Ma com’è messo il Pd?

Recentemente abbiamo scritto più volte che i silenzi e le assenze del Pd, le posizioni ambigue e tentennanti, sue e dei suoi leader, alla fine ne favoriscono il consenso dei moderati, al punto che i sondaggi, da tempo positivi, ora arrivano al 30%, con punte del 32%.

La cosa va detto non ci dispiacerebbe per nulla, in quanto è evidente che qualsiasi sia la nostra posizione a sinistra, senza questo grande partito non si vince nulla.

Resta l’incognita del Leader, del possibile candidato Premier da contrapporre al puttaniere alle prossime politiche, che è evidente che ce lo ritroveremo lì.

Lui farà come nel 2006, e all’ultimo minuto con mosse fantasmagoriche a sorpresa e in mondovisione, tipo “abbiamo una banca” di Fassino o la comparsata al Plenum di Confindustria, in diretta, saprà ammaliare e convincere, e riportare a sè con adeguate fanfaluch-promesse il suo mondo malavitos-destroso ora astensionista, stravolgere gli attuali sondaggi e … rivincere.

Rivincere, perchè nel 2006 c’era Prodi ma oggi, pur vantando punte del 32% di consensi, il Pd mostra un candidato Premier che lo vorrebbe tale il 24% dei suoi elettori.

Mi sa che qualcosa non va cari amici, non sembra anche a voi ?


Commenti
Sono stati scritti 11 commenti sin'ora »
  1. avatarCarmenGueye - 26 gennaio 2012

    Il PD è purtroppo un po’ autoreferenziale. Esso c’è, e tanto dovrebbe bastare a chi lo volesse votare. Esso raccoglie, ma non drena. E’ pro o contro la laicità? Mistero. E’ pro o contro le inchieste della magistratura anti casta? Chissà. E’ pro o contro le leggi ad personam o a volte le vota? Non s’è capito bene. Anzi, dovessimo ascoltare notabili alla Violante, ci sembrano vicini alle posizioni PDL. Insomma, sta un po’ con tutti, non si schiera. Lo vota chi è già convinto, una pletora che, per come la vediamo ogni giorno, non mette in dubbio mai le posizioni, anche perché esse sono sfumate un po’ su tutto. Ci pare che sia l’altra faccia del PDL: chi lo sostiene, lo fa e basta.
    Per cui poca scelta rimane a chi conserva il vizio di cercare di capire i perché, per chi preferirebbe dei NO decisi a scelleratezze palesi. Quindi, infine, qual è il problema? Che si rischia di ridare il paese in mano a chi sappiamo e questa sarebbe la tragedia finale.

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  2. avatarCotti Fausto - 26 gennaio 2012

    Giusto Carmen…Rutelli è andato via  ma di galletti stronzetti  il PD ne è ancora pieno. Loro la chiamano “libera dialettica all’interno del partito” Io la chiamo gara a chi fa la diva . Troppi anni di berlusconismo, grande fratello e isola dei famosi.
     Un pò di umiltà alla Berlinguer gli farebbe bene.

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  3. avatarAndrez - 26 gennaio 2012

    Proprio così, bravo Fausto.
    Sarebbe bellissima e benvenuta una “libera dialettica all’interno del partito”, se a farla fossero personaggi come Berlinguer e Moro. Ma anche arrivando a oggi dei Pisapia e Tabacci, gente insomma che non appare infettata dai sistemi puttaneschi e comari alla De Filippi Style.
    Bersani sarà pure simpatico, ma a parte che a quel livello a simpatia preferirei l’originale, Crozza, come si fa ad immaginare che possa essere lui ad indicare il progetto per ricominciare, come chiedono oggi gli italiani (tutti) secondo il Rapporto Eurispes,  se oltre il 75% degli elettori del suo stesso partito non lo considera tale ?

    Un Paese alla deriva, attaccato più a quel che resta del proprio benessere che al desiderio di rimboccarsi le mani per far risollevare le sorti dell’economia e della società civile.
    “Appaiono sempre più evidenti la necessità di superare la tecnica della navigazione a vista e l’obbligo di dispiegare una nuova e più lungimirante capacità progettuale alla quale affidare il futuro del Paese”. Basta con la “compatibilità obbligata”, cioè l’arte di riuscire a far convivere tutto con il suo contrario. Piuttosto, “è arrivato il tempo il tempo di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità e ai propri doveri”: la politica, certo, “una buona politica che sappia prendere su di sé il compito e la responsabilità di restituire all’Italia il futuro che merita”.

