Si fa presto a dire nucleare

ChernobylNonostante il referendum abrogativo del 1987, che portò alla chiusura delle centrali nucleari italiane già aperte, è da circa due anni che il discorso sul nucleare si è riaperto, anche se non si hanno ancora tempi ben definiti per la costruzione delle nostre centrali di nuova generazione.
Al momento ci sono già i primi esperimenti nel Lazio perché l’Italia possa riprendere dimestichezza con tale tecnologia.
Il discorso sul nucleare, però, è sempre molto complicato. Di recente  il professor Alberto Clò, docente di economia industriale a Bologna e ministro dell’industria del governo Dini, ha scritto il libro “Si fa presto a dire nucleare”, pubblicato da il Mulino. Al fine di chiarire fin da subito la posizione dell’autore possiamo dire che egli è un nuclearista convinto, e questo è importante per interpretare correttamente quanto ci dice quando si addentra nelle stranezze del nucleare all’italiana con una certa ironia, stigmatizzando la caratteristica, appunto tutta italiana, di costruire per non produrre. Un po’ come si avuto per il ponte sullo stretto di Messina, per il quale si è posto solo la prima pietra ma da anni ci costa un sacco di milioni ugualmente, allo stesso modo il professor ritiene che avremo una situazione analoga per quanto riguarda il nucleare all’italiana. L’autore si chiede, infatti, come mai si parte con il nucleare ma nel contempo si autorizza anche un nuovo esercito di centrali a metano, tanto che se si riuscisse a fare tutte queste centrali l’energia ottenuta sarebbe veramente eccessiva. Il professore comunque ritiene che sia fuori di dubbio che il nucleare conviene economicamente, e che gli investitori siano in grado di assumere l’onere senza alcun aiuto da parte dello Stato. A dire il vero tali affermazioni sarebbero da sottoporre ad un valutazione approfondita, ma per il momento soprassediamo. Il professore prosegue sostenendo che non è affatto vero che in tutto il mondo ci sia stata la corsa al nucleare e che gli italiani sono gli unici fessi restare tagliati fuori. Rispetto ai massimi toccati nel decennio scorso l’apporto del nucleare si è infatti ridotto del 21% in Germania, del 14% in Giappone, del 27% in Gran Bretagna, del 7% in Francia e del 12% nell’intera unione europea. Ed anche le difficoltà economiche sono importanti, in quanto i tempi medi di costruzione delle nuove centrali sono raddoppiati. Ad esempio possiamo ricordare la centrale finlandese di Olkiluoto, che è in costruzione da parte dell’Areva, la stessa azienda che dovrebbe costruire in partnership le centrali italiane, che si ritrova dei tempi e dei costi di costruzione raddoppiati rispetto alle stime iniziali.

Questo accade perché la nuova generazione di centrali nucleari semplicemente non esiste, e quelle che si stanno costruendo al momento sono i primi esemplari, per cui non si conoscono ancora esattamente i costi, i tempi, le problematiche. Addirittura l’agenzia di Parigi ha calcolato che per le oltre 150 centrali realizzate tra il 1986 e il 1997 il costo effettivo è risultato doppio di quello previsto, e le cose sono andate addirittura peggio gli Stati Uniti con uno scarto oltre tre volte superiore.
Inoltre il professor Clò calcola nel 5% il risparmio massimo ottenibile per quanto riguarda l’energia elettrica prodotta dalla centrale nucleare. Sotto questo profilo quindi sarebbe veramente poco per giustificare economicamente un investimento di decine di miliardi di euro che tra l’altro ha la spiccata caratteristica di essere un investimento lunghissimo termine perché per la sua produzione e la sua costruzione della centrale occorrono decine di anni al momento. Infatti, già nei decreti del governo Berlusconi sono previste le coperture assicurative da parte dello Stato su tutti i casi di ritardo nella costruzione, con ciò mostrando che un eventualità del genere è ritenuta del tutto probabile. Inoltre, sempre il governo Berlusconi ha stabilito la cosiddetta novità di dispacciamento, ciò significa che l’energia nucleare avrà la priorità sempre comunque nell’immissione sulla rete, per cui se a un certo momento vi è un surplus di energia elettrica, sarà una centrale nucleare a rimanere accesa mentre le altre centrali ad esempio una a metano, verrebbero spente anche se paradossalmente producono energia elettrica ad un costo minore di quella nucleare. Un intervento di questo tipo è chiaramente definibile come protezionista a favore dei venditori più che tutela dei consumatori.

