I soliti comunisti.

Secondo le statistiche, la Tailandia è uno dei paesi più liberi del sud est asiatico.
Qualche anno fa, ero in vacanza a Krabi e dovetti andare a trovare in galera, alcuni amici che erano stati arrestati tre giorni prima, colpevoli di aver verniciato l’interno di un negozio.
Si trattava di uno dei tre negozi di bigiotteria che possedeva un nostro amico danese vivente là da tantissimo e sposato con una ragazza del luogo, anche lui in prigione con loro.
Proprio così. Sembrerà strano, ma se io possiedo un negozio in quel paese e ho solo la licenza per quella attività, non lo posso verniciare, nè cambiare un lampadario, nè riparare una serratura, anche se il negozio è di mia proprietà.

Negli anni 80′, andai a Cuba da solo, con un aereo delle linee cecoslovacche. Era mia intenzione unirmi ad un gruppo di italiani che facevano il giro di Cuba in bicicletta. Quando arrivai di notte all’areoporto dell’Avana, non ci furono problemi, avevo il visto come turista. I miei amici in quel momento si trovavano dall’altra parte dell’isola, quindi presi un pullman e me la girai tutta di notte tranquillamente.

Per chi non lo sapesse, Cuba è un paese da moltissimo tempo sotto embargo dagli Stati Uniti, considerato fra i paesi “canaglia”. Colpevole di essersi fatto i fatti suoi dagli anni sessanta dopo la rivoluzione castrista, di aver ospitato per qualche giorno dei missili sovietici e colpevole anche di aver sventato l’invasione dell’isola da parte di un esercito di esuli cubani organizzato e armato dagli Stati Uniti.
I rapporti fra Italia e Cuba, non sono tanto diversi da quelli americani, a parte qualche associazione turistica.
Del resto l’isola giamaicana è sempre stata considerata da TUTTA la nostra stampa, (a parte Gianni Minà), un coacervo di cannibali comunisti torturatori e mangiatori di bambini.
Quindi per quanto ne so, quando Reiver Laborde Rico, il presunto assassino dei coniugi Burgato è tornato a casa sua, la nostra polizia non avrebbe fatto nulla per estradarlo da noi, nè preso contatti con le autorità cubane.
Infatti quando i tre giornalisti Ilaria Cavo, Domenico Pecile, Stefano Cavicchi e l’operatore Fabio Tricarico, sono arrivati a Camenguey con visto turistico per intervistare Rico, sono stati giustamente fermati dalle autorità.

E partono le dichiarazioni di sdegno: il segretario della Federazione della Stampa dice che fa “rabbrividire la notizia del fermo”
Io ho pensato subito che la polizia cubana li avrebbe subito arrestati, buttato via la chiave e messi a pane e acqua per 20 anni in compagnia dei criminali comuni infoiati di sesso.
E in vece no. Dopo gli accertamenti, gli hanno semplicemente “consigliato” di tornare a casa.

Questi signori, la prossima volta che vogliono fare un’intervista all’estero, vengano prima da me (che faccio il falegname), che gli spiego che col visto da turista, si fa il turista, col visto da fotografo si fanno le fotografie e col visto da intervistatore si fa l’intervista.

Hanno  dovuto ammettere di essere stati trattati bene e probabilmente appena arrivati a casa scriveranno di quanto quel paese sia un coacervo di cannibali comunisti torturatori e mangiatori di bambini.


Commenti
Sono stati scritti 4 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 3 ottobre 2012

     

    Eh si, in Thailandia, come in quasi tutti i Paesi del mondo, lavorare senza Work Permit specifico per quel lavoro prevede l’arresto immediato e l’espulsione, dopo pagamento di una corposa  fee naturalmente.

    E’ così ad esempio anche negli Usa, dove se uno entra come turista deve fare solo il turista, e non il giornalista. E non è possibile chiedere in loco un estensione del visto turistico né il cambiamento in altro tipo di visto; se si entra con il Visa Waiver Program per cambiarlo tocca uscire, tornare al Paese d’origine e richiederne un’altro. E ci sono ovviamente  regole e Visti specifici che autorizzano l’ingresso ed il lavoro dei giornalisti stranieri.

    In questo caso è abbastanza chiaro che la giornalista di Mediaset e gli altri hanno tentato di fare una furbata all’italiana, puttaniere docet.

    Ma l’occasione di sputtanare i comunisti castristi è troppo ghiotta, e gustiamoci dunque alcuni commenti apparsi su Libero:   :mrgreen:

    … e’ un paese comunista: c’era da aspettarselo. mica dobbiamo sorprenderci che non c’e’ liberta’ di stampa, e’ una dittatura. … Mandiamo a Cuba gli energumeni dei centri sociali che vanno in giro con la keffiah palestinese al collo,la bandiera di Che Quevara,e amanti di Fidel Castro perennemente impasticcati …

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  2. avatarGabriele Tesini - 4 ottobre 2012

    SSSSìììììììììììì, mandiamoli a Cuba questi Comunisti… Gli piacerebbe, invece noi stiamo in Italia a combattere contro questa pletora di giornalai, puttanieri, ladroni, leccaculi e saltimbanchi. 

    La bandiera? Ne ho giuso giusto proprio qui una da sventolare con orgoglio… 😈  

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  3. avatarRiccardo Giovannini - 12 ottobre 2012

    Fino a Cuba vanno a fare i “FURBETTI DEL QUARTIERINO”…sti giornalisti !  Non ne hanno abbastanza a casa nostra ormai…

    PS: Gabriele quella bandiera e’ fantastica…di un’altra categoria !   

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  4. avatarAndrea Cotti - 12 ottobre 2012

    Ciao Riccardo e benvenuto in Persiceto Caffè  :)

    Eh si, il punto è proprio questo; certa gente è talmente abituata a fare tutto quello che gli pare anche a casa degli altri, che sono il popolo delle libertà loro, che poi ogni tanto pestano dei vetri.

    Che il puttaniere evidentemente non comanda dappertutto e da qualche parte le leggi valgono ancora.

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