Il piano di Gelli e Internet

Il “piano di rinascita democratica” di Gelli, così vicino fino a poco fa alla sua piena attuazione, sta vivendo un brusco quanto insperato rallentamento.

Il piano è stato ritrovato e sequestrato nel 1982 in un doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli, Maestro venerabile della loggia P2, assieme al memorandum sulla situazione politica in Italia. È stato pubblicato negli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2.

Tutta la politica televisiva del berlusconismo è l’espressione di questo piano, e da allora, tutte le azioni dei governi Berlusconi hanno televisivamente teso ad applicare questi concetti e successivamente a mantenere l’Italia nella situazione catodica degli anni ’80.

Molti degli aspetti di quel piano (qui ben sintetizzato; dategli un’occhiata, è sorprendente!  😉 ) sono stati realizzati dal berlusconismo, spesso con la partecipazione dei partiti di opposizione, e per tanti altri abbiamo assistito ai tentativi di attuazione, tutt’ora in corso con Monti.

L’Italia democratica della fine degli anni ’70 non andava giù ai poteri forti. La partecipazione alla vita politica e sindacale e la conseguente diffusa consapevolezza dei cittadini, non ne consentiva più una facile manipolazione e questo comportava per chi comandava una perdita reale di potere. Inaccettabile.  Da lì lo studio di un piano che fosse capace innanzitutto di ipnotizzare le masse, poi di controllare partiti di opposizione e sindacati, ed infine di ridurre ogni forma di democrazia rappresentativa, togliendo potere al Parlamento e alle Istituzioni democratiche.

Come avviene in qualsiasi altra contrattazione di mercato basata sui valori di domanda e offerta, la recente crisi economica – il conseguente calo della domanda di mano d’opera ed offerta di forza lavoro – ha spostato i rapporti di forza a favore dei poteri forti (vedi esempio Marchionne) togliendo alla base produttiva ogni residuo potere contrattuale.

L’obiettivo, in parte raggiunto, era di tornare ai livelli degli anni ’50 dove il padronato che conta poteva decidere liberamente e gli altri – privi di informazione, di cultura, di aggregazione e di indipendenza economica – semplicemente obbedire.

(Di questo bel video non condivido l’ultima sintesi.)

Monti, in modo educato e civile, con metodi estremamente più raffinati ed efficaci del puttaniere, (TV a parte) si sta muovendo esattamente in questa direzione.
Che in effetti il circo barnum berlusconiano di puttane e prestigiatori, bari e tagliagole aveva stufato pure i poteri forti liberali, e ne aveva messo persino in discussione l’integrità dei patrimoni.
In questo desolante ma realistico quadretto, in questo raffinato piano […assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l’informazione …] qualcosa è andato storto in quanto non previsto: Internet.

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Ieri l’Osservatorio di Demos-Coop ha pubblicato un sondaggio che ribadisce concetti che sosteniamo da tempo.  :mrgreen:

Nonostante tutta la politica berlusconiana abbia teso e tenda a mantenere l’Italia in una situazione di sviluppo modello anni ’80 – anche a costi pesanti per il mercato e le grandi aziende –  nonostante Internet sia stato il più possibile tenuto bloccato e tutt’ora solo il 48% degli italiani navighi in rete, contro una media europea di oltre il 75% (oltre 90% per i paesi scandinavi), nonostante tutto questo i dati del sondaggio confermano che l’Italia sfiducia i Tg Rai-Set e e cerca libertà su internet.

Innanzitutto il dato ci dice che oltre un quarto di cittadini italiani si informa “solo” attraverso la tv; ma si tratta quasi esclusivamente di donne, anziani e  pensionati con livello di istruzione e ceto sociale medio basso. Queste persone trascorrono davanti allo schermo oltre 4 ore della loro giornata. Oltre ai tg, seguono assiduamente i programmi pomeridiani, che ricostruiscono la “vita” e, soprattutto, la morte “in diretta”. Sono politicamente incerti, distaccati. E per questo, strategici dal punto di vista elettorale, facilmente influenzabili e manipolabili quindi; è questo di fatto il bacino d’utenza berlusconiano più forte.

Ma per il restante tre quarti la situazione è in fermento.

I cittadini sempre più cercano un’informazione indipendente e i tg della tv pubblica e quelli di Mediaset perdono audience a vantaggio del web.

