Alfano cancella 50.000 Avvocati

avvocatoIn Italia  secondo il Consiglio nazionale forense, alla fine del 2008 erano iscritti all’ordine 198.041 avvocati (oggi dovrebbero essere 230mila).

Solo nella Provincia di Roma ci sono più avvocati che in tutta la Francia; uno ogni 109 cittadini.

E non parliamo di Laureati in Legge la cui istruzione può essere fonte di collaborazione in diversi processi produttivi o amministrativi, ma proprio di membri dell’ordine forense

Gli Avvocati non producono beni nè servizi, campano di quanto ricevono dalle persone per sostenerli in tribunale; ma che succede in questo caso quando l’offerta supera la domanda?

Poiché ogni avvocato per vivere ha bisogno di un numero minimo di cause, queste si fanno aumentare, in quanto alcuni avvocati (parecchi), pressati dalla maggiore concorrenza provocata dall’ingresso di nuovi professionisti (e non potendo fare sconti sulle parcelle, inchiodate alle tariffe minime) hanno sfruttato l’inevitabile carenza d’informazione dei clienti per spingerli a rivolgersi al tribunale anche quando il ricorso alla giustizia civile si poteva evitare.

Questo (ed alcune lacune del nostro sistema giudiziario) ha portato ad un numero abnorme di cause civili pendenti che, assieme ad una forte disfunzione nella gestione della Magistratura (delle cui cause cui abbiamo parlato più volte),  sta di fatto paralizzando la Giustizia in Italia. Solo nel 2006 in Italia ci sono state 4.809 cause ogni centomila abitanti. In Germania 1.342.

Sono numerose e da differenti parti le proposte che tendono a regolarizzare questa anomalia tutta italiana; quando ad esempio venne chiesto a Mastella, allora ministro della Giustizia del Governo Prodi, di fissare dei paletti per l’iscrizione all’albo, il ceppalonico ora rifugiato all’estero, rispose: “Ma come si fa se poi ci sono tanti ragazzi, soprattutto al Sud, in cerca di lavoro“.

In cerca di lavoro, per un avvocato, significa istigare a generare cause.

In questa realtà mi è apparsa per lo meno interessante la proposta di riforma forense di Alfano che elimina di fatto 50.000 avvocati in virtù del suo articolo 20 . La proposta è già stata approvata dal Senato il 23 novembre 2010 e prevede la cancellazione dall’albo in caso di mancato raggiungimento di un reddito minimo o svolgimento continuativo della professione.

E’ evidente che questo comporterebbe un serio problema personale per una parte degli Avvocati ma mi sembra (da profano) che potrebbe essere un primo passo per portare l’anomalia tutta italiana verso una possibile normalizzazione.

E’ con vivo interesse che leggerò dunque le dotte opinioni dei nostri amici avvocati che partecipano come Autori in questo Blog, che auspico sappiano offrire elementi piu’ ragionevoli e pragmatici delle difese corporative che si stanno scatenenando ovunque come la seguente:

All’interno dell’imminente cd “Riforma Alfano” contro la classe forense, spicca una norma a dir poco classista ed illiberale (per non dire fascista) in ossequio alla quale verrà IMMEDIATAMENTE CANCELLATO DALL’ALBO DEGLI AVVOCATI CHI , anche a seguito di criteri presuntivi rapportati AD UN LIMITE MINIMO DI REDDITO PROFESSIONALE DECISO DAGLI ORDINI, NON VENISSE SUCCESSIVAMENTE DAGLI ORDINI RITENUTO ESERCITANTE LA PROFESSIONE IN MODO CONTINUATIVO.

SI PARLA DI ALMENO 50.000, 60.000 AVVOCATI CANCELLATI DALL’ALBO.QUALCUNO HA PARLATO IN TV DI RAGGIUNGERE MASSIMO 100.000 ISCRITTI ALL’ALBO (CIOE’ MENO DELLA META’ ATTUALE)

BASTERANNO 40 NUOVE CAUSE ALL’ANNO, O CI VORRANNO 60,80 NUOVE CAUSE ALL’ANNO PER ESSERE RITENUTO ESERCITANTE LA PROFESSIONE FORENSE?

Non sarà più possibile neppure decidere quanto e come lavorare, quante cause seguire e quando. Per legge gli Ordini potranno decidere chi cancellare dall’albo degli avvocati (incredibilmente anche un avvocato con dieci, quindici anni di anzianità professionale potrà essere così cancellato dall’albo per mancata continuità nell’esercizio dell’attività professionale).

QUESTO GRUPPO NON VUOLE EMENDAMENTI , MA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE LA SOPPRESSIONE TOTALE DELL’ARTICOLO.

