Nicola Cosentino

La Giunta per le Autorizzazioni a Procedere del Parlamento italiano ha deciso: Nicola Cosentino non deve essere arrestato.

La richiesta alla Camera del Gip Raffaele Piccirillo arriva solo otto mesi dopo. Le accuse sono contenute in 350 pagine fitte di verbali ma la giunta ha deciso di buttarle nel centino in 1 ora e 50 minuti. Altro che processo breve. Non c’era alcun dubbio in realtà, che sarebbe finita così. Mentre chiedono di reintrodurre la vecchia autorizzazione a procedere che bloccava le inchieste e non solo gli arresti, come accade oggi, i politici italiani continuano a usare questa prerogativa come se fosse un privilegio di casta.

si è astenuto. Si tratta del radicale Maurizio Turco, eletto con il Pd.
I parlamentari nella storia repubblicana non hanno mai concesso il via libera alla reclusione dei loro colleghi. Anche nei casi nei quali la loro colpevolezza era conclamata. Anche quando, come in questo caso, il fumus persecutionis è davvero impossibile da sostenere. e non vengono nemmeno lette le accuse contenute in 350 pagine di verbali; la giunta decide di buttarle in 1 ora e 48 minuti.

Invece Turco prima si dichiara d’accordo “con le asserzioni del collega Paolini” della Lega, anche se sottolinea però che “queste valgono per tutti e non solo per i parlamentari”. In pratica sarebbe meglio non arrestare nessuno. Non solo Cosentino. Dopo avere assolto l’imputato, Turco passa a mettere alla sbarra i veri colpevoli: la legge e i magistrati. “Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa”, sostiene il novello giurista, “è un assurdo logico”. Nonostante la Cassazione dica il contrario da decenni. E poi basta anche con questi pm napoletani. Turco esprime “dubbi sulla professionalità dei magistrati che hanno condotto l’inchiesta”.


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