Messaggio ai “raga” persicetani

Ciao “RAGA”, Vi propongo alcune frasi alternative a quella lasciata nella bacheca delle scuole primarie:

1) Raga, mi son proprio divertito a divelgere tutto ciò che i miei genitori hanno pagato attraverso le tasse sudando una vita per darmi un’educazione.

2) Raga, degli altri e dei servizi pubblici me ne frego, qundi spero proprio che quando starò male o sarò coinvolto in un incidente automobilistico, nessuno si curi di me lasciandomi morire là e che se per caso arrivasse un’ambulanza, ci mettesse 2 ore ad arrivare perchè gli infermieri (che sono come me), sono stanchi per aver passato tutta la notte a divelgere una scuola abbandonata.

3) Raga, abbiamo proprio la mente giusta. Quella stessa mente che come nel passato, se arriva un ducetto qualsiasi e ci convince a spaccare le ossa a qualcuno e fargli bere litri di olio di ricino, lo facciamo subito anche gratis.

4) Raga, la scuola, la società, l’istruzione, la convivenza civile, sono tutte stronzate. L’importante è divertirsi, quindi andiamo tutti a farci i super alcolici, le pastigline, a sniffare coca e a siringarci l’eroina. Tanto, quando saremo tutti degli zombie, senza denti e col fegato spappolato, ci saranno sempre dei poveri imbecilli di assistenti sociali ad aiutarci.

5) Raga, è bello quando tutti insieme si spacca tutto. Ci si sente forti. Anche perchè nessuno ci vede. Facendo queste cose, ognuno di noi diventa uomo e impara a fidarsi dei propri compagni. Se un giorno avrai bisogno di loro e sei a casa ammalato, verranno a casa tua e ti aiuteranno a… spaccare tutto! E magari già che ci sono, ti violenteranno anche la sorellina di dodici anni! Pensa che sballo!

6) Raga, vi lascio questo messaggio in bacheca. L’ho fatto bene vero?…Non ho scritto scuola con la “Q” vero? Bè, come voi sapete, qualche imbecille coglione con uno stipendio da fame, ha perso il suo tempo ad insegnarmi queste cose inutili. Quando avrò un fratellino,  gli insegnerò che la scuola è una cosa che non serve a nulla e lo porterò con me a distruggerne una. E alla fine scriverò questo messaggio in bacheca. E mio fratellino invece disegnerà un padulo.


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarYari Deserti - 6 aprile 2013

    Il palazzo da rompere
    Una volta a San Giovanni in Persiceto, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione. I genitori non sapevano piu cosa fare e cosa dire e si rivolsero al sindaco.
    Mettiamo una multa? propose il sindaco.
    Grazie tante, esclamarono i genitori e poi la paghiamo coi cocci!
    Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n’è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Raga, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza.
    Egli prese carta e matita e fece il conto dei danni che i bambini di Persiceto cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel modo. Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta quattordici e trentatré.
    Con la metà di questa somma dimostrò il ragionier Raga possiamo costruire un palazzo da rompere e obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con questo sistema non guariscono piu.
    La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell’inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo, da rompere furono spalancate.
    Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l ‘ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva mai non sia! lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini passavano di stanza in stanza come l’esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino.
    I colpi si udivano in tutta l’Emilia-Romagna e perfino in Toscana. Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati agli armadi grossi come incrociatori e li demolivano scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell’asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso.
    Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall’ultimo piano, ma quando furono
    arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena.
    Ormai si erano davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio su un campo di bicchieri di cristallo, che non ne avrebbero scheggiato uno solo.
    Il ragionier Raga fece i conti e dimostrò che la città di Persiceto aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.
    Di quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di fare quel che volevano. Allora si videro certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali magistrati, notai, consiglieri delegati armati di martello, correre a demolire una parete od a smantellare una scala, picchiando tanto di gusto che ad ogni colpo si sentivano ringiovanire. Piuttosto che litigare con la moglie, dicevano allegramente piuttosto di spaccare i portacenere e i piatti del servizio buono, regalo della zia Mirina… E giù martellate.
    Al ragionier Raga, in segno di gratitudine, la città di San Giovanni in Persiceto decretò una medaglia con un buco d’argento.

    [ G.Rodari – Favole al telefono].

    Questa è una favola (adattata da me 😉 tra le tante meravigliose di Gianni Rodari, quello che è successo in realtà invece non ha niente di favoloso…. VERGOGNA!!!

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  2. avatarAndrea Cotti - 6 aprile 2013

    Bellissimo adattamento caro Yari, grazie per avercelo riportato.

    Anche se noi abbiamo conosciuto e conosciamo altri cittadini di Persiceto,… certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali, contadini e operai, magistrati, notai, consiglieri delegati e insegnanti e poi bottegai e persino orefici, armati di vanga, martello e altri strumenti, correre gratuitamente a … costruire una casa comune, “del popolo”.   :)

     

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  3. avatarAndrea Cotti - 7 aprile 2013

    • Lara Tricolore Se permettete in qualità di maestra rubo la favola di Rodari riadattata, complimenti per l’idea geniale. La rubo anche se non permettete… e il primo articolo direi che è di forte impatto, decisamente!
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