LA NORMA E’ DA CANCELLARE IN TOTO; qualunque emendamento (es che esentasse in ragione della maggiore o minore anzianita’ professionale) sarebbe ulteriormente peggiorativo.
Questo perchè? Perchè qualunque tipo di articolo che facesse riferimento alla continuità professionale potrebbe essere utilizzato dopo dagli ordini per fare il bello ed il cattivo tempo contro gli iscritti.
L’associazione Agicosul sulla bacheca del gruppo infatti ci fa sapere, solo per fare un esempio che ” su un numero de “La Previdenza Forense” venne pubblicata una bozza di riforma in cui COME CRITERIO PRESUNTIVO PER L’ESERCIZIO CONTINUATIVO ED EFFETTIVO DELLA PROFESSIONE VENIVA INDICATO L’AVERE UNO STUDIO CON UN TOT DI STANZE E AVERE ALLE PROPRIE DIPENDENZE ALMENO UNA SEGRETARIA”.

ALTRE CONSEGUENZE:
-Aumento del controllo fiscale “autoritario” sui redditi degli avvocati dato che gli Ordini, secondo la proposta del Consiglio Nazionale Forense, potranno consultare gli uffici tributari.Testualmente anche… “l’ordine ….compie le verifiche necessarie anche mediante richiesta di informazione agli uffici finanziari” ) (Art 19 riforma CNF)
– Gli studi legali che non vorranno aumentare la retribuzione per i Colleghi avvocati dipendenti fino al minimo reddito utile previsto dalla “Riforma Alfano”, impediranno a questi ultimi di potere rimanere nell’albo degli avvocati.
– Corsa all’accaparramento di clientela ( e grave turbamento dei rapporti di civile convivenza tra Colleghi) al fine di evitare di essere cancellati a fine anno per non raggiungimento del reddito minimo.
-Gli avvocati ,a rischio cancellazione dall’albo professionale per non continuità professionale, saranno indotti ad incardinare cause, anche pretestuose.

La proposta di legge in via di approvazione in Parlamento, richiesta dal Consiglio Nazionale Forense, è condivisa da quasi tutti i progetti di legge pendenti alle Commissioni Giustizia Camera e Senato.

Questa riforma Alfano , CONTRARIA ALLA BASE DELL’AVVOCATURA , è supportata oltre che dal Consiglio Nazionale Forense, anche da alcune associazioni forensi – non si sa di quale rappresentatività – (UCPI, OUA, Camere Civili, ANF, AIGA).

LE PAROLE SERVONO A POCO; INVIATE E FARE INVIARE I FAX DI PROTESTA

Sono già partiti in poche settimane migliaia di fax dai Colleghi di tutta Italia, ma è necessario implementare ancora di più la protesta anche con l’aiuto, se possibile, di questo gruppo.Vi invitiamo quindi, non solo ad inviare, ma anche a sollecitare , non solo ovviamente gli altri Colleghi , ma anche i Vostri familiari, parenti, amici, conoscenti a solidarizzare con la nostra protesta e quindi ad inviare quanti più fax possibili.

Mi sembra evidente la volonta’ di ignorare il problema, la difesa corporativa ad oltranza del pur degenerato stato di fatto a favore degli avvocati in sovranumero e il non voler nemmeno considerare l’assurdita’ della situazione. E chi paga e’ il cittadino.

Ricorda un po’ all’opposto la difesa della corporazione dei taxisti; evitare l’emissione di nuove licenze (allineandosi all’Europa) per mantenere alti i prezzi delle corse. E chi paga e’ sempre il cittadino.


Commenti
Sono stati scritti 14 commenti sin'ora »
  1. avatarcarmengueye - 28 dicembre 2010

    Io non ho nulla contro nessuno e detesto la guerra tra categorie che questo governo incoraggia. Il mio legale di fiducia è anche un amico.
    Però, voglio dire questo. Si parla tanto di giudici che non lavorano come dovrebbero, che amministrano male la giustizia, etc.
    Io ho avuto alcune esperienze allucinanti con avvocati penalisti, e mi riferisco anche all’istigazione, senza contare altri episodi. Nulla il cittadino può fare se un legale si comporta male, Se scarse sono le possibilità di inchiodare un giudice alle sue responsabilità, se si parla di avvocati sono nulle. E avvocati sono quasi tutti i parlamentari in tutto il mondo, non è un caso, immagino.

    Sarei pure favorevole alle tariffe minime: ma a causa persa, si devono fare due conti. Soprattutto se è stata perduta per negligenza o sfruttando l’ignoranza giuridica del cliente.

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  2. avatarLorenzoGT - 28 dicembre 2010

    Ciao Andrea,
    permettimi di dissentire, lo faccio per spirito “corporativo” e non ci trovo niente di male :).

