Gli emigranti

emigrantiSi continua ad essere un popolo di Santi e Navigatori, artisti ed … emigranti.

L’esperienza dell’emigrazione oggi è cambiata, non siamo certo ai livelli di frustrante mortificazione di 50 anni fa, ma anche oggi il disagio rimane, oggi che oltre ai lavoratori ad emigrare sono anche scienziati e menti italiche pensanti, o semplicemente persone che  non ce la fanno più a vivere una non vita in questo disgraziato Paese.

Ne parla La Repubblica di questo tipo di emigrazione, e ha dato vita ad una interessante iniziativa, “Cara Italia, ti scrivo.it – Un Paese visto da lontano” invitando chi oggi lavora all’estero a raccontare la propria storia, a descrivere cosa li ha portati all’estero e come vedono il Belpaese da lontano.

“Noi, emigranti e invisibili”.  I ragazzi che lasciano l’Italia. Giovani, laureati, in fuga da un Paese che non gli piace, partono per scelta e non per necessità. Ecco i nuovi espatriati: nessun ministero li censisce, Repubblica.it ha raccolto le loro storie.

Ne sono uscite oltre 25.000 testimonianze che, oltre ad un interessante spaccato sociale, mostrano perplessità e insofferenze spesso simili, comunque condivise.

Vediamone alcune.

