D’estate, quando le storie consunte si esaurivano, lasciando il cuore riarso e spento e sapore agro in gola, l’ombra tintinnante del vento portava, a volte, nuovi affetti, delicati e teneri, di quelli che durano un attimo, il tempo di un timido bacio, di respiri uniti e dolce brezza marina, per poi apparentemente svanire, impalpabili, alle prime brume di settembre. Ma capitava poi, in cuor proprio, di avvertire il loro garbato permanere, così vicini e presenti nella loro lontananza, solo rimandati a chissà quando, di ciò che deve ancora accadere. Immanente.
Quel varco sfuggito, foriero di lampi balenanti, si richiuse in fretta, ermeticamente. Ma sapevamo. E allora, più tardi, furono le mani. A loro toccò sbrogliare la matassa e riallacciare un contatto, riaprire trattative, cercare un'erogazione dosata e centellinata di quell'immane e sorprendente energia emersa, sfuggita. E con sbigottimento riconosciuta. Esse si incontrarono cautamente in terreno neutro, in zona cambio, ed iniziarono accorte, quasi timidamente, il loro cercare ed affidare messaggi. I primi, timorosi, gradevoli certo, ma difficili da tradurre, da recepire, quasi incomprensibili.
Poi lentamente i gesti, le dita, iniziarono a sintonizzarsi e capirsi e a comunicare tra loro, prima con cautela e attenzione, poi più decisi e sicuri ed infine in poco tempo stabilirono una netta comprensione della loro gestualità dando vita ad un'incredibile ed intenso e galoppante dialogo, fitto e serrato, dove emozioni e racconti, sensazioni ed aspettative, rassicurazioni e promesse passavano tumultuose, veloci e leggere, da quei tocchi, tra quelle mani, in così pochi attimi affiatate. Oramai connesse.
E tutto fu subito chiaro. Sereno
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Gabicce
– aprile 2019
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La Borra,
una bambolina che fa NO-NO-NO
e le lucciole del Samoggia.
L'odore dell'estate
a giugno 2019
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L'Alberone
Bosco Albergati
– autunno 2019
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Gubbio ortopedico
– ottobre 2019
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Monzuno
e Firenze
– dicembre 2019
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Bosco Albergati,
Capodanno 2019
al chiar di luna
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– Ricordati o mio diletto di registrare tutto ciò che vedi, ogni profumo e i colori, così poi me li potrai raccontare.
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E così venne il giorno in cui lui ritornò…fermandosi alla Marcolfa. Come un tempo nei tuoi occhi frugò, sicuro di essere rivisto. Tu cosa dicesti, quando lui si fermò, cercando fra gli altri il tuo volto… Paura avesti, quando ti guardò, che potesse trovarti cambiata. Sorridi adesso, aprimi ora le tue porte, ancora ci sarà un furgo, vedi che sono tornato. E ridi ora, aprimi ora la porta, con me tu riderai, ora che sono tornato. Polvere e ombra di vento con sé lui portò … Profumo di terre lontane. Lui che ha visto i paesi e le città che tu hai soltanto sognato, chissà oltre il mare quante cose ha lasciato… E tu che hai soltanto aspettato dall’ombra sei uscita, spiando il suo volto, stupita nel primo vederlo. Sorridi ora, aprimi ora la porta, ancora saranno mille bacetti, vedi che sono tornato. E ridi ora, aprimi ora la porta, con me tu riderai, ora che sono tornato. |
Cocci Nippo
I bambini sonnecchiavano sereni, stringendo delicatamente tra le esili dita quei magici cocci levigati dal mare e dal tempo.
A nord di quella baia, una piccola spiaggia di bianca sabbia corallina interrompe una lunga sequenza di ampie e levigate rocce, e lì, dopo tanti anni, il mare ancora restituisce ad ogni mareggiata, frammenti di antiche porcellane nipponiche. |
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L'isola dei cuori
L'isola non mostrava spiagge né approdi; appariva come un tozzo agglomerato di verdi e ripidi faraglioni, alti sul mare e fregiati da innumerevoli antri e caverne, dai quali stormi di volatili tropicali volteggiavano garruli, spandendo esotici gorgheggi che le pareti rocciose amplificavano in infiniti echi.
Poi una sera, mentre sorseggiavamo un nescafè sdraiati vicino al fuoco dove stavamo friggendo squaletti appena pescati, nella allora deserta Maya bay, poi divenuta popolare e invivibile per via del famoso film di Di Caprio, Rit, che era un gypsy sea, uno degli ultimi rimasti che viveva di contrabbando di nidi di rondine, arrivato al terzo bòng ci svelò il segreto di quell'isola. E' troppo lungo da fare in apnea, ma quando c'è la bassa marea forte, a luna nuova e luna piena, la volta del passaggio appare scoperta per pochi centimetri, e con lo snorkel è possibile arrivarci senza problemi. E pochi giorni dopo, con la marea propizia, quei gypsy sea andarono proprio là, in quella loro fatata e misteriosa baya segreta, ricca di incontaminati nidi di rondine. Ed io con loro.
Là dicevano, vivono tutt'ora degli elfi incantati, dei folletti insomma, dicevano.