Vediamo il sondaggio:

  1. La fiducia nel Tg1 oggi si ferma al 50 per cento: 3 punti in meno di un anno fa ma nel 2007 (direttore Gianni Riotta) il Tg1 era considerato affidabile dal 69% degli italiani, più o meno come nel 2002. Un crollo insomma.
  2. Lo stesso vale per il Tg5, il cui grado di fiducia è precipitato al 49%, cioè 11 punti in meno del 2007. Il declino della fiducia accomuna, dunque, gli emblemi dell’informazione a reti unificate. Sensibile agli interessi politici (e non solo) del governo.
  3. Aumenta leggermente Enrico Mentana de la 7 , con un notiziario prevalentemente dedito alla politica ha conquistato la fiducia del 52% degli italiani: 6 punti in più dell’anno scorso, ma 17 più del 2007.
  4. La perdita di questi spazi televisivi – ma soprattutto dei giornali in edizione cartacea – è compensata dal ruolo assunto da internet, di cui si serve quotidianamente il 39% degli italiani (4 anni fa erano il 25%). Contribuiscono a questo orientamento i blog specializzati, (come nel suo piccolissimo anche il nostro, ora rilanciato anche nelle News di Google) ma soprattutto le edizioni online dei quotidiani che dispongono di un pubblico specifico rispetto alle edizioni cartacee.
  5. Tra il 39% degli italiani che si informano prevalentemente in rete,  i giovani sono oltre il 74%.  E tendenzialmente in forte crescita, nonostante gli sfacciati interventi governativi per mantenere bloccata la rete.

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Ecco, questi giovani – anche gli altri, ma in misura minore – stanno sfuggendo al “piano di rinascita democratica” di Gelli, così ben applicato dal puttaniere dimesso e così educatamente riproposto da Monti.

Con questi la TV tette-e-culi dei tronisti e veline e di Minzolini non attacca più.

Senza dubbio questi giovani, e ancor di più quelli che verranno, saranno in grado di contribuire a quel balzo in avanti necessario all’Italia in tema di divario digitale culturale. Saranno – sono – loro  loro la prima generazione di italiani che utilizza Internet proprio come i loro padri accendevano la TV.

E allora forse non tutto è perduto, forse è ancora possibile sognare un popolo di cittadini consapevoli e istruiti, capaci di partecipare e decidere autonomamente. E di insegnare ai loro padri quarantenni come si fa.  :)

 

 


Commenti
Sono stati scritti 4 commenti sin'ora »
  1. avatarIl piano di Gelli e Internet | Informare per Resistere - 13 dicembre 2011

    […] http://www.andrez.cotti.biz/il-piano-di-gelli-e-internet-8354.html […]

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  2. avatarMassimo Domenici - 19 dicembre 2011

    Lo sfruttamento di qualsiasi forma di paura, far si che la popolazione sia sempre tesa come una corda di violino pronta ad avere delle reazioni emotivamente violente, ha determinato questo stato di crisi permanente dove la fa da padrone chi ha il controllo sulle masse. Questo il puttaniere l’aveva capito e attraverso le sue aziende ha manipolato l’Italia intera sin dagli anni ’80.
    Craxi suo mentore (mi dispiace dare a questa parola un’accezione negativa), per sete di potere e cupidigia, ha avuto il primato nell’appoggiarlo, forse senza nemmeno rendersi conto che, se non ci fosse stato “Mani Pulite” e la sua morte, ne sarebbe stato inesorabilmente travolto. È bellissimo il tuo articolo caro Andrea, perché pone l’accento su come la storia, in una accelerazione che dura da poco più di un trentennio, metta in luce la lotta di potere tra lobby politiche, economiche, mediatiche e, non dimenticherei anche quelle militari, dove l’agnello sacrificale non può che essere il popolo. Peraltro tutto questo al giorno d’oggi, dove l’informazione ha la capacità di raggiungere chiunque in tempi rapidissimi, dove chiunque può proporre le proprie idee, ha quasi un sapore beffardo. Avevano detto che Monti avrebbe dovuto fare quello che in gergo viene chiamato lavoro sporco, in realtà grazie ai veti che arrivano soprattutto dalla politica più reazionaria e conservatrice, sta effettuando un vero e proprio sterminio sociale dove a soccombere era stato già deciso chi avrebbe dovuto essere.

     

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  3. avatarAndrez - 20 dicembre 2011

    Grazie Massimo.  :)  Anche per aver ricordato la partecipazione di Craxi al progetto, che non ho citato, come indubbio raccordo tra Gelli e il puttaniere, come mentore certo.

    Giusto ricordare anche come gli apparati militari abbiano partecipato attivamente al piano trentennale e certo non in modo defilato. Da Gladio al Piano Solo, da Cossiga (Presidente della Repubblica) a Stand Behind i nostri Generali sono sempre stati in primo piano nella prosecuzione del progetto, e solo la storia ci dirà cos’hanno combinato in quest’ultimo decennio di Servizi Segreti controllati dall’inquisito e di Copasir in mano ai Rutelli-D’alema.  

     

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  4. avatarBlog di Andrez » Blog Archive » Taxi: l’esproprio di un governo comunista - 18 gennaio 2012

    […] no? Perchè quello di Monti è un governo comunista, […]

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