Parla sei lingue ma… vive sulla strada

Buonasera a tutti i lettori del Blog!

E’ probabile che non abbiate idea di chi io sia… quindi mi presento. Sono max0005, ho quindici anni e vivo in provincia di Genova. Per ora mi limiterò a questo, o rischierei di scrivere una presentazione decisamente troppo lunga.
Sono qui su gentile invito di Andrez, che mi ha chiesto se mi andasse di partecipare di tanto in tanto allo sviluppo di questo blog. :)
Stasera vi vorrei parlare di un’articolo sul quale sono incappato oggi pomeriggio per puro caso. E’ un po’ vecchiotto (quasi due anni), ma c’è una parte che mi ha particolarmente colpito. Prima di darvi il link al testo o cominciare a discuterne, farò una breve introduzione alle tematiche che voglio discutere.
Siamo tutti consapevoli che in Italia, come del resto in qualsiasi altra parte del mondo, esistono molti tipi di lavoro. Alcuni richiedono lavoro manuale, altri una buona capacità logica o una rara abilità in un certo campo. Un’altra cosa di cui siamo tutti consapevoli è che tutti questi lavori procurano un reddito diverso.
Per farvi un’esempio, è probabile che un’operaio che lavora alla costruzione di una casa (con tutto il rispetto agli operai, giudico molto importante ogni “classe di lavoro”! Del resto, senza gli operai non avremmo nemmeno un tetto sopra la testa!) guadagni di meno rispetto al suo superiore capo cantiere o a uno degli azionisti proprietari della società.
In genere questa “ripartizione dei ruoli” arriva seguendo uno “schema a piramide”, vi faccio un’esempio:
Direttore Generale – 1 Persona, 5000 euro al mese.
Dirigente | Dirigente | Dirigente – 3 Persone, 3500 euro al mese.
Capo Cantiere | Capo Cantiere | Capo Cantiere | Capo Cantiere | Capo Cantiere | Capo Cantiere | Capo Cantiere | – 7 Persone, 2000 euro al mese.
Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | Operaio | … – Operai, Numero Indefinito (ma comunque molto alto) di posti, 1100 euro al mese.
[Ovviamente si tratta di semplici esempi, ne la suddivisione dei ruoli ne le stime sullo stipendio sono in alcun modo associate a reali contratti lavorativi!]
Si ci aspetterebbe una sorta di “arrampicata alla piramide”, nel senso che tutti (o quasi) inizierebbero al gradino più basso come operai, e i migliori, ovvero i più capaci, piano piano salirebbero fino a trovarsi con i migliori assegnati ai ruoli dirigenziali, una cosa che sarebbe anche sensata!
E’ sempre così… non sempre, temo.
Prima di continuare, vorrei che voi leggeste questo articolo:
Fatto? Bene. Ora vorrei portare la vostra attenzione su questo passaggio:
Gianni parla sei lingue: “Quattro parlate e scritte: inglese, francese, tedesco, spagnolo. Due solo parlate: cinese e giapponese”. Nel suo italiano c’è traccia di pronuncia inglese. Ha girato il mondo. In borsa ha un curriculum che comincia nel ’63, scuola alberghiera Tre Stelle di Stresa e finisce sulla motonave Flamingo, Festival Cruise Line. In mezzo, quattro diplomi in Food and Beverage Management, e tredici posti di lavoro: hotel, ristoranti, navi, in tutto il mondo. Ha una domanda di impiego in inglese, (“applicazione”, dice traducendo), con tanto di indirizzo e-mail e cellulare…

Questo è un’ottimo esempio di ciò che fin troppo spesso succede. Un caso… un’imprevisto, e tutto va a rotoli. In questo caso non mi sto riferendo alle singole persone, ma alla società stessa. O meglio, al modo in cui vengono assegnati gli “onori” in essa.

Basta, ad esempio, che qualcuno faccia un favore all’amico facendolo partire, per esempio, dal secondo gradino della piramide levando il posto a qualcuno che oltre ad avere lavorato magari per anni per averlo, magari sarebbe stato anche più idoneo. Poi un’altro amico. Poi il primo amico fa un favore ad altri due suoi amici.

Come vedete si crea un orribile sistema che fa si che alle posizioni migliori si arrivi tramite l’aiuto di “sostenitori” che si sono già insediati in tali posizioni.

Poco male, potreste dire, si ci può comunque arrivare nel modo “tradizionale”. Purtroppo, non è così. Se i posti disponibili fossero illimitati, si potrebbe senz’altro fare. Ma i posti sono limitati… limitatissimi, e molto combattuti! Con questo sistema di “favoreggiamento”, diventa difficile, se non impossibile, arrivare oltre un certo piano della piramide senza avere qualcuno che ti “da una mano”.

Quello di Gianni era solo un’esempio… uno dei tanti che si possono trovare vagabondando per la rete, o semplicemente aprendo un quotidiano o ascoltando le chiacchiere che si sentono al bar. Non sempre le proprie capacità, quelle che, in un certo senso, dovrebbero darci “diritto” a qualcosa sono sufficienti per ottenerlo.

A volte servono anche altre capacità… serve l’aiuto di altre persone che sono “messe meglio” di noi. A volte, se si vuole ottenere qualcosa, sembra essere necessario ricorrere a delle strategie “alternative” e “inaspettate”.

