D’Alema-Berlusconi; i visionari

dalema-berlusca Giorni convulsi con un frenetico susseguirsi di colpi di scena, tra Ministri come Scajola che si dimettono ed altri che potrebbero presto essere costretti a farlo, assieme a Senatori e Deputati, e al coordinatore del PDL Verdini coinvolto in corruzioni con la sua banca e la cricca di Bertolaso.

Lo scudo del potere appare senpre più sbrecciato e di fronte all’evidenza dei fatti, alle testimonianze precise e convergenti, all’incapacità di mettere in campo obiezioni concrete e fondate, la strategia del vittimismo, della campagna mediatica, dell’attacco dei Giudici “rossi” e del “fango” non regge più ed i coinvolti iniziano ad essere costretti alle dimissioni.

In questo disgregarsi di un sistema fondato sulla corruzione, al momento appaiono evidenti due aspetti; il primo è che Berlusconi alla fine sa proteggere solo sè stesso, e l’altro è che la stampa, o almeno ciò che resta indipendente di essa, ha la capacità di far valere le buone ragioni dei cittadini arrivando a chiedere conto al potere dei suoi abusi.

E questo fa urlare il Premier che “la stampa ha fin troppa libertà“, nonostante si sia di nuovo declassati da Freedom Press che ci relega al 73° posto al mondo; la stampa da noi e’ meno libera che in Sudafrica, Filippine, Congo, Thailandia, Nepal, Suriname, Trinidad e Tobago, Israele, Grecia e Cile.

C’è fin troppa libertà di stampa, e difatti il Cavaliere si appresta a ridurla drasticamente con la legge sulle intercettazioni, le immunità e tutto il resto.

Ma ciò che maggiormente ci colpisce è la deriva visionaria e vaneggiante dei due massimi esponenti di governo e d’opposizione; lo stesso Berlusconi e D’alema.

Sempre più spesso i loro comunicati appaiono fuori dalla realtà e al limite della ragionevolezza. Se da una parte siamo informati che il nostro Premier ha “imposto”  il disarmo nucleare a USA e Russia minacciando Putin e Obama di non ricevertli al G8 italiano (sigh… :( ) dall’altra apprendiamo che “Moro aveva una visione più laica di Berlinguer”, che è urgente “creare un nuovo schieramento che comprenda Casini e Fini”,  che occorre assolutamente “sedersi al tavolo delle trattative con Berlusconi per riformare la Costituzione”, salvo però vedere D’Alema comunque ridicolizzato in TV a Ballarò dai giornalisti del Premier, come il vicedirettore del Giornale che lo ha chiamato in causa definendolo “uno dei protagonisti di Affittopoli”. E D’Alema a Sallusti: ”Bugiardo! Vada a farsi fottere”

Finchè i cittadini di destra e sinistra non riusciranno a liberarsi di queste vanesie ma potenti macchiette da cabaret ci sarà poco da sperare in un’Italia migliore.


Commenti
Sono stati scritti 5 commenti sin'ora »
  1. avatarLorenzoGT - 5 maggio 2010

    Che il vicedirettore del Giornale, per attenuare le critiche verso l’operato di Scajola abbia voluto “buttarla in caciara” credo sia evidente. Personalmente però non gradisco da parte dei nostri politici l’utilizzo di termini assimilabili a “starnazzi da mercato del pesce“.
    Il “vada a farsi fottere” è stato veramente una grave caduta di stile nonchè fuori luogo; da un politico esperto come Massimo d’Alema mi sarei aspettato toni più civili e una migliore capacità di dribblare le accuse del giornalista. E’ caduto con tutte e due le scarpe nell’imboscata che gli ha teso il vicedirettore del Giornale.
    Il PD, tanto per gradire, da questo scontro non ne esce per niente bene.

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  2. avatarAndrez - 6 maggio 2010

    Caro Lorenzo, nello specifico ho un’opinione ancor più dura della tua.

    A quasi tutti gli altri politici si sarebbe potuta perdonare un’uscita simile visto il livello della provocazione.
    Da alcuni, di solito  apatici e dormienti,  sarebbe stata addirittura benvenuta.

