Nucleare no grazie

In Italia, il governo Berlusconi il 23 maggio 2008 ha annunciato la ripresa del piano nucleare interrotto da due decenni, con l’impegno ad avviare la costruzione di una centrale entro il 2013.
Sono previste 4 centrali: del garigliano, di Latina, Trino e Caorso. Infatti prenderanno il posto dopo 20 anni, delle vecchie centrali che erano ormai quasi tutte esaurite.
Però, dopo la bocciatura della consulta di parte del decreto con la clausola che le regioni dovranno essere sentite, sembra che il progetto si allontani un pò.
Anche qui come in tutto il resto, il PD ha tentennato per anni..Adesso sembra che faccia sul serio nel rifiutare il nucleare.
Ma la vera farsa è che il governo vuole le centrali ma le regioni no, anche quelle di destra. Della serie “è indispensabile farle però non nel mio giardino”…Se non è ipocrisia questa…
Per sostenere il nucleare si sta adoperando anche quella schifezza di Sgarbi, che utilizza le ultime vicende mafiose, per sparare addosso all’eolico che lui odia tanto perche’ “deturpa il paesaggio”.
Tutti questi signori poi, fanno finta di dimenticare che gli italiani già si sono espressi negativamente sul tema atomico in un referendum.
E’ vero che al mondo di centrali ce ne sono tantissime, ma sembra che la tendenza nel futuro sarà l’abbandono di questo tipo di energia. Gli Stati Uniti, già sono in questa direzione. Infatti costruire una centrale di terza o quarta generazione, cioè quelle “sicure” costa un sacco di danari…Si aggiunga che:
Il territorio italiano non è adatto, essendo ad alto rischio sismico.
La durata media di tali impianti è di 25-30 anni dal momento dell’accensione del reattore, (dopo bisogna farne un’altra).
La produzione di energia non è gratis, infatti invece di importare petrolio si importa uranio. Si aggiunga il consumo di risorse idriche ed energetiche nonché l’uso di sostanze chimiche (fluoro, acido solforico) per l’attività di produzione del combustibile nucleare. Inoltre Il trasporto e lo stoccaggio delle scorie nucleari che comporta infine notevoli rischi potenziali.
Lo smantellamento di una centrale (dopo 25-30 anni) richiede tempi estremamente lunghi e diverse volte superiori al tempo di costruzione e di funzionamento. Ad esempio l’Autorità inglese per il decommissioning ritiene che per il reattore di Calder Hall a Sellafield in Gran Bretagna, chiuso nel 2003, i lavori potranno terminare all’incirca nel 2115, cioè circa 160 anni dall’inaugurazione, avvenuta negli anni cinquanta. Naturalmente deve anche essere trovato un sito atto ad accogliere le scorie ed i materiali provenienti dallo smantellamento.
Il procedimento di fissione nucleare produce materiali residui ad elevata radioattività (scorie) che rimangono estremamente pericolosi per periodi lunghissimi (fino a tempi dell’ordine del milione di anni). Si tratta di vari elementi radioattivi leggeri (i prodotti di fissione) e di combustibile esaurito (uranio, plutonio ed altri radioelementi pesanti) che vengono estratti dal reattore. Questo materiale, emettendo delle radiazioni penetranti, è molto radiotossico e richiede dunque severe precauzioni (e costi), nel trattamento e nello smaltimento. Ad oggi applicazioni pratiche di soluzioni realmente definitive non sono ancora state realizzate e collaudate dal tempo.
Le scorie, vengono stoccate in parte in superfice..! E in parte sottoterra….Che vuol dire fare un buco grande grande profondo profondo colarci un bunker e chiudere tutto con eterno rischio di inquinamento radioattivo di falde acquifere.

Senza tenere in considerazione eventuali incidenti o perdite radioattive come successo a Three Mile Island,o Cernobyl, questa è l’eredità che lasceremmo ai nostri nipoti. Ma non è finita.
Attualmente a livello internazionale, si sta realizzando un progetto sperimentale chiamato”DEMO” che utilizzerebbe la fusione invece della fissione atomica.
Esattamente la differenza fra la bomba di Hiroshima e quella all’idrogeno centinaia di volte più potente.

Le stime attuali non prevedono l’utilizzo effettivo di energia da fusione nucleare prima del 2050. La fusione richiede temperature di lavoro elevatissime, tanto elevate da non poter essere contenuta in nessun materiale esistente. Il plasma di fusione viene quindi trattenuto grazie all’ausilio di campi magnetici di intensità elevatissima.

I vantaggi sarebbero la maggiore quantità di energia prodotta e una minore produzione di scorie.
Ma c’è un particolare assolutamente non trascurabile, cioè che a questa nuova centrale per funzionare serve il trizio, che non si trova in natura e che non può essere stoccato per lunghi periodi; deve essere prodotto sul momento sfruttando i neutroni prodotti dalle reazioni di fusione oppure da una centrale ausiliaria a fissione.
Che significa, facciamo una nuova centrale a fusione che però ha bisogno di una centrale a fissione……..

Detta da un ignorante, (anche solo per la spesa), forse ci converrebbe riempire il sahara di specchi fotovoltaici..o no?

