La “mitica” battaglia alla mafia

vignetta di ElleKappaAnche se negli ultimi giorni l’attenzione si è spostata su altre occasioni e sulle forse sempre più vicine elezioni, c’è un argomento che meriterebbe un maggior approfondimento e soprattutto una più degna attenzione da parte della stampa, ma che stranamente quasi mai viene toccato.
Negli ultimi mesi, per non dire anni, ci sono state varie inchieste giudiziarie che si sono occupate delle stragi del ’93, e oggi qualcuna di quelle è giunta a giudizio, come ad esempio il processo che in questi giorni sta cercando di stabilire le motivazione per le quali i dirigenti del ROS non effettuarono la perquisizione del covo in cui si nascondeva il capo della mafia Riina, se non dopo parecchi giorni, quando esso era già stato totalmente svuotato di tutto, addirittura con le pareti ritinteggiate.
Uno degli argomenti portati alla ribalta dalla stampa è proprio la possibilità che ci sia stata una sorta di trattativa, negli anni sopra indicati, al fine di far cessare le stragi di mafia, e qualche entità politica abbia stretto degli accordi.
Fermo restando che saranno magistrati e processi a stabilire cosa è accaduto realmente, se c’è stata una trattativa per far terminare le strage, se la mafia ha cercato o addirittura ha trovato dei referenti in quegli anni, insomma a fare chiarezza, una domanda alla quale si potrebbe cominciare a rispondere, o quantomeno a discutere per giungere ad una risposta, non tanto giudiziaria quanto politica, è la domanda che tanti si sono fatti: ma se davvero la mafia ha cercato dei referenti, ci ha guadagnato qualcosa?
L’argomento principe per i detrattori della teoria dell’accordo è che in questi anni, dalla morte di Falcone e Borsellino, mai come prima si sarebbero avute vittorie sulla mafia, mai come prima ci sono stati arresti, compresi i due capi della mafia stessa, per cui tale argomentazione sarebbe sufficiente, da sola, a zittire tutti i propugnatori di una teoria avversa.
Ma è davvero così?

Ricordiamo che, come accertato giudiziariamente, il 31 ottobre del 1994 si doveva giocare Lazio-Udinese all’Olimpico di Roma, e che era stata preparata una bomba che avrebbe dovuto uccidere numerosi carabinieri. Sarebbe stata una strage, ma qualcosa accadde e la strage non si compì più. Si disse che il telecomando non aveva funzionato, ma è plausibile che poi la strage non sia stata ritentata? E poi, perché dopo quell’evento non accadde più nulla e la mafia si inabbissò?