    Ma per D’Alema quel “buttarla in caciara” è stata veramente una pessima figura, perchè da sempre ci mostra questa sua immagine spocchiosa e boriosa, e trasudando quella sua aria da saccente “diversamente consenziente” strizza l’occhiolino all’avversario politico sicuro della sua compiacenza.
    Quando a volte la compiacenza non arriva come in questo caso, (grazie all’immondo essere) si inalbera per “lesa complicità” e fa la sceneggiata.
    Il massimo dello squallore è stato toccato quando ha inizialmente tentato di rabbonire il Sallustri ricordandogli che lo stesso Giornale si era espresso a suo tempo dalla parte di d’Alema, (che non ci stupisce).

    Ciò che stupisce è che da sempre Berlusconi usa questa tecnica di sputtanare a morte pubblicamente i suoi genuflessi consenzienti come D’alema. E’ già successo tante volte, sempre in diretta, sin dalla lontana Bicamerale del 1998, e questi stan sempre lì genuflessi a prender pesciate in faccia. 

    Mah.

    Ancora una volta, concordo con te, D’Alema ha distrutto uno degli ultimi pezzi d’immagine del PD.

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  3. avatarEnrico - 9 maggio 2010

    “Finchè i cittadini di destra e sinistra non riusciranno a liberarsi di queste vanesie ma potenti macchiette da cabaret ci sarà poco da sperare in un’Italia migliore.”
    Indubbiamente.
    Ma quello che mi chiedo, da uomo di sinistra, è quale genio della comunicazione abbia consigliato a D’Alema di presentarsi in una trasmissione incentrata (com’era ovvio) sulla casa di Scajola. Ora voglio dire, va bene essere a pezzi e non avere molte frecce al proprio arco, ma qui si rasenta l’idiozia più totale. Era assolutamente prevedibile l’attacco di Sallusti, e sinceramente, credo che Affittopoli sia stata una pagina nera per tutti coloro che ancora tentano di identificarsi negli ideali di sinistra.  Mentre vedevo D’Alema prepararsi il predicozzo più o meno velatamente accusatorio (alla faccia del garantismo) in merito alla situazione di Scajola, già sbirciavo la faccia di Sallusti, sapendo perfettamente cosa stesse per dire. Grandi strateghi al PD.
    Tornando alla tua frase conclusiva, Andrez, sono pienamente d’accordo con te: dobbiamo liberarci di queste macchiette, da entrambe le parti. Ma dobbiamo liberarci anche di un modo davvero “vetero”, di concepire lo scontro politico, di cui Ballarò e Anno Zero sono i migliori esponenti. La satira della Guzzanti su Berlusconi a L’Aquila era imbarazzante, con lo scimmiottamento di Berlusconi che tifa per il terremoto (anche di cattivo gusto, per quanto possa detestare Berlusconi e il “Berlusconismo”). Le mezze frasette buttate in mezzo all’arena  con sorrisini vari e ammiccamenti, con allusioni e insinuazioni di varia entità, lo erano altrettanto. E guarda bene, ti ripeto, lo dico da uomo di sinistra. Mi ritengo un garantista, e lo voglio essere per tutti, senza distinzioni. Scajola non è stato accusato di nulla, per il momento, e neppure è indagato. Quando verrà processato e condannato per qualcosa di concreto, sono pronto a incazzarmi e a tirargli le uova marce addosso, come si faceva negli anni sessanta per protesta, aspettando fuori dai teatri i signorotti impellicciati. Ma delle risse televisive sono stanco.
    Ma la domanda vera è: di cosa parleremmo, se non ci fossero Berlusconi e soci a ravvivare le nostre serate televisive? Ma l’hai vista vero, la faccia di Bersani nel faccia a faccia con Tremonti poco tempo fa, sempre da Santoro? “Che cosa avresti in mente per migliorare le cose? Fammi una proposta concreta”. La tragica risposta di Bersani: “te lo dico più tardi”.
    Avevo finito la sabbia del gatto, altrimenti mi sarei sepolto vivo.
    Ho votato per Veltroni, perché credevo nel suo desiderio di iniziare una strada politica diversa, fatta di proposte concrete, facendola finita con le polemiche da osteria. E mi ritrovo in mano a questi incapaci, che usano l’insulto per coprire le proprie voragini intellettive.
    Mah… ti saluto Andrez, tornerò a trovarti, complimenti per il blog.  😉
     

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  4. avatarAndrez - 9 maggio 2010

    Grazie caro Enrico per le cordiali parole e per la lucida analisi.

    Anch’io a suo tempo ho votato per Veltroni.

