Un giro in bici

La mia prima bicicletta, l’ho avuta a sei anni. Era piccola quel tanto che bastava per toccare con i piedi a terra.
Abitavo in via “cretini” (G.C.Croce) e imparai ad andarci nel “campetto” dove ora c’è un parcheggio dietro il cinema Fanin.
Era un biciclino che mio padre aveva restaurato e che avevo ereditato da mio fratello e che era ormai diventato piccolo per lui.
Ricordo che sul manubrio c’era un unico strano freno che mi avevano detto che fosse di una bici da corsa e per questo ne andavo fiero.
Dopo qualche giorno che lo usavo mi sentivo ormai sicuro, ma nessuno mi aveva detto che si doveva andare a destra. Mi trovai quindi contromano alla fine della via dove girando a sinistra si va ai giardini pubblici.
Centrai in pieno una signora anche lei in bici. Lo scontro fu violento lei rimase illesa e iniziò a imprecare anche perchè vide che avevo la faccia piena di sangue. All’ospedale mi beccai i primi tre punti nella fronte della mia vita.

A quel tempo tanti bambini andavano a scuola in bici. E spesso c’era bisogno del meccanico. Nella via davanti alle scuole elementari c’era il deposito di biciclette con meccanico incorporato. Era il papà di Roberto (Bob, per gli amici). Era un posto magico, buio, con il soffitto alto, (o ero io piccolo?) con tante bici appese al muro. L’odore di una officina da biciclette è unico al mondo. Un misto di gomma da camera d’aria, mastice e olio lubrificante.

Diventato un pò più grande usavo la bici di mia mamma.
Era una bicicletta vecchia, tutta nera con i freni “a stanghetta” che avendo ormai i meccanismi spallati frenava sempre meno. Andare in giro con gli amici in bici era praticamente il mio unico divertimento. Alcuni ne avevano di magnifiche.

Ad un mio amico, il papà gli aveva regalato una “legnano”, il modello con le ruote grandi, con i freni a cavetto d’acciaio uno strano manubrio corto che ti faceva stare un pò curvo e meraviglia delle meraviglie con il cambio!
Me la fece provare e mi resi conto di quanto la mia fosse dura scomoda e rumorosa. Quella era la bicicletta che sognavo.
Legnano, Bianchi, Ganna, Caravel,
Erano quelle biciclette che segnavano il “diventare grandi.” Che i genitori regalavano ai figli (chi se lo poteva permettere) con la speranza che non venisse loro la voglia di motorino.
Le più sofisticate avevano la doppia moltiplica come i corridori. Come i campioni che trovavi nelle palline trasparenti che ci giocavi in colonia, nelle piste di sabbia fatte col sedere di un tuo compagno tirato per i piedi.

All’età di quindici anni era passato tutto. Come tanti passai direttamente al motorino.

Oggi non ti puoi permettere di girare in bici fuori dal centro storico perchè ti schiacciano. Devi trovarti qualche pista ciclabile e andare con la speranza che ne costruiscano di nuove. Anche le bici sono cambiate, si sono “evolute”.
Oggi vanno di moda le mountain bike.
Un misto fra una bici da corsa e un cinquantino KTM da cross.
Quelli che le producono fanno a gara a chi ci mette più rocchetti, levette sul manubrio e pneumatici più scolpiti.
Capisco la moda che c’era negli anni 70′ di girare nelle città con motociclette da cross, ma farlo con una bicicletta da fuoristrada è una fatica bestia!
Ho provato due pedalate su una mountain bike e mi è venuto in mente subito il durissimo catorcio nero di mia madre.
Naturalmente sono quasi tutte made in Cina.
Oggi se compri una bici nuova, dopo un mese ha la ruggine e dopo due mesi te la rubano.
Non ci sono più le bici di una volta.


Commenti
Sono stati scritti 4 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 8 febbraio 2013

    Gi sò bèl omèn, av siv brìsa acòrt c’a sòn senza bragàtt?

    E lì bèla spausa sèla brìsa acòrta che quasta l’è una biziclàta da dòna?

     

    Degna di nota la Premiata Ditta Cremonini che fabbricava biciclette persicetane.

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  2. avatarGabriele Tesini - 8 febbraio 2013

    E sì caro Fausto, lo sapevo che eri caduto da piccolo, che avevi fregato la bici a tuo fratello e che andavi e vai sempre a “Sinistra”, ma vuoi mettere la tua prima bici con il mio primo motorino?  😕

    Uno splendido, “Bianchi” di colore nero e cromato, vedi foto un po sbiadite ma originali prese dal mio album dei ricordi, 35 cc., trazione a rullo, con motore centrale da far invidia alla “Miura” e con i freni a tamburo, che poi frenavano come i due gommini della tua bici.  😯

    Ricordo che partivo da casa mia che era in Via Rocco Stefani, da davanti all’ “API”, la casa del Popolo, e sfrecciavo per le vie di Persiceto passando davanti alla “Mimì”, al “Palazzaccio” e in fondo, quando arrivavo al bar “Venezian”, giravo a destra per imboccare il grande “Corso Italia” e stimandomi, con la mia roboante “moto”, entravo in Piazza rallentando.

    Allora si poteva girare in centro anche con le macchine, quindi, proseguivo verso la “Porta di Sopra” dove imboccando la Circonvallazione, e lì, mettevo a “Tot gasss” e sprigionando tutti i miei cavalli, inforcavo “In piega” la curva di “Melò” per poi lanciarmi nell’ultimo rettilineo prima di girare a destra all’incrocio con Via Modena per imboccare Via Guardia Nazionale che mi riportava nel mio “Ghetto Comunista” vicino al “Burlat”.  😀

    Che belle cose, ah, e poi ricordo che quando caricavo uno di voi (che non si poteva) e quando vedavamo da lontano, “Betten” con la sua potente “Allodola 150” d’ordinanza, gridavo, “Salata giù, salta giù” e in un lampo il passeggero saltava giù senza nemmeno rallentare, che, o era la moto che andava piano o eravamo noi agili come gazzelle, proprio come adesso, quasi 50 anni dopo. :mrgreen:  

    Che forse non è proprio così, che siamo ancora agili come allora, ma che sappiamo ancora fare bene gli asini, quello sì… 😉

     

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  3. avatarFausto Cotti - 8 febbraio 2013

    Vuoi mettere il tuo Bianchi con la bici sotto quella bella passerona della foto? Ti piacerebbe essere quel sellino he?

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  4. avatarGabriele Tesini - 8 febbraio 2013

    Dai Fausto non fare così, che dopo ho cambiato la moto e ho cominciato a caricare…  :mrgreen:  

    A te ti piacerebbe una moto così…  ;-)

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