  • L’ Italia di oggi non ci piace più . Un individualismo sfrenato e la totale assenza di regole etiche condivise ha trasformato l’ Italia in un paese che non riconosco più’ come mio. La parola d’ ordine sembra sia: pensare solo per se’. Come e’ stato possibile che un intero paese sia degenerato così velocemente?
  • … la meschinità delle università italiane, l’assenza di curiosità intellettuale, l’inabilità a concepire il nuovo, lo stato generale di menefreghismo baronale, il senso di impossibilità, il si vedrà, il piede nella porta, il concorso con raccomandazione, la noia strisciante.
  • … qui in Francia sono più libero di vivere la mia omosessualità senza scrupoli, senza nascondermi, senza pregiudizi.
  • Qui in Svizzera ho un contratto a tempo indeterminato, condizioni id lavoro ottime, formazione continua assicurata, colleghi motivati e dinamici. In più, mio marito (non italiano) se ne frega altamente di Totti e Belen…
  • Mi sono sposato in Italia con una giapponese che dopo due anni non ce la faceva più a vivere in italia, disservizi, esperienze di razzismo e difficoltà a trovare lavoro ci hanno fatto andare in Giappone. Purtroppo non ho nostalgia dell’Italia che compare nei giornali e dei politici che la rappresentano, tutte le volte che dico la mia nazionalità scorgo un sorriso mal celato dal mio interlocutore.
  • … ditemi voi come posso vivere con una pensione di artigiano,di 585 euro al mese, in Italia ,senza una casa propria,dovrei andare a rubare o spacciare droga ma io in italia ho sempre vissuto con onestà, se voi mi spigate come posso vivere in Italia con quiei soldi, io posso lasciare il Brasile e tornare.
  • Dopo 35 anni di presenza a Bruxelles, ho imparato ad apprezzare la facilità con cui si vive in Belgio. L’Italia è bellissima, ma complicata da vivere.
  • Sono andata in Svizzera nel 1998 per studiare musica. In seguito ho deciso di rimanerci stabilmente: vita culturale e accademica sono, qui, molto più ricche e stimolanti. Enti pubblici e privati dedicano un’elevata percentuale delle loro disponibilità economiche alla ricerca, alle attività culturali, all’inserimento delle nuove leve nel mondo del lavoro. Inoltre, la qualità della vita, la maggiore trasparenza burocratica ed il sistema di democrazia diretta che caratterizzano la cosa pubblica elvetica non mi fanno mancare il mio paese d’origine
  • Ho davvero la genuina sensazione che le cose in Italia non siano più le stesse. Ne do la colpa alla politica disastrosa, soprattutto quella di questi ultimi vent’anni. Ho lasciato l’Italia quando aveva cominciato a soffocare …
  • Tutti i miei lavori all’estero li ho trovati in maniere ‘anonima’, sono stata scelta in base alle mie capacità e alla mia esperienza, non in base alle mie conoscenze. Vorrei tornare in Italia, ma quando cerco lavoro – ovviamente attraverso le mie conoscenze – mi offrono lavori da volontaria. Tutti i miei coetanei che vivono in Italia, intelligenti, istruiti, e anche di talento, faticano a sbarcare il lunario. La prospettiva di tornare allora mi terrorizza. E penso che l’Italia ha buttato e sta buttando via la mia generazione e quelle che seguono
  • Emigrato per la stanchezza di un lavoro che per tutta la mia vita trascorsa in Italia è stato sempre precario o in nero, senza alcuna certezza. Solo quella che sarei potuto essere licenziato da un momento all’altro senza poter avere nessuna copertura da parte delle istituzioni. Ma si sa, specialmente al sud la realtà è questa. O ti adatti ai ricatti, ad essere sottopagato, ad essere sfruttato per quelle che sono le tue competenze che esulano dal tuo specifico incarico e che non ti verranno mai riconosciute, al dovere pregare per avere qualche giorno di ferie (naturalmente non retribuito).
  • … essere un giovane laureato e/o dottore, in Italia, è come vivere in un incubo. Tutto inizia quando decido di andare a convivere con lei. Riusciamo a trovare un appartamento decente, mio padre mi lascia la sua auto vecchia. Non ci possiamo permettere di vivere al centro di Roma, e raggiungere il lavoro esclusivamente con i mezzi vorrebbe dire alzarsi alle 5.30 tutti i giorni. Per due anni, io e la mia ragazza abbiamo vissuto per lavorare e guadagnarci i soldi per pagare l’affitto e la benzina per andare a lavorare, i.e., prospettive future 0, proprio come il bilancio a fine mese. Dopo il dottorato, sono rimasto senza lavoro ed ho quindi deciso di venire in Olanda quando mi hanno offerto un ottima posizione come astronomo. Quì, per la prima volta, ho la sensazione di poter costruire qualcosa con le mie mani; è come aver iniziato una nuova vita. Io e la mia ragazza abbiamo preso seriamente in considerazione di trasferirci quì per un lungo tempo, con la speranza di vedere finalmente la fine del tunnel. In bocca al lupo!
  • …in Italia non c’è futuro alcuno, la corruzione a qualsiasi livello dell’amministrazione pubblica, la mafia al Governo (inutile giustificare-la verità la sappiamo tutti), un paese di ignoranti e pseudo-criminali che si identifica perfettamente nel soggetto che governa il Belpaese…Firenze mi manca da morire…ma in Italia mai più….ci ho vissuto 20 anni ..anche basta!! Se stai leggendo e sei in Italia e hai a cuore il tuo futuro, VATTENE .. la vita è una… e se proprio vuoi restare allora lotta se hai il coraggio e se ci credi..io probabilmente non ci ho creduto a sufficienza… un salutone dall’Australia…!

Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarBsaett - 22 ottobre 2010

    L’emigrazione riparte più forte che mai, oggi, e tanti italiani lasciano il loro paese per mille motivi, chi non arriva più a fine mese e cerca fortuna all’estero, chi non sopporta più la pressione eccessiva della delinquenza organizzata, chi non sopporta i soprusi della burocrazia corrotta, chi semplicemente preferisce andare in un paese più civile che da più speranze, per se e per i propri figli.
    L’emigrazione nacque subito dopo l’unità d’Italia, con lo smantellamento sistematico delle fabbriche del sud, in modo da impedire la concorrenza a quelle del nord e poter drenare risorse. Oggi quelle stesse cause di emigrazione non solo non sono mai state realmente risolte, ma addirittura vengono aggravate perchè, in un periodo di crisi violenta, le classi dirigenti e una spietata commistione di politica ed economia, hanno deciso di sacrificare il sud per poter in qualche modo salvare parte del nord. Ecco che lo sfruttamento irresponsabile delle risorse del sud giunge a distruggere il territorio, impedendo fattivamente la realizzazione di nuove realtà  industriali e soffocando, con l’aiuto della delinquenza organizzata, le piccole e medie imprese. La gestione dei rifiuti è da 15 anni improntata al saccheggiamento del territorio e nel contempo alla distruzione delle colture migliori. La chiusura di Termini Imerese ha lasciato non solo per strada migliaia di famiglie, ma anche e soprattutto la distruzione del mare e dei terreni coltivabili. Una fabbrica, costruita con i sovvenzionamenti statali, non ha portato che guadagni per i padroni, e distruzione per i locali.
    Negli altri paesi, invece, si pensa a creare posti di lavoro, si pensa ad aiutare le imprese e i cittadini, e così un po’  tutti trovano conveniente andarsese. Come ha raccontato ottimamente Presa Diretta nella puntata Senza Fabbriche, molti imprenditori delocalizzano, in Svizzera, quindi appena al di là delle Alpi, perchè lì il governo è affianco agli imprenditori e si preoccupa di creare posti di lavoro.
    Addirittura in Cina ci si preoccupa di creare un mercato, perchè è ovvio, se i lavoratori vengono costretti ad accettare stipendi da fame, o addirittura vengono messi in mezzo alla strada, chi mai comprerà i prodotti delle nostre imprese, chi comprerà le auto prodotte dalla Fiat? Una politica industriale seria dovrebbe rispondere prima di tutto a questa domanda, ma dall’alto del governo giunge il silenzio più assordante.
    E, la gente stanca, vessata e manganellata, ricomincia ad emigrare!

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  2. avatarAndrez - 22 ottobre 2010

    L’emigrazione nacque subito dopo l’unità d’Italia, con lo smantellamento sistematico delle fabbriche del sud, in modo da impedire la concorrenza a quelle del nord e poter drenare risorse.

    Di solito si indica l’Inghilterra (allora il Paese più avanzato) come prima Nazione dove iniziò l’industrializzazione, con la realizzazione del primo tratto ferroviario.  Nel 1804 Richard Trevithick usava per la prima volta una locomotiva a vapore. La prima ferrovia pubblica fu il Stockton and Darlington Railway inaugurata nel 1825.

    Le ferrovie partivano nelle aree più sviluppate dei vari Paesi, così da favorirne lo sviluppo industriale.

    Negli USA il primo tratto ferroviario arrivò nel 1830, 5 anni dopo.

    La ferrovia Napoli – Portici fu la prima linea ferroviaria costruita in Italia, inaugurata il 3 ottobre 1839; aveva la lunghezza complessiva di 7,25 chilometri.

    A Napoli, non a Milano. :mrgreen:

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  3. avatarcarmengueye - 22 ottobre 2010

    Una volta si emigrava per lavorare umilmente,le scene eranoquelle divenute un po’ oleografiche, valigie legate, abiti lunghi e fazzoletti per le donne, o cappelli da contadino per gli uomini, cose così. Oggi ci saranno i cervelli, ma molti italiani vanno all’arrembaggio, la differenza è solo che non usano carrette del mare o le loro recenti versioni migliori.
    Li trovi ovunque, a volte  sono bravi, talora vivono di espedienti, aprono un bar, fanno le guide,  si improvvisano mestieranti di qualcosa o imprenditori di qualcos’altro.. Sono cambiati i paesi, ora si va in Irlanda o nell’est europeo, isole lontane, perfino l’Africa.

    Siamo tornati a emigrare, altroché.
    Siamo tornati emigranti

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