    Pur non conoscendo direttamente il settore “legale”, posso dire di non esser rimasto sorpreso quando ho letto il dato da te riportato in merito all’alto numero di avvocati a Roma e Provincia (uno ogni 109 residenti). Nel mio settore la situazione è la stessa, anzi ritengo più “tragica”: a Roma e Provincia è vero, c’è un Architetto su “ben” 250 residenti, ma dobbiamo considerare anche gli Ingegneri ed i Geometri che fanno spesso il nostro stesso lavoro.

    Questo sovraffollamento di professionisti nel mio settore non comporta di certo il sovraffollamento degli uffici tecnici comunali, o la fila di cittadini alle nostre porte; anzi, gran parte della cittadinanza, se deve fare dei lavori, bypassa tranquillamente il tecnico realizzando spesso opere senza titolo.

    E non vedo per quale motivo l’elevato numero di cause iscritte ai tribunali debba essere necessariamente ricondotto all’elevato numero di Avvocati iscritti all’albo.
    Anzi, vorrei proprio controllare su XXXXX iscritti all’albo degli Avvocati di Roma, in quanti siano effettivamente a spartirsi le più grandi fette di torta.
    Inoltre siamo sicuri che a “correre dietro le ambulanze” per accaparrarsi cause siano veramente i professionisti più giovani ed i poveracci?

    Analizzando il mio settore (e credo che la situazione sia simile anche in altri settori) posso tranquillamente dire che i professionisti più blasonati (ma non per questo più professionali) che si spartiscono grosse fette di torta saranno un 5% di tutti gli iscritti all’Ordine… anzi, per essere di manica larga stimiamo anche un 10%.
    Del rimanente 90%, un 45% si prende le briciole e porta con dignità la pagnotta a casa, mentre il rimanente 45%, costituito soprattutto da giovani, rappresenta nella quasi totalità dei casi o i cosiddetti schiavi degli studi professionali che di incarichi non ne vedono neanche in cartolina, oppure chi sono in cerca di impiego come “schiavo di studio professionale”; forse potrebbero ogni tanto rimediare un incarichetto da una zietta o da una vicina di casa, ma di certo non sono loro a fare grandi numeri…

    Alfano chi vorrebbe colpire? Questi poveracci?
    Mi spiace ma non sono d’accordo!

    L’iscrizione ad un albo professionale e il conseguente diritto ad esercitare una professione è legato all’ottenimento di una laurea e al superamento di un Esame di Stato; è aberrante radiare dei professionisti perchè producono bassi redditi!

    Forse chi di dovere dovrebbe pensare in alcuni specifici corsi di laurea a mettere il numero chiuso, come da diversi anni vige ad Architettura o Medicina. Ma non si possono toccare i diritti acquisiti.

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  3. avatarAndrez - 29 dicembre 2010

    Caro Lorenzo, il tuo dissenso è più che benvenuto.

    Che in effetti sono andato giù un pò pesante, … tanto per stimolare al meglio le arringhe dei nostri avvocati. :mrgreen:

     

    Il problema è senza dubbio complesso; dovessimo scoprire che ci sono troppi calzolai o … supermercati che si fa, li si abolisce per legge?

    Poi la mia ipotesi che troppi avvocati poi inducano i pochi clienti a creare sempre nuove cause regge fino a un certo punto, che basterebbe un piccolo intervento legislativo sulla formulazione della causa temeraria, dove chi la intenta senza adeguati riscontri oggettivi poi debba pagare, oppure che versi una cauzione pari al risarcimento richiesto, che poi verrà versato all’accusato se dichiarato innocente, per ridurre drasticamente i nuovi procedimenti.

    In molti Paesi Europei funziona così, ma da noi no.

    Da noi sappiamo invece che si fa di tutto per bloccare la Magistratura, impedirle di procedere ed accumulare sempre più processi.

    Senza dubbio il problema è parecchio più complesso di come l’ho abbozzato su.  😉

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  4. avatarAlfano cancella 50.000 Avvocati | Informare per Resistere - 29 dicembre 2010

    […] […]

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  5. avatarZeitgeist - 29 dicembre 2010

    Per fortuna o per scelta io non ho mai avuto bisogno di avvocati o della giustizia in genere e quindi non ho esperienze dirette e tanto meno conosco la materia, di certo credo che ci vorrebbero un po di riforme per la giustizia in Italia che mi pare e per sentito dire, non funzioni proprio tanto bene.
    Di certo non sarà Alfano e tanto meno questo governo a fare una riforma che metta ordine, la cosa che invece cambierei in attesa della riforma seria auspicabile è semplicemente togliere quella scritta splendida dalle aule dei Tribunali “LA LEGGE E’ EGUALE PER TUTTI” perchè credo che al momento in Italia la legge non sia assolutamente uguale per tutti….. 😈

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  6. avatarcarmengueye - 29 dicembre 2010

    Giusto, torniamo alla realtà . Alfano non combinerà nulla, sicuro. Tuttavia non metterei sullo stesso piano avvocati e supermercati.  Semplicemente bilancerei il rapporto tra avvocato e cliente onesto, che paga anche per i disonesti. Come sempre.

