I partiti di sinistra al bivio

bivioLa sensazione è che la recita non regga più.

In questi ultimi anni i cosiddetti partiti della sinistra, PD, IDV e persino il neonato Movimento di Grillo, con l’unica esclusione forse di SEL, hanno cercato di imbarcare  forze e personaggi non sempre conciliabili con l’immagine del partito, cercando di esprimere  tutto e il contrario di tutto.

Figure come la Binetti, potevano essere considerate parte integrante ed espressione di un serio partito riformista?

E Scilipoti, (e il metodo dell’Idv di reclutare dirigenti transfughi da FI e UDC/UDEUR) che c’azzecca con il rigore sulla legalità dell’IDV?

E fino a quanto il Movimento 5 Stelle di Grillo pensa di poter reggere nelle Amministrazioni Locali non andando oltre gli slogan populistici (NO inceneritori-NO TAV-NO automobili-ECC.) ed evitando sistematicamente il confronto (e concrete proposte politiche alternative) sulle problematiche reali e quotidiane?

Dopo il fallimento della sfiducia del 14 dicembre, e con la complicità di FIOM e Marchionne, queste contraddizioni paiono ora esplodere.

L’impressione che si riceve è che tutto sommato non solo il PD (spudoratamente) ma anche IDV e Grillo si siano in qualche modo berlusconizzati; abbiano cioè accettato di divenire parte integrante del sitema degenerato, facendo solo la parte degli oppositori, ma in realtà essendo essi stessi momento integrante dell’infezione. Perchè se si ritiene la legalità l’obiettivo fondante dell’IDV, la si fa dirigere da ex FI-PDL-UDC-UDEUR?  Perchè se Grillo ritiene tutta la politica collusa con il regime, si guarda bene dall’entrare nel merito dei problemi, limitandosi allo show di protesta?

Politici veri, con idee reali e maturati nella base in anni di confronti, poi pretendono gestioni dei partiti democratiche, basate su linee e leader da discutere ed approvare a maggioranza, non dal padrone del partito. Mentre invece scafati cooptati, col loro bel serbatoio di voti locali conquistati con clientele (quando non peggio) non pretendono la discussione ed il confronto, ma solo la poltrona.

Se andiamo in piazza ed urliamo abbasso i ladri, tutto il popolo sta con noi. Ladri esclusi.

Se invece scendiamo nel dettaglio, (chi -e quanto- paga le rette dell’asilo? come organizziamo lo smaltimento dei rifiuti? come sostenere i consultori abbandonati dallo Stato? ) una parte cospicua di elettori (e attivisti locali dell’una o dell’altra parte) verrà comunque scontentata.  E allontanata.

E così questi partiti cosiddetti di sinistra, in questi anni hanno imbarcato di tutto, letteralmente cani e porci, dimenticando,  calpestando e mascherando ideali veri e passioni, linee fondanti dei partiti e le lotte per ottenerle, limitandosi alla ragioneria dei voti arraffati e delle alleanze strategiche, divenendo così parte integrante ed espressione  del berlusconismo.

E oggi, chi in quei partiti aveva davvero idee ed ideali non ce la fa più; non riescono più a pensare di continuare così ad oltranza.

E così vediamo che nell’IDV prima esce la lettera di De Magistri, Alfano e Cavalli sulla questione morale nel partito, respinta duramente da Donati e dallo stesso Di Pietro, poi è lo stesso Donati che prende le distanze da Di Pietro sul sostegno alla Fiom.

E vediamo i grillini precipitare nei sondaggi dopo l’esplodere dei dissidi interni di un movimento appena nato e che già chiede maggiore democrazia, indurito e disilluso dalle recenti esternazioni di Grillo su Saviano.

Ma è nel PD che la maggiore lacerazione sta affiorando, che i leader di secondo piano ancora collegati alla base non ce la fanno più a sopportare le ultime giravolte dei Bersani-D’alema-Fassino & Co.  non solo per l’accostamento con Casini-Fini, ma per la conferma del supporto ad oltranza al berlusconismo.

Di questi giorni le prese di posizione (e di distanza) di Marino, che ipotizza un referendum tra gli iscritti;  Thomas Casadei che si dissocia apertamente; Civati (uno dei rottamatori) che dichiara – ”  Pensavo di essermi iscritto al Pd e non all’Udc”; e Renzi (il rottamatore) che invece si allinea di fatto direttamente alle posizioni di Berlusconi, va a casa sua, appare in TV da Vespa con la feccia del PDL e via degenerando.

 

La recita, mi sembra insomma che non regga più, ed ora ciò che si prospetta è un forte rimescolamento delle carte.