Il professor Clò, pur definendosi un nuclearista non pentito, si dice realista in relazione all’opzione nucleare per cui, pur sorvolando sulle problematiche ambientali, per le quali invece necessiterebbe un’ampia valutazione critica, ritiene che il nucleare sia incompatibile con l’attuale assetto del mercato, per cui l’unico modo di realizzarlo è facendo rientrare dalla finestra della politica quelle garanzie che sono uscite dalla porta della liberalizzazione. Ciò vorrebbe dire reintrodurre i sovvenzionamenti statali, tipo un nuovo Cip6, quindi erogazioni di rendita a favore di alcuni soggetti privati con profonda influenza e a detrimento del mercato dei consumatori.

Al di là delle interessanti valutazioni del professore, è evidente a tutti che l’Italia deve dotarsi di alternative energetiche valide per il futuro, al fine di non dover dipendere sempre più dai paesi stranieri in un momento in cui il petrolio si sta progressivamente riducendo. Il problema è stabilire se davvero passare per il nucleare sia una scelta oculata. Ad esempio, dobbiamo ricordarci che anche l’uranio, così come il petrolio, è in diminuzione, infatti oggi perlopiù si usa l’uranio delle bombe della guerra fredda smantellate. Attualmente si stima che l’uranio si potrà esaurire nel giro di 70 anni, ma se venissero costruite nuove centrali, e quindi la domanda aumentasse, probabilmente si esaurirebbe prima, nel giro di 40 anni.
Lo stesso professor Clò ci ha ricordato che la esistenza di una corsa nucleare nel mondo è solo l’ennesimo luogo comune e nient’altro. È vero che l’ultima centrale nucleari americana è del 1979, in Francia attualmente è in produzione una centrale nucleare, la Germania deciso di non sostituire più quelle dismesse con altre centrali nucleari, e sta gradualmente passando a fonti energetiche rinnovabili come l’eolico ed il solare. Per quanto riguarda la Francia poi c’è da osservare che le circa 150 centrali sono state costruite perché è ritenuto militarmente strategico avere un’autosufficienza energetica, e per tale motivo quella nazione ha creato un’industria nucleare pesantemente sovvenzionata dallo Stato, proprio perché produce le testate nucleari necessarie per i militari. Quindi, un po’ in tutti i Stati possiamo verificare come il mantenimento dell’industria nucleare sia possibile solo fintantoché vi sia un sovvenzionamento da parte dello Stato. L’esempio classico lo fornisce l’Inghilterra che qualche tempo fa cercò di disfarsi delle sue centrali proponendo la vendita ai privati e poi addirittura la cessione gratuita. Ma nessun privato volle accollarsi il costo della gestione delle centrali nucleari. È evidente, quindi, che una vantaggiosità economica delle centrali nucleari è ancora tutta da dimostrare, e che a fini civili possiamo dire che il nucleare non ha un vero e proprio futuro. Anche negli Usa, dove la costruzione di tali centrali è possibile ad un privato, non si è visto nessuno farsi avanti. Tutti i paesi che hanno avviato programmi di costruzione di centrali lo fanno perché hanno interessi militari anche se talvolta lo negano.

