9° Non desiderare la donna d’altri

io_sono_mia…  la donna d’altri?

Ci si dimentica di queste cosette, di come sin dall’infanzia soprattutto la Chiesa intervenga pesantemente a sancire il dovere della donna di appartenere a qualcuno.

E di come in passato (libri della Bibbia  Esodo e Deuteronomio) quel 9° comandamento apparisse ancora peggiore:

” Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. “

La donna al pari di schiavi e buoi asini e cose.

Io sono mia è stato uno degli slogan del ’68 che ricordo con maggiore simpatia.  Conobbi in quei tempi una ragazzina carina che portava un girocollo in argento dono del suo ragazzo con su inciso il nome di lui.  Come la medaglietta di un cane con stampato il nome del padrone.

Fui molto lieto poi, di vederla portare un’altra collanina in argento, con su inciso stavolta  Io sono mia.  :mrgreen:


Commenti
Sono stati scritti 3 commenti sin'ora »
  1. avatarcarmengueye - 2 dicembre 2010

    Troppo saggio, Andrez. Ma com’è che un uomo ragiona così bene???  :mrgreen: 😈

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  2. avatarAndrez - 3 dicembre 2010

    Eheh, grazie Carmen, … troppo buona.   :mrgreen:

    Dai, siamo sinceri, è che ho avuto donne stupende di fianco che mi hanno insegnato come stanno le cose a forza di sberloni.  😈

    Poi è vero che le donne mi han sempre affascinato, sin da piccolo. Certo,  era fantastico come mi invitavano a giocare a dottore, ma ciò che mi rapiva era quel loro modo di vedere le cose sempre così diverso dal mio e di come, divenendo complici, si riusciva a combinare le marachelle più incredibili.

    La complicità dunque è stato il leitmotiv del mio rapporto con l’altro sesso.

    Donne complici nel lavoro, nei progetti e nell’amore, per allevare figli e per andare in vacanza, e per accudirsi l’un l’altro.

    E una donna succube o che comunque non riesce ad esprimere al meglio la sua piena e vera personalità, non ha le condizioni per offrire il meglio di sè,  nè per essere complice.

    Per questo ho sempre visto con angoscia i tanti tentativi della società tutta che costantemente cercavano di impedire alle donne di essere sè stesse, di vivere la loro vita e non quella di altri.

    Mi avrebbero lasciato solo, senza le mie complici se riuscivano.

    … Fui molto lieto poi, di vederla portare un’altra collanina in argento, con su inciso stavolta Io sono mia.

    … gliel’avevo regalata io. :mrgreen:

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  3. avatarcarmengueye - 3 dicembre 2010

    Il tuo è un comportamento evoluto. Vero è che non tutti hanno avuto la fortuna ( e anche l’intelligenza avuta in sorte un po’ lo è) di una vita come la tua, di rapporti così fecondi, in tutti i sensi.
    Quello che non riesco ad accettare è che, dopo migliaia di anni, ancora non si riesca a capire che l’altro va lasciato libero: su di lui non abbiamo alcun controllo. Possiamo amarlo, detestarlo, educarlo se ci riusciamo ( parlando ad esempio di figli), cercarlo o tenerlo lontano, ma tutto ciò che possiamo fare è lavorare su di noi. A che serve accanirsi a vietare?

    Lo so, lo so, questioni di potere, paura, dominio, interesse etc etc. Ma non lo accetto lo stesso e, campassi 1000 anni, all’ultimo secondo un vaffa prima di andarmene agli intolleranti lo dirò con tutto il cuore.

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