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarGiorgio Spignese - 5 gennaio 2011

    E’ molto preoccupante perchè è sostanzialmente vero e non favorisce l’ottimismo e la positività . Rischia di precipitare tutto in un calderone di ostilità reciproche che non ci faranno fare una bella fine . Mi dispiace di tornare  a fare riferimento a qualche leader , ma queste figure servono comunque in qualunque movimento , ci vorrebbe che chi ha ancora del rispetto e del carisma da spendere ( p.e. Vendola , Marino e altri…) lo investa per proporre una cesura decisa e un inizio proprio diverso . Sarà sicuramente traumatico ma peggio della prospettiva che si sta manifestando mi pare difficile .
    giorgio spignese

    Lascia un Commento
  2. avatarcarmengueye - 5 gennaio 2011

    Non ho speranze, è una politica balcanizzata. Ho pensato perfino che una secessione sia opportuna. Così non si può continuare. Questo nord somiglia a quella miscela di gerarchi e avidi industrialotti che spopolò nel ’22. Marchionne che viene a spremerci altri soldi per non produrre una cippa di vendibile. Comincio ad averne abbastanza di loro.

    Lascia un Commento
  3. avatarAndrez - 10 gennaio 2011

    Solitamente ottimista, mi sa che stavolta devo condividere il pessimismo di Carmen.

    Scrivevo su:

    Ma è nel PD che la maggiore lacerazione sta affiorando, che i leader di secondo piano ancora collegati alla base non ce la fanno più a sopportare le ultime giravolte dei Bersani-D’alema-Fassino & Co.  non solo per l’accostamento con Casini-Fini, ma per la conferma del supporto ad oltranza al berlusconismo.

    E oggi, chi in quei partiti aveva davvero idee ed ideali non ce la fa più; non riescono più a pensare di continuare così ad oltranza.

    Ed ecco una lettera-appello a Bersani dei responsabili PD Emilia Romagna della Mozione Marino.

    Giusto per confermare il pessimismo, va ricordato che essi rappresentano solo il 12% della base del PD Emilia-Romagna.

    Il 52% si espresse per Bersani (D’Alema) e il 36% per Franceschini ed oggi questo 88% (le truppe cammellate di anziani ) sembra tacere.

    __________________________________________________________

    Appello. Per Cambiare l’Italia servono chiarezza di contenuti e di metodi

    Sì a proposte concrete sui grandi temi e allo strumento delle primarie
    No alle scorciatoie e allo snaturamento del PD

    Centralità della scuola, dell’Università e della ricerca pubblica, strenua lotta per la legalità in tutti gli ambiti, nuova strategia fiscale, che consenta l’emersione del nero e un minor carico per chi produce e, soprattutto, investe, riconversione ecologica dell’economia, capace di generare nuovi posti di lavoro e vincere le sfide energetiche, effettività dei diritti per tutti a partire dai più deboli e vulnerabili.
    Su questi cardini ideali e di prospettiva, con lo sguardo dritto ai prossimi decenni, nel contesto di una comunicazione chiara, devono ispirarsi le proposte concrete del PD: costantemente messe al centro del dibattito e dell’azione, nelle istituzioni e nella società.

    Senso della lotta e della mobilitazione, rigore nelle idee programmatiche, capacità di parlare al paese e, in primo luogo, ai tanti che rischiano di perdere fiducia nella politica e nel PD: è questo che può dare forza al Pd, al centro-sinistra, a chi vuole voltare pagina rispetto al berlusconismo e alla drammaticità della crisi che viviamo (crisi economia ma anche morale e sociale).

    Moltissimi democratici, dopo la bellissima manifestazione dell’11 dicembre, si sono sentiti smarriti nel leggere una serie impressionante di interviste – davvero troppe – di molti dirigenti nazionali del partito: interviste che hanno teso a mettere in discussione ciò che a nostro avviso rappresenta un tratto identitario del Pd e del suo progetto costitutivo: centralità del profilo programmatico, anche nel generare una precisa fisionomia come partito del XXI secolo, e strumenti di apertura alla società come quello, decisivo, delle primarie.
    Le alleanze non possono venire prima di tutto, a maggior ragione se a dettarle è la tattica anziché la dialettica politica e la condivisione degli elementi cardine su cui esse possono eventualmente poggiare.

    Snaturare il principale ambito di riferimento per un partito di centrosinistra, ammiccando e corteggiando in maniera non chiara forze dai tratti e dai comportamenti ancora molto ambigui come UDC e FLI, senza peraltro aver mai discusso di programmi, è prima di tutto un segno di debolezza.

    E’ evidente che tutte le forze di opposizione, in quanto tali, possono lavorare insieme, soprattutto in Parlamento, per un progetto comune anche in vista di un appuntamento elettorale. Altro discorso è invece sacrificare la propria identità e le proprie caratteristiche. Prima di fare questo, occorrerebbe mettere bene in chiaro su quali punti di contatto il PD si immagina di poter costruire convergenze con altri soggetti politici, specie se questi si muovono per loro specifici interessi di ricollocazione nello scenario politico. Anche recentemente, in occasione del voto per l’approvazione della cosiddetta riforma Gelmini, il partito di Fini ha votato con la maggioranza di Berlusconi, approvando uno dei più sciagurati tagli (ed attacchi) alla scuola pubblica. Ci chiediamo: cosa avremo mai da condividere con questi esponenti che per anni hanno votato le peggiori leggi della storia repubblicana spesso in sfregio alla Costituzione?

