Giorni che cambieranno il nostro futuro

12 Marzo 2013
Stiamo entrando in giorni che forse cambieranno il nostro futuro e ci faranno apparire lontano anche quello che abbiamo vissuto fin ad oggi.

Italia
La nostra Italia: crisi di valori morali, etici, crisi politica, crisi economica, crisi di futuro per i giovani, crisi, sempre crisi.
Anni di crisi accompagnati da promesse, speranze deluse e ora ancora crisi.
Elezioni che tutto hanno cambiato, tutto hanno messo in discussione, mancanza delle certezze che hanno accompagnato la nostra storia e ora siamo in cammino verso orizzonti incerti.
Nuovi leader, nuove forme di  democrazia, cosa nascerà?
La speranza che, aldilà delle parti politiche, chi si è proposto di governare capisca che governare prima che potere è dovere verso i cittadini .

A nessuno è richiesto di assumere il gravosissimo compito di rappresentare  il proprio popolo, ma chi se  ne ritiene degno sappia avere senso civico, quel senso civico troppo carente nelle nostre istituzioni, questo sarebbe davvero il cambiamento.
Il nostro popolo in cui troppo spesso la furbizia prevale sulla intelligenza, l’interesse personale  su quello generale, la polemica sul confronto, le urla sovrastano il ragionamento, gli ideali sono parole e non guida di vita, la paura prevale sul coraggio, i diritti sui doveri, capisca che un popolo ha i politici che lo rappresentano, cambiare la politica  non è solo cambiare  degli uomini, ma cambiare una cultura.

Non sono parole vuote, dei grandi uomini del passato si è persa la memoria, con i nostri vizi facciamo i conti tutti i giorni.
Un nuovo governo? Una nuova classe dirigente? Una nuova Italia? Nuovi Italiani?
Ora potrebbe avvenire se noi lo vogliamo, ma solo se noi lo vogliamo davvero.

La grande cupola di San Pietro
Non ha saputo trattenere, coprire vizi antichi, vizi di uomini perché anche gli uomini di fede sono uomini e un uomo ammettendo la propria debolezza di uomo, di religioso, di leader ci ha restituito la vera realtà della Chiesa.
Una Chiesa che è casa di fede, ma anche casa di virtù e miserie umane.
Una Chiesa riferimento per il fedele, ma testimonianza di valori da accettare o contestare per chi non crede.
Alle spalle miserie umane e ora un nuovo Papa !

Un Papa, uomo  di fede vera sarebbe di conforto, di guida  per i credenti.
Un Papa, uomo portatore di valori che ispirandosi laicamente  alle radici religiose portasse una voce nuova in questa nostra epoca così incerta credo sarebbe un aiuto forte per tutti.
Sono giorni difficili, ma anche pieni di speranza, viviamoli senza lasciarci troppo abbagliare dalla cronaca e nel nostro piccolo cerchiamo di capire aiutare la storia.

 


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarGabriele Tesini - 12 marzo 2013

    Caro Paolo, ti rispondo sulla questione del nuovo Papa non con mie parole perchè non sono molto addentro alla questione, ma vorrei dire come e cosa penso con le parole scritte in questo articolo e se dovessi dare preferenze di voto per il Papa nuovo, voterei assolutamente e convintamente per Sean O’Malley .

    Non so perchè ma in questi ultimi tempi mi piace la parola “Rivoluzione” e la metterei e metterei facce nuove in ogni dove…

     UN CAPPUCCINO AMERICANO PER RISVEGLIARE LA CHIESA

    Massimo Faggioli
    L’espressione “papa straniero” equivale in italiano – specialmente nell’italiano della cronaca politica – ad una soluzione imprevista, tesa a trarre d’impaccio un partito incapace di risolvere la dialettica interna col ricorso a membri delle élite del partito stesso. In genere, questa espressione non depone a favore di coloro che invocano oppure si ritrovano con un papa straniero a guidarli.

    La situazione potrebbe essere la stessa per la chiesa cattolica in sede vacante, dopo le dimissioni diBenedetto XVI annunciate l’11 febbraio 2013 ed effettive dalle ore 20 (di Roma) del 28 febbraio: il candidato straniero di cui si parla con insistenza è il cardinale arcivescovo di Boston, il frate cappuccino Sean O’Malley, classe 1944.
    I motivi di fascino per questa opzione sono molteplici. Un papa americano sarebbe straniero assai più di un papa non italiano ma europeo: Washington e il Vaticano si sono guardati in cagnesco per lungo tempo, specialmente tra fine ottocento e fine novecento.

    Il fatto che si parli di un papa americano come di una opzione realistica, senza obiezioni politiche provenienti da Roma o da Washington, è un fatto storico di grande rilevanza. Ma il conclave2013 è anche il primo che affronta la piaga della pedofilia del clero – crisi di una gravità paragonabile alle immoralità del clero della prima età moderna. Sean O’Malley è colui che assunse l’incarico della diocesi di Boston (una delle maggiori culle del cattolicesimo americano) nel 2003, dopo che il cardinale Law, accusato di aver coperto i preti pedofili, venne “chiamato” a Roma con chiari intenti di protezione nei confronti della giustizia.

