Questo è il mio Partito con dei se e dei ma

Questo è il mio Partito cosa significa ?
Il vice sindaco Tommaso Cotti, nella sua pagina Facebook, pubblica una immagine di Renzi e Bersani e la sottotitola
Questo è il mio partito !
Bella immagine, bella frase, ma cosa significa ?

Io penso che quella immagine, quella frase possa essere vista, letta, interpretata in maniera non univoca.
Però è una bella provocazione su cui si può far nascere un confronto di idee utile per chiarire.
Io la vedo così: un partito che vuole rappresentare la maggioranza di coloro che si riconoscono nell’area di una sinistra che, ispirandosi al passato, non ne è schiava, ma è attenta alla attualità e proiettata al futuro.
Entro nel merito con concetti brevi:

Sinistra come accettazione dell’attuale sistema economico, ma corretto da una forte vocazione  di solidarietà.
Abbattere il libero mercato per sognare una totale uguaglianza tra la gente è pura utopia,  creare le condizioni che diano a tutti la possibilità di fare emergere le proprie capacità non è una utopia.
Creare le condizioni perché ogni persona abbia pari dignità non è una utopia
Creare le condizioni perché ogni persona abbia la stessa possibilità di accedere ai beni essenziali del viver civile: istruzione, lavoro, sanità, giustizia, famiglia
(nelle sue varie  declinazioni) non è utopia.
Creare le  condizioni perché chi sbaglia non sia visto come un criminale da confinare, ma una persona, ripeto una  persona da cui comprensibilmente la società si deve difendere, ma cercandone contemporaneamente il recupero.
Il carcere non sia la casa chiusa ove nascondere ai perbenisti il vizio, ma un luogo  decoroso in cui sempre e per tutti si cerchi il cambiamento attraverso l’educazione, l’istruzione, il lavoro.
Accettare la diversità intellettiva, caratteriale  non è la negazione della sinistra è semplicemente  accettare la realtà.
E’ di sinistra creare  opportunità uguali per tutti per esprimere al meglio le diversità assicurando però un legame di solidarietà  che dia a tutti l’indispensabile per vivere una vita meno dura.

Un partito nuovo in cui non vi sia più la sindrome dell’ex .
E’inevitabile, entro certi limiti anche positivo, per chi ha una certa età essere, sentirsi un ex, ma questo deve essere una risorsa in esperienza non motivo di perenne divisione, un limite di saccenteria, rivalsa.
L’utopia comunista, il socialismo irrealizzato, i valori cristiani, la laicità dei partiti risorgimentali in cui tanti si sono riconosciuti devono trovare una sintesi in una nuova identità di partito non altro.
La linea di partito può deve essere il risultato di un dibattito, non la lotta fra fazioni.
Sogno? No se si guarda a nazioni a noi vicine in cui il pragmatismo è la regola.
Ora, per ora, non è ancora così, la tentazione delle correnti esiste ancora, la sindrome dell’ex fa ancor molte vittime, la laicità è ancora debole, sia nella ideologia sia  nella religione.
Vi è ancora tanto cammino, ma vi sono segnali molto positivo a livello nazionale:
– la  capacità di avere tollerato un governo tecnico come inevitabile, doloroso, innaturale  atto chirurgico;
– la capacità di avere fatto primarie certamente intrise di errori, ma per la prima volta in Italia primarie vere (le altre erano poco vere);
– la capacità dei candidati di confrontarsi in maniera forte, ma civile e, sconfitti, di non avere poi abbandonato la  nave;
– la sensazione di essere disponibili ad una stagione politica fatta di collaborazione e non di contrapposizione  quando e se sarà necessario.

Cosa manca  ?
Programmi più definiti, meno elettorali con il coraggio di dire i sacrifici che ci attendono ancora, la capacità di proporre una pragmatica, concreta, attuabile creatività, non del grigio brontolio, della grigia burocrazia.
Una autocritica più chiara e sincera degli errori fatti.
Una chiara visione programmatica sull’ambiente.
Una chiara, concreta visione programmatica sull’Europa: una Europa dove domini il lavoro e non la finanza, una Europa multirazziale, una Europa che sia parte attiva per la pace nel mondo, una Europa in cui i sentimenti religiosi appartengano al privato di ogni cittadino e non siano motivo di contrattazione politica.
Un partito quindi che, nella tradizione dell’europeismo Italiano, sappia dare un contributo forte a cosa  è oggi la sinistra Europea.

Vi sono dei momenti nella storia in cui si ha la sensazione di vivere grandi cambiamenti: questo è uno di questi momenti, è questo il momento per fare qualcosa  di importante, ma bisogna esserne capaci senza incolpare altri dei  propri limiti.
In periferia una maggiore disponibilità ad abbandonare antiche abitudini.
Molto possiamo fare anche a Persiceto in termini di ascolto, senso di appartenenza ad un nuovo partito e non ad una casa di transfughi/naufraghi/sopravvissuti,
trasparenza/democrazia nella selezione della classe dirigente, abbandono della autoreferenzialità

Molto possiamo fare, mentre il mondo, forse, cambia non rimaniamo indietro, sarebbe un peccato, una occasione persa.
E allora anche a Persiceto potremo dire –  Questo è il mio Partito! (togliendo i se e i ma).


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