Voglio Profumo di sinistra: una riflessione

Sono sempre stato un sostenitore delle primarie come metodo per la scelta  democratica della classe dirigente.
Non  entro nel merito dei tecnicismi delle regole che pur sono importantissimi,
ma mi fermo al metodo.
In Italia  i “candidati” che venivano  eletti erano frutto troppo spesso dei potentati di partito, i cittadini  simpatizzanti e addirittura  gli iscritti erano di fatto ininfluenti nella scelta e si trovavano a votare chi “altri” avevano deciso.

Ognuno aveva il suo metodo, che  fosse centralismo democratico o sfrenato e interessato correntismo ben poco cambiava.
Non ho mai condiviso questo sistema, ma sono stato per tanto tempo costretto a subirlo in mancanza di alternativa.
Le primarie, a  mio avviso, se ben fatte liberano  energie e ti fanno sentire partecipe.
Questo, pur  in maniera ancora  insufficiente, è avvenuto IN QUESTE PRIMARIE, non  in quelle precedenti sia pure con dei doverosi  distinguo fra di loro.
Sono d’accordo, quasi lo temo quando Gabriele Tesini nel suo articolo scrive:  “Questa credo che sia l’ultima occasione per il PD e la Sinistra tutta, per riscattarsi di anni incerti e fumosi.”  Se non è l’ultima  è certamente  una occasione che se persa equivale ad un tentativo di suicidio.
Il compito non è facile, vi è un candidato legittimato da una grande votazione democratica, ma oltre questo TANTO, vi è altrettanto  TANTO  da costruire per non perdere tutto.

Partiamo da un punto di riferimento che unisce tanti di noi: ci riconosciamo in una società  solidale che si realizza attraverso scelte politiche conseguenti.
Semplice nella enunciazione ideale, semplice se trasformato in slogan, difficilissimo da trasformare in modello concreto.
Il mondo attuale  è in continua evoluzione verso mete ignote, non abbiamo chiari modelli di  riferimento come in passato, quasi tutto va riscritto: economia, salute, previdenza, ambiente, giustizia, consumare senza ritornare al consumismo, tolleranza religiosa, reinterpretazione del concetto di laicità, convivenza tra culture diverse, solidarietà tra cittadini della stessa nazione e di altre etnie.

Così è il mondo, così è la nostra nazione, e sono concetti concreti non parole da salottieri .
Ma non basta, pensiamo troppo al quotidiano e troppo poco al mondo da lasciare ai nostri figli.
Questi non sono tempi normali, senza volere essere irriguardoso questo tempo è simile come complessità progettuale all’immediato dopoguerra: bisogna costruire un mondo nuovo, ma non sappiamo esattamente come, pur avendo risorse culturali ed  economiche molto superiori ai nostri padri.
E allora ritorno all’origine: “ vi è un candidato  legittimato da una grande votazione democratica, ma oltre questo TANTO, vi è altrettanto  TANTO  da costruire per non perdere tutto “.

Partiamo da un punto di riferimento che unisce tanti di noi: ci riconosciamo in una società solidale che si realizza attraverso scelte politiche adeguate e conseguenti.
Abbiamo uno statista che  sappia in primavera farsi eleggere Presidente del Consiglio, capace di coagulare una maggioranza  numericamente sufficiente, coesa nelle diversità, perché l’aritmetica costringerà  ad unire diversità, capace di indicare una politica  di lungo periodo  in un progetto che radicato nel contingente sappia essere la strada della nuova solidarietà sociale ?

Tutti siamo chiamati a dare un contributo, ma terminati i festeggiamenti per questo grande successo democratico ora inizia  un cammino duro, molto duro, ma possibile !
La sinistra nelle sue varie sfumature ha un ruolo storico, non sbagli ancora una volta, rinunci alla tradizionale autoreferenzialità di tanti, a certi eccessi ideologici, il PD non sia più un  popolo di ex che si sentono eredi di diverse verità incomprese, ma di un popolo di ex che può dare il valore aggiunto della diversità ad un progetto unitario da costruire con altri compagni di viaggio.

A Roma, a Bologna, a Persiceto ognuno ha un suo compito.
Cominciamo a Persiceto, perché i grandi cambiamenti sono fatti anche dall’insieme di tanti piccoli gesti, ma bisogna saperli fare.


Commenti
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  1. avatarAndrea Cotti - 4 dicembre 2012

    Molto belle ed interessanti, come sempre, queste tue riflessioni Paolo.

    Assieme a quelle di Gabri fanno pensare al concetto di “sinistra”, al vendoliano “profumo di sinistra” fino al “fare qualcosa di Sinistra” di Moretti, e a quanto di ideologico possa essere in esso rimasto oggi.

    In verità ciò a cui si riferisce Gabri nel suo articolo, è la cessazione dell’inciucio berlusconiano, che sappaimo essere stati gli uomini del Pd- Pds – Ds a consentire lo scempio di questo ventennio, se non ad esserne connivente, e auspicare che gli effetti di questa drammatica crisi prodotta dall’alta finanza non siano pagati solo dalla povera gente.

    D’altra parte Vendola stesso non ha certo chiesto l’esproprio delle aziende e delle proprietà private. 

    La sua richiesta è stata un impegno per i diritti civili, parole chiare sulla differenze di genere, sulla crisi ambientale, sul lavoro, l’Europa e per gli studenti in piazza. 
    E poi il rispetto e l’applicazione della Carta d’intenti  firmata assieme a Bersani e Nencini.

    Credo che questo profumo di sinistra che ci attendiamo e chiediamo, sia più che auspicabile e realizzabile.

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