E’ da un po’ che lo tramiamo questo blog. 😀
Sarà perchè diventiam stanchi, e c’è sempre questa paura di non lasciare abbastanza ai nostri giovani, di non esser stati capaci di tramandare ciò che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri vecchi. Nel ’48 per esempio misero su casa, loro. Ed era una bella casa, grande, spaziosa ed aperta, che ce la siamo goduta tutti, sindacato e partiti di sinistra, associazioni sportive e scuole serali, la società civile insomma e poi le pizze, l’Accademia della Satira e il Cìk, fino ai tortellini del Bertoldo. E giovani a fiotti naturalmente.
Tutto finito, tramandato zero. Neanche i tortellini, che adesso là si pasteggia a involtini primavera.
Sarà perchè non ne possiamo più di questo governo di mascalzoni che ha distrutto i valori, le istituzioni e la democrazia del nostro Paese ed anche qui a Persiceto, fortunatamente ancora amministrato in ben’altro modo, ci ha chiuso rassegnati nelle nostre case, incapaci di confrontarci e di batterci per diritti e valori che neanche rammentiamo più.
La democrazia per esempio, che come diciamo sempre è partecipazione. A cosa partecipiamo noi? A cosa diamo il nostro contributo, le nostre idee, l’apporto della nostra conoscenza per migliorare la comunità?
Me le ricordo le riunioni degli anni ’60 e ’70.
Si partecipava e si discuteva dappertutto. E poi si decideva, e si faceva. C’erano riunioni ogni settimana, di Sezione e di caseggiato, nelle frazioni e nelle fabbriche e si discuteva di tutto, dai piani ai progetti, come il nuovo centro sportivo o la zona artigianale, ai problemi e le sventure come la chiusura della Zoni o l’alluvione del ’67. Ovunque i cittadini dicevano la loro e la decisione era sempre presa collegialmente; il senso diffuso era appunto di una collettività che si autogestiva.
Poi le cose sono cambiate.
Siamo entrati prima nell’agiatezza, pantofole e divani, che ci ha portato il disinteresse e ci ha tolto la capacità di guardare al sociale e di aggregarci lasciandoci soli con noi stessi, lì a contemplarci i nostri grassi ombelichi, poi siamo stati sommersi da una tetra palude, tra crisi economica e prove semiserie di regime, che trovandoci soli e indifesi ci ha sopraffatto in un attimo, lobotomizzandoci ai nostri tubi catodici e cartolarizzando pure il futuro dei nostri giovani.
Adesso però basta eh.
Non sappiamo ancora bene cosa faremo per uscire da questo stato di cose, ma qualcosa faremo senz’altro. Per noi stessi lobotomizzati, per restituire un futuro ai nostri giovani, per ritrovare il senso dei valori che i nostri vecchi ci avevano insegnato, riconquistarli e trovare la forza per consegnarli intatti ai nostri nipoti.
Che altrimenti che diranno di noi, che siam quelli che gli abbiam mangiato tutto lasciando a loro il conto da pagare?
Intanto cominciamo a parlarne. Qui.