Meditazione e arti marziali

Il mito di Bruce Lee ha influenzato profondamente l’immaginario collettivo delle generazioni dagli anni 70′ in poi.
Che fosse, come definito da tanti il “più forte” o da altri, “solo un fenomeno cinematografico”, ha comunque avvicinato
insieme ad altri artisti, come ad esempio i beatles col loro famoso viaggio in India, l’interesse del mondo occidentale
al magico mondo dell’oriente.
L’interesse per le arti marziali orientali, è esploso per tanti motivi: per il fatto che si combattesse con tutto il corpo
e non coi soli pugni, che si spaccassero tavolette col taglio della mano, ma sopratutto che una persona piccola,
all’apparenza debole potesse sconfiggere in un attimo persone più grandi e grosse.
Apparve in occidente per primo il Judo (sport nazionale giapponese), poi il Karate, e via via tutti gli altri.
Ciò che mi fece interessare delle arti marziali, era il concetto di “energia interiore”..cosa difficile da capire e da
spiegare, poichè se ne può percepire l’effetto solo dopo tanti anni di pratica. Sembra che grazie a questa, gli anziani
maestri potessero battere facilmente i propri allievi allenati e vigorosi e che gli antichi samurai potessero con un
colpo di “katana” tagliare a metà una persona.
Oggi, gli storici concordano nel fatto che i samurai giapponesi siano stati i più temibili spadaccini di tutti i tempi.
Lo scopo della loro vita era meditazione e allenamento. Morire in combattimento o per mano propria. Un samurai
non moriva mai di vecchiaia.
Nel combattimento con la spada si deve avere una condizione mentale di percezione dell’avversario e di tranquillità
interiore raggiungibile solo con anni di meditazione e allenamento tecnico. “vincendo” prima di colpire.

Per capire qualcosa di “arti marziali” e “meditazione” E’ necessario andare indietro nel tempo,
Non sono molto ferrato riguardo questi temi, magari scriverò qualche inesattezza ma mi interessano molto.

Si potrebbe dire che le arti marziali orientali nascano paradossalmente dalle religioni..
Anticamente qualsiasi pratica religiosa anche non orientale, comprendeva la meditazione, Il digiuno,
la preghiera ripetuta (“mantra” nel buddismo).
Nel Cristianesimo la meditazione è una forma di preghiera interiore.
La meditazione religiosa(o trascendentale) ha lo scopo di portare il praticante in una condizione percettiva speciale,
in alcuni tipi di Buddhismo si presuppone una speciale fisiologia che sovraimprime al corpo fisico
un corpo immaginario,diviso in chakra, centri psicofisici che servono a guidare il processo meditativo.
Tali centri sono sette: sulla sommità della testa, tra i due occhi, nella gola, all’altezza del cuore, del diaframma,
dell’ombelico e dei genitali. Essi sono immaginati come fiori di loto.
lo scopo finale della pratica è l’illuminazione, cioè la piena consapevolezza di “sè” e di contatto con Dio.
La meditazione, insieme al digiuno o (in alcune religioni) all’uso di allucinogeni, portava spesso alla visione
del divino o dei santi.
Sembra che alcuni santoni indiani riescano con la meditazione a controllare totalmente il proprio corpo fino a
bloccare il proprio cuore con la volonta’…(non sono andato mai a controllare).

In estremo oriente al contrario che da noi, si potrebbe dire che la spiritualità, la meditazione, la medicina,
l’alimentazione e le stesse arti marziali sono sempre state mescolate e influenzate l’una dall’altra.
Sembra che l’origine delle arti marziali provenga da un monaco buddista di nome Bodhidharma, che elaborò
e sviluppò un metodo di autodifesa per contrastare le razzie che facevano i briganti all’interno dei monasteri
“shao lin” in Cina, dai quali sarebbero poi nate e divulgate nel tempo tutte le arti marziali orientali.

Col tempo si sono sviluppate discipline che utilizzavano la meditazione esclusivamente per rafforzare il corpo,
la mente e la capacità percettiva-sensoriale del praticante. Esempio lampante gli antichi samurai giapponesi
che praticavano la meditazione “zen”. O addirittura i “ninja”, che non erano altro che assassini prezzolati che
usavano qualsiasi mezzo per essere silenziosi, invisibili e micidiali.

