Le ammazziamo per amore

Con il caldo la violenza degli uomini aumenta ancora di più.

Sparate o prese a bottigliate, strangolate o accoltellate, in questi giorni di agosto gli uomini stanno ammazzando 2-3 donne al giorno. Per amore dicono.

L’otto agosto il Governo Letta sostenuto dal delinquente abituale (e dalla Mussolini, dalla Santanchè, da Giovanardi e Gasparri, e poi da Brunetta ecc.) ha varato il Decreto Legge sontro il femminicidio, e difatti nei giorni subito successivi sono più che raddoppiati.

Ma davvero pensiamo che un Decreto accettato dal pregiudicato per prostituzione minorile, colui che fin dalle tette di Colpo Grosso/Smaila su Canale 5 di 35 anni fa umilia le donne e le impone ai maschietti come un prodotto commerciale da usare e gettare …  possa essere efficace?

Questo è un decreto repressivo e non si otterrà nulla se non si interviene sulla prevenzione. Dalla scuola alla formazione degli educatori, dai libri di testo delle elementari all’educazione al genere, all’affettività, alla sessualità, così da insegnare ai maschietti che non sono padroni delle loro donne e che esse non sono merce pubblicizzata in TV da comprare.  Ma di questo si guardano bene anche solo di parlarne.

In quel Decreto non si parla di centri antiviolenza, e ovviamente non si prevede nè che si creino dove non ci sono nè che si finanzino gli esistenti. Poi non si parla di centri di educazione per uomini violenti; non si vuole cioè fermarli, formarli e prevenire le  violenze, ma si spinge per una sempre comoda contrapposizione, alimentando la guerra dei sessi, fornendo a chi è solo infastidito dalla parola femminicidio ottimi argomenti per ritenere solo ostile quel Decreto.

Non si accenna ad osservatori per monitorare i femminicidi, rendendo pubblici i dati reali di quanti sono e come avvengono. Ad ora le indagini statistiche appaiono incomplete e generiche. E quindi manipolabili, … contestualizzabili.

Pericolosa l’imposizione della non revocabilità della querela che impedisce alla vittima di revocare la denuncia senza prevedere concrete garanzie di protezione alla querelante; se lo Stato non intende garantire la protezione della denunciante la mette seriamente a rischio, in quanto la stragrande maggioranza dei casi, dopo la querela la situazione per chi ha subito violenze comincia a peggiorare.

Disgustoso poi che in quel Decreto siano inserisce misure repressive nei confronti della lotta NoTav; il governo fa passare una misura meramente repressiva (finalizzata esclusivamente agli interessi della Coop CMC) con la scusa di norme in difesa delle donne.

E poi quel Decreto è uno spudorato fiore all’occhiello di cui si fregia (e cerca legittimità) un Governo incapace e conservatore, che con toni paternalistici, rassicuranti e consolatori  ha solo strumentalizzato la lotta di chi si oppone ai femminicidi e alla violenza sulle donne.

 

Dal 1975:                                                                                         A ieri:

  Come costruire un popolo di maiali

 

 

 

 

 

 

 

 

E come dare loro l’esempio

(da notare: ha una mano sotto il golfino, sul seno, e l’altra tra le gambe dell’altra ragazza)


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 18 agosto 2013
    • Stefano Querzè     Caro Andrea, condivido appieno il contenuto del tuo articolo, che tra l’altro riflette un mio precendente commento, di qualche tempo prima che il decreto fosse approvato. Aggiungerei un paio di cosette. Innanzi tutto, una cosa che manca in questa legge è la previsione di mezzi per istituire dei punti di ascolto. Per mia esperienza personale, so che uno dei problemi prinicpali delle donne che subiscono violenza minacciata e continuata è quello di non trovare ascolto. I centri esistenti sono estremamente insufficienti e nella maggior parte dei casi sono gestiti da volontari, con pochi mezzi ma che comunque svolgono un’attività efficace seppure numericamente limitata. Occorrono persone che stiano vicine alle donne in pericolo, che suggeriscano loro, in modo professionale, i comportamenti più idonei da seguire e che in molti casi mettano a loro disposizione dei posti sicuri, anche questi sono insufficienti. E poi occorre fare informazione ed educazione. Di questo c’è molto poco nel decreto. Anche l’inasprimento delle pene, secondo me, non è efficace, anzi controproducente. In generale, sarebbe ora che si smettesse di pensare che chiudere una persona in una cella lo renda migliore, ma una persona che agisce con violenza e che pone come bersaglio di questa violenza la donna che gli sta accanto, non vedo come possa diventare un individuo rispettoso mettendolo a vivere coattivamente in un ambiente come quello carcerario, a contatto con i personaggi che vi vivono. Tra l’altro, i violenti imprigionati minacciano vendetta e le vittime vivono nel terrore che al termine della pena, o per via di un indulto o di una amnistia, la minaccia di vendetta possa poi concretizzarsi. Inoltre, l’irrevocabilità della denuncia, secondo me, avrà un effetto devastante sul numero di denunce presentate. Se già ora quest’azione reversibile non è certo la regola, tante, certamente la maggior parte sono le denunce che non vengono presentate, figuriamoci se poi non c’è modo di tornare indietro, quante altre volte si preferirà rinunciare. Sembra proprio anche a me che questo decreto abbia più fini propagandistici che reali.
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  2. avatarValeria Pritoni - 18 agosto 2013

    Di fronte alla violenza psicologica poi non c’è nessuno che si assuma responsabilità di certificarla. Anzi, si cerca in tutti i modi di nasconderla. Viene continuamente chiesto di “trovare un accordo” quando è ben chiaro come questo sia impossibile in una situazione di disequilibrio.

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  3. avatarAndrea Cotti - 18 agosto 2013

    Massimiliano Navacchia  Concordo. Temo che per combattere in maniera efficace questo macello servano durezza, prevenzione e repressione coatta delle mentalità maschiliste/conservatrici di cui l’Italia è culturalmente pregna.

    Bisogna sicuramente mettere fine al più presto a questa, come la chiama Guzzanti, “mignottocrazia” immeritocratica

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