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  7. avatarBsaett - 29 dicembre 2010

    Essendo un avvocato sono in evidente conflitto di interesse nel rispondere alla “provocazione” di Andrea, ma credo che si debbano mettere alcuni puntini sulle “i”.
    Per quanto riguarda i dati elencati, sono sostanzialmente veri, il punto è che in Italia ci sono tantissimi avvocati, direi troppi, in confronto agli altri paesi europei. Questo dato viene spesso preso a giustificazione della litigiosità italiana, sia come causa che come effetto, ma in realtà il problema è fin troppo complesso e credo difficile sviscerarlo in poche battute.
    Però se vogliamo partire dall’inizio, cioè l’elevato numero di avvocati, credo che sia sbagliato l’approccio alla “Gelmini”, nel senso di dire da questo punto in giù tagliamo e chissenefrega di chi ci va per lo mezzo.
    Il punto è di comprendere i perchè di una situazione, prima di intervenire per correggerla.
    Il numero elevatissimo di legali è la diretta conseguenza di una politica fin troppo italiana, cioè di corporativizzare ogni settore realizzando dei mini-mercati all’interno dei quali qualcuno (con l’appoggio di qualche politico o fazione politica) si crea un bacino di voti. E questo accade anche in questo settore, dove l’enorme numero di avvocati che vengono rivesvati sul mercato ogni anno, specialmente nel sud (con punte del 98% di persone che superavano gli esami in Calabria), servono principalmente per garantire voti ai soliti “baroni” dell’avvocatura che vengono eletti ai consigli dell’ordine e negli organismi di rappresentanza, spesso utilizzati a fini personali come trampolino di lancio per il grande salto nella politica.
    Sappiamo, infatti, che la percentuale di avvocati nel Parlamento italiano è molto alta, purtroppo tale percentuale non ha mai portato reali benefici all’avvocatura in generale (nonostante molti abbiano, all’epoca, pensato il contrario), quanto piuttosto benefici a singoli e ben individuati personaggi.
    Si deve anche dire che recenti riforme, e pratiche diverse di amministrazione degli esami, hanno già innescato un circolo virtuoso in base al quale le percentuali di persone che superano gli esami oggi sono decisamente molto più basse del passato.

    C’è anche un altro elemento da considerare, che potremmo definire sociologico. Poichè al sud, e non è fenomeno di oggi ma datato, trovare un lavoro è sempre più difficile, moltissimi giovani proseguono gli studi fino a laurearsi, e spesso vedono in Giurisprudenza l’unico sbocco possibile in una realtà, quella del Mezzogiorno, dove il lavoro è una chimera per chi lo cerca onestamente oppure non ha “santi” in paradiso (leggasi il solito politico maneggione).
    Quindi, qualche decennio fa il giovane o faceva l’avvocato o proseguiva la carriera militare, altro non vi era come possibilità per campare.
    Si può dire che queste due situazioni messe insieme hanno realizzato il boom degli avvocati in certe realtà, laddove al sud il fenomeno è stato sempre più vistoso. L’avvocatura è anche stata vista, a livello politico-sociale, come una sorta di ammortizzatore sociale proprio per la mancanza di lavoro, per cui si consentiva un maggior numero di avvocati e di seguito si creavano  condizioni di lavoro maggiori. Ad esempio principalmente al sud il settore dell’RCA (gli incidenti stradali) è molto, troppo sviluppato, proprio perchè visto come ammortizzatore sociale, tanto alla fine le assicurazioni scaricavano tutto il costo sulle spalle dei cittadini (e si è visto con le polizze alle stelle specialmente al sud). E lo si è incentivato, consentendo una crescita abnorme delle assicurazioni, che oggi sono più potenti delle banche.

    Tutto ciò per dire che la situazione è davvero più complessa di quello che si pensa e di quanto si potrebbe capire dalle parole del ministro della Giustizia, la cui proposta mi sembra, in quanto alla logica di base, accostabile alla proposta di gettare a mare gli immigrati che vengono dal mare perchè l’Italia ne ha già troppi. La solita macelleria sociale, che non tiene conto del semplice fatto che questa realtà è la conseguenza di scelte, talvolta anche non troppo lucide, lo consento, fatte decenni fa per interessi anche di comodo.
    Insomma, per farla breve la situazione attuale, come del resto un po’ tutto in Italia, è la conseguenza di scelte politiche, e adesso, come si fa sempre in Italia, che la situazione è insostenibile, si vorrebbe risolvere scaricando tutto sulle spalle dei più deboli.

