In morte di un potente

In questi giorni la gara è a chi si scandalizza di più per il linciaggio di Gheddafi.

Dal popolino dei social come FB fino alle grandi firme dei quotidiani, tutti a stracciarsi le vesta per la “brutale esecuzione”, e che “non si comincia così una democrazia”.

Anche oggi il rispettabile Scalfari che stimo sempre e comunque, “concorda con tutti quelli che hanno riprovato la ferocia; bisognava consegnarlo alla Corte di giustizia internazionale per un regolare processo sebbene la stessa Corte, la Nato e i comandi militari del governo provvisorio dei ribelli ne avessero chiesto la cattura “vivo o morto“.”

E’ vergognoso questo ricordarsi della pietà e della giustizia solo di fronte alla morte dei potenti.

Sono mesi che il dittatore libico fa strage del suo popolo, colpevole solo di chiedere libertà.  In quest’ultimo mese l’abbiamo visto trincerato a Sirte e farsi scudo con i cittadini inermi, con le donne ed i bambini, caduti per questo a migliaia, deciso a martirizzare tutto il suo popolo assieme a sè stesso.

Ma di fronte al quotidiano genocidio di un popolo inerme non ho letto tutti questi indignati proclami, che solo di fronte alla morte del dittatore sterminatore arrivano a fiotte,  sdegnati ed allarmati per la vita del Rais e per la democrazia.

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Commenti
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  1. avatarcarmengueye - 23 ottobre 2011

    Tempo fa su FB qualcuno lamentava che alla morte di Job si fosse scatenata l’idolatria, mentre ogni giorno si muore di fame e di guerre e nessuno si scompone. Traslando alla questione libica, in fondo è normale che accada lo stesso. I sentimenti ( in questo caso i peggiori) si appuntano sull’icona. Spero che invece molti pensassero alle vittime, tra una coda allo sportello e un appuntamento dal commercialista. Oggi ho sentito che uno tsunami soft ha causato diverse vittime in Thailandia negli ultimi tempi, e chi  ne ha parlato?

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