E la Protezione Civile?

Ad ogni temporale è un disastro. Ancora una volta alle prime piogge sono tragedie, alluvioni e frane,  e morti.

Un’Italia abbandonata nell’incuria e nella speculazione, il territorio devastato e colate di cemento ovunque rendono drammatica la situazione del nostro Paese e nulla si fa per cambiare le cose, per cercare di risistemare, per fare prevenzione.

Fatalità e disgrazia si dice, piovosità eccezionali dice Alemanno (“solo tre-quattro volte negli ultimi 10 anni” dice…  e  vuol dire che ogni 2 anni succede) ma sappiamo tutti che al prossimo temporale risuccederà, perchè i nostri boschi, i nostri fiumi, le nostre montagne e le città non hanno le condizioni per sopportare nemmeno pochi millimetri di pioggia. Resta solo di aspettare per vedere dove capiterà la prossima volta.  E incrociare le dita.

Sperare che non capiti a noi, che tocchi a qualcun’altro, non a noi. Non nel nostro cortile.

Le TV ed i media ci hanno mostrato le immagini terribili di quel fango, delle Cinque Terre sommerse e quasi cancellate, dei soccorsi e dei volontari, dei giovani arrivati da ogni parte d’Italia a dare una mano. Ma stavolta non c’era la Protezione Civile.

Certamente i volontari avranno fatto del loro meglio ma i telegiornali stavolta non ci hanno mostrato un Bertolaso allarmato e trafelato a garantirci che tutto sarebbe stato rimesso a posto subito, e l’invio delle tende e l’arrivo delle auto blu del puttaniere, subito a chiedere ai volontari infangati dove tengono la gnocca, e poi la consegna dei pacchi dono, l’intervista alla vecchietta piangente che ringrazia abbracciando  ed il primo piano della carezza al bambino di turno.

Niente di tutto questo.

Protezione Civile Spa è stata cancellata, travolta dallo scandalo e dagli avvisi di garanzia.  Tutti i dirigenti della Protezione Civile e delle cricche associate sono inquisiti, sotto processo o agli arresti. Nessuna possibilità di speculare ed arraffare milioni sulla pelle dei disgraziati di turno, nè quindi di ridere al telefono alla notizia della disgrazia.  E allora ai telegiornali non rimane più nulla da mostrare, se non l’acqua ed il fango, il disastro in sè ed i cittadini che, da soli e con l’aiuto dei volontari,  risistemano il loro territorio.

 

 

 

 


Commenti
Sono stati scritti 5 commenti sin'ora »
  1. avatarcarmengueye - 1 novembre 2011

    Un po’ di pioggia sta distruggendo Pompei, Roma diventa un lago…ma a loro che importa?

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  2. avatarBsaett - 1 novembre 2011

    Anche in questo caso si è parlato di mancata prevenzione, il territorio è ormai consumato quotidianamente da cemento che occlude tutte le vie di fuga delle acque, e quindi si hanno disastri di questo tipo. Una volta solo al sud, adesso anche al nord. Ah, la prevenzione spetta alla protezione civile, che non la faceva all’Aquila, e non l’ha fatta nemmeno qui. In effetti la prevenzione non interessa, interessa molto di più la speculazione. Del resto un territorio distrutto offre un sacco di “opportunità” di ricostruzione, chissà quanti ridevano stavolta!

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  3. avatarcarmengueye - 1 novembre 2011

    Grillo curiosamente non ha dato la colpa ai politici, ma ha accusato il destino cinico e baro, ovvero Giove Pluvio. In Liguria il Grilloski ci va sempre più cauto a inveire, sapendo che abbiamo i pesci pronti in tasca. Tuttavia, vero è che quel territorio non è stato più che tanto aggredito dalla cementificazione, non essendovi spazio materiale. Ricordo però il vergognoso caso della cementificazione ligure, a carico di tutto l’arco  costituzionale, che ha portato i turisti stranieri in fuga, tanto per dirne una: Loano come Cinisello Balsamo non attira, tanto più che mancano i servizi. Ecco quindi che si dovrebbe pensare a prevenire, che significa anche abbellire. Proprio alle Cinque Terre  per anni la passeggiata dell’Amore è stata inagibile, io stessa sono tornata insdetro scornata più volte. Italiani e liguri pensano che la bellezza mandata in sorte  e la storia millenaria debbano bastare senza sforzi: siamo grandi, siamo antichi, qualcuno a visitarci verrà comunque, anche con prezzi alti, niente posti auto, alberguggi così e così.

    Nossignori….

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  4. avatarLorenzoGT - 2 novembre 2011

    Vero, stavolta l’attività della protezione civile è passata in secondo piano a favore dell’operosità dei residenti. Unico fatto di cronaca che ha riguardato la Protezione Civile è costituito – purtroppo – dalla morte di un volontario.

    Per riprendere il discorso sulle tragedie a cui oramai assistiamo ad ogni evento metereologico di una certa consistenza, bisogna distinguere tra gli eventi rovinosi in contesti problematici dal punto di vista idrogeologico (vedi cinque terre) ed eventi dovuti ad incuria e alla malagestione del territorio (vedi Roma e Pompei).

    Contesti delicati come quelli delle cinque terre sono ovviamente più difficili da gestire; quei rinomati paesi che costituiscono – o meglio costituivano – un fiore all’occhiello del nostro turismo, sono stati edificati in zone considerate inedificabili con i parametri attuali. La gestione dell’emergenza di tali luoghi inoltre è praticamente impossibile, tanto che lo sfollamento dei residenti è avvenuto lato mare. Una volta superata l’emergenza e tornati all’ordinario, per scongiurare nuove frane sarà necessario intervenire su migliaia di ettari di montagna a picco sul mare, con investimenti elevatissimi, senza avere tra l’altro la certezza assoluta che tali problemi non si riverificheranno.

    La situazione di Roma è invece molto diversa; la città si è allagata perchè il sistema fognario necessita da svariati anni di interventi di potenziamento, e, soprattutto, perchè l’Amministrazione non si è minimamente degnata di pulire i tombini.

    Uno dei pochi contesti dove il rischio idrogeologico c’è tutto, è la zona dell’Infernetto, particolarmente colpita dal nubifragio, visto che è una ex area di bonifica in cui sono presenti decine di canali artificiali per il deflusso delle acque; la zona, inoltre, è posta al livello del mare, ed in alcuni punti anche al di sotto.

    Scellerate politiche urbanistiche hanno portato al dramma di interi villini allagati (lì è consuetudine che le camere da letto sono poste nel piano interrato oltre che nel sottotetto “non abitabile”), ed alla triste morte di una persona travolta da tre metri d’acqua nel suo appartamento al piano interrato.

    Il problema è sempre lo stesso: la colpa non è della natura, ma dello sfruttamento criminoso del territorio e delle scellerate politiche urbanistiche ed edilizie.

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  5. avatarAndrez - 3 novembre 2011

    Ricordo che anche il ristorante dove tenemmo la prima cena degli autori, credo proprio all’Infernetto,  era in una zona molto bassa; com’è finita là?

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