Il 4 e il 6 novembre il ministero della Giustizia cancella il 41 bis a 140 detenuti dell’Ucciardone. Nel carcere si festeggia!
Tra il 1995 e il 2001 il Parlamento approva numerose leggi che depotenziano la lotta alla mafia.
Nel 1995 viene abolito l’arresto in flagranza di chi afferma il falso dinanzi al Pubblico Ministero.
Nel 1997 vengono riformati e parzialmente smembrati sul territorio i corpi speciali di Polizia (SCO), Carabinieri (ROS) e Guardia di Finanza (SCICO).
Nel 1998 vengono chiuse le carceri di Pianosa e dell’Asinara. Nello stesso anno si impone la distruzione dei tabulati telefonici più vecchi di 5 anni, rendendo impossibile recuperare telefonate risalenti ai tempi delle stragi.
Nel 1999 il Parlamento tenta di cancellare l’ergastolo, concedendo a tutti gli imputati di ottenere, tramite rito abbreviato, una riduzione di un terzo della pena. Al posto dell’ergastolo si sarebbe applicata, quindi, la pena di 30 anni, che con vari benefici si possono ridurre a circa 20. La norma non viene approvata per le proteste a seguito della richiesta di Riina, Graviano e altri boss di poter usufruire della norma medesima. I familiari delle vittime della mafia si fanno sentire e il progetto non va in porto.
Il Parlamento, centrodestra e centrosinistra di comune accordo, riformano anche la legge sui pentiti (collaboranti di giustizia) fortemente voluta da Giovanni Falcone. Il numero dei collaboranti crolla negli anni.
Il 41 bis viene depotenziato, gli articoli 513 e 238 del codice di procedura penale vengono riformati consentendo ai testi e ai collaboranti di avvalersi della facoltà di non rispondere in dibattimento (prima i collaboranti erano costretti a rispondere altrimenti perdevano i benefici).
Infine, una direttiva del CSM stabilisce che nessun giudice antimafia può permanere nella stessa procura per più di 9 anni.
Dal 2001 vengono cancellate le rogatorie, viene agevolato il rientro dei capitali illeciti dall’estero, garantendo l’anonimato, si approva lo scudo fiscale, si riformano le intercettazioni.
Altra norma è la riforma dell’art. 190 del codice di procedura penale che obbliga il tribunale a sentire tutti (proprio tutti) i testi indicati dalla difesa. La norma non passa ma viene rispolverata proprio in questi ultimi giorni del 2010.
Nel 2002 altra proposta di legge prevede l’avviso di garanzia immediato, appena si apre l’inchiesta su qualcuno. Poi abbiamo la riduzione dei casi in cui è possibile l’arresto, e l’inutilizzabilità delle sentenze passate in giudicato. Nessuna di queste riforme passa, ma l’ultima norma è stata riproposta proprio negli ultimi giorni, ed è particolarmente interessante. La sua approvazione, infatti, costringerebbe un magistrato a non potersi servire di nessuna sentenza precedente, e quindi a dover provare ogni volta tutto, compreso l’esistenza dell’organizzazione Cosa Nostra in Sicilia. Ad ogni processo!
L’ultima proposta da menzionare è quella che prevedeva l’elezione dei giudici come per i politici, progetto molto interessante per i territori ad alta densità mafiosa, dove la mafia controlla o si ingerisce pesantemente nelle elezioni. L’idea, originaria di don Vito Ciancimino, per quegli strani scherzi del destino, fu proposta anche dalla Lega.

Nel 2002 il governo di centro destra approva una norma che rende definitivo il 41 bis mentre prima era solo una norma transitoria. Una netta inversione di tendenza, rispetto alla “disattenzione” degli anni 1995-2001. Ma forse era già troppo tardi, visto che oggi il carcere duro non esiste più e i boss hanno limitazioni decisamente molto più smussate e molta più libertà di prima!


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrez - 10 settembre 2010

    Da Wikipedia:

    Il 26 maggio 2010 il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso – pur facendo espressa riserva degli esiti del decreto di archiviazione emesso nel 1998 dal tribunale di Firenze sulla strage di via dei Georgofili – ha dichiarato che “Cosa nostra, attraverso queste azioni criminali ha inteso agevolare l’avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste”.

    ” Va ricordato che “Forza Italia! Associazione per il buon governo” venne costituita il 29 giugno 1993 (il partito venne poi fondato il 18 gennaio 1994) ed uno dei suoi fondatori è Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione di tipo mafioso e ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi per frode fiscale. “

    “Anche l’allora presidente del consiglio Ciampi è intervenuto il 29 maggio 2010 dichiarando che ebbe l’impressione, nel luglio 1993, che in concomitanza con le esplosioni si stesse preparando un colpo di Stato: perciò alle tre del mattino, dopo le bombe di Roma, convocò il Consiglio Supremo di Difesa.”

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  2. avatarBsaett - 12 novembre 2010

    A conferma di quanto detto sopra, cioè: “Il 4 e il 6 novembre il ministero della Giustizia cancella il 41 bis a 140 detenuti dell’Ucciardone. Nel carcere si festeggia!”, oggi abbiamo la dichiarazioni dell’ex ministro Conso, il quale ha dichiarato: “Nel 1993 non rinnovai il 41 bis per 140 detenuti del carcere palermitano dell’Ucciardone ed evitai altre stragi”.
    Conso sostiene che quella fu una decisione sua personale, e non vi fu alcuna trattativa con la mafia, ma in merito permangono varie perplessità. In ogni caso, nel rimandarvi all’articolo linkato per ulteriori dettagli, rimane il fatto che quella scelta vi fù, e favorì la mafia. Questo è certo!

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