    Certo, è ovvio che qualcosa si deve fare, perchè l’eccessivo numero di legali comporta evidenti fenomeni di dumping tra colleghi, tanto che io stesso ho visto colleghi che seguono cause per 60 euro!!!!!! E’ evidente che questa situazione, anche poco legale tra l’altro visto che esistono dei minimi tariffari, vanno a tutto scapito dei clienti. Anche se, è questo bisogna dirlo con forza, il cliente intelligente non va dall’avvocato che sostiene di seguire la causa a prezzi stracciati, ma si affida a parametri di tutt’altro tipo, mentre il cliente stupido (ve ne sono fin troppi) si lascia abbindolare da richiami di questo genere, e poi alla fine si lamenta del pessimo risultato ottenuto, così andando ad ingrossare le fila dell’eterno vocio sugli “avvocati pessima specie“!
    Io sono sempre del parere che per costruire una casa c’è un minimo di prezzo, al di sotto del quale non puoi scendere, altrimenti la casa ti cade in testa e non puoi che biasimare te stesso, poi ognuno può fare come crede.
    Però, come dicevo sopra, gli esami per avvocati si sono abbastanza normalizzati rispetto al passato, quindi molto si è fatto, per cui riforme così drastiche come quelle proposte dal ministro le ritengo controproducenti, perchè non avrebbero altro effetto che gravare sui più deboli, i quali andrebbero ad arricchire le file dei disoccupati. Se ci fossero altri settori in grado di assorbire queste persone, potrei al limite anche pensare a tali proposte in maniera diversa, ma in Italia non ci sono, è questo è tutto dire.
    C’è un altro aspetto da considerare, ma per chiarirlo parto un po’ da lontano.
    Qualche tempo fa una riforma, salutata con favore dall’opinione pubblica, eliminò i minimi tariffari dell’avvocatura in nome della sbandierata concorrenza che avrebbe così consentito di abbassare i prezzi e migliorare le prestazioni. Ebbene, quella riforma ebbe un unico effetto, quello di consentire alle banche e alle assicurazioni, che oltre ai grandi studi (sempre gli stessi) che utilizzano per la cause più difficili, si servono di una marea di piccoli avvocati per cause di scarsa complessità (tipo recupero crediti) e che possono essere facilmente sostituiti, di “ricattare” i piccoli avvocati ottenendo una riduzione fino al 50% degli onorari loro pagati, cosa che prima non potevano fare perchè esistevano appunto i minimi tariffari.
    Ecco quindi che la tanto sbandierata riforma per la concorrenza ebbe un effetto positivo solo per le tasche delle grandi compagnie e banche, come tutte le riforme che si fanno in Italia, che alimentano la concorrenza solo a parole.
    Il buttare fuori dal mercato circa 60.000 avvocati, adesso, avrebbe l’effetto da un lato di ingrossare le file dei disoccupati, ma dall’altro quello di dare ai grandi studi (quelli che la crisi non la sentono) di aumentare il loro carico di lavoro per le tante cause che i piccoli avvocati spesso seguono meglio.
    Un grande studio spesso non ha il tempo di seguire problemi di piccolo cabotaggio, per cui molti clienti si rivolgono a piccoli avvocati per il semplice motivo che questi “danno più soddisfazione” perchè hanno il tempo di parlare al cliente e spiegare cosa accade. Con la riforma tutti questi legali non ci saranno più e ci si dovrà rivolgere ai soliti noti, i grandi studi.
    E’ un dato di fatto che le recenti riforme che riguardano l’avvocatura tendono ad eliminare l’avvocato singolo a favore dei grandi studi, dove i giovani vanno sostanzialmene a fare le fotocopie, sottopagati e trattati come schiavetti e portaborse.
    E questo senza considerare un argomento semplicissimo. Se si stabilisce che un avvocato deve avere un fatturato minimo di 15.000 euro l’anno, che succederà all’avvocato che si rompe una gamba e quindi per 6 mesi non potrà lavorare con una riduzione del fatturato del 50%?
    Verrà cancellato dall’albo per una malattia?
    E se invece l’avvocato ha crediti nei confronti degli enti pubblici che notoriamente pagano a distanza di secoli (io sono in attesa di un pagamento da un Comune dal 2006) o non pagano proprio, verrà cancellato dall’albo per colpa dello Stato debitore inadempiente?
    E non dimentichiamo nemmeno che spesso l’avvocato serve al cittadino per costringere lo Stato ad ottemperare alle leggi, cosa che in Italia non succede molto spesso (raramente ho visto un ente pubblico che paga spontaneamente, in genere gli si deve fare la “esecuzione” giudiziaria, che poi comporta un aumento dei costi per l’ente del 30% almeno), a differenza degli altri paesi europei molto più civili nel rapporto col cittadino. Non dimentichiamo anche che le leggi italiane sono troppe e scritte male, per cui spesso il cittadino non sa quali sono i suoi diritti o non sa come ottenerne il rispetto. E si tratta si servizi che gli avvocati rendono al posto, in sostituzione dello Stato, a differenza degli altri paesi più civili nel rapporto col cittadino. Questi sono altri motivi per i quali in Italia ci sono così tanti avvocati, perchè lo Stato non rispetta le sue stesse leggi!

