Il Giappone prevede terremoti

mappa sismicità del Giappone (2009)La prima cosa che ho pensato leggendo questa notizia, tra le tante che non attirano l’attenzione della gente, è che forse bisognerebbe avvertire subito Bertolaso e la Commissione Grandi Rischi, in modo che possano immediatamente denunciare per procurato allarme chi ha lanciato il dispaccio, purtroppo si tratterebbe del primo ministro giapponese, per cui potrebbe nascerne un incidente diplomatico!
Poi ho notato che in realtà la Protezione Civile ha addirittura inserito nel suo sito, nella Rassegna stampa, l’articolo in questione. Non è che questo voglia dire nulla, cioè non è che in tal modo la Protezione civile avalli notizie allarmistiche di tale fatta, però almeno abbiamo la prova che lo sanno già, quindi possiamo giustamente ritenere che si attiveranno per chiarire che “i terremoti non si possono prevedere”, con l’apporto della Commissione Grandi Rischi, che ci potrà illuminare su cosa accadrà in Giappone nei prossimi anni.
Anche se, bisogna dirlo, ultimamente la Commissione ha problemi di tutt’altro respiro, essendo stata rinviata a  giudizio per omicidio colposo plurimo, in relazione al sisma che ha colpito L’Aquila.
Certo che i membri della Commissione dovrebbero stare un po’ più attenti, perché se dicono che un terremoto non si può prevedere, e poi nel contempo asseriscono che un terremoto non accadrà (ma questo era per smentire Giuliani, probabilmente), è difficile non notare la stridente contraddizione in termini. Se non si può prevedere dovresti dire che non sai se accadrà, non lanciarti in previsioni alla Nostradamus, o Bendandi che negli ultimi tempi tira di più, col rischio di fare ben magra figura quando poi il terremoto accade, giusto qualche giorno dopo (6 aprile 2009 a L’Aquila!). Se poi, dopo che i buoi sono scappati dalla stalla, te ne vieni con un allerta sismico di 4 settimane, che vuol dire “attenzione nelle prossime 4 settimane c’è il rischio di nuovi terremoti”, la gente rischia di non capirci più nulla sulla prevedibilità di un sisma!

Ma torniamo ai nostri matti giapponesi che, ahinoi, asseriscono di poter prevedere dei terremoti, e sono tanto pazzi da prevederne uno specifico, cioè dicono che nei prossimi 30 anni, ci sarà l’87% di probabilità che avverrà, “in qualsiasi momento”, un forte terremoto (magnitudo 8 ) che colpirà l’area metropolitana di Tokyo, la capitale del Giappone. E azzardano anche un conteggio dei possibili morti, non meno di 100.000 persone!
Si tratta di una “previsione” alquanto circostanziata, e immagino che immediatamente entrambi i miei lettori avranno iniziato ad accapigliarsi sulla possibilità o meno di prevedere i terremoti.
Al di là dell’ovvio pasticcio creato dalla nostrana Commissione, molto probabilmente dovuto a ragione politiche, come tutto del resto in Italia, è interessante osservare un altro aspetto della vicenda giapponese, e cioè l’aspetto prevenzione. Perché il punto sta tutto lì.

