I “grilli per la testa”

BANDIERE ROSSEI “GRILLI PER LA TESTA”
Grillo e Renzi hanno completato l’operazione, avviata e portata avanti da Berlusconi di spettacolarizzazione e personalizzazione della politica .
I tre si affrontano in un teatrino mass-mediatico dove il popolo spettatore, è sempre più volubile e disorientato, o peggio tifoso. La nuova politica, è generalistica e populista, rifugge volutamente dalla interpretazione dei conflitti, e non da risposte strutturali compiute. Tutto ciò, si inquadra in un più ampio progetto, che vuole una politica svincolata dall’identità di classe, in una società, che invece diventa sempre più classista, e che vede la scomparsa della classe c.d. media. Il nuovo e corposo blocco sociale è sempre più frammentato e privo di rappresentatività, è formato dai precari, da chi lavora nei call center, con un contratto a progetto, o altro contratto atipico, dissocupati, pensionati e stipendiati “intorno”ai mille euro, piccoli artigiani ecc..

I tre “ moschettieri”, Grillo, Renzi, Berlusconi, cavalcano in modo strumentale il malessere, e intrattengono, il “popolo minorenne” con le loro performance, con i loro toni paternalistici, concedendo talvolta qualche briciola (80 euri) .
Chi, invece, ha mantenuto l’identità di classe e piena rappresentatività nella politica e nelle istituzioni, è l’imprenditoria confindustriale, la finanza, i banchieri, i supermanager, gli ex dipendenti pubblici , i politici dalle pensioni d’oro…
Riporto qui un ampio stralcio di un articolo di Sandro Medici sul Manifesto di oggi, visto il dibattito in essere, sul modo di comunicare di Grillo, che talvolta viene analizzato e commentato, in maniera un pò semplicistica e superficiale:

“ Beppe Grillo è con i For­coni e con i poli­ziotti che si tol­gono i caschi. È anche con i seces­sio­ni­sti veneti: «In Veneto – ha scritto sul suo blog – si stanno facendo le prove gene­rali per la seces­sione sotto gli occhi stu­piti di gior­na­li­sti post datati e di sto­rici da stra­pazzo». Dopo gli scon­tri a Roma in aprile, pro­ta­go­ni­sti i movi­menti per la casa, Grillo era invece con loro e con­tro i poli­ziotti. Nell’ultima uscita a Torino ha detto che i poli­ziotti «sono con noi». Grillo è per sot­to­porre Dudù, il cane della fidan­zata di Ber­lu­sconi, alla vivi­se­zione, poi cor­regge: da vivi­se­zio­nare è Ber­lu­sconi. Grillo si pro­clama «oltre Hitler», poi chia­ri­sce: come Char­lie Cha­plin in Il dit­ta­tore. Renzi è «un ebe­tino» che ha dato «lin­guate al culone di Angela Mer­kel».

Ber­lu­sconi è una «salma». Quello attuale è un governo «delle laide intese». Su Lam­pe­dusa, Grillo a suo tempo scrive: «Ma se per que­ste per­sone il viag­gio sui bar­coni è tut­tora l’unica pos­si­bi­lità di spe­rare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di “ver­go­gna e diso­nore”»; poi rilan­cia il post di un affi­liato, che dice: «Que­sta gente va edu­ca­ta­mente, ma con deci­sione rispe­dita a casa… Non hanno alcun motivo per venire da noi. Primo per la situa­zione che vive l’Italia a livello eco­no­mico, secondo per­ché già abbiamo una den­sità di popo­la­zione più alta della Cina, terzo per­ché non sono rifu­giati poli­tici né pro­fu­ghi di guerra». Grillo e Casa­leg­gio infine smen­ti­scono i sena­tori cin­que­stelle che vole­vano l’abolizione del reato di immi­gra­zione clan­de­stina. E ora, a pro­po­sito dell’euro, scrive: «È neces­sa­rio un piano B nell’eventualità che si debba tor­nare alla lira» e annun­cia un refe­ren­dum sulla moneta unica «se vin­ciamo le elezioni».

Sono solo esempi, pescati a caso dalla piog­gia di post, insulti, invet­tive, prese di posi­zione senza appello, deri­sioni e bat­tute…
Le eti­chette, come il molto usato «popu­li­smo», non ser­vono a gran che. Grillo, sem­pli­ce­mente, dà voce a un dif­fuso furore con­tro ogni tipo di potere, di poli­tica: sen­ti­mento che ha, benin­teso, una for­tis­sima ragione. Ma lo fa usando, come spunto pole­mico, ogni avve­ni­mento che si pre­sti allo scopo. Se si dicono cose con­trad­dit­to­rie o anche oppo­ste, non importa. I media sono alla ricerca di enor­mità, insulti, bat­tu­tacce, e i redat­tori poli­tici ogni mat­tina si sve­gliano chie­den­dosi: «Che dirà oggi Grillo?». E lo fanno per­ché così li ha abi­tuati Sil­vio Ber­lu­sconi in vent’anni di quo­ti­diana esi­bi­zione sui media. Infatti il capo di Forza Ita­lia oggi, nel suo lungo tra­monto, è costretto a inse­guire: Grillo vuol fare la mar­cia su Roma? No, la faremo noi. O ancora: Grillo non è come Hitler, è come Sta­lin, come Pol Pot, è un sanguinario.

