comparsata TV, accuditi e sostenuti dai loro spin doctor, dagli esperti di grafica alle calze sulle telecamere e cerone, ma quando si arriva al web in Italia questa cultura non c’è, salvo rare eccezioni, a causa di un misto tra la pigrizia e la supponenza dei nostri politici e dei loro assistenti-consiglieri.  Finché il politico non viene tirato per i capelli dentro il nuovo, rimane ben seduto sulle vecchie abitudini della comunicazione e quando questo avviene eccolo mostrare raffazzonate quanto deleterie improvvisazioni.

Quasi nessuno di loro ha capito la potenzialità (e le complicazioni) che porta la presenza in rete. Hanno dunque aperto siti e profili in FB,  convinti di poter pubblicare e diffondere “i santini” (la loro propaganda) in modo più facile, veloce e capillare di come facevano con il volantinaggio in Sezione e casa per casa.  Ma non funziona così e ben presto si sono trovati in profonda crisi, con siti statici quanto inqualificabili, a “senso unico” dove si impartiscono direttive e basta ma assolutamente invisibili per i motori di ricerca, ed account dinamici di FB dove lo scambio è apertissimo, ma ben presto intasati da insulti dei detrattori e nella (forse) migliore delle ipotesi dal… dissenso.
Si sono dunque accorti insomma, (non tutti; la carissima Paola Marani è fermamente rimasta ai ‘santini’), spesso con raccapriccio, che i cittadini … interagiscono.

Questo è il web 2.0, e non solo quelli dalla clack quotidiana assicurata ma anche quelli che mettono in discussione posizioni ed iniziative… che partecipano insomma decisi a non subire passivamente i dictat del boss di turno.
La tragedia si è verificata quando da questa interazione è apparsa l’efficacia del web 3.0; quando cioè il cittadino che partecipa ed interagisce diviene in grado di influire sulla realtà al punto di condizionarla, divenendone parte integrante e a volte determinante.
Un inno alla democrazia si dirà, ma che però si presenta tutt’altro che facile da gestire. E allora se da una parte i grandi leader si son fatti spiegare bene la cosa e (a volte) hanno imparato ad usarla, a livello locale sono alla prima reazione istintiva possibile … la fuga.  :mrgreen:

I politici che da subito (2003-2005) hanno compreso lo strumento ed hanno iniziato ad usarlo sono stati Beppe Grillo e Di Pietro, entrambi mettendosi nelle mani di Casaleggio Associati Srl.  Di Pietro ha capito subito l’antifona e si è sganciato in fretta da Casaleggio (almeno politicamente) mentre per Grillo sappiamo com’è andata a finire.  Poi successivamente sono arrivati gli altri. Quasi tutti.

Al momento i più accorti di loro presentano più siti e più account FB-Twitter, alcuni ufficiali ed altri di sostenitori ben controllati, con accessi diversificati, dove cioè si va dal pieno controllo dei post  ed edit dei commenti (ed autori) sgraditi,  fino al libero accesso a chiunque, con rari interventi solo per i post che violano la legge.  Questo consente loro una notevole diversità sull’ottenimento di informazioni;  dalla discussione logica, ragionevole e pacata di un argomento del primo caso, ad una formidabile raccolta statistica delle reazioni impulsive ed incontrollate dell’elettore dall’altro.

Ma torniamo a Persiceto e al modo di rapportarsi alla rete e a FB del nostro Sindaco e dei nostri politici di punta.
All’inizio è stata una luna di miele leggera e spensierata;  il nostro Sindaco comunicava giornalmente, la mattina presto alle 6, (è uno che sgobba e ce la mette tutta, diciamolo)  la sua scaletta giornaliera ed era subito applaudito dai tanti affezionati. Poi è arrivato il dissenso. Prima quello scontato e “comunque contro“, a volte pure volgare, degli avversari politici. Poi quello mirato e documentato di chi semplicemente dissentiva, … da sinistra. E questo è apparso subito indigesto ed incontrollabile, che se è facile e comprensibile bannare un maleducato che offende, altra cosa è farlo con chi esprime dissenso in modo civile e documentato.

E quindi la fuga; il nostro Sindaco ha pensato bene di evitare i confronti in rete.

Ma per il sindaco di una piccola comunità come la nostra abituata a “parlar per strada ” con i propri amministratori, internet resta un formidabile strumento di confronto e di dialogo, oltre che scambio informativo; come potrebbe essere dunque gestito un sito o un account da un politico?

La domanda che sorge diviene:
perchè un Sindaco deve aprire  un profilo fb ? che cosa si aspetta da esso e cosa può offrire con esso ?