    O’Malley ha dato buona prova di sé nella gestione della diocesi di Boston devastata dagli abusi sessuali e come “investigatore” per conto della Santa Sede in altre chiese colpite dallo scandalo. Per avere un’idea del clima nella Boston in cui O’Malley arrivò, basta ricordare i toni cupi di Mystic River, film del 2003 di Clint Eastwood (uno dei grandi moralisti d’America) e in particolare il ruolo nel film del prete pedofilo, l’iniziatore di un ciclo di violenza intergenerazionale e senza redenzione. Il film uscì nel 2003 e ancora non si sapeva dello spaventoso grado di coinvolgimento del clero: quello del clero pedofilo a Boston ormai è un capitolo della storia della chiesa in America, il più traumatico, che richiederà generazioni per una “closure” non solo finanziaria, ma anche culturale.

    Ci sono altri motivi che fanno di O’Malley un candidato gradito a molti. O’Malley è diventato cardinale in un’America politicamente e culturalmente sempre più polarizzata: basti ricordare che i cattolici conservatori (repubblicani) gli rimproverarono di essere andato a presiedere i funerali del politico cattolico più importante degli ultimi 50 anni, il bostoniano Ted Kennedy. O’Malley andò nonostante le pressioni ricevute, mostrando così un’indipendenza dalla violenza verbale partisan che avvolge la chiesa cattolica americana da tempo ormai. O’Malley non è certo un liberal per le questioni politiche americane: aborto, same sex marriage, eutanasia. Ma ne è il volto pastorale e più credibile, anche per uno stile di povertà di vita personale e istituzionale assai diverso da quello di altri prelati americani (quanto a vesti, si veda il confronto con le vanità del cardinale Burkehttp).

    Il suo essere un frate cappuccino non è di ostacolo all’uso dei social media (ha un blog dal 2006, è attivo su Twitter @CardinalSean, le sue omelie e discorsi sono scaricabili in podcast): senza i personalismi del cardinale Dolan, O’Malley non ha perso la sua gravitas. O’Malley è stato incluso nella “sporca dozzina” dalla rete delle vittime degli abusi SNAP, ma è apprezzato dai più per la sua fermezza nel governare l’eredità degli abusi nella diocesi come esempio anche in altre diocesi, e in particolare in Irlanda. A differenza di altri vescovi e cardinali americani, trovò parole di apprezzamento e di conforto per le suore americane della LCWR investigate dalla Curia romana, proprio quando l’inchiesta partì nell’autunno del 2009.

    O’Malley ha avuto esperienze pastorali in zone periferiche del cattolicesimo degli Stati Uniti (Isole Vergini, poi Palm Beach in Florida), e ha un dottorato in letteratura spagnola e portoghese – un’area culturale e linguistica essenziale per il futuro del cattolicesimo mondiale. Da giovane aveva una passione per il teatro, come Giovanni Paolo II. Due giorni prima l’inizio del conclave, il fondatore di “Repubblica” Eugenio Scalfari lo ha indicato come un possibile papa Giovanni XXIV o un papa Francesco I.
    Il fondatore del giornale-partito spera in un papa che non riduca la chiesa ad un partito politico – e se ne capiscono le ragioni. Ma chi spera in papa O’Malley, speri anche che i cardinali in conclave non si ricordino della bolla papale del 1296 di Bonifacio VIII, Clericis laicos: “i laici sono sempre stati i nemici del clero”.

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  2. avatarPaolo Grandi - 12 marzo 2013

    Ho letto del cardinale O’Malley e anch’io lo ritengo un personaggio che potrebbe essere la scelta giusta
    Ma vedi io vivo quasi con angoscia questa elezione per il tanto in positivo o al contrario il tanto in negativo  che può determinare questa  scelta  
    Tu penserai che vivo con angoscia  perchè sono credente e temo una figura in cui non mi riconoscerei ?
    No la mia preoccupazione è sopratutto per tutto quello che è fuori della chiesa
    Vedi ,la chiesa  oggi e in tanti momenti della storia ha tradito la sua missione in tante cose ,ma io credo in una religione non negli uomini che la reggono
    E allora  il dogma della infallibilità papale ? E’ un dogma fatto da uomini per  difendere  un potere temporale ,leggiamo la storia  e leggiamo i vangeli .
    Un papa che non  fosse rivoluzionaro nella chiesa  mi toglierebbe  tanto ,ma da credente  mi posso rifugiare , come ora,  nei valori  delle cristianità
    Un papa che forte di una azione  di reale rinnovamento della chiesa  non fosse capace  di dare LAICAMENTE  messaggi  importanto sui  grandi temi dell’epoca  in cui viviamo sarebbe  un riferimento mancato
    E oggi di leader politici o religiosi di riferimento  vi è davvero carenza   e bisogno .
    Ma ora il conclave chiude al modo gli uomini che devono decidere e sono momenti di tensione , come quando a scuola entrava il professore e sapevi che aveva i compiti in classe corretti e  fra  poco avresti saputo  che il voto era……
    P.S.
    Nessuno faccia l’osservazione: “ma il voto degli uomini non dovrebbe  essere guidato da Dio?”
    Nessuno  faccia questa osservazione perchè non ha, non puo avere una risposta razionale: è un atto di  fede per chi ce l’ha.

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  3. avatarAndrea Cotti - 13 marzo 2013

    Molto bello il tuo pensiero Paolo, sentito e sofferto, da credente laico quale sei.

    chapeau!

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