    La questione è molto più complessa di quanto la faccia sembrare la riforma del ministro, che a me sembra semplicemente ridicola e tesa a favorire i pesci grossi e a danneggiare i pesci piccoli. Ricordo che qui si parla di avvocati, che non prendono soldi dallo Stato, ma sono in concorrenza tra loro per accaparrarsi i clienti, per cui, fermo restando che l’esame è già stato riformato (forse servono ulteriori correttivi), e che altre riforme sono in cantiere da anni (meglio della proposta di Alfano), io rimango dell’idea che le riforme debbano valere per il futuro e chi ha ottenuto l’abilitazione ad esercitare la professione di avvocato debba mantenerla, senza che questa sia legata a mere questioni quantitative. La riforma, invece, è solo fumo negli occhi!

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  8. avatarcarmengueye - 29 dicembre 2010

    Quoto la chiarezza dell’intervento, che spiega al meglio la situazione complessa.
    Voglio specificare che per quanto mi riguarda le mi vicissitudini non sono dipese dal fatto che ho scelto, l’avvocato “facile”, anzi.
    Un aspetto però mi lascia perplessa, quando si parla dell’avvocato che si infortuna.
    Orbene, il problema riguarda molte categorie, si pesnsi a un esercente, a un artigiano. Qui, come altrove, non si pensa ad ammortizzatori sociali in quanto si tratta di lavori a concorrenza, dove si suppone che la persona vada a lavorare anche ingessata, mentre il dipendente si da malato.
    Ma così non può essere, in uno stato sociale. Lo sarà in USA , dove peraltro esistono anche i famosi avvocati di strada che mi risulta non lavorino poi così male e che in Italia ancora non esistono (forse a Milano, ho sentito).
    Dunque mi pare che il discorso si trasferisca sul piano dell’organizzazione che vogliamo dare alla società: una minima tutela per tutti, favorire forme cooperative o metodi per cui si operino sostituzioni a tempo e l’interessato possa poi riprendere il suo posto? O il” si salvi chi può” con la selezione naturale della specie?
    Giusto non dire “ci sono troppi avvocati”. Se è per quello io vedo troppo di tutto, per esempio esco e sbatto contro un parrucchiere ogni 10 metri, e spesso dentro non vedo la folla, ma esiste la libertà (anche se al sud come abbiamo visto è quasi una via obbligata fare quelle due o tre professioni) di scegliersi il lavoro che si desidera; tuttavia una regola etica alla professione forense deve passare anche da riflessioni inedite. E finora nessuno ha mostrato di volerle.

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  9. avatarBsaett - 29 dicembre 2010

    Dunque, per quanto riguarda l’avvocato che si infortuna, il problema non è che non può lavorare (se è intelligente avrà una polizza assicurativa), il problema è se il suo fatturato si riduce sotto il tetto (che adesso è di 15.000 euro) che determina la cancellazione dall’albo. Se va sotto quel tetto sarà cancellato dall’albo ed anche se si rimette dal suo infortunio, quindi trovandosi in condizioni di tornare a lavorare come prima, non potrà più esercitare la professione di avvocato perchè sarà stato cancellato dall’albo. L’artigiano che si infortuna potrà riprendere il suo lavoro quando si rimetterà e così tutti gli altri. E questa l’assurdità della proposta ministeriale.
    Il punto è che davvero ci sono troppi avvocati, per i motivi detti, ma gli avvocati non gravano in alcun modo sul bilancio statale, visto che non vengono pagati dallo Stato (a meno che non lavorino per enti pubblici), non prendono pensioni dallo Stato (la cassa a vvocati è privata, è l’unica in Italia in attivo, e praticamente tutti gli anni il governo cerca con qualche legge di fonderla con l’Inps che ha una voragine di debiti, “fregandosi” così i risparmi degli avvocati. Insomma, tutta questa attenzione sulla categoria non ha motivo di essere, ed è per questo che è davvero molto, molto sospetta!

