L’Aquila: Commissione Grandi Rischi a giudizio

Protesta a L'AquilaL’appuntamento è per il 10 dicembre, quando si deciderà se rinviare a giudizio i componenti della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo del 2009 a L’Aquila sostennero che non c’era pericolo di scosse importanti. Poi il 6 aprile la scossa fatale che costò la vita di circa 300 abruzzesi.
La Procura della Repubblica di L’Aquila, infatti, a metà luglio del 2010 ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i componenti della commissione, accusati di omicidio colposo plurimo per avere rassicurato la popolazione sulla possibilità di un forte terremoto. Nel processo intendono costituirsi parti civili i familiari delle tante vittime che hanno dimostrato che i loro cari furono ingannati da quelle affermazioni poco opportune e per tali rassicurazioni rimasero nelle abitazioni poi crollate, così perdendo la vita. Secondo gli inquirenti il terremoto fu una strage annunciata, una tragedia che si poteva ridurre nelle dimensioni se solo i vertici della Protezione Civile non avessero agito con “negligenza, imprudenza e imperizia”, se solo non avessero mancato ai doveri di prevenzione (non di previsione!), e non avessero diffuso informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie.

Ma andiamo per ordine. Il 14 dicembre del 2008 aveva inizio nel territorio aquilano uno sciame sismico, un’attività che ha interessato l’intera provincia per parecchi mesi. Alla prima scossa di magnitudo 1,8 sono seguite oltre 400 scosse che nel tempo si sono intensificate e si sono approfondite. Il 30 marzo del 2009 si è avuta una scossa di media entità che però ha provocato danni strutturali a molti edifici, anche per la carenze costruttive degli stessi. Il sindaco di L’Aquila ordinava la chiusura delle scuole sin dal 31 marzo, avviava i sopralluoghi, e gli enti locali chiesero una riunione d’urgenza della Commissione Grandi Rischi, costituita da Protezione Civile, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Centro Nazionale Terremoti, fondazione Eucentre, Ufficio Rischio Sismico della Protezione Civile ed esponenti dell’universo scientifico nazionale, riunione che viene fissata per il 31 marzo a L’Aquila.
Il risultato di quella riunione, la prova del reato secondo gli inquirenti, viene pubblicato sul locale giornale Abruzzo 24 Ore: “Lo sciame sismico che interessa l’Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di energia, statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose”.
La commissione evidenziava anche come “uno specifico evento sismico non può essere previsto, chi lo fa procura solo ingiustificato allarme”, con ovvio riferimento al tecnico Giuliani che avrebbe previsto il terremoto studiando il rilascio del gas radon dal terreno.
La prima contraddizione balza subito agli occhi: se un evento sismico non può essere previsto, come si fa a dire che esso non avverrà? In fondo anche questa è una “predizione”!

Ma il vicecapo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, che aveva partecipato alla suddetta riunione, ribadisce che “non è possibile prevedere in alcun modo il verificarsi di un terremoto e che non c’è nessun allarme in corso da parte del Dipartimento della Protezione Civile, ma una continua attività di monitoraggio e di attenzione. Rispetto alle conoscenze scientifiche attuali per quanto riguarda lo sciame sismico in atto, non ci aspettiamo una crescita della magnitudo. È lecito aspettarsi altri danni, ma sempre su questa tipologia, vale a dire su elementi secondari, come i cornicioni, ma certamente non strutturali. Non esiste, ad oggi alcuna possibilità di prevedere i terremoti. Possiamo solo capire quello che potrebbe essere lo scenario atteso”.
Il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Enzo Boschi, rassicura la popolazione sostenendo che “i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”.
Infine il professor Calvi di Eucentre aggiunge “Sulla base del documento distribuito dal DPC si nota che le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti, di pochi millimetri, e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture. C’è quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni, quali quelle a comportamento fragile”.
Per ultimo il professor Dolce, direttore dell’ufficio Rischio Sismico della Protezione Civile “evidenzia la vulnerabilità di parti fragili non strutturali ed evidenzia come sia importante, nei prossimi rilievi agli edifici scolastici, verificare la presenza di tali elementi, quali controsoffittature, camini, cornicioni in condizioni precarie”.
Insomma, per farla breve, la possibilità di danni alle strutture, alle fondamenta degli edifici, veniva esclusa a priori dall’intera commissione, fatta eccezione per il professor Claudio Eva dell’Università di Genova, che non ha rilasciato nessuna dichiarazione a verbale.

Tutto chiaro quindi, i terremoti non si possono prevedere, la situazione è sotto controllo, al massimo cadrà qualche cornicione, ma nulla di preoccupante poiché il fenomeno geologico si sta affievolendo. Quindi tutti possono stare tranquilli e rientrare nelle loro case. Per questo motivo la richiesta del sindaco Cialente e della giunta comunale di dichiarare ugualmente lo stato di emergenza, viene respinta. Se gli esperti dicono che non c’è pericolo, perché preoccuparsi, perché far preoccupare la popolazione dichiarando lo stato di emergenza?
De Bernardinis chiosa sostenendo che questa vicenda “deve insegnare due cose: convivere con territori fatti in questo modo, cioè non solo di frane e alluvioni, ma anche di sismicità; mantenere uno stato di attenzione senza avere uno stato di ansia”.

