Lo Stato illegale

percolatoLa vicenda è stata trattata da molti giornali, ma forse è il caso di parlarne, perché è sintomatica di come vanno le cose oggi in Italia. Stiamo parlando del procedimento penale che vede come indagati nel complesso 14 persone, tra gli altri Marta Di Gennaro l’ex vice di Bertolaso (che non è indagato) alla Protezione civile, già implicata nell’inchiesta detta “Rompiballe” sempre per faccende di rifiuti in Campania (il processo inizierà in questi giorni presso il tribunale di Roma), e Corrado Catenacci, ex commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, i quali sono stati scarcerati dagli arresti domiciliari pochi giorni fa poiché il tribunale del riesame ha ritenuto che non sussistessero le esigenze cautelari (la Di Gennaro è in pensione, Catenacci si è dimesso, per cui non esiste pericolo di reiterazione del reato).
Ebbene, secondo quanto risulterebbe dalle indagini della magistratura, avrebbero versato per anni direttamente in mare, senza alcun tipo di trattamento, tonnellate di percolato, un liquido che si produce nelle discariche quando dentro ci mettono tutti i rifiuti indifferenziati (come del resto accade molto, troppo spesso), che è altamente tossico. Quel liquido ha inquinato il mare del litorale domizio, al punto che già nel 2008 era normali i casi di persone che si lamentavano di problemi alla pelle dopo essersi immersi in acqua, ma generalmente si chiudeva la vicenda con rassicurazioni di vario tipo, senza mai approfondire la questione. Alla fine è stata la magistratura che si è occupata di un problema che alla politica non interessava evidentemente approfondire, e si è anche capito perché alla politica quel problema non interessava.

Versando il percolato in mare aziende private ci hanno fatto soldi a palate e i politici hanno raccolto potere e voti, ma il territorio, il mare, i cittadini della Campania, hanno subito un danno ambientale gravissimo, che per risolverlo ci vorrebbero oltre 30 anni.
Nonostante quello che normalmente si crede, la Campania non è l’unica regione d’Italia asfissiata dal problema dei rifiuti, ed il percolato è un problema forte anche altrove, per cui è importante che si comprenda bene il fenomeno, per arginarlo, per impedire che la cattiva politica distrugga altre Regioni. Napoli e la Campania sono, in materia ambientale, un esempio di come la cattiva politica, per meri interessi affaristici, per mantenersi al potere, per acquisire voti, ha distrutto un territorio e le sue risorse, scaricando sulle generazioni future il conto del disastro. Saranno le prossime generazioni che ne pagheranno lo scotto, con gravi malattie, problemi alla salute, e con l’impossibilità di utilizzare quelle risorse, pensiamo al terreno del Vesuvio, spesso usato per aprirvi nuove discariche altamente inquinanti, che una volta, però, era fertilissimo e dava lavoro a tantissima gente, producendo dei vini tra i migliori in assoluto, esportati fino in Canada. Oggi non li vuole più nessuno, quei vini, e la gente se ne va, se non muore prima di cancro.

Si deve precisare che il video precedente riguarda fatti relativi all’inchiesta “Rompiballe”, e le foto del “geyser” di percolato le potete vedere online.
Per quanto riguarda la nuova inchiesta, pur chiarendo che siamo ancora alle battute iniziali e quindi è ancora tutto da accertare, sono stupefacenti le dichiarazioni degli indagati, come Generoso Schiavone, dirigente regionale, il quale nel corso di un interrogatorio ha dichiarato: “Eravamo in una situazione di emergenza. Avevamo due alternative: lasciare il percolato in discarica, oppure conferire nei depuratori. Ma nel primo caso avremmo corso seriamente il rischio di inquinare le falde acquifere e i campi”. Anche le intercettazioni dell’amministratore delegato di una delle aziende coinvolte sono significative: “A me della Campania non me ne frega un cazzo, non me ne frega dello smaltimento dei rifiuti, il problema è loro. Devo fare tutto questo per 20mila euro al mese. Mi hanno chiamato, mi hanno fatto sedere su una sedia e mi hanno detto ti devi prendere il percolato”.
È lo stesso Schiavone che sembra cosciente della gravità della situazione, quando in un’altra intercettazione dice: “Quello è disastro ambientale. Il trenta, quaranta per cento del fango viene buttato a mare. Hanno bypassato intere aree dell’impianto, buttano in atmosfera i gas biologici. Ma che c… dobbiamo fare più di questo? E poi domani ti dicono che tu eri il responsabile… Il responsabile di che?”.

Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere, si giustificano comportamenti altamente distruttivi per l’ambiente e per la salute pubblica con la situazione di emergenza, in tal modo si realizzano ulteriori emergenze molto più gravi, appunto quelle della salute pubblica, e questo senza dimenticare che molto probabilmente le emergenze sono create ad arte, proprio per poter agire senza i lacci e lacciuoli delle leggi, consentendo quindi l’aggiramento delle leggi, la concessione degli appalti direttamente alle aziende preferite, e così gestire fiumi di denaro senza alcun controllo e senza alcuna trasparenza, in spregio di ogni tutela ambientale.

Tutto appare abbastanza chiaro, per chi vuole vedere, ma nessuno forse vuole farlo. “Gli impianti non funzionano affatto, ma la cosa deve rimanere tra di noi”, si sente in una telefonata tra un funzionario e un gestore di depuratori, e in una relazione dell’Arpac, del 2007, si legge: “I risultati di questi campioni di acque reflue confrontati con quelli dei mesi precedenti attestano uno stato di sofferenza dello stato di ossidazione biologica dovuto anche alle modalità di immissione del percolato”.
Tutti fanno finta di niente, “anche il Commissario straordinario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso e il suo vice Marta Di Gennaro avevano consapevolezza della problematica del percolato, e tuttavia lo gestivano con assoluta sufficienza, e soprattutto in dispregio di ogni regola”, scrivono i magistrati napoletani, ed il procuratore di Napoli aggiunge che l’emergenza rifiuti è dovuta alla mancata “volontà politica di risolvere il problema della spazzatura, altrimenti in tanti anni lo si sarebbe fatto”; “I nomi? Semplice, mi riferisco a tutti quelli che in questi sedici anni di emergenza hanno ricoperto ruoli di responsabilità a livello centrale e locale. È inutile cercare alibi, la situazione è sotto gli occhi di tutti”.

Attendiamo i risultati delle tante inchieste sui rifiuti che sono partite in questi anni, semmai non saranno decapitate dalle prescrizioni, ma una cosa ormai appare certa, qui non è un problema di camorra, qui è un problema che tocca gli uomini dello Stato, qui è lo Stato che è illegale!


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarcarmengueye - 6 febbraio 2011

    Per il momento, non mi attendo più nulla. Ho visto malversazioni palesi mai punite. Credo che il criterio, almeno da noi ,sia quello antiorario, dunque noi qui  siamo distorti rispetto al parametro che regola la vita civile italiana.

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  2. avatarCotti Fausto - 6 febbraio 2011

    Queste cose sono poco importanti. Il nostro è un paese che pensa al futuro. Pensate che bello quando potremo andare in Sicilia attraversando il ponte più lungo del mondo e avremo risolto il problema dell’energia con le nuove centrali nucleari. Affideremo il compito dello stoccaggio delle scorie a persone veramente affidabili e dormiremo sogni tranquilli….viva l’Italia.

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  3. avatarBlog di Andrez » Blog Archive » Rifiuti: 30 anni di misteri italiani - 5 aprile 2011

    […] cioè non separati, non trattati, ma solo sminuzzati, nelle discariche producono il cosiddetto “percolato”, residuo dei rifiuti organici (la frazione umida), che finisce nelle falde acquifere […]

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