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  10. avatarAlberto Vigani - 30 dicembre 2010

    Ciao a tutti, faccio la mia comparsa su un argomento che mi interessa in proprio poichè svolgo la professione forense da quansi 15 anni. E questo non un è pulpito che mi vede in conflitto ma, anzi, mi consente di avere un osservatorio qualificato da cui raccontare.
    Lavoro nel profondo nord est ed ho spesso vissuto tournè operative al sud e nella capitale. La mia realtà è complessa perchè lavoro in uno studio multidisciplinare con diversi professionisti ed io stesso sono iscritto anche ad un altro ordine professionale.
    Scusate il riepilogo personale, non volevo annoiarvi o vivere uno stucchevole momento autocelebrativo, bensì dare un’idea di quella che è l’esperienza che mi ha formato un’opinione di ciò che è la mia professione. Ebbene, io credo che gli avvocati in Italia siano divenuti tanti negli ultimi 15 anni perchè nell’immaginario collettivo il principe del foro era una destinazione di vita gratificante: arrivati là si poteva ritenersi, 2 o 3 lustri fa,  persone di successo, sia socialmente parlando che reddittualmente.
    Non contava saper fare la professione od essere best in town. Se diventavi avvocato eri visto in cima alla catena alimentare: eri una persona di successo.
    La selezione non era difficile, se sceglievi i percorsi agevolati degli esami al sud, e vi erano stati esempi di prestigio che giustificavano il sostegno della famiglia nel percorso universitario.
    Ma questo riguarda solo il perchè dell’afflusso incrementale alla professione. Non la dimensione del contenzioso. Sul rapporto fra i due, guarda caso, ha già risposto Gaetano Romano su facebook e non sto qui a ripetere i dati da lui citati: mi chiederai, dove? Ma proprio in commento a quell’articolo di ieri del signor Giuseppe Grillo di cui il tuo topic è parafrasi.
    Resto infatti perplesso quando scopro che il tuo testo ha più o meno i contenuti del post che trovi sul blog del signor Grillo QUI senza alcun approccio critico o riflessione approfondita.
    Cosa c’entrano gli avvocati con la litigiosità degli italiani? sarebbe come dire che uno ha voglia di vivere una causa se ha un avvocato nel proprio condominio, mentre non ce l’avrebbe se per trovare il legale dovesse arrivare fino al condominio dirimpetto.
    In Italia ci sono 209.000 avvocati per 60.000.000 di abitanti, Sicuramente sono tanti, ma esiste un altro eempio di paese occidentale dove il rapporto è anche più elevato: negli USA ci sono 1.082.000 avvocati per 300.000.000 di abitanti. E lì non mi pare che ci sia la medesima conflittualità processuale. sarà mica perchè la giustizia viene gestita in modo diverso??
    Insomma mi pare che l’impronta grilliana che è stata scopiazzata non giovi alla qualità dello scrivere. Il vero problema è se ha senso che chi non fa la professione possa girare fregiandosi di un titolo che non corrisponde più ad una qualifica ed a una preparazione d’eccellenza. Sei un buon avvocato se sai fare bene l’avvocato e non se ti metti solo la toga. E per fare bene un lavoro ci vuone passione ma anche tanta esperienza e tanto esercizio. Non è quindi possibile avere decine di migliaia di colleghi che fanno finta di svolgere attività forense mentre fanno i bancari, gli assicuratori, gli insegnanti, le casalinghe etc.
    La riforma potrà essere buona o cattiva, lo sapremo nel momento in cui arriverà alla sua approvazione e potremmo vedere quale sarà stato il testo definitivo. Ma fino d allora non credo che gli attacchi miopi contro questa o quella professione, con il fine esclusivo di sobillare ansie ed invidie, possa portare a qualche risultato socialmente utile.
    Chiudo ricordando che, almeno teoricamente, l’obbligo di svolgere continuativamente ed effettivamente la professione esiste già adesso, ma è praticamente disapplicato perchè la sorveglianza degli ordini è poca e per nulla omogenea sul territorio (a Venezia ci sono tanti procedimenti disciplinare da arrivare al 10 % degli iscritti all’ordine mentre a Roma siamo a percentuali infinitesimali).
    Non è quindi il numero che deve spaventarci ma la carenza di verifiche sullo standard qualitativo.
    Meditate gente, meditate.

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  11. avatarAndrez - 30 dicembre 2010

    Ciao Alberto, benvenuto nel Blog e grazie per il tuo valido contributo alla discussione.  :)

    Resto infatti perplesso quando scopro che il tuo testo ha più o meno i contenuti del post che trovi sul blog del signor Grillo QUI senza alcun approccio critico o riflessione approfondita.

    Non sono un avvocato ma un semplice cittadino; come tale accedo alle notizie che web e media mettono a disposizione e ne propongo il dibattito invitando persone esperte a farlo, … come nel tuo caso.  😉

    Questa è la funzione del Blog, come avrai letto alla pagina [Istruzioni per l’uso]; discutere fatti ed eventi (e le varie informazioni e posizioni) del nostro Paese,  e farlo tranquillamente seduti nel nostro bel salotto virtuale.