Ma que­sto stile, ossia que­sta legge della comu­ni­ca­zione all’epoca di inter­net, è la stessa che ha per­messo a Mat­teo Renzi, di con­qui­stare prima il Par­tito demo­cra­tico e poi Palazzo Chigi. La «rot­ta­ma­zione», ter­mine vio­lento, ne è stata il car­dine. Ma poi ci sono la «velo­cità», la «rivo­lu­zione», gli ese­crati «pro­fes­so­roni», gli «scia­calli» che «pun­tano alla crisi del paese», la «patria» che i gio­vani sono chia­mati a ser­vire con il ser­vi­zio civile, fino al «votate chi vi pare ma non i pagliacci», pro­ba­bil­mente un errore, quest’ultimo, per­ché acco­muna il Pd a tutti i par­titi nel muc­chio dell’odiata poli­tica. E però è un passo neces­sa­rio: l’avversario più peri­co­loso, per Renzi, è Grillo. E comun­que tutto si tiene: lo spet­ta­colo a cui stiamo assi­stendo è quello di «tre lea­der» (con ten­denza a diven­tare due) che si azzuf­fano sguaiati.

Ma è comun­que Grillo a pre­va­lere in que­sta fiera dei denti che digri­gnano. Usando il regi­stro della satira e sovrap­po­nen­dolo total­mente a quel che dovrebbe essere il discorso pub­blico, quello della poli­tica, che richie­de­rebbe capa­cità di media­zione e una qual­che incli­na­zione ad appro­fon­dire i temi con one­stà intel­let­tuale, sti­mola sen­ti­menti di odio, di aggres­sione al «nemico», i più dispa­rati. Per­ché la regola, nelle ele­zioni domi­nate dai media (e tutte le ele­zioni lo sono), è «coprire» più ter­ri­to­rio pos­si­bile, met­tendo insieme le spinte e le visioni delle cose più diverse. In effetti, l’insorgenza del «popolo gril­lino» asso­mi­glia a una smi­su­rata assem­blea di con­do­mi­nio, dove per­sone diverse che mal sop­por­tano il vici­nato si scon­trano, spesso con una vio­lenza incom­pren­si­bile, per tute­lare gli inte­ressi indi­vi­duali di cia­scuno. L’articolazione del discorso, la com­ples­sità, sono per­ce­piti come osta­coli, qual­cosa che divide. Il disprezzo di Grillo per gli intel­let­tuali (che, come tutto il resto, si appog­gia su una situa­zione effet­ti­va­mente deplo­re­vole) ha que­sta radice.

E così è che tiene insieme gente di destra e di sini­stra, chi dà la colpa alla mas­so­ne­ria e chi alle mul­ti­na­zio­nali, chi vor­rebbe cac­ciare tutti i «clan­de­stini» e chi acco­glierli? È solo e sol­tanto Grillo, che dà sem­pre l’impressione che man­dare tutti «affan­culo» sia un atteg­gia­mento vin­cente. Se la sini­stra è reduce da scon­fitte e divi­sioni e pro­pone un les­sico invec­chiato (salvo ecce­zioni), ecco che l’intransigenza, la capa­cità di «bucare» i media, il disprezzo esi­bito per chi si pre­senta come «auto­rità» (chiun­que), attrag­gono irre­si­sti­bil­mente e indif­fe­ren­te­mente. E se Grillo dice cose che non si con­di­vi­dono, si tratta solo di intem­pe­ranze che non com­pro­met­tono la mis­sione unica: man­dare tutti a casa.
Già, ma per fare cosa? …


Commenti
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  1. avatarAlberto Gamberini - 28 maggio 2014

    Analisi marxista (si può dire?), che sottoscrivo.
    La società è divisa in classi, le crisi economiche (cicliche) non fanno altro che marcarne i confini. Il ceto medio, che in tempo di crescita e benessere agisce da prezioso cuscinetto reazionario e anti-proletario, inevitabilmente si impoverisce, proletarizzandosi a sua volta.
    Eppure, cosa succede nel Belpaese? Calano dal cielo figure salvifiche, demagogiche, semplificatrici, parafasciste, che impediscono il radicalizzarsi del conflitto secondo una direttrice di classe, e lo spostano su altri fronti: i migranti da cacciare, l’euro da abolire, lo stato “pesante” e assistenziale da snellire, la cultura da tagliare…
    Grillo, più di Renzi, funge da pompiere, inglobando le lotte storicamente o intrinsecamente di sinistra (democrazia diretta, reddito garantito, ambiente…), disinnescandole, nella cornice di uno scontro fantasioso, oltre che farlocco, fra Popolo e Casta. Non esiste né l’uno, né l’altra. Esistono le classi. Marxianamente: prendere coscienza delle classi è un passaggio necessario al loro superamento; che è poi il superamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
    Ma questa non è, né vuole essere, una lezione sul marxismo. Ed io non ho la competenza (né la voglia) necessaria. Credo però che in tutte le società capitalistiche – cioè nel mondo attuale, *questo* mondo – tale concezione classista resti valida. Soprattutto, dal momento che – come scrivi tu – chi “ha mantenuto l’identità di classe e piena rappresentatività nella politica e nelle istituzioni, è l’imprenditoria confindustriale, la finanza, i banchieri, i supermanager, gli ex dipendenti pubblici , i politici dalle pensioni d’oro…”.
    Per Renzi – si legga il suo commento all’edizione ventennale di Destra e sinistra di Bobbio – “oggi quei blocchi sociali non esistono più ed è un bene che sia così!”. Dunque, o è la società stessa a non esistere (come ci insegna la Thatcher), oppure essa è una sorta di “pappa omogeneizzata” senza conflitti interni, senza parte, senza storia. D’altronde, per il leader democratico, è superata pure la classica, novecentesca, desueta distinzione tra Destra e Sinistra.
    Non entro nel merito della tua analisi sulla strategia comunicativa di Grillo (e Renzi) – che condivido – perché ritengo sia naturale conseguenza della riflessione di cui sopra.

    p.s. Tutti a casa, certo, ma – come diceva un Bisio particolarmente ispirato – “a casa di chi?

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