Partecipazione e democrazia a Montefiorino

La Partecipazione come base della democrazia a Montefiorino.

Quando l’otto settembre 1943 i componenti la casa Savoia, insieme con i dirigenti governativi, abbandonarono l’Italia in balia dei nazisti, per salvare le proprie persone, lasciando le forze armate italiane allo sbaraglio senza ordini, senza guide, senza direttive, si realizzò, anche se in misura limitata, una unità fra i soldati italiani ed il popolo.

Si affiancarono gli uni agli altri nel combattere i nazisti, come avvenne a Porta S. Paolo a Roma.
Tutte le forze democratiche si organizzarono, tutti gli amanti della libertà cercarono dopo tanti anni di sopraffazioni e di dittatura fascista, culminata nella rovina completa della guerra, di creare un movimento capace di unirli e di convogliarli contro l’invasore tedesco e il traditore fascista.
Ne nacque una lotta epica con punte di un’immensa importanza.
Montefiorino fu il primo territorio italiano ad essere Repubblica.

Come in tutta l’alta Italia, sulle montagne modenesi alcuni giovani, fra i quali vi è Mario Ricci, ex combattente in Spagna, che conosce la guerriglia ed ha ampie doti di strategia, danno vita ad un primo nucleo armato.
Le attività di questo gruppo sono dei fulminei attacchi a pattuglie nemiche o ad automezzi isolati, per poi effettuare un rapido spostamento di decine di chilometri e attaccare di nuovo in un altro luogo, ripetendo continuamente i combattimenti. Dopo poco tempo questo gruppo diviene leggendario come leggendario ne diviene il comandante “Armando”.
A centinaia i giovani accorrono ad ingrossare la sua formazione.

Per armare tutti questi volontari non si può che prendere le armi ai fascisti. Dal gennaio al marzo 1944 vengono infatti disarmati i presidi fascisti di Pavullo, di Lama Mocogno, di Polinago. I nazisti ed i fascisti rispondono barbaramente, bruciando e devastando tutto a Monchio, a Susano, a Costrignano.
L’affluenza dei giovani è massiccia. Ormai sono migliaia. Si compongono tante formazioni, si costituiscono nuovi battaglioni e si dà vita ad una grossa unità armata: la divisione “Modena”, facente parte delle brigate Garibaldi.
In aprile i garibaldini della “Modena” sul Monte Penna sostengono il primo combattimento campale.
Il tipo di lotta cambia.
Dai colpi di mano a sorpresa si passa a schieramenti di compagnie e battaglioni, manovrando a seconda della necessità con i rinforzi a sostenere un attacco frontale di più colonne nemiche; si passa quindi al contrattacco, costringendo il nemico a ripiegare in disordine.

La battaglia ha la durata di dodici ore.
Da quei giorni in cui Armando è considerato il comandante in capo, la divisione dispone di 5000 uomini e controlla circa 1000 Kmq di territorio tra il Secchia e il Panaro.
Con una tale forza Armando progetta la liberazione di una vasta zona alle spalle, quasi 50 km. a ridosso della linea gotica; ma per costituire un’area libera occorre eliminare tutti i presidi nemici.
Alla fine di maggio la prima parte del piano è attuata: tutti i ponti sono fatti saltare, tutte le strade sono interrotte, i presidi nazifascisti della montagna non possono più ricevere rinforzi, nè soccorrersi a vicenda.
Nella prima decade di giugno i partigiani liberano i centri di Prignano, Castellarano, Frassinoro, Cerredolo, Palagano, Toano, Villa Minozzo, Ligonchio, Piandelagotti, Polinago.

