Ungheria: i fanghi tossici dal satellite

fanghi-tossici_ UngheriaL’immagine navigabile della NASA mostra il lungo nastro rosso di fanghi tossici lasciato dai depositi di alluminio alla confluenza con il Danubio. E’ la più grave catastrofe ecologica nella storia dell’Ungheria.
Sulla destra dell’immagine è possibile scorgere il bacino dei materiali di scarto della lavorazione dell’alluminio e la falla che ha provocato l’inondazione di fanghi tossici, e la morte di cinque persone.

Internet bloccato nell’Italia delle TV

TVLa nuova tecnologia più importante della nostra epoca è Internet.

Presenta più capacità sia di divertirci che di cambiare il nostro modo di comunicare, di fare commercio e persino di organizzarci politicamente.

Ma l’Italia è tra i minori fruitori di questa tecnologia, relegata agli ultimi posti persino dopo Paesi dittatoriali come  Bielorussia e Bulgaria.

Germania al 79.1%, l’Olanda al 88,6%, il Regno Unito all’82,5%, per non parlare dei paesi scandinavi come la Svezia al 92,5%, la Norvegia al 94,8% e l’Islanda al 97,6%. L’Italia è al 48,7%, molto sotto della Lettonia al 67,8%, Cecoslovacchia al 64,3%,  Slovenia al 64,8,  e peggio persino di Bielarussia al 49,2%,  Bulgaria al 49,5,  Croazia al 50%.

Stiamo perdendo il treno in questo campo così cruciale per lo sviluppo economico e culturale di un paese perchè al nostro Premier serve un Paese basato sul modello TV anni ’80.

Difatti il governo Berlusconi ha immediatamente tagliato i fondi (900 milioni di Euro) stanziati dal precedente Governo Prodi e, com’è noto, paralizzando del tutto lo sviluppo della rete con alcune leggi ben mirate, come la Pisanu, che costringe i gestori di internet cafè (unico caso nel mondo occidentale) a pretendere e mantenere i dati di tutti i fruitori.

Interventi considerati sciocchi e gravi innanzitutto dagli industriali, nel contesto dello sviluppo del Paese. Appare evidente il legame tra la lentezza nell’adozione della banda larga e la concorrenza potenziale della rete nei confronti delle televisioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. È chiaro difatti come la rete faccia paura a Berlusconi per molti motivi.

Negli Stati Uniti, dove la banda larga è molto più diffusa, le grandi reti televisive stanno perdendo ascolti e l’attenzione della gente si sposta dalla televisione alla rete. L’esempio di Santoro con Raiperunanotte in cui si è fornita una versione non autorizzata di Annozero, (trasmissione che Berlusconi vuole chiudere del tutto), ha dimostrato il potenziale dei collegamenti via internet per bypassare i circuiti di comunicazione tradizionali.

Così come è stato il passaparola in rete a determinare il successo del no B-Day nel dicembre dell’anno scorso,  suscitando immediate minacce di regolamentazione dei siti o di Facebook.

Inoltre la possibilità della banda larga di consentire l’accesso libero a film e programmi TV  è una minaccia economica puntata al cuore dell’impero mediatico di Berlusconi.

E difatti attorno al suo impero televisivo che il nostro Premier muove le sua “azioni di governo”.  Dopo cinque mesi di vacanza del ministro per Sviluppo Economico, ecco che Berlusconi nomina Paolo Romani, ex dirigente di Mediaset con il compito preciso di combattare la concorrenza di Rubert Murdoch, di spingere gli interessi dell’azienda del Premier e di occuparsi appunto di banda larga e di frequenze televisive.

Con Romani, siamo al trionfo del conflitto di interessi. Questo è il ministro dello sviluppo economico di Mediaset a scapito del resto della Nazione.

Siamo abituati a valutare il conflitto di interessi di Berlusconi nei suoi aspetti più ecclatanti, come l’imputato Berlusconi che legifera su questioni di giustizia personali o aziendali e depenalizza reati di cui è sospettato, lui e le sue aziende. Oppure vediamo l’imprenditore TV che manipola e chiude i programmi Rai di successo per contenerne l’audience, trattando i direttori e consiglieri del Canale di Stato e di Agcom come suoi facchini personali.

Ma l’estrema gravità del conflitto d’interessi si manifesta in mille quotidiane decisioni ‘minori’  che spesso sfuggono alla nostra attenzione (o vengono nascoste).

