Risse TV; come eliminare confronto e discussione

larussaRicordo lo sgomento di quando nel 1994 “scesero in campo” e di colpo ci trovammo tutti i dibattiti politici e culturali infettati dalla presenza di individui arroganti quanto presuntuosi, impreparati e grezzi che semplicemente aggredivano l’interlocutore che osava esporre opinioni differenti alle sue.
Ma attenzione, l’aggressione non era nei confronti dell’opinione, ma di chi la esponeva.
Cioè, se qualcuno diceva che non apprezzava la tal scelta di Berlusconi, la risposta era “tu stai zitto che tua moglie ha una villa.” Come se la proprietà di quella villa, comunque ottenuta, rendesse accettabile quella tal scelta di Berlusconi.

Era la fine dei confronti e del dialogo in TV, oltre che della corretta informazione ovviamente.

Da allora sono passati 16 anni e questo sistema di evitare il dibattito sugli argomenti, consentendo agli spettatori di farsi una loro propria idea è degenerato a metodo sistematico.

Il Cavaliere si è creato un codazzo di dipendenti addestrati con corsi specifici a questa tecnica:
1. andare subito sulla voce, anche urlando, interrompendo chi esprime concetti scomodi
2. nel farlo usare argomenti personali e familiari dell’interlocutore, così da costringerlo a difendersi abbandonando l’argomento scomodo.
3. non esitare ad arrivare alla diffamazione e all’ingiuria, in quanto comunque coperti dagli avvocati del Premier
4. negli interventi non scendere mai nel particolare dell’argomento ma anzi mitizzarli
5. sfagiolare numeri su numeri, sempre inventati, in quanto impressionano e fanno “esperto”
6. non rispondere alle domande specifiche ma descrivere altro (…”il punto non è questo“…)
7. ad ogni problematica esposta, rispondere portando altre problematiche del gruppo avverso.

La tecnica si basa poi su alcuni presupposti;
a. l’elettore di sinistra pretende ragionamenti pacati, coerenti e razionali
b. l’elettore di destra apprezza urla, insulti e sputtanamenti sguaiati dell’avversario.

In questa logica è come prendere una caramella ad un bambino, che è facile per chiunque distruggere il più corretto e profondo dei ragionamenti con la spernacchiatura.

In questi ultimi mesi questo fenomeno ha assunto ritmi esasperanti e a nessuno in TV è più consentito esprimere nulla.
Chiunque di noi sa che, il martedì ed il giovedì, è con mortificazione che ci si accinge ad assistere a programmi come Annozero o Ballarò, quest’ultimo oramai assolutamente intossicato da questa tecnica.

Travaglio si chiede in una lettera aperta a Santoro se “si può ancora parlare di fatti in tv”:

Sì, a giudicare dagli splendidi servizi di Formigli, Bertazzoni e Bosetti.
No, a giudicare dal cosiddetto dibattito in studio, che non è più (da un bel pezzo) un dibattito, ma una battaglia snervante e disperante fra chi tenta di raccontare, analizzare, commentare quel che accade e chi viene apposta per impedirci di farlo e costringerci a parlar d’altro.
Ma quando, come l’altra sera, ci si confronta fra giornalisti, anzi fra iscritti all’albo dei giornalisti, ogni simmetria è impossibile: quelli “di destra” parlano addosso agli altri e – quando non sanno più che dire – tirano fuori le mie condanne penali (inesistenti) o le mie vacanze con mafiosi o a spese di mafiosi (inesistenti) perché quando si parla di Bertolaso rispondono sulle mie ferie? Da una parte ci sono giornalisti normali, come l’altra sera Gomez e Rangeri, che non fanno sconti né alla destra né alla sinistra; e dall’altra i trombettieri. Che non sono di destra: sono di Berlusconi. E non fanno i giornalisti: recitano un copione, frequentano corsi specialistici in cui s’impara a fare le faccine e a ripetere ossessivamente le stesse diffamazioni. Invece di contestare i fatti che raccontano, tentano di squalificarti come persona.

Senonchè questa tecnica paga in quanto parte integrante del sistema lobotomizzante berlusconiano; al fine di evitare che si comprendano i problemi (e le reali cause) e gli spettatori possano farsi opinioni, questa gente fa del suo meglio per creare la rissa sistematica in TV, determinante per l’ottenimento del consenso.

Vista la necessità di garantire la presenza in quei “dibattiti” di opinionisti di entrambi gli schieramenti, penso che a questo punto non vi sia più nessuna via d’uscita, salvo soluzioni inattese, se non quella di non partecipare a quei programmi, sottraendosi così al linciaggio morale ed allo sbeffeggio in diretta.

E senza dimenticare che se si è giunti a questo punto è grazie alla graziosità dei leader di “sinistra” che, più o meno consenzienti, hanno partecipato direttamente a crearla, contenti di poter presenziare sugli schermi pavoneggiandosi come “leader” di fronte ai propri telespettatori. Accettando il sistema.

Non so se Santoro e Floris riusciranno a trovare una soluzione accettabile, ma da parte mia ho semplicemente smesso di guardarlo, Floris, (e sono già al limite pure da Santoro).
Così almeno non impiego 3 ore poi per mandare giù l’acido ed addormentarmi.


Commenti
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  1. avatarAndrez - 24 febbraio 2010

    Santoro risponde a Travaglio che, … in sintesi, lui deve fare audience e non sarebbe  poi una perdita così grave l’abbandono di Travaglio.

    Proprio perche’ come Santoro considero che Annozero “sia diventato il primo programma di informazione”, vorrei che i dibattiti affrontassero i fatti, non le ferie di chi li racconta. Deviare discussioni importanti ma scomode sui fatti personali dell’interlocutore e’ NON voler fare informazione.

    Forse Santoro dimentica che questa non e’ una disputa tra Travaglio e se’ stesso, ma e’ tra l’informazione mancata e gli spettatori.

    Ma se il problema di Santoro e’ che “quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale” temo che dovremo rassegnarci allo squadrismo televisivo e cambiare canale noi, che preferiamo l’informazione ed i confronti reali sui fatti, lasciando a Santoro i piu’ “infedeli” che evidentemente amano le zuffe, e che Santoro preferisce in quanto molto piu’ numerosi.

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