In queste operazioni i tedeschi e i fascisti hanno perduto oltre 1300 uomini, un numero considerevole di automezzi, di armi e di munizioni, inoltre i partigiani hanno distrutto quattro autoblindo e ventitre tra cannoni e mortai.In mano ai nazifascisti, al centro della zona operativa, è restato Montefiorino, dominato dalla rocca medioevale, trasformata in poderosa fortezza.
Alle due del mattino del 18 giugno 1944 i garibaldini, dopo una riuscita manovra di avvicinamento, muovono all’attacco. Espugnano prima tutti i capisaldi difensivi ed infine la rocca, con l’occupazione della quale si realizza il piano della zona libera che, elettrizzando gli animi, farà dire ai partigiani:
– Oggi proclamiamo la Repubblica in tutta l’Italia.

Rocca di Montefiorino

Ora gli uomini di Armando sono più di 8000 e pongono al comando problemi organizzativi sempre nuovi e complessi. Inoltre c’è da provvedere alle necessità della popolazione e pensare alla difesa di questa prima Repubblica partigiana, la quale è come un piccolo stato che i partigiani debbono far funzionare.
È il banco di prova delle loro capacità e di quelle dei contadini e degli operai, che sono sempre stati esclusi dalla direzione della cosa pubblica.
Sapranno governare quel territorio?
Montefiorino è il primo esperimento e dà una risposta affermativa.
Anzitutto il popolo è chiamato a partecipare attivamente, ed eleggere liberamente i suoi amministratori ed essi promuovono immediatamente alcune riforme tipiche di uno stato moderno.
Si stabilisce ad esempio la proporzionalità dei tributi in base al reddito, diminuendo le tasse ai meno abbienti.
I prezzi delle derrate alimentari vengono stabiliti da una commissione, di cui fanno parte sia rappresentanti dei produttori che dei consumatori. L’ordine pubblico viene assicurato dalla polizia partigiana e regolari tribunali, coadiuvati dalle giurie popolari, assicurano la continuità della giustizia.

Tutti i residenti sono coinvolti in questa prima prova di democrazia e ognuno di loro è stimolato ad interagire direttamente e attivamente alla creazione ed alla gestione della Repubblica di Montefiorino. Armando ed il comando partigiano sanno ascoltare tutti e da tutti recepiscono e comprendono come organizzare la Repubblica, ciò che da quei cittadini è cioè richiesto.     

Nello stesso tempo si procede alla sistemazione militare del territorio.
Le varie formazioni della “Modena” vengono organicamente collegate con quelle reggiane, forti di 2000 uomini.
Al comando di questo vero e proprio corpo di armata è Armando, commissario generale è Davide (Osvaldo Poppi).
Si organizzano i servizi sanitari con la costituzione di un ospedale centrale a Fontanaluccia e di infermerie a Farneta ed in altre zone.
A Frassinoro i partigiani costruiscono una pista per facilitare gli aviolanci e per l’atterraggio di aerei.
A Montefiorino, sede del comando, si costituisce l’autoparco dotato di garage ed officina di riparazione. Qui ha pure la sua sede una missione militare inglese, che mantiene i contatti con il comando alleato.
Da esso dipendono gli avio-rifornimenti (sempre però limitati, perchè i garibaldini non godono le simpatie politiche degli alleati).
In luglio giungerà a Montefiorino anche un ufficiale del risorto esercito italiano con l’incarico di preparare il terreno per accogliere il lancio di un battaglione di paracadutisti della divisione “Nembo”, che il nostro governo ha destinato a rafforzare lo schieramento partigiano.


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarFausto Cotti - 30 marzo 2012

    Prossima tappa di D’artagnan sarà il 23 Aprile al comune di Cento. Dove interverrà narrando la sua esperienza ad alcune classi scolastiche in occasione del prossimo festeggiamento della liberazione.

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  2. avatarAndrea Cotti - 30 marzo 2012

    Bellissimo.

    … ma a Persiceto per il 25 aprile che fanno, chi ci mandano nelle scuole a raccontare… Sisto e Giari?

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  3. avatarFausto Cotti - 3 aprile 2012

    Diotaldèga

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