Oggi sono molti i metodi meditativi praticati nel mondo, si differenziano da molte cose e sopratutto dalla postura.
Possiamo considerare due dimensioni mentali della nostra esistenza: la veglia e il sonno..la meditazione è la terza
dimensione considerata da chi pratica quella “superiore” poichè imposta dalla volontà.
La pratica della meditazione non è facile da descrivere:
trovata la comoda postura(o allenati a starci), si deve vuotare la mente, concentrandosi sul rilassamento e sul
“respiro energetico” (di solito sempre a bocca chiusa o lingua appoggiata al palato, inspirazione lenta e profonda
con compressione verso il basso del diaframma e gonfiamento addominale, pausa di due secondi e espirazione
lenta con rilassamento addominale).
Alcune scuole meditative insegnano a visualizzare immagini o condizioni particolari che portino chi pratica
all’estraniarsi completamente da ciò che lo circonda o all’opposto sentirsene totalmente parte, arrivando ad un
totale stato alterato di coscienza.
I risultati variano da individuo a individuo, ma per tutti sicuramente controllo delle pulsioni, rinforzamento delle
difese immunitarie e sopratutto grande consapevolezza di sè e di ciò che ci circonda.
Sicuramente un ottimo metodo per rompere l’infernale ritmo dei giorni nostri e trovare un attimo di tranquillità.
Per quanto riguarda la mia esperienza in merito, posso dire che è tutto fuorchè tempo perso.

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Commenti
Sono stati scritti 10 commenti sin’ora »
avatarcarmengueye – 29 gennaio 2011
Quando ho iniziato a interessarmi del mondo orientale, della sua spiritualità, erano circa gli anni ottanta. Ero scettica, positivista, al massimo interessata a risolvere qualche mio problema personale.
Gli anni novanta sono così trascorsi tra profezie di celestini, Choprah, Coehli vari, senza che però avessi il coraggio di avvicinarmi realmente alla materia.
Solo a una svolta definitiva della vita, in un momento di crisi nera, trovai questo coraggio.
Salto i vari passaggi, per arrivare al reiki.
Ci sono ormai varie scuole di questa pratica o disciplina. di guarigione. Io sono stata indirizzata a una maestra, che ha esercitato un rito; esso doveva essere seguito da speciali meditazioni sulla mia vita, dalla nascita al presente. Non molto, una ventina di minuti al giorno per un periodo. Si fa al primo e al secondo grado, poi si può proseguire.

Rivedere il film della propria esistenza non è sempre uno scherzo. Bisogna andare a toccare noccioli duri, interrati come quello di Chernobyl, e in effetti le conseguenze sono radioattive.
Prima mi ammalai e fui operata di uno stranissimo ascesso alla bocca. Poi dovetti chiedere perdono alle persone cui avevo fatto un torto: ricordo che a Parigi mi misi a piangere camminando, perché ero sotto effetto della meditazione.
Poi vennero fuori le falsità di gente che mi frequentava. Come birilli, cadevano i falsi amici, si rivelavano dei retroscena.

Iniziai a liberarmi di oggetti inutili, a rifiutare l’accumulo, a fare download. Intorno a me nascevano tanti bambini, compresa la seconda nipotina, tutti quelli che avrei desiderato e non erano venuti, ci riuscì perfino una mia cugina di 45 anni!

Mi riappacificai con la mia famiglia d’origine; presi contezza delle vere ragioni delle mie seconde nozze, che rischiarono seriamente una tranvata, ma non temevo più la solitudine.

Il reiki rende se tu lo alimenti. E’ un nutrimento della vita. Si moltiplicano i deja vu, segno palese di un riallineamento alla vita che realmente ti spetta. Metti cancelli dove sai di poter deragliare.

Nulla di esoterico, nel senso di cerchia di adepti o visioni. Al limite, ti riavvicini perfino alle antiche cose, vedi Cristo e Maometto come tuoi amici, sei ateo ma potresti credere in tutto, tu sei il tutto.

Una cosa devi evitare, rancori che potrebbero tornare come boomerang. E ne ho eliminati molti, direi tutti. Non si rida, ma solo quello pre il signor B è rimasto intatto. Ci dovrei lavorare su. Anche perché se prendo il terzo livello, l’odio non è consentito.

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avatarCotti Fausto – 29 gennaio 2011
Su questa tua ultima frase, ci sarebbe da scrivere per un bel pezzo… 😉

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avatarcarmen armaroli – 29 gennaio 2011
Tutto molto interessante. Anche se mi pare che siano due approcci diversi. La meditazione trascendentale di cui parla Fausto mi sembra un lavoro di rafforzamento interiore per trovare un equilibrio con tutto l’ambiente che ti circonda. Mentre il reiki descritto da Carmen, se ho capito bene, è un rielaborare il tuo rapporto con gli altri.
Hanno comunque entrambe una funzione importante, anche se diversa. Rafforzare lo spirito , o meglio, la personalità. Rende più facile affrontare le avversità, sublimandole per restituirle ad una dimensione del tutto diversa nel nostro sistema di relazioni.
Sono interessata a queste pratiche, ma anche molto timorosa di “beccare” le persone sbagliate. Non sono molto brava a riconoscere quelle in buona fede, per cui giro intorno a queste cose con la tipica diffidenza dell’ignorante.