Sono queste però, come nel caso della paralisi della rete, che ci consentono di comprendere perché l’Italia di Berlusconi sia drammaticamente  indietro rispetto al resto non solo dell’Europa, ma oramai di molti altri Paesi in via di sviluppo.

Bala i ratt: quando la Lega è Sud!

Bala i rattTutta la zona è tappezzata di grandi manifesti che ritraggono i lavoratori stranieri come topi nel formaggio, accusati di rubare il lavoro (il formaggio appunto) agli autoctoni e di essere responsabili del 60% della delinquenza.
No, non si tratta dell’ennesima trovata della Lega nord, ma di una iniziativa di un partito xenofobo della Svizzera che osteggia apertamente l’ingresso dei transfrontalieri nel Ticino. I transfrontalieri, che sono nella maggior parte italiani, del nord, sono dipinti come tre topi che pasteggiano allegramente, e furbescamente, nel formaggio svizzero. Uno è Fabrizio il piastrellista, quindi uno che un mestiere lo ha anche, ma si ostina a volerlo fare in Svizzera rubando lavoro agli abitanti del luogo. Il secondo topo si chiama Giulio, è laureato e porta uno scudo con sopra 3 monti, tanto per richiamare un noto ministro italiano che agli occhi degli svizzeri danneggia le loro banche. Il terzo è un perdigiorno romeno di nome Bogdan.
Tutti e tre sono egualmente pericolosi per gli autori della particolare iniziativa, tutti, operaio, laureato e barbone, mettendo insieme romeni e italiani, sono da buttare fuori dalla Svizzera perché rubano, il lavoro, i soldi, ed abitualmente delinquono (riprendendo una frase della Moratti). Non si tratta, quindi, di una generica ostilità nei confronti del terrone senza arte ne parte, pronto ad approfittare di tutto, ma di una particolare animosità verso tutto ciò che è estraneo al loro mondo.
In molti punti non si riescono a vedere differenze con la propaganda di certa parte leghista, che dipinge il Sud Italia spregevole ed ignorante (come quel ministro che sostiene che i romani sono porci!), oltre che ingombrante. Quella parte della Svizzera ribalta il pregiudizio e lo fa proprio, ricordandoci che si è sempre a sud di qualcun altro, e che il razzismo e la xenofobia sono contagiosi.
Così come per una parte dei padani i terroni devono essere cacciati, perché cittadini di serie b, allo stesso modo quei padani vengono tacciati delle stesse mancanze, e dipinti come ratti, topi che ballano (“Bala i ratt”), se non stai attento, se non hai la mano ferma con loro, proprio come vorrebbero fare alcuni nordisti con gli italiani del sud e gli stranieri.
In uno specchio deformante si ribaltano i personaggi e il nordista che grida terrone diventa a sua volta oggetto di scherno e di offesa dal suo particolare nordista svizzero, in una pena del contrappasso che fa tanto giustizia divina.

La differenza, forse, sta nel fatto che il Consiglio di Stato, cioè il governo del Canton Ticino, ha condannato ufficialmente la campagna dei “ratt” definendola come un messaggio “genericamente offensivo nei confronti di cittadini stranieri”, e ricordando “il contributo dato da cittadini stranieri alla crescita della nostra comunità, sia sul piano dell’economia privata, sia nell’ambito del funzionamento delle strutture sociosanitarie”. In Italia le campagne denigratorie verso parte della popolazione italiana e straniera, iniziano talvolta proprio dai vertici politici ed amministrativi!

Parlamento libera tutti!

Liberi tuttiNel silenzio dei principali giornali, che si sono occupati solo della eclatante mancata autorizzazione all’uso delle intercettazioni telefoniche nel processo contro l’ex sottosegretario Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il Parlamento ha graziato numerosi altri parlamentari.
Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo, ex imputati della vecchia tangentopoli, sono stati dichiarati insindacabili dal Parlamento, col voto di Lega Nord e PDL, in relazione ad un procedimento contabile, col quale la Corte dei Conti chiedeva loro 7 milioni per danni per lo scandalo delle tangenti del metrò di Napoli.
Anche il premier Berlusconi non potrà essere processato per una presunta diffamazione a carico del leader dell’Idv Di Pietro, avendo detto che la sua laurea è falsa, e nemmeno per aver invitato gli industriali a non comprare pubblicità sulla stampa pessimistica, in relazione ad una denuncia del gruppo L’Espresso.
L’unico che verrà processato è Pierfelice Zazzera, per aver accusato il sottosegretario Mantovano di essersi intromesso nelle indagini sull’omicidio del consigliere provinciale leccese Giuseppe Basile. Interessante notare che Zazzera è dell’Idv!