    Poi sono successe tante cose e abbiamo compreso alcune lezioni.

    Evidentemente non lui, che oggi da Arezzo risponde a Franceschini (che aveva chiesto più potere-cariche minacciando la scissione) ed informa noi ed i “suoi” di Area Democratica che:

    1. Nessuna scissione. A patto però che il partito “non continui con i conservatorismi, perchè serve che il PD mantenga la sua identità“. Tradotto significa che la casta di partito ed i suoi privilegi non si toccano, come è stato imposto alla Serracchiani in Friuli nella modifica dello Statuto che consenta loro di essere candidati ad oltranza,  “se no ce ne andiamo con Rutelli“.

    2. Basta col progetto del “partito strutturato sul territorio;  è un errore“, perchè “in una società come la nostra è sbagliato pensare ad un partito pesante“. Tradotto significa che ripropone la sua pensata del “partito liquido”, una cosa inconsistente ed impalpabile dove i militanti (e le loro pericolose e destabilizzanti opinioni) non esistano e dove un manipolo di teoreti illuminati indichi la via a masse silenziose ed obbedienti.  Devono essergli sfuggite le manifestazioni spontanee del Popolo viola, il costante e costruttivo confronto in rete, la reazione della base PD al dictat di partito in Puglia contro Vendola, e l’astensione nelle altre Regioni dove il partito ha preteso di imporre loro degli indagati … ma in che Paese sta vivendo?

    3.  Chiede che il Pd ritrovi “l’orgoglio dell’ identità” perchè “senza vocazione maggioritaria non abbiamo senso“. Il suo senso sarebbe di ripresentarci da soli alle prossime elezioni politiche che lui stesso indica “entro un anno” sapendo che nella migliore delle ipotesi si supererebbe di poco il 30%, riconsegnando tutto al Berlusca proprio come nel 2008.  O dobbiamo pensare che davvero creda nella favoletta di arrivare ad un PD “maggioritario”del 51% ?

    4. Infine, e qui ci consente finalmente di comprendere la sua finissima strategia, “l’ultima cosa che dobbiamo fare è chiuderci in noi stessi“, che “se ci arrocchiamo e riproponiamo una coalizione antiberlusconiana sbagliamo di grosso“. Insomma avanti ancora con il ritenere Berlusconi un avversario politico da rispettare e da non attaccare, ma anzi si facciano di nuovo nostre le sue politiche aziendali e si tifi tutti Mediaset.

    Ora vedo di trovare uno scolapasta anche per Veltroni, che completiamo il trittico va.

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  5. avatarEnrico - 10 maggio 2010

    Beh, speriamo che al 2013 ci si arrivi (anche per un minimo di credibilità internazionale), perché se si andasse a votare davvero tra un anno, innanzitutto penso che il partito dell’astensionismo vincerebbe a mani basse, spinto dalla sfiducia totale. Ma poi, penso che nessuno in questo momento possieda la bacchetta magica per portare il PD alla vittoria, dopo le mazzate che ha preso.  E diciamocela tutta, se il PD rimanesse questo, c’è da sperare che il culo sulle poltrone del Viminale ce lo mettano il più tardi possibile (non avrei mai pensato di poterlo pensare, maledetti incapaci).
    Per quanto riguarda le parole di Veltroni: a mio parere la strada solitaria andava presa prima, alle scorse elezioni. Allearsi con Di Pietro è stato un errore, per due motivi: le elezioni dopo il disastro Prodi erano perse in partenza, quindi giocarsi la carta del “noi siamo soli e quindi possiamo garantire la governabilità, mentre loro si sono già divisi in passato”, avrebbe potuto portare risultati insperati. Ma sopratutto, la politica del “pace e bene fratelli”, condotta in modo magistrale da Veltroni, era palesemente incoerente e incompatibile con le sparate di Di Pietro (quasi tutte giuste, intendiamoci, ma definibili eufemisticamente come “imprudenti”), che hanno sì portato voti a lui, ma che allo stesso tempo hanno allontanato milioni di voti dal bacino del PD, terrorizzati dalle dichiarazioni di guerra dell’ IDV.
    Ormai la strada in solitario è diventata impossibile, troppe mazzate, troppi voti mandati al macero. Almeno che non si voglia costruire un progetto a lungo termine, dimenticandosi per parecchio tempo le logiche di poltrona, in un epico scenario di fantapolitica.

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