L’Italia nella morsa del rating

RatingCome le anatre selvatiche, le agenzia di rating volano sempre in gruppo, e quindi dopo le altre due principali agenzie di rating alla fine anche Moody’s, qualche giorno fa, ha declassato l’Italia  portandola ad A3, insieme ad altri paesi (Spagna, Portogallo, Slovenia, Malta), mentre per alcuni dei big (Inghilterra e Francia) rimane la tripla A, però con outlook negativo. E non basta, è di oggi la notizia del prossimo declassamento di ben 114 banche, di cui 24 italiane, nonché assicurazioni, Eni e Poste Italiane.

Insomma, nonostante il premier Monti pare sia piuttosto apprezzato dai mercati e sia riuscito a far calare lo spread, e sia stato anche ben accolto dal Presidente Usa Obama, le agenzie di rating non mollano la presa. Di contro i mercati hanno reagito con uno sbadiglio, proprio l’italiana Piazza Affari ha chiuso in positivo il giorno del declassamento.

La spirale del rating sembra avvitarsi sempre di più, nonostante le correzioni economiche e i tagli di bilancio. A questo punto sembra sempre più ovvio che la motivazione di tanto accanimento possa essere puramente politica. Benché il rating sia un importante servizio fornito agli investitori, da tempo è sempre più diffusa l’idea che le agenzie siano venute meno al loro compito di fornire un’informazione corretta. Del resto il settore è monopolizzato dalle tre grandi, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che si muovono un settore sempre meno trasparente ma sempre più redditizio.
Il ripetuto downgrading ha un effetto diretto sugli investimenti, in quanto gli investitori chiedono automaticamente tassi di interesse più alti in ragione del premio di rischio, ecco perché le previsione delle agenzie sono viste da taluni come previsioni autoavveranti.

Il fatto che Capital World Investors, State Street Corporation e Vanguard Capital controllino oltre il 20% delle tre agenzie, e di fatto quindi abbiano il monopolio del rating internazionale, non aiuta certamente a guardare senza sospetto alle loro valutazioni. Dubbi sorgono anche se ricordiamo le vicende della Grecia, fino al dicembre 2009 ritenuta affidabile da Moody’s che nel frattempo percepiva oltre 400.000 dollari per le sue valutazioni sul debito ellenico. Oppure Lehman Brothers che fino al giorno prima del fallimento aveva la tripla A.

Viene quindi da chiedersi come mai le tre sorelle non vedono le situazioni catastrofiche fino a quando accadono, ma poi si accaniscono contro paesi che in un modo o nell’altro hanno avviato un processo di risanamento dei conti. L’incertezza economica ha sicuramente un peso, ma la tempistica con cui i giudizi vengono pubblicati e il perfetto timing, fa nascere dubbi. La bocciatura della Francia e degli altri paesi dell’eurogruppo, compreso il fondo salva Stati, si è avuta il giorno dopo le comunicazioni della BCE, diramate proprio per placare gli umori dei mercati.
L’obiettivo sembra quello di fare gli interessi dei pochi gruppi industriali che controllano le agenzie, gruppi che hanno la mani in pasta in tutti gli affari internazionali di peso, con l’intenzione di affossare quanti più paesi dell’euro è possibile. Un default europeo, pensiamo a Grecia, ma anche all’Italia, rappresenterebbe una fantasmagorica occasione di ripresa per l’economia americana, anch’essa in crisi, grazie al lauto banchetto di privatizzazioni che un fallimento consentirebbe di imbandire. Pensiamo ad Eni, il quinto gruppo petrolifero al mondo, o Finmeccanica, il settimo nel settore difesa, e per non dimenticare oltre 2000 tonnellate di oro delle riserve auree italiane, che fanno del nostro paese il quarto al mondo come quantità.
Le anatre del rating continuano a volare in cerchio, intorno alla possibile preda, anche se, bisogna dirlo, il loro peso è sempre minore.


Commenti
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  1. avatarAndrez - 17 febbraio 2012

    Insomma, nonostante il premier Monti pare sia piuttosto apprezzato dai mercati e sia riuscito a far calare lo spread, e sia stato anche ben accolto dal Presidente Usa Obama, le agenzie di rating non mollano la presa

    Beh, temo proprio che il punto sia: per quanto ancora quei parlamentari che hanno dichiarato Ruby nipote di Mubarak sosterranno Monti?  E dovesse cadere lui, poi c’è il nulla al momento.

     

    L’obiettivo sembra quello di fare gli interessi dei pochi gruppi industriali che controllano le agenzie, gruppi che hanno la mani in pasta in tutti gli affari internazionali di peso,

    In effetti in questi ultimi mesi ci saremmo aspettati un ridimensionamento del loro potere che poi in realtà non è avvenuto. Almeno non ancora. 

    Evidentemente gli appoggi di cui godono vanno oltre i grandi gruppi industriali e poteri forti vari, coinvolgendo pezzi dello Stato Usa e pure di qualche altra nazione europea.

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