E per concludere in bellezza, il Dl 15/3/10 n. 66, che entra in vigore il 9 ottobre, tra le tante altre norme, prevede l’abolizione del Dl 14/2/48 n. 43 che punisce con la pena della reclusione da 1 a 10 anni, “chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici” e si organizzano per compiere “azioni di violenza o minaccia”. Si tratta a tutti gli effetti di una depenalizzazione di un reato, nella fattispecie il reato di banda armata.
C’è da ricordare che da 14 anni a Verona è in corso un procedimento penale a carico di politici ed attivisti della Lega Nord, accusati di aver organizzato nel 1996 una formazione paramilitare denominata “Guardia Nazionale Padana” (le cosiddette Camicie Verdi). Secondo le indagini della Digos e copiose intercettazioni telefoniche, la Guardia Nazionale Padana usufruiva di fucili ed armi varie. Originariamente i capi di imputazione sollevati erano: attentato alla Costituzione, attentato all’unità dello Stato, costituzione di banda armata. I primi due sono stati depenalizzati (tranne nei casi di effettivo uso di violenza) nel 2005 (governo Berlusconi), il terzo si avvia a depenalizzazione adesso.
I leader leghisti imputati, Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni, Calderoli, si erano salvati grazie al solito voto di “insindacabilità” espresso dal Parlamento. Rimangono imputati 36 persone, tra cui alcuni sindaci, ma il dibattimento è stato rinviato al 19 novembre, dopo l’entrata in vigore della legge in questione.
In relazione a questo secondo fatto è da rimarcare l’assurdità del provvedimento in un momento in cui si teme il ritorno al terrorismo, e si invocano provvedimenti più duri, la depenalizzazione del reato di banda armata va decisamente in contro tendenza.

Silvio ci manchi

berlusconi-velineUn Premier che odia le donne.

Vent’anni di berlusconismo. E donne offese ed umiliate, disoccupate e precarie, troie e vergini stuprate.

Donne ministro per aspetto, culo e tette,  e bocca.

Extracomunitarie e minorenni, tante e bambine, carne fresca sui viali delle nostre città, prede facili da conquistare per Maschi arrapato-paganti nel completo disinteresse di istituzioni intossicate.

Veline e Miss varie che mostrano frattaglie erotiche in prima serata, ragazze di cui non verrà ricordato il sorriso, la voce o lo sguardo, ma solo i lombi, la vagina prominente ed il seno, vallette a fili interdentali tra le chiappe per programmi ‘culturali’, seminude comunque, anche aNatale, mercanzia gratta e fotti in offerta libera agli italiani, consapevoli e consenzienti aspiranti puttane del tubo catodico.

Donne sottopagate e quota rosa inesistenti. Figura femminile marginale, residuale ed esclusa dalle scelte e  dalla politica,  donna priva di diritti civili quando non benedetta dalla sacralità del matrimonio, priva di pensione anche se lavora 16 ore al giorno per tutta la vita, priva di spazi verdi per i figli e di asili,  perché son poi sempre ‘figli di donne’.

Corpo da palpare e non persona da parlare, solo un buco non pensante, più bello che intelligente, privo di spirito.

Oggetto d’uso per lanci pubblicitari, labbra a salsiccia e tette a canotto, plasmata sulle necessità e per il trionfo del membro maschile, padrone e signore della sua vita.

Non più persona ma solo oggetto, da usare e pure prestare, oppure strangolare e poi possedere.

Il berlusconismo dilagante, oramai fenomeno di massa, l’ha ridotta da essere vivente a cosa di normale disponibilità, donna a disposizione accessibile alla bisogna, che non può certo negarsi, che non ne ha più il diritto, come ci ricorda Grillo.

sarah-Donne costrette ad accettare palpate e libidini sul lavoro, prede delle voglie da macho rampante di delinquenti e  parenti, uccise dagli zii,  o da mariti ed amanti.

E donne buttate sulla strada, sfruttate e percosse da magnaccia, oppure  infilate nei letti di potenti come presente o tangente, per affari e corruttele.

Donne proprietà privata e pubblica, da strangolare in caso di rifiuto, oggetti appena al di sopra di una bambola gonfiabile, da possedere anche dopo morte, che un oggetto non è vivo nè morto.

E’ solo una cosa, una donna, niente di più di una donna.