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avatarCotti Fausto – 29 gennaio 2011
Vorrei dividere ciò che ho scritto e di cui sono più o meno a conoscenza, da ciò che pratico.
Credo che sia più facile cadere nelle mani di ciarlatani o gente che ti vuole convincere di qualcosa , quando si parla di pratiche più o meno mentali.
Inoltre credo che il lavoro migliore debba sempre coinvolgere corpo, testa, respiro e spirito. Per questo pratico qualcosina di meditazione ma il vero lavoro (tai chi) deve avere sempre la bella “sudatina” con doccia tonificante finale.

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avatarcarmen armaroli – 30 gennaio 2011
Cosa vuoi dirmi, Fausto, che non è roba per la nonnina dai bianchi capelli della foto qui accanto? 😀

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avatarcarmengueye – 30 gennaio 2011
Giusto, Carmen. Pare che il brain washing mediatico attuato dalle équipes, o spin doctors, di B, si basi su qualcosa di simile alla dimanica mentale, altra disciplina new age che ti metterebbe in contatto con l’io profondo ( e alquanto costosa se ti avvicini ai guru del settore). Son robe che possono fare malissimo o benissimo, compreso al portafoglio. Sembra che la figlia di Al Bano abbia ecceduto nella fede al pensiero laterale”, e non si contano i caduti sul campo tra adepti a sette varie.
La differenza che hai notato tra l’approccio di Fausto e il mio c’è; credo si debba scegliere ciò che è più consono alle proprie esigenze.

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avatarCotti Fausto – 30 gennaio 2011
Veramente anche io ho i capelli bianchi… No al contrario, personalmente ti consiglio di scegliere una attività che coinvolga anche il movimento del corpo integrato col lavoro mentale e respiratorio.
Anche in occidente c’e saggezza quando si dice “mens sana in corpore sano” .
La meditazione (di solito seduti), purtroppo non ha attività motoria perchè secondo le antiche tradizioni
meditative, si deve “superare il corpo, la fame, il dolore per andare oltre” .
Fra i vari maestri di meditazione puoi trovare il buono o il ciarlatano……
Ma quando fai una attività che coinvolge il lavoro anche muscolare,(la famosa sudatina), puoi trovare maestri mediocri ma raramente truffaldini.

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avatarcarmen armaroli – 30 gennaio 2011
Grazie Carmen e Fausto. Vedrò che fare.
Qualche anno fa ho praticato lo yoga “acrobatico”. Scusate ma non ricordo più il nome esatto. Andavo in una palestra di Borgo Panigale (per chi conosce Bologna). L’istruttore si chiamava Baleotti. Aveva oltre settant’anni, ma un fisico e una mente eccellenti. Mi piaceva molto, era divertente e nello stesso tempo mi rilassava moltissimo, anche se era faticoso. Ho dovuto smettere in seguito ad un incidente d’auto (con il lavoro che faccio sono un soggetto a rischio). Con una protesi al posto del femore, il “saluto al sole” e le acrobazie con le corde erano diventati impossibili. Lo yoga dolce o meditativo mi ricorda troppo il training autogeno dei corsi in gravidanza. Una barba. Oltretutto, anche lì piantai tutto perché l’insegnante mi faceva un po’ di mobbing. Non era tutta colpa sua; purtroppo, non riuscivo a concentrarmi e l’aveva presa come un affronto personale.
Eppure, sono sicura che certe pratiche fanno molto bene, a qualsiasi età.

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avatarCotti Fausto – 30 gennaio 2011
Conosco Bruno Baleotti, (forse lui no) negli anni 70- 80 era uno dei grandi maestri di Karate bolognesi poi si è dedicato allo Yoga. Anche io ho praticato Karate per 15 anni e poi ho sentito il bisogno di fare qualcosa di meno”duro” e più rilassante.

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avatarcarmengueye – 30 gennaio 2011
EhCcarmen, non è solo questione di età e incidenti. Io stetti un anno circa senza più fare le asanas; quando ripresi, non riuscii più a mettere la testa sul ginocchio. Lo Yoga è impegnativo.


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