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  4. avatarCarmenGueye - 26 gennaio 2012

    Tabacci. L’ho sempre ammirato. Ma se avesse mollato lo scranno parlamentare dopo l’elezione a Milano, continuerei ad ammirarlo come prima, invece ora…

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  5. avatarCotti Fausto - 26 gennaio 2012

    Mi sembra di aver letto, quando Tabacci entrò in giunta, che sia stato lo stesso Pisapia a chiedergli di tenere i piedi in due staffe Per avere contatto diretto col parlamento…

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  6. avatarCarmenGueye - 26 gennaio 2012

    Non mi cambia il giudizio finale, anzi ora mi scende Pisapia.

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  7. avatarAndrez - 27 gennaio 2012

    Così, tanto per tentare di spezzare una lancia a loro favore.

    In effetti prendere in mano la Milano di Bossi e del puttaniere, dopo anni di centrodestra e Moratti, con Formigoni Presidente della Regione e CL che controlla da sempre ogni minima cosa che si muova nell’area,  non dev’essere stato per nulla simpatico.

    Se poi aggiungiamo che è la Milano “anche” di Penati quella e che il Pd là ne ha combinato e ne combina di cotte e di crude, fin dai piglioristi della Milano da bere di Craxi,  … Pisapia, Tabacci e il resto del gruppo debbono essersi sentiti più volte altro che in trincea. E bisognosi di attaccarsi ad ogni possibile appiglio-spiraglio che potesse dare loro sostegno.

     

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  8. avatarCarmenGueye - 27 gennaio 2012

    La conversazione si fa accademica; è giusto ciò che dici, ma così si va di giustificazione in giustificazione. Certo, c’è di peggio.

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  9. avatarLorenzoGT - 27 gennaio 2012

    Io credo che i problemi gravi che ha il PD sono dovuti al fatto che da quando è stato creato questo partito unendo il PDS con la Margherita non sono riusciti a creare un’identità unica. Basti ricordare che fino a poco tempo fa una come la Binetti era una rappresentante di spicco della dirigenza del partito. Quindi, tra la Bindi e Bersani continua ad esserci una frattura che impedisce al partito di assumere delle posizioni nel dialogo politico. Per questo semplice motivo quindi il PD semplicemente “non c’è”. Altro aspetto negativo è la dirigenza fatta da esponenti che mirano più a mantenere la propria poltroncina che mettersi in gioco, rischiando magari posizioni poco condivisibili ma necessari per il bene del paese.
    Leggo l’ultimo sondaggio che Andrea ha riportato, che vede un PD al 28,5%, un IDV al 8,5% e un SEL al 7%.
    Se togliamo SEL, che è una forza politica che ha una chiara collocazione e un suo specifico elettorato, io ho sempre pensato che i voti dati all’IDV siano semplicemente voti di persone che non se la sentono di votare PD.  ed un 28,5% + 8,5% fa un ottimo 37% che il PD, diversamente gestito, avrebbe dovuto portare a casa, visto il momento storico favorevole dato dalla caduta di Berlusconi. Ed invece il PD che fa? Tira a campare!

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  10. avatarCarmenGueye - 27 gennaio 2012

    Concordo su IDV.

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  11. avatarAndrez - 28 gennaio 2012

    Guarda Lorenzo, la prima parte della tua analisi mi sembra molto generosa. :mrgreen:

    La seconda invece mi pare più realistica:  “Altro aspetto negativo è la dirigenza fatta da esponenti che mirano più a mantenere la propria poltroncina che mettersi in gioco, rischiando magari posizioni poco condivisibili ma necessari per il bene del paese.”

    La mia sensazione è che la maggioranza di quei leader risponda a blocchi e correnti, potentati e lobby ben specifiche, sulla falsariga del Pdl,  e che si muova non per una visione di partito, ma solo per garantire-favorire i ristretti interessi di quei settori clientelari.  Ognuno il suo.

    Poi c’è anche chi, come forse Bersani, non sembra rappresentare interessi particolari o specifici, ma solo costantemente indaffarato nel tentativo di tenere unite quelle tante forze centrifughe, ognuna col suo personalissimo interesse, barcamenando e offrendo-promettendo contentini a tutti, senza mai riuscire ad individuare, ma nemmeno a ipotizzare, quello che tutti i cittadini oggi chiedono: un  progetto per ricominciare.

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