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Sono stati scritti 5 commenti sin’ora »
avatarZeitgeist – 3 febbraio 2011
Certo, caro Fausto, anche io sono per riempire il deserto e tutte le ville e le terre di culino flaccido di pannelli, eliche e quant’altro possa sfruttare l’energia del sole, del mare e del vento.
Basta circondarci di attrezzi velenosi che ci porteranno solo alla rovina e all’avvelenamento della terra e sono d’accordo anche, se necessario, fare un passo indietro sui consumi, troppi sprechi si stanno facendo in nome del superfluo. 😈

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avatarcarmengueye – 3 febbraio 2011
Ben spiegato ai non addetti ai lavori.
Solo due obiezioni, lievi.
Vero è che gli italiani hanno rifiutato il nucleare, ma nel 1987 (a caldo della tragedia di Chernobyl): si tratta di una consultazione un po’ datata, che oggi dovrebbe essere rifatta: i tempi e le persone cambiano. E il presidente mondiale di Legambiente mi ha sorpreso definendosi possibilista sul nucleare, asserendo che una parte dell’energia potrebbe essere ottenuta così…

Riempire il deserto…un po’ mi dispiacerebbe. Certo, se si tratta di avere la doccia calda, da quella consumista inveterata che sono, come oppormi?

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avatarCotti Fausto – 3 febbraio 2011
Dire “riempire il deserto”, è chiaro che è una provocazione.. Col petrolio stiamo distruggendo il pianeta e comunque se non finisce prima il pianeta finirà il petrolio. Possibile che l’alternativa sia riempire il sottosuolo di scorie radioattive?
Quei baluba che noi ci stiamo curando di civilizzare e che ci vendono il petrolio stanno già facendo pannelli a gògò nei loro deserti…Dato che siamo noi la causa della desertificazione, perlomeno utilizziamola per risanare il pianeta..
Fra 2000 anni, i nostri discendenti ( se ce ne saranno) cosa faranno? Un programma spaziale per spedire le scorie nel cosmo?

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avatarcarmengueye – 3 febbraio 2011
Capiscimi, non ho una risposta. Tutto quello che dici è giusto. Era solo un discorso estetico. Nulla a che vedere con le idde di Sgarbi, chiaramente strumentali al berlusconismo.

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avatarAndrez – 9 marzo 2011

Veronesi è un esperto oncologo ma ha recentemente scelto di fare l’esperto nucleare.

Ha lasciato l’incarico di senatore del Pd per la presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. Ha 85 anni e, com’è ovvio, a lui le conseguenze del nucleare, in un futuro che non vedrà mai, non lo preoccupano minimamente.

Di Giorgio Ferrari, ex dipendente Enel – comitato antinucleare:

“Sfido Umberto Veronesi ad un confronto pubblico per suffragare quanto ha affermato nell’intervista a La Stampa del 3 marzo. Ho lavorato nel settore nucleare per più di venti anni svolgendo i controlli sul combustibile nucleare per tutte le centrali dell’Enel e non ho mai sentito tante grossolanità da uno scienziato che per di più occupa un posto delicato come quello di presidente della Agenzia per la sicurezza nucleare.

Sono l’unico esperto nucleare ad aver fatto obiezione di coscienza dopo l’incidente di Chernobil, mettendo a rischio la mia professionalità e la mia stessa carriera e penso con sgomento al fatto che la sicurezza nucleare venga gestita con le modalità assurde stabilite dal governo: dodici mesi per svolgere il licencing di una centrale nucleare e del deposito nazionale per le scorie, quando il maggiore ente di sicurezza del mondo (la Nrc statunitense) ci impiega non meno di tre anni disponendo di oltre mille tecnici esperti, mentre la nostra Asn ha solo duecento dipendenti assai poco preparati.

Che ne sa Veronesi dei problemi che sorgono in fase di certificazione di un progetto nucleare? Di come si valuta un massimo credibile incidente, dei controlli da effettuare in fase di costruzione e di esercizio di un impianto? Di come anche i più sofisticati sistemi e procedure di sicurezza falliscono: a Three Mile Island i malfunzionamenti dei servizi di emergenza furono sei e solo due erano attribuibili al fattore umano. Certo, finché medici come lui si faranno schermo delle statistiche dell’Oms e della Iaea, che sostengono che a Three Mile Island non è morto nessuno e che a Chernobil i morti sono poche migliaia, allora i cittadini dovranno veramente temere per la loro sicurezza. Ci sono scienziati russi, bielorussi ed ucraini che hanno illustrato nei loro studi le decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di patologie post Chernobil, che vengono costantemente ignorati e boicottati da uomini come Veronesi e dall’omertà che contraddistingue la maggioranza della cosiddetta comunità scientifica (non solo italiana).

E poi basta con le falsità che il nucleare ci rende liberi dal petrolio dato che solo il 5 per cento dell’energia elettrica è prodotta con questa fonte mentre la stragrande maggioranza del suo consumo va nei trasporti e nell’industria, e poi è assai probabile che sarà l’uranio ad esaurisrsi prima dei combustibili fossili. Basta con la favola che tutti i problemi del nucleare (dalle scorie ai reattori di quarta generazione saranno risolti) perché sono gli stessi problemi che studiavamo in Enel trenta anni fa prevedendo di risolverli entro il 2000, ed ora che siamo nel 2010 ci dicono che la loro soluzione è spostata di altri trenta anni!

Se Veronesi è disposto a tenersi le scorie nucleari nella sua camera da letto, come pare abbia dichiarato, è affar suo (anche se in proposito sarebbe interessante sapere come la pensano i suoi vicini di casa), ma se il presidente dell’Asn (che è un’autorità indipendente) afferma che le centrali nucleari sono studiate per durare fino a cent’anni, allora si apre un serio problema di competenza e di affidabilità dell’intera struttura che, a mio giudizio, non può che risolversi sollevando Veronesi dal suo incarico.”


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