Femen e forze del disordine

D’accordo, saranno solo 4 cretine isteriche in cerca di pubblicità.

Ma qual’è la pubblicità che del nostro Paese abbiamo offerto a tutto il mondo in questo frangente?

Il braccio del poliziotto stringe forte; la torsione di polso e gomito è evidente, la mano appare già distorta in modo innaturale e l’articolazione della spalla è pericolosomente a rischio.

Chi ha fatto Judo sa che è una leva dolorosissima quella alla spalla e pure pericolosa (che non si insegna agli allievi) perchè non facilmente controllabile;  il crack è repentino e il recupero successivo lento, invalidante e doloroso.

Il poliziotto è enorme, la ragazza esile; a che scopo farle del male, per quale motivo torturarla in quel modo?

Forse solo perchè unico in Europa il nostro Paese è ancora privo di una legge contro la tortura e numeri identificativi per gli agenti?

Immagini che stanno facendo il giro del mondo.

 

E’ questa la civiltà e la tolleranza che stiamo mostrando di noi all’estero.

Vedere tanto accanimento fisico su tre giovani donne tra i 20 e 25 anni da parte dei Carabinieri –in Italia, non in uno Stato ex bolscevico– fa davvero impressione.

Nevica e le ragazze sono a petto nudo.

I poliziotti, i Carabinieri, le schiacciano brutalmente a terra e spingono loro petto e faccia sul suolo gelato.

E perchè mai?

Stanno attentando alla vita di qualcuno?

Sono forse in procinto di compiere un orrendo crimine?

 

Urlare “basta Berlusconi” è davvero così eversivo al punto da indurre il gruppo di Carabinieri ad immobilizzarle in modo brutale, schiacciarle a terra e trascinarle  via come fossero animali da macello?

E’ mai possibile che solo in Italia continuiamo ad accettare questo uso spregiudicato della violenza fisica contro soggetti del tutto inermi ? (…a meno che non si voglia considerare le tette  “strumenti di offesa”).

 

Insomma, suscitano stupore ed indignazione le reazioni spropositate degli agenti di polizia, che diligentemente eseguono ordini evidentemente dettati da quei politici che ben rappresentano il Paese ipocrita in cui viviamo.

 

 

Abbiamo fatto persino peggio dei vopos di Putin, (qui a sinistra) decisamente più civili e meno violenti delle nostre Forze del Disordine.

Credo che questo della violenza gratuita delle nostre Forze del Disordine, che al di là delle famigerate ed impunite Caserma Bolzaneto e Scuola Diaz,  tutt’ora massacrano manifestanti adolescenti delle medie, che sono arrivati a manganellare brutalmente i terremotati e persino le mamme dei disabili che manifestavano per essere rimaste senza nessuna forma di sostegno, sia uno dei primissimi problemi che il nuovo Governo dovrà affrontare.

Sempre sperando che, grazie ai compagni puri e duri che si sono fatti azzerare il loro voto, non ci si ritrovi tutti con altri 5 anni di La Russa Ministro della Difesa e Giovanardi all’Interno.

 


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarGabriele Tesini - 25 febbraio 2013

    Veramente sconvolgente e assurda questa storia, riprova della inefficienza, della ignoranza e della crudeltà delle nostre forze del disordine, scagliatesi contro contro donne esili e indifese che volevano solo gridare “BASTA BERLUSCONI”.

    Basti pensare che non hanno usato la stessa violenza per fermare colui che tirò la statuetta del Duomo; che squallore… 

    Siamo in attesa dell’esito del voto e spero che gli Italiani tutti abbiano, con il voto, finalmente gridato:

                                                                      BASTA BERLUSCONIII!!!                                                                                       

    E se non sarà così, credo proprio che dovremo arrenderci all’ignoranza, alla demenza, alla stupidità e alla imbecillità di tanti italiani che sono la vera rovina del nostro popolo. 😈  

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  2. avatarAndrea Cotti - 25 febbraio 2013

    In effetti è strano che le Forze del Disordine applichino stili così differenti nei loro interventi d’arresto.  
     

    Andrebbe anche aggiunto che la ragazza dal seno scoperto urlava “basta Berlusconi” – evidente anatema di lesa maestà. .

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