Cioè, qui ci si deve intendere una volta per tutte, se vogliamo ritenere la previsione come una predizione alla Nostradamus, allora solo chi crede in queste cose può realmente dargli credito, ma se invece la previsione è da intendersi scientificamente, allora dobbiamo capire che esistono da anni le cosiddette mappe di previsione, dove sono indicati chiaramente i luoghi a più alta densità sismica. Grazie al lavoro svolto dai geologi sul posto, e grazie ad una attenta lettura delle variazioni della crosta terrestre è possibile stabilire una certa percentuale di probabilità di verificazione di un evento sismico in un arco temporale. Se per “previsione” si intende questo procedimento scientifico, allora un terremoto è prevedibile, che poi non è detto che accada seconde le “previsioni”, e questo non vuol dire inficiare il procedimento scientifico, ma dovrebbe solo essere un incentivo ad intensificare gli studi in materia.
Purtroppo in Italia esiste una spiccata tendenza alla polarizzazione, e tutto viene visto come argomento politico di delegittimazione dell’avversario, mancando qualsiasi volontà di dialogo, anzi di dare un minimo di credito agli altri, per cui anche questo argomento del tutto scientifico è diventato un refrain per poter dare dello stregone allo scienziato, il ricercatore o il geologo di turno che non fa altro che il suo lavoro con più o meno competenza.
Per cui l’argomento “prevedibilità del terremoto a L’Aquila” è diventato strumento per poter dare addosso a chi la pensa diversamente da sé, con due schieramenti preponderanti, da una parte chi asserisce che un terremoto non è prevedibile, e quindi rinviare a giudizio la Commissione Grandi Rischi equivale a imputarla di non aver indovinato i numeri al lotto, e dall’altro chi accusa la politicizzazione e l’incompetenza dei cosiddetti esperti, pronti a tutto pur di difendere le pessime scelte amministrative dei soliti politici.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo, e se gli esperti fossero un po’ meno politicizzati, e facessero il loro lavoro senza lasciarsi tirare per la giacchetta, questa sarebbe più evidente.
E per comprenderci meglio torniamo al Giappone delle “previsioni” allarmistiche, dove, a seguito della scioccante notizia sopra riportata, si è immediatamente aperto un dibattito sulla necessità di spostare la capitale, Tokyo, da altra parte, o meglio di creare più fukutoshin (capitali alternative), in modo che non manchino i centri di potere e direzione nel momento in cui accadrà il Big One giapponese.
Accadrà, ho detto bene, perché secondo gli esperti giapponesi non si tratta di capire se accadrà, ma quando accadrà, e soprattutto quali danni provocherà. L’ovvia conclusione è che si deve fare tutto il possibile per limitare i danni.
Ecco quindi che una commissione parlamentare bipartisan di 200 deputati si è riunita ed ha chiesto un progetto per la creazione delle fukutoshin in territori meno sismici rispetto all’area di Tokyo, e, pensate un po’, il professor Ishibaschi, sismologo dell’università di Tokyo, ha asserito di fronte ai 200 deputati, che dalle sue analisi e di quelle di stimati colleghi, risulta altamente probabile che una scossa di potenza simile a quella dell’11 marzo colpirà la regione di Tokai, con possibili gravi danni alla centrale nucleare di Hamaoka, solo 100 km più a sud di Tokyo.
E il primo ministro giapponese come reagisce a queste allarmanti notizie? Denuncia immediatamente lo scienziato per procurato allarme? Indice una conferenza per denunciare gli scienziati (comunisti?) apportatori di disgrazie? No, chiede alla società elettrica proprietaria della centrale nucleare di chiuderla!
E l’azienda elettrica da par suo, che fa? Denuncia l’interventismo stalinista del governo nei confronti della pubblica impresa? Accusa il mancato rispetto dell’art. 41 della costituzione? No, chiude la centrale elettrica in pochi giorni.
È pacifico che questa chiusura inciderà profondamente sull’assetto energetico del paese, nel senso che è possibile che altre centrali seguiranno a ruota, visto che il territorio giapponese è quasi totalmente sismico, e questo con buona pace delle tante anime belle che in Italia stanno ancora a discettare amabilmente sul costo dell’energia nucleare che, secondo i loro conteggi effettuati stando seduti in territori non a rischio, costerebbe ancora un paio di centesimi meno dell’energia solare. Certo sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i giapponesi morti, di quel risparmio di pochi centesimi!

Tornando ai pazzi giapponesi, il dibattito si infervora non solo sul futuro energetico del paese, ma anche sulla scelta della nuova capitale, laddove il passaggio sembrerebbe obbligato verso la “spregiudicata” Osaka, circostanza non ben vista dagli “austeri” abitanti di Tokyo.
Il punto essenziale, però, è che il dibattito è partito, sulla base di uno studio che prevede un terremoto, e quindi ci si rimbocca le maniche per limitare i danni, per salvare il salvabile.
In Italia tutto ciò non sarebbe accaduto, visto che, nonostante tutti sapevano che prima o poi un forte terremoto sarebbe avvenuto all’Aquila, come dichiarato dai geologi della zona, nonostante le avvisaglie (mesi e mesi di sciame sismico), e soprattutto nonostante tutti sapessero che gli edifici erano tutti a rischio (grazie a ben due studi realizzati dalla Protezione Civile e dall’Abruzzo Engineering per conto della Regione), nessuno ha fatto nulla di concreto, e si è solo pensato di zittire chi diceva che c’era pericolo.

E, per evitare che la gente possa pensare che forse, dico forse, i nostri politici e gli esperti che quei politici piazzano nelle poltrone degli enti che dovrebbero agire per il bene dei cittadini, siano forse un tantinello incapaci, ci asfissiano con i falsi problemi imbottendoci di stupidaggini sulla non prevedibilità dei terremoti, invece di parlare, più correttamente, dell’assoluta assenza di prevenzione sul territorio italiano, nonostante la Protezione civile sul suo sito indichi così le sue competenze: “Il Dipartimento ha un ruolo di indirizzo, in accordo con i Governi regionali e le Autonomie locali, dei progetti e delle attività per la prevenzione, la previsione e il monitoraggio dei rischi e delle procedure di intervento comuni a tutto il sistema”.

Ma, del resto, se volessimo fare prevenzione sul serio, forse si dovrebbe cominciare a controllare le autorizzazioni a costruire, controllare che il cemento sia armato sul serio, impedire le costruzioni abusive, fare una politica seria di urbanizzazione…., e poi il partito del cemento come fa affari?


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarcarmengueye - 28 maggio 2011

    Bravo, condivido l’articolo.

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  2. avatarZeitgeist - 30 maggio 2011

    :mrgreen:

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