Il 6 aprile 2009 una scossa di magnitudo 6.3 distrugge il capoluogo abruzzese e provoca gravissimi danni in circa 49 Comuni, i morti sono circa 300, una regione distrutta, una popolazione in ginocchio!

La Protezione Civile immediatamente, stavolta a mezzo del capo Bertolaso, si affretta a dichiarare, lo stesso giorno: “avevo chiesto la riunione perché volevo un momento di confronto. Dopo c’è stata una conferenza stampa in cui il professor Barberi e il professor Boschi più altri esperti di chiara fama hanno esaminato tutte le informazioni ed hanno stabilito che non era assolutamente prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che erano state registrate”.
Peccato che gli esperti avevano espressamente detto che era da escludere un incremento dell’attività, che l’attività geologica si stava affievolendo e che non c’era alcun rischio. Invece l’attività sismica ha avuto un incremento, notevole.

Dopo il fatale evento la Protezione Civile lancia un allarme sismico che dura 4 settimane, sconsigliando di rimanere in casa per la possibilità di repliche di eguale o addirittura superiore potenza. Il dubbio anche qui è legittimo: si trattava di una previsione? Di quelle che non sono possibili?

Escludendo il tecnico di laboratorio Giuliani (le cui telefonate furono intercettate dal Ros e inviate alla Protezione Civile che decise di denunciarlo per procurato allarme, reato per il quale è stato poi assolto), nessuno degli esperti ha mai allertato in qualche modo la popolazione, oppure semplicemente posto in essere attività cautelative per contenere i danni dopo vari mesi di sciame sismico. Al contrario, si è rassicurato in ogni modo gli abitanti della zona convincendoli che pericolo non c’era. Fino al giorno prima dell’evento sismico più grave vi erano tranquillizzanti scritte in sovraimpressione in TV.

Un professore ha posto la domanda definitiva: “perché in presenza di sciame più la previsione probabilistica di cui sopra più radon, che comunque aumenta la probabilità di un evento, la Protezione Civile non s’è organizzata prima?”
I dubbi sono tanti, ad esempio perché i geologi non furono ammessi alla riunione della Commissione, visto che alcuni di esse avevano sostenuto che elementi per poter ritenere possibile, se non addirittura probabile, un evento sismico importante c’erano, come la localizzazione delle scosse sempre sulla medesima struttura, scosse che si approfondivano col tempo, intensificandosi come intensità. In pratica, è come una molla che si carica, per cui si può ritenere un indizio tipico di scossa premonitrice, come poi ci ha raccontato la trasmissione Presa Diretta del 13/9/09.
E perché non si sono posti in essere nemmeno dei controlli per gli edifici più importanti, come la scuola e l’ospedale. Davvero nessuno sapeva che molte costruzioni erano realizzate sulla faglia attiva, come l’intero quartiere Pettino?
Tante le persone ascoltate dai pubblici ministeri, come Patrizia che racconta di un uomo della Protezione Civile che avrebbe invitato la gente, uscita per l’ennesima scossa, a rientrare in casa perché il pericolo era passato, oppure gli sms trovati sui telefonini dei cadaveri che dicevano “… hanno detto che è normale e deve sfogare prima o poi finirà”. Infatti, finì!

Adesso, forse, se non interverranno processi brevi o prescrizioni o chissà che altro, sarà un tribunale a cercare delle risposte da dare a quei tanti aquilani che hanno perso dei parenti e degli amici, che hanno perso una casa, un lavoro, una speranza, sotto le macerie di quel terremoto.
Secondo gli inquirenti la Commissione, chiamata a valutare il rischio, fu negligente e non valutò tutte le informazioni in suo possesso, anzi, le ignorò al punto che nella conferenza stampa tenuta poco dopo la riunione, il vice capo della Protezione Civile disinformò la popolazione rassicurandola sullo sciame sismico in corso e giungendo a scoraggiare le iniziative che i cittadini assumevano spontaneamente. Il capo dell’INGV Boschi ha sostenuto che quella riunione fu del tutto irrituale, e che il verbale in questione fu firmato solo 5 giorni dopo, in gran fretta: il 6 aprile del 2009!

La prima udienza preliminare si terrà il 10 dicembre, e sotto accusa sono i componenti che firmarono il verbale redatto al termine della riunione del 31 marzo 2009: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. In materia c’è già un precedente, dove la Cassazione dice che chi ha la responsabilità di vigilare sulla sicurezza ha il dovere di informare correttamente la popolazione, si tratta della sentenza per i fatti di Sarno.


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarBsaett - 26 maggio 2011

    La commissione grandi rischi è stata rinviata a giudizio, con l’accusa per i sette componenti di omicidio colposo plurimo e lesioni.

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  2. avatarBlog di Andrez » Blog Archive » Il Giappone prevede terremoti - 28 maggio 2011

    […] se, bisogna dirlo, ultimamente la Commissione ha problemi di tutt’altro respiro, essendo stata rinviata a  giudizio in toto per omicidio colposo plurimo, in relazione al sisma che ha colpito L’Aquila. Certo che i membri della Commissione dovrebbero […]

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