    Quindi in questo caso sii clemente con le scopiazzature dei dati o dei contenuti, come hai visto l’approccio critico e la riflessione approfondita sono subito arrivate, e da professionisti quali voi siete.  :mrgreen:

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  12. avatarcarmengueye - 31 dicembre 2010

    Per BSaett: siamo daccapo a dodici: che cambino le regole, per una maggiore tutela della professione. Ma gli avvocati la vogliono, venendo a scadere come semplici “operatori legali” o desiderano mantenere un tono di casta? (sia detto senza giudizio, tutti siamo in caste e castine).
    Quanto alla cassa pensioni, ebbene, quello è un piccolo privilegio di alcune categorie (vedi giornalisti, che hanno perfino la reversibilità per i  conviventi e cossì i parlamentari – non sposterei il discorso sulla previdenza). Io ne vorrei una della mia categoria, così potrei andare in pensione quando mi sfagiola, visto che spesso sono casse IN ATTIVO.
    Per Vignani. Da tempo ho smesso di vedere negli avvocati una tipologia da invidiare, sapendo quanto patiscono da praticanti o sotto un boss. Sulla litigiosità: è un fatto che oggi, come ha osservato qualcuno, devi vivere con un avvocato sempre pronto, soprattutto da quando associazioni di categoria e sindacati poco più possono contro i soprusi delle controparti e dello Stato stesso o degli enti pubblici che hanno in mano la tua vita.

    Io ho preso solo due multe in vita mia (intendo per l’auto) e ho vinto dal giudice di pace, da sola, perché ero un po ‘dentro la materia; ma lì vedevo i piccoli avvocati di studio farsi il mazzo per multe da poco del cliente, delegati da cittadini che non hanno nemmeno il tempo per recarsi all’udienza. Questa è la realtà, ora.

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  13. avatarBsaett - 31 dicembre 2010

    Ciao Carmen, il “tono di casta” dell’avvocatura non esiste più da almeno 10 anni, già si sentiva poco quando ho iniziato io, figuriamoci adesso. L’avvocatura oggi non è più una categoria ammirata e di apice, e di potere, come era una volta, in genere abbiamo difficoltà anche a farci ricevere dai giudici.
    Per la cassa pensioni non credo sia un privilegio, è una cassa alimentata, con molti sacrifici, dai legali, per i legali. Purtroppo lo Stato italiano cerca di fregarsela ogni anno, proprio perchè, a quanto mi risulta, è l’unica cassa privata in attivo. L’idea è quella di mettere in comune l’attivo della cassa forense con l’enorme passivo dell’Inps, in modo da poter dire “visto che abbiamo migliorato i conti della previdenza???”. Ovviamente, e giustamente, gli avvocati non ci stanno, ma è interessante notare che i principi marxisti a questo governo piacciono molto!
    Il punto è che quella cassa, come tutta la categoria degli avvocati, non grava MAI sui conti dello Stato. Il resto è opinabile.

    Per la litigiosità, come ho già detto sopra, dipende, a mio parere, dall’assenza di uno Stato. Se un cittadino deve far valere un suo diritto, raramente può rivolgersi allo Stato (polizia, carabinieri, o qualche ministero od ente pubblico), nella totalità dei casi non serve a nulla, anche perchè sono gli enti pubblici che se ne fregano del cittadino. Per cui è giocoforza rivolgersi ad un avvocato che faccia valere in giudizio quel diritto.
    Potrei citare tantissimi esempi, ma basta che ognuno pensi alle proprie vicende quotidiane e le paragone agli altri Stati.
     
    PS Buon anno a tutti :-)

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  14. avatarcarmengueye - 3 gennaio 2011

    Come ti ho detto, anche la mia cassa è in attivo. Perché deve servire a ripianare debiti altrui? Pensiamo a come hanno saccheggiato l’INPS (alimentata anche da tanti stranieri che mai vedranno una pensione).

    Io non credo che debba essere lo Stato a difendere un cittadino, il suo compito è fare buone leggi e applicarle correttamente, ma si sa che i governi possono cambiare. Il punto è che, da una ventina d’anni, le norme sono studiate per uccidere il cittadino, non più per tutelarlo. Noi non litigheremmo, ma non abbiamo scelta. O abbiamo sbagliato a votare.
    E poi c’è l’ignoranza e poi la malafede.
    Quando uscirono le leggi Bassanini, per fare un esempio, assistetti a scene da comiche – non ridendo però. Gli enti locali volevano smantellare le antenne della Polizia, sostenendo che erano diventate loro. Ci rendiamo conto che, se ci prova un ente pubblico, e davanti ha un cittadino inerme, servono non uno ma cinque avvocati a testa?

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