La linea d’ombra

resistenza25 Aprile 2014 … settant’anni dopo la LIBERAZIONE dell’Italia, cosa resta di quel “patto giurato fra uomini liberi ” e degli ideali di equità e giustizia in cui credettero quegli uomini ?  Occorre, una riflessione, per capire chi siamo e da dove veniamo e, se della Resistenza ci sono ancora TRACCE VIVE nella cultura e nell’animo del nostro Paese, e dove, eventualmente esse siano.

Mi risulta, difficile – a voler essere onesto, almeno con me stesso, e senza cadere nella retorica – dare e darmi delle risposte. Gli ultimi settant’anni sono passati rapidamente, e velocemente è cambiata anche la società; veloci, sono stati i progressi tecnologici e scientifici. Sembra, che abbia agito una forza centrifuga, e che questa abbia, anche, frantumato gli ideali della generazione della Resistenza e di quella successiva, in tante piccole particelle, sparse qua e là… tutto gira talmente veloce, che il rischio è quello di trovarsi al punto di partenza, di camminare perennemente in una linea d’ombra, senza mai varcarla.

Ecco allora il ripresentarsi di vecchi elementi, anche contrapposti tra di loro, con un vestito nuovo, adornato magari con una bella fascia tricolore.
Come quella che aveva la massima carica dello Stato quando parlava di “anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare”, o di “vecchie pulsioni antimilitaristiche”, o che esaltava, proprio il giorno del 25 aprile, la figura dei due marò, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani, mentre prestavano servizio pubblico per “la patria”, su una nave petroliera privata.

La “sicurezza nazionale” è imprescindibile dall’elemento militare, per la massima carica dello Stato, per il quale sono anacronistiche anche le obiezioni che vengono sollevate sulle spese militari, e in particolar modo sugli F-35, che come dice pubblicamente in Tv, l’attuale Ministro della Difesa “potrebbe succedere che qualcuno decida di sparare un missile… che possono arrivare a distanze estreme… oggi purtroppo le armi sono micidiali”…  Niente tagli, quindi, sulle spese militari, indispensabili per lo Stato.

Nessun dubbio, invece si è avuto, quando si è trattato di imporre ai cittadini italiani, le politiche di austerity dell’ Unione Europea, ostaggio oggi, dell’alta finanza. Settant’anni fa, la Resistenza si opponeva a chi tentava in Europa di imporre militarmente un nuovo ordine, un ordine che oggi lo si vuole imporre in maniera diversa, in modo meno cruento, ma non per questo indolore: attraverso politiche economiche di austerity. Queste politiche, diventano dei veri e propri diktat provenienti dal mondo finanziario, che impoveriscono i cittadini degli Stati membri dell’Unione, e in particolare di quegli Stati che si trovano ad avere un alto debito pubblico, che diventa lo “strumento” per stabilire il nuovo ordine, e limitare fortemente la sovranità di quegli Stati.

Tale debito è spesso la traduzione di un debito privato in debito pubblico, un simulacro virtuale costruito dalle banche e dalla finanza, un numero dettato da calcoli contabili e da interessi a “strozzo” e non il frutto di una transazione onesta. A questo, bisogna aggiungere, che la BCE può prestare soldi solo alle banche (enti privati), e non ai singoli stati.
Un’altra considerazione, su cui riflettere – e ritornare al punto di partenza, cioè a settant’anni fa –  è che la Germania, promotrice oggi delle politiche di austerity in Europa, subito dopo la guerra si trovava ad avere un altissimo debito pubblico, doveva risarcire i “danni di guerra”e aveva un intero Paese a ricostruire.

L’Accordo di Londra sul Debito del 1953, alleviò il peso economico della Germania, aiutando a ricostruire la nazione dopo la guerra aprendo la strada per il suo successo economico.
Ecco, come la storia si va intrecciando, e come ritornano di attualità i valori di equità, giustizia sociale, libertà e democrazia che la Resistenza fece propri che oggi sono stati traditi, e di come la storia degli ultimi settant’anni sia stata circolare; tutto è successo velocemente, talmente veloce che sembriamo essere ritornati al punto di partenza.

Si va avanti ritrovando i solchi lasciati dai nostri precedessori, eccitati, divertiti si può dire, facendo tutt’un fascio di buona e cattiva sorte -zuccherini e batoste come si suol dire – si va avanti e anche il tempo va, fino a quando innanzi a noi si profila una linea d’ombra, ad avvertirci che bisogna dare addio al paese della gioventù” (Joseph Conrad).  Credo, che oggi, ma forse anche ieri, chi come me ha creduto nei valori della Resistenza, si trovi esattamente sotto la linea d’ombra, e come nel romanzo di Conrad non veda alcun segno della direzione da cui può giungere un possibile mutamento, l’apparente calma piatta e la sinistra immobilità diventa sempre più minacciosa e angosciante. Così, qualsiasi evento, anche la sconfitta, può dare la sensazione di liberazione… e la strada che in questi settant’anni abbiamo percorso, sotto la linea d’ombra, è lastricata di sconfitte (e non mi riferisco in alcun modo a quelle elettorali).


Commenti
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  1. avatarFausto Cotti - 29 aprile 2014

    Che dire Carmelo? Condivido il tuo pensiero in toto.

    Ma personalmente l’analisi lucida che tu fai sulle condizioni in cui si è evoluta l’Europa, guardandola sotto il punto di vista capitalistico, io la considero “normale”.

    Con la scusa di unire gli stati per evitare altre guerre mondiali, si è puntato solo sulla moneta unica nell’interesse esclusivo delle banche e dei capitali. La moneta unica è servita solo a cercare di equilibrare lo strapotere del dollaro e dello yen asiatico e del nascente potere dello yuan.

    Dopo il crollo del muro, ogni idea che si contrapponesse al dio danaro è svanita e il capitalismo sembrava l’unico sistema economico possibile.

    Dopo il fallimento dell’economia sovietica, nessun capitalista occidentale si sarebbe aspettato però che potenze che si definiscono comuniste come la Cina (e adesso anche la Russia pur non considerandosi più tale), utilizzassero gli stessi strumenti del capitalismo per fare il mazzo economicamente ai paesi dell’ovest.

    Da vecchio comunista incallito oggi vedo con speranza qualche novità.

     

    Esistono piccoli esempi che possiamo considerare con un pò di speranza. Guardiamo con meraviglia la lotta interna all’Ucraina per il ritorno alla madre Russia combattuta da gente con bandiere rosse e con falce e martello…La resistenza di Cuba ancora oggi sotto il tallone dell’embargo, le forti scelte dell’Islanda… Dopo anni di dominio da parte delle multinazionali americane, vediamo la riscossa di tutti i paesi dell’america latina che nel nome della loro unione e solidarietà reciproca stanno anteponendo il benessere dei loro popoli alle regole monetarie capitalistiche mondiali al di là dei partiti politici che li guidano.

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