4 Novembre

Oggi è il 4 novembre.
A mezzogiorno del 4 novembre di 93 anni fa il generale Diaz diramava il celebre bollettino della vittoria sugli Austriaci: era la fine della prima guerra mondiale. Oggi il bollettino della vittoria è inciso in moltissimi luoghi e piazze in tutta Italia.

Ce n’era uno anche a scuola, al Liceo di Cento: salite le scale, te lo trovavi davanti giusto prima di entrare in classe: e fu così che, in qualche modo, mi ci affezionai. Il bollettino della vittoria più interessante, per me, è però a Bologna. Di fronte al Nettuno, e di fianco alle foto dei partigiani.
Non è una cosa banale. Stabilisce davanti alla città un legame diretto e profondo tra i ragazzi che sono andati a combattere sulle Alpi nel ’15-’18 e quelli che sono andati combattere sugli Appennini dopo l’8 settembre.

Anche a Persiceto è così: i primi ragazzi hanno una piazza, i secondi un’altra, a pochi metri di distanza. Tra l’altro, il monumento di Piazza Garibaldi – eretto dai fascisti – contiene anche una data sbagliata: praticamente, si dice che a Persiceto la Guerra iniziò un anno prima che nel resto del mondo. Ma va benissimo così.

Il punto è che bisogna conoscere un poco la propria storia. E se possibile volerle anche un po’ bene. Di solito il 4 novembre si fanno dei bei discorsi, si suona il silenzio militare e il Comune depone una bella corona di fiori davanti al monumento. Sarebbe bello che il ricordo della propria storia fosse qualcosa di un po’ più coinvolgente: magari con i bambini delle scuole, o magari a pranzo in pazza tutti assieme, come ad esempio era stato fatto quest’anno il 17 di marzo.
Sarebbe bello, soprattutto per chi viene da lontano e magari di queste cose non ha mai sentito parlare.


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 4 novembre 2011

    A inizio secolo la piazza appariva vuota.

     

    Poi i fascisti realizzarono il monumento ai caduti della prima guerra, ma durò poco.

    Difatti pochi anni dopo lo tolsero per offrire ferro alla Patria, che aveva bisogno di cannoni, sostituendolo con l’attuale ben più contenuto.

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  2. avatarFausto Cotti - 4 novembre 2011

    Giusto Francesco, conoscere la propria storia.
    E la più recente è la più importante. Ne sentiamo ancora l’eco, possiamo trovare ancora qualcuno che l’ha vissuta, che può descrivercela.
    Quando ero bambino negli anni 60, al cinema vedevi la guerra come una avventura, non si faceva caso ai lutti ai morti, alla fame, alla tragedia immane che era. Gli anziani ne parlavano poco, ti raccontavano cose che avevano vissuto ma difficilmente riuscivi a renderti conto di ciò che era stato.
    A scuola a quel tempo si insegnava la storia della seconda guerra mondiale e del fascismo in maniera fumosa.
    Dovevi imparare le date, ma alla fine anche se prendevi un bel voto non avevi capito bene chi erano i vincitori e i vinti, i buoni e i cattivi.
    Di partigiani non se ne parlava.
    Non ti raccontavano che la guerra era stata fatta per un capriccio del duce, per dimostrare a Hitler che anche noi eravamo gloriosi. Non ti dicevano che dopo aver deciso di “spezzare le reni alla Grecia” in poco tempo invece di invaderla perdemmo quasi l’Albania. Che i contingenti spediti in Russia erano il bisogno di Mussolini di “alcune migliaia di morti per sedersi al tavolo della pace”. Spediti là con vecchi fucili e scarpe di cartone, manco Hitler li voleva perchè erano solo d’intralcio.
    I media sono importanti. Cominciai a vedere la guerra sotto un’altro profilo ascoltando le canzoni di De Andrè e di Bob Dylan.
    Se ho voluto sapere la verità me la sono andata a leggere per conto mio e so che posso provare di immaginare quello che è successo ma so che non riuscirò mai  ad apprezzare abbastanza  il periodo di pace che sto vivendo.  

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