La domanda che sorge spontanea ora è di questione più che altro etica e morale, dunque non credo esista una risposta “giusta” o una “sbagliata”. Ciononostante, è comunque utile rifletterci, se non altro perché potrebbe fare insorgere dei pensieri che altrimenti non avremmo mai avuto.

La domanda si può riassumere in cinque parole: “Il Fine Giustifica i Mezzi?

Mi spiego meglio: Sapendo che si hanno tutte le caratteristiche per arrivare ad una certa posizione, e sapendo anche che quella posizione sarebbe nostra senonché c’è la possibilità/probabilità che arrivi a qualcun’altro poiché egli sta facendo uso di uno strategia che chiameremo “alternativa”, è giusto ricorrere a nostra volta ad una strategia “alternativa” per “bilanciare le parti”?

E con questa domanda vi lascio a riflettere!

Buon Venerdì Sera!
Max

Commenti
Sono stati scritti 4 commenti sin'ora »
  1. avatarSamyorn - 28 novembre 2009

    Purtroppo oggi la risposta a questa domanda è molto soggettiva, non esiste, come hai detto, un giusto o sbagliato. Dipende in primo luogo dalla tua corrente di pensiero: "dente per dente" o "pura ed immacolta onestà"?
    Ovvero, rispondi ad un torto della vita con un altro torto o ti impegni, forse anche più del dovuto, per guadagnarti (forse…un giorno) il tuo posto con la fatica che si addice alla scalata?
    Poi, ovviamente, le situazioni che si posson venir a creare sono molteplici, quindi non si può fare di tutta l'erba un fascio.

    Provando a generalizzare, se trovare la via alternativa è sbagliato, ma a fine mese devi pur portare da mangiare in casa, diventerebbe meno sbagliato farlo?
    E se lo fai, nonostante i tuoi possano permettersi di farti fare il nababbo fino alla tua terza età, è più sbagliato?
    Quante sfumature ha il significato di "sbagliato"? :)

    A parte quanto appena detto sinceramente credo che il problema non sia dei piani bassi, ma parta proprio dall'alto. Dal capo ufficio, per esempio, che fa fare strada al lecchino, piuttosto che al dipendente che lavora e fatica per meritarsi quei 4 spiccioli che gli dan a fine mese, per aver sotto di se il "cagnolino" che farebbe di tutto, che non ti contraddice mai, invece di qualcuno che magari ti prende pure per cretino quando ti spari la bufala.

    Dal direttore che si fida ciecamente e giudica su quel che gli viene detto dal "fidato", piuttosto che constatare di persona quanto accade o provar a sentire altre campane.

    Nella società di oggi si arriva a non doversi fare il mazzo per entrare nella cerchia dei fidati o guadagnarti il rispetto dei capi. Perché lavorare di più e meglio se mi basta "dimostrare" che l'altro lavora meno di me e peggio?

    A questo punto, Il fine giustifica il mezzo si può semplicemente associare alla propria coscienza, che è il fulcro, non ben centrato, di questi momenti di vita. :)
    Ovviamente anche la coscienza può essere stracciata e fatta a pezzi o coltivata e curata durante gli anni. 😉

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  2. avatarAndrez - 28 novembre 2009

    Interessante quesito.

    Mi fa ricordare due aspetti:
    1. la storiella dei leoni e delle gazzelle africane che, per sopravvivere, per motivi opposti devono iniziare a correre la mattina presto.
    2. la partenza di una gara di motocross: 40 moto che partono a tutto gas su di un terreno estremamente accidentato e dopo 300 metri di rettilineo arrivano a 140 km/h alla prima curva, molto più stretta del rettilineo di partenza; là si lotta gomito a gomito su chi deve passare prima con tacite regole non scritte. Spesso infrante.

    Tra persone esenti da egoismo ed arrivismo congeniti, credo siano i bisogni e le necessità ad imporci l'uso di sistemi aggressivi o all'opposto altruisti.

    Se le nostre condizioni non ci consentono ad esempio di sfamare i nostri figli, (o di curarli in modo adeguato se malati) è scontato che la nostra aggressività aumenterà fino a farci commettere "qualsiasi" azione.

    All'opposto, se viviamo in una situazione tranquilla, in sintonia con la società, l'ambiente e la famiglia, allora abbiamo tutte le condizioni per guardarci attorno ed aiutare il prossimo.

    Credo poi che anche il bisogno interiore di autostima e di "realizzazione professionale" obbedisca a questa logica.

    Infine una riflessione sulla bella osservazione di Samyorn: un capo che si circonda di lecchini incapaci è di fatto solo e privo di qualsiasi reale assistenza tecnica ed i suoi risultati saranno deboli e facilmente superabili da altri concorrenti.
    Chi sa invece mantenere attorno a sè personaggi esperti e "pensanti" dovrà (potrà) confrontarsi tutto il giorno con essi ma avrà tutti gli elementi per ottenere ottimi risultati finali.
    E ben difficilmente superabili dai suoi concorrenti.

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  3. avatarSamyorn - 28 novembre 2009

    "un capo che si circonda di lecchini incapaci è di fatto solo e privo di qualsiasi reale assistenza tecnica ed i suoi risultati saranno deboli e facilmente superabili da altri concorrenti."

    Beh, potrebbe semplicemente usufruire dell'assistenza tecnica di chi magari vorrebbe emergere senza prendere le vie alternative, che quindi è capace di prendersi anche responsabilità non renumerate.

    Si sta parlando anche di questo, no? :)

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  4. avatarAndrez - 28 novembre 2009

    Credo di si.

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