    Annunciare svolte per mezzo di interviste alla stampa è sbagliato anche nel metodo. Le discussioni devono svolgersi negli organismi competenti, soprattutto per decisioni di tale portata, ma soprattutto devono avere un imprescindibile riferimento nel corpo del partito a partire dai circoli (utilizzando eventualmente anche strumenti innovativi come quello del referendum) e soprattutto devono cercare sintonia e connessione con un popolo che non attende altro che il Pd e il centro-sinistra (a cominciare da IDV e SEL, ma anche da altri soggetti e movimenti) definiscono un chiaro progetto per cambiare l’Itala.

    Crediamo basti osservare le migliaia di commenti negativi che si sono scatenati su internet e nei social network in questi giorni per capire che il percorso che si è cercato, frettolosamente, di indicare richiede maggiore chiarezza e soprattutto piena condivisione (e diciamo questo prendendo atto che ci sono alcuni dirigenti nazionali che mirano a rompere con altre forze del centro-sinistra per stringere accordi con il cosiddetto ‘terzo polo’: una scelta che pensiamo possa risultare fallimentare, rischiando di decretare la fine stessa del progetto del PD).

    La nostra gente, i nostri militanti, elettori, simpatizzanti, la nostra base, oggi più che mai, ha bisogno di avere proposte chiare, che sappiano ispirare i cambiamenti necessari a riportare la democrazia nel Paese e affrontare gli storici ritardi in processi riformatori, sul piano istituzionale e sociale, orientati da una visione complessiva dell’Italia che vogliamo, ancorata all’Europa, e ad un’idea di mondo nuovo. Tu, caro Segretario, molto opportunamente rivendichi con orgoglio l’approvazione della mozione sul fisco, che introduce importanti novità anche sul tema della tassazione delle rendite. Ecco, per fare un grande partito innovatore, capace di essere soggetto collettivo di attrazione per molti, ci vogliono, come in questo caso, coraggio e idee coerentemente e costantemente praticate, non mera tattica.

    Rinunciare alle primarie per fare un favore a Fini o Casini sarebbe come minare nelle sue fondamenta il PD. Le primarie sono lo strumento principe di questo straordinario partito, uno strumento di grande partecipazione che ha permesso alle figure di riferimento, a partire dal Segretario nazionale e da quelli regionali, di essere legittimati nei loro ruoli. Le primarie vanno fatto, anche per individuare i parlamentari, specie nel caso si vada a elezioni a breve.

    Abbandoniamo una volta per tutte le alchimie e gli spot delle interviste “a batteria”. Fuori dai luoghi tradizionali della politica, ma soprattutto anche fuori dal Pd per come è oggi, c’è un popolo che attende segnali netti (a cominciare dallo straordinario movimento di lotta generatosi in questi mesi nella scuola e nelle università, ma anche su altri grandi temi come i diritti del lavoro, l’acqua pubblica, le questioni ambientali), nonché un “partito”, quello degli astensionisti, che rappresenta quasi la maggioranza silenziosa del Paese e che non possiamo rassegnarci a perdere o lasciare a se stesso. Se proprio dobbiamo stringere alleanze preventive, proviamo a stringerle con tanti di questi cittadini a partire da una visione d’insieme della società e da idee ben definite.
    Chiarezza, orgoglio, comprensione dei contesti e radicalità nelle proposte: così possiamo cambiare il Paese, a partire dai tanti luoghi e mondi, territoriali e sociali, che lo compongono.

    Con questo appello aperto (www.nelletuemani.org), come componenti la Direzione regionale dell’Emilia-Romagna, invitiamo il Segretario del PD Pierluigi Bersani e quello regionale Stefano Bonaccini a mettere al centro dell’azione del partito le proposte per il paese, a non incorrere in scorciatoie per approdare ad alleanze confuse, a favorire un’ampia consultazione dei democratici sulle prospettive di quella che deve essere una chiara strategia volta ad acquisire consensi reali nel paese, a partire da tutti i territori. Con spirito costruttivo, confidiamo nell’apertura di un processo aperto di ascolto e in sintonia con i bisogni del paese e le aspettative di tutti coloro che intendono voltare pagina, grazie alla forza del PD.

    Liana Avanzini (Parma, direzione regionale PD ER)
    Alberto Bigi (Reggio Emilia, direzione regionale PD ER)
    Thomas Casadei (Forlì, consigliere reg. e direzione regionale PD ER)
    Patrizia Dogliani (Bologna, direzione regionale PD ER)
    Donatella Guerrini (Ravenna, direzione regionale PD ER)
    Antonio Mumolo (Bologna, consigliere reg. PD ER)
    Cristian Torri (Piacenza, direzione regionale PD ER)
    Giuseppe Varini (Modena, direzione regionale PD ER)

    Lascia un Commento

Devi essere Registrato per poter laciare un commento!.