Gianfranco Fini

gianfranco-fini-scetticoAl momento non ha più vie d’uscita, Berlusconi lo ha stretto in un angolo e decide la politica nazionale con Bossi e la Lega, e Fini ed i suoi uomini all’interno del Pdl (o almeno quelli non acquistati da Silvio) non contano più nulla.
Non ha futuro.
L’attuale Premier esprime una politica “aziendale” cialtrona e corrotta, fondata sull’appoggio populista carpito con le TV e sul malaffare e tutto questo nulla ha a che vedere con la visione finiana della destra, moderna e sociale, con senso dello Stato e capace di confrontarsi con le altre forze politiche, e convinta di esprimere riforme liberiste nella legalità.
Due linee praticamente opposte ed in conflitto l’una con l’altra, come da anni vediamo ad ogni occasione.

Consapevole della situazione priva di sbocchi, da tempo Fini studia situazioni alternative e tutto il gioco pare concentrato nel chi fa il primo passo verso la rottura, se lasciare il partito di cui è stato fondatore (col rischio di passare per traditore) o se tirare la corda al punto da farsi defenestrare. Su questi sottili equilibri si sono giocate le scaramucce interne al Pdl di questi ultimi mesi ma ora, ad elezioni regionali passate, sembra si sia giunti al dunque.

Quando Fini due anni fa fondò con Berlusconi il Pdl sciogliendo al suo interno Alleanza Nazionale, portò in dote circa 90 Deputati e 47 Senatori. Ma come più volte ha fatto in passato, il Premier ha subito iniziato la campagna acquisti offrendo posti, poltrone e favori agli uomini di Fini e di fatto portandoli a sostenere la propria linea politica in contrapposizione a quella del Presidente della Camera e sino a ieri si considerava che i finiani fossero ridotti a una ventina di Deputati e 8-9 Senatori. “… ma Fini dove va? – sbotta Berlusconi – Sono solo quattro gatti ormai, sono dei fighetti” e poi – “Al Senato Fini non ha i numeri per fare un gruppo e anche alla Camera, se arriverà a 20-22 deputati, me li riprenderò uno a uno”.

Ma la situazione appare fortemente fluida e complessa. Se la sensazione divenisse quella della fine del berlusconismo, molti topi abbandonerebbero in fretta la nave che affonda, così da poter salvare l’immagine e poter essere riciclati nel futuro; chi invece si attardasse o restasse col Premier sino alla fine, verrebbe bruciato con lui definitivamente.

Difatti ieri sera Fini ha subito riunito i suoi nello studio del Presidente della Camera, e di fronte all’inizio delle manovre subito i numeri dei fedeli sono apparsi ricompattati; i deputati che hanno aderito sarebbero 50 e 18 i senatori. Più che abbastanza per costituire un Gruppo parlamentare e … per mettere in minoranza il Governo e farlo cadere.
Certo faranno di tutto, inizialmente, per dimostrarsi fedeli al Pdl anche se in un gruppo autonomo, ma non v’è dubbio che attenderanno Berlusconi al varco delle leggi “ad Silvium”; alla prima palese occasione di una legge contro la Costituzione o le Istituzioni e finalizzata esclusivamente agli interessi personali del Cavaliere, avranno la possibilità di mostrarsi “dalla parte del Paese e dei cittadini e contro i favoritismi”.

D’altra parte sono mesi che Fini valuta questi scenari con Casini e D’Alema ed è evidente che, se mai troverà le condizioni per superare questo delicatissimo passaggio, le sue prospettive apparirebbero più che positive.
Dovesse cadere il Governo Berlusconi, il Presidente Napolitano sentirebbe le forze politiche e finirebbe col consegnare ad una figura istituzionale (chi meglio del Presidente della Camera e fondatore del partito di maggioranza?) l’incarico di formare un governo tecnico finalizzato a realizzare le riforme e a traghettare il Paese alle prossime elezioni politiche del 2013.
E Fini potrebbe anche farcela, con l’appoggio esterno del centrosinistra.
Mostrerebbe così ai cittadini una sua immagine ancor più da statista e al di sopra delle parti tale da rendere quasi certa la sua candidatura a futuro Presidente della Repubblica.
In tre anni di governo tecnico, sia la destra che la sinistra avrebbero tutto il tempo di riorganizzarsi, e ricostruire al loro interno programmi e leader “seri”, capaci di fare politica per l’Italia, non più per Mediaset.

E se dovesse cadere il governo con questa prospettiva, i tanti notabili che ora pascolano nell’area berlusconiana si volatizzerebbero in poche ore, passando imediatamente dalla parte vincente.

E’ fantapolitica al momento, ma sarebbe la fine di Berlusconi. E l’inizio dei processi.

“Metto in conto – confessa Fini – che Berlusconi scatenerà i cani per provare a sbranarmi. Già mi aspetto Feltri. Ma prima o poi, per un politico, arriva il momento della verità”.


Commenti
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  1. avatarcarmengueye - 17 aprile 2010

    Mi pare fosse chiaro chi era Berlusconi e Fini non lo debba scoprire ora. Il presidente della camera è un carrierista e ha contribuito al successo di Silvio. Questo è un punto a suo discredito e c’è poco da fare. In questo periodo si “ascolta” l’assordante silenzio di Casini (trame nell’ombra?), mentre si sa bene che pronti a collaborare con Fini sono quelli dell’API, e probabilmente anche Vendola potrebbe associarsi. Per non parlare del PD. e magari anche gli spumeggianti “5 stelle”, di certo non refrattari a farsi largo.
    Idi di marzo ( o aprile o maggio) contro il premier? Molti di noi avversano profondamente il nano e buona parte del suo meschino elettorato. Per quanto mi riguarda avrei preferito non aver visto e sentito ciò che è accaduto in Italia ( in politica e nella vita). I miei connazionali spesso si sono rivelati persone che meritavano il berlusconismo, per quanta poca onestà e senso dello Stato dimostravano, o anche solo per ignavia motivata con familismo di maniera e pretesi valori inesistenti e scarsamente praticati. Per non parlare dei colleghi ed ahimè di molti amici, di dx o sx che fossero.
    Che lo buttino giù, mister B., si decidano, sarebbe la fine di un incubo, ma se dopo non fanno ciò che devono,  poi li dobbiamo rincorrere e depositarli ai piedi del vulcano islandese.

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