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Tiger Cave Temple Il fiume Krabi Yai, gonfio di piogge monsoniche, si flette in ampie insenature, come un serpente con la coda tra la jungla selvaggia e la testa adagiata sul mare. Un villaggio di capanne di pescatori sorto al suo estuario si sviluppò in fretta, per via dei commerci e dei trasporti alle vicine isole Phee phee. L'area appare punteggiata da numerosi faraglioni, picchi di roccia completamente ricoperti da fitta vegetazione, che rendono il paesaggio particolarmente fiabesco, ed intriso di un inusuale esotico mistero. E' quella la terra del Hat Nopparat Thara Park, una vasta foresta primordiale, ricca di numerose e rare forme di vita, animale e vegetale, dove tutt'ora vive una numerosa colonia di tigri. Risalendo il Krabi Yai di alcune miglia, e poi lasciandolo sulla sinistra, si giunge tra la fitta vegetazione ad un ampio e particolare grappolo di faraglioni semicavi, alti oltre 300 metri ed addossati uno all'altro così da formare una catena impenetrabile. Una di queste enormi grotte ospita da tempi immemori un tempio buddista, il Tiger Cave Temple. Sin dal loro insediamento, i monaci ricevevano e davano conforto ai pochi indigeni nell'area del Tempio collocata nell'ampia grotta sita all'esterno del 'grappolo', mentre a sera i monaci risalivano un ripido sentiero a gradoni, scavato nella congiunzione di due faraglioni, che dopo circa 200 gradini consentiva loro di entrare nella valle interna al 'grappolo', dove si accedeva scendendo solo una trentina di gradini e dove nelle insenature delle pareti avevano realizzato i loro poveri giacigli, raggiungibili con ripide ed improvvisate scalette. La valle all'interno del 'grappolo' era ed è tuttora particolarmente suggestiva, quasi fatata. Dalla ricca e rara vegetazione, spiccano alcuni alberi vecchi di oltre 2000 anni, tra i quali 3 enormi antichi buttres-tree con le loro suggestive radici a vela.
Restai col monaco per poche ore, in quel silenzio rotto dal raro eco di esotici uccelli, scambiandoci pacate considerazioni sui nostri tempi e quelli passati, che il monaco evidenziava indicando alcuni antichi cocci che emergevano alla base di uno di quei loro precari ripari. Ne prese uno e me lo porse: – "conserva *l'anima* di chi l'ha fatto, e di chi vi ha bevuto" -disse- "portalo con te e porterai quel tempo".
** Esattamente disse "soul", [the spiritual or immaterial part of a human being or animal, regarded as immortal,
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Pra Nang Cave Al limite sud di una candida spiaggia tropicale raggiungibile solo via mare, costeggiata da alte palme e faraglioni fitti di lussureggiante vegetazione, animata dai richiami esotici di tucani e kawaw, vi era un'ampia ed elevata spaccatura nella parete che scendeva a picco fino all'acqua e alla sabbia delimitandone il suo confine. La fenditura aveva profili frastagliati sulla rotondità dell'alta fiancata ed appariva ampia, aperta e profonda alla base, richiudendosi poi via via verso l'alto in multiple pieghe rocciose, come una possente quanto nobile vagina. Per la sua apparente nobiltà, portava il nome di una antica regina locale: Ao Pra Nang Cave, e gli abitanti dell'area, da tempi immemorabili consideravano sacro quel luogo, dedicandolo alla fertilità e compiendovi stagionalmente profondi e complessi rituali propiziatori, durante i quali le giovani donne raggiunta l'età feconda, portavano falli di varie dimensioni da loro stesse creati, che depositavano cerimoniosamente alle pareti di quella grotta-vagina della grande madre terra. Quei riti, tipici di un ancestrale culto animista, col quale veniva attribuita qualità divina o soprannaturale a oggetti, luoghi o esseri materiali, continuarono sino al primo dopoguerra, per poi affievolirsi lentamente, sino a cessare con le nuove generazioni che, pur non praticandolo, continuavano ad ossequiare e riverire quel luogo, e con esso il mito della tradizione degli avi. Tutt'ora quella grotta conserva numerosi resti lignei di quegli oggetti votivi, e nel suo profondo, custodisce rari manufatti realizzati nei materiali più resistenti all'usura, come le stalattiti della grotta stessa, che dopo secoli presentano ancora i tratti evidenti della iniziale scultura. |
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Un congedo dall'IO, la capacità di abbandonarlo e riprenderlo, grazie all'altro, un contatto con l'altra parte di noi stessi che modifica, rigenera.
Entrare nella nostra follia, grazie all'altro che ce la riflette, rigenera un IO diverso. |
Covid tyme
lockdown
marzo-maggio 2020
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Castello di Torrechiara
– giugno 2020
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Villa Sorra
– giugno 2020
* … e lì, lei tenne forte la situazione in pugno, ben stretta e decisa a non mollarla.
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Gradara
– giugno 2020
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San Marino
– luglio 2020
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Bazzano
– luglio – agosto 2020
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Serramazzoni & Monfestino
– 15 agosto 2020
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Grotte di Frasassi & Genga
– settembre 2020
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Saturnia
– settembre 2020
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Necropoli etrusca
e Montemerano
– settembre 2020
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Venezia
– settembre 2020
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