Ci sembra bene approfondire e chiarire questi aspetti di potenziale interazione con il cittadino/utente/votante:

  • la rete è un luogo di comprensibilisima ma bassa propaganda personale?
  • serve solo per diffondere informazioni e decisioni ai cittadini?
  • è  solo un sito per raccogliere le voci dei cittadini plaudenti?
  • è un luogo ove ci si può (e ci si deve) aspettare risposte, anche negative ?
  • il Sindaco oltre che leggere deve sempre anche rispondere ? o può farsi filtrare da collaboratori i messaggi più adeguati a cui rispondere ?
  • è solo uno “sfogatoio” dove i cittadini lamentano al sindaco ogni calamità non dipendente dalle sue possibilità?  (…nevica, sindaco incapace!)
  • è il posto dove esprimere segni di sfiducia verso una amministrazione che, magari sbagliando, non si sente vicina e “allora visto che nessuno mi ascolta mi rivolgo al sindaco
  • è un luogo solo per dare notizie istituzionali ? (ma diremo, c’è il sito e l’account FB del Comune per questo)
  • è un luogo di confronto, aperto anche al dissenso (quando civile) così da ottenere un quadro reale degli umori e delle aspettative, delle insofferenze  e delle reazioni dei cittadini ?
  • insomma, io cittadino come posso/debbo utilizzare i profilo Fb del Sindaco del mio paese?

Saperlo fa bene a me, al Sindaco e a Persiceto, secondo me.


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarGabriele Tesini - 26 ottobre 2012

    L’argomento è interessante, e posso portare un esempio recente del fatto che i politici anche locali, vedono con favore Internet e le sue grandi capacità di comunicazione immediata, ma poi, oltre a saperlo usare poco, ne temono l’uso perchè se può essere un arma micidiale per informare cose condivisibili e ottenere applausi e consensi, può nello stesso tempo, diventare un boomerang distruttivo se pubblicano cose ed azioni discutibili.

    L’esempio è di questi giorni in occasione dell’Assemblea in Teatro Comunale con la discussione pubblica sulle Masse senza bio e le Energie Rinnovabili.

    I Sindaci organizzatori dell’evento, dovevano dare la notizia, ma nello stesso tempo non potevano pubblicizzarla tanto perchè sapevano bene che quella sera, se fossero affluiti molti cittadini, avrebbero preso improperi incandescenti.

    Se invece ne fossero andati pochi, avrebbero potuto dire che:”Vedete, noi l’iniziativa l’abbiamo fatta ma non c’era nessuno come sempre e quindi il problema non esiste”.

    Quindi, hanno usato Internet in modo minimale mettendo la notizia sul sito del Comune e in nessun altro posto in modo cartaceo o sul Carlino così hanno dato la notizia ai soli internauti pochi giorni prima per mettendo a posto la coscienza, ma nulla più e il gioco era fatto.

    Ma in questo caso, e sempre meno accadrà, hanno fatto i conti senza l’oste e l’oste siamo noi naviganti, e non solo, di internet.

    Infatti, appena è apparsa la notizia nel sito Comunale, abbiamo, con una azione congiunta, creato l’evento sul Blog Persiceto caffè e su Facebook invitando oltre duemila persone in tutta italia, ma consapevoli che purtroppo Internet non viene usato molto anche dalle nostre parti, abbiamo fatto anche la pubblicità cartacea portando volantini divulgativi nei quattro bar delle frazioni maggiormente interessate e fatto un po di porta a porta.

    Risultato? Il Teatro era pieno con grande sorpresa degli organizzatori che si sono presi regolarmente il loro avere in modo pacato e democratico.

    Quindi, i politici e la politica tradizionale non userà mai in modo diffuso Internet per almeno due motivi:”Lo sanno usare poco e hanno capito che in troppi casi è meglio non usarlo proprio”. 😈  

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  2. avatarAndrea Cotti - 27 ottobre 2012

    Difatti Gabri si è verificato in modo plateale il caso di cui parlavamo qui, commentando e parafrasando un articolo di Ilvo Diamanti che rifletteva si di uno scritto di Gramsci.

    Le centralità egemoni, nel locale e micro-sociale, plasmano di fatto il “clima d’opinione” usando massicciamente i loro “poteri persuasivi”, ma oggi con i mezzi offerti dalla rete, i messaggi che arrivano ai cittadini e che vanno a definire l’Opinione Pubblica sono infatti mediati, arricchiti e sviluppati dai “micro-climi d’opinione”. Le centralità egemoni sono così costrette a fare i conti con un “clima d’opinione generale” non più indotto unicamente dalle loro ferme indicazioni, ma formato con il contributo di altri micro-climi d’opinione, e con essi sono costrette a mediare.

    Detti livelli micro-sociali difatti, grazie a internet, riescono a reinterpretare i messaggi generali delle centralità egemoni, a tradurli e ritrasmetterli attraverso la rete, i social e i blog come questo presenti nel territorio, attribuendo loro un significato diverso e, talora, opposto rispetto alle intenzioni di chi li ha lanciati. E questo finisce con lo scardinarne i fini iniziali delle centralità egemoni,  generando effetti non previsti e non desiderati dai protagonisti. Come appunto una sala di Teatro Comunale piena, nonostante nessun annuncio pubblicato dagli organizzatori. Come appunto cittadini consapevoli finalmente di cosa sia realmente una biomassa (al nord Europa) e cos’è invece che viene realizzato ui da noi. (…e chi paga).

    Come avevamo promesso in quell’articolo, era un’esperienza nuova per tutti questa e non sapevamo certo quanto l’operazione avrebbe potuto realmente influire nel muovere  persone dal senso comune indotto al buon senso deciso in autonomia.  

    Evidentemente la cosa inizia a funzionare.  :mrgreen:

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