Per cui il problema della scarsità energetica da parte dell’Italia dovrebbe essere valutato guardando ad un ventaglio di opzioni più ampio che non sia il solo ricorrere all’opzione nucleare. Ad esempio si dovrebbe guardare maggiormente alle fonti rinnovabili come l’eolico e il solare, anche in considerazione del fatto che esistono moltissime piccole e medie imprese che in Italia producono pannelli fotovoltaici. Purtroppo in genere le politiche economiche italiane guardano soprattutto alle poche grandi imprese. Non possiamo dimenticare il progetto di centrale solare termodinamico, mai avviato in Italia per motivi burocratici, cioè lo Stato non dette i sovvenzionamenti necessari, così il progetto, del nobel Carlo Rubbia, è stato realizzato in Spagna.
A discapito del nucleare un aspetto che non si può non tenere in conto, è quello degli incidenti. Ricordiamo l’incidente del  15 luglio del 2007 in Giappone, quello gravissimo di Chernobyl, quello della centrale di Three Mile Island e quella di Kummel. È vero che con le centrali di nuova generazione il numero di incidenti è destinato a diminuire (ma non ad azzerarsi), però è anche vero che gli incidenti sarebbero senz’altro di maggiore gravità.
Ma il problema principale delle centrali nucleari, sul quale il professor Clò ha elegantemente glissato, è quello delle scorie radioattive, problema per il quale tutt’ora non esiste soluzione definitiva in nessun paese. Le scorie nucleari vengono ancora adesso stoccate in siti provvisori accanto alle centrali stesse. Non dimentichiamo che una soluzione definitiva deve essere lontana dalla popolazione, non a rischio sismico e non soggetta a rischio naturale, altrimenti potrebbe accadere quello che accadde nel 2001 a Saluggia, vicino Vercelli, quando la piena della Dora Baltea arrivò a lambire il deposito delle scorie con rischi elevatissimi per la popolazione.
Attualmente l’Italia ha un accordo con la Francia per il riprocessamento delle scorie nucleari, al fine di diminuirne la pericolosità, scorie che poi vengono riportate in Italia in attesa di un luogo dove stoccarle definitivamente.
Ultimo problema riguarda proprio i costi, elevatissimi non solo per la costruzione, che dura anche decenni, ma soprattutto per lo smantellamento. Per fare un esempio la centrale americana gemella di quella posta sul Garigliano è costata 350 milioni di dollari solo per smantellarla, dopo circa 31 anni di funzionamento e circa 180 milioni per costruirla. Appare evidente che i costi di una centrale nucleare sono elevatissimi soprattutto in relazione alla sua vita futura, dopo la cosiddetta chiusura, visto che una centrale nucleare virtualmente non chiude mai e deve sempre essere controllata, con costi notevoli. Insomma, le centrali nucleari sono esse stesse delle enormi scorie radioattive!

Ma il vero punto di svolta che ha portato molti paesi ad abbandonare progressivamente il nucleare in favore di fonti energetiche rinnovabili e non pericolose, è dato dagli studi che si sono realizzati sugli effetti delle radiazioni sull’uomo. Risale al 2006 la legge tedesca che prevede il progressivo smantellamento delle centrali nucleari, legge probabilmente dovuta ad una serie di studi sanitari realizzati sulle condizioni di vita nei pressi delle centrali nucleari, come il “Background Radiation and Cancer Mortality in Bavaria: An Ecological Analysis”.

Altro studio significativo è quello realizzato dall’OMS dopo l’incidente di Cernobyl, che però fu secretato dall’AIEA, e si trattava di uno studio sui danni al genoma umano, che poneva in evidenza come l’incidente avrebbe avuto conseguenze per le prossime 20 generazioni. Per farla breve non si tratta affatto di un incidente del tipo: “ci sono stati i morti, i feriti, punto!”, anzi un incidente di una centrale nucleare, come del resto le scorie delle centrali, comportano conseguenze sugli esseri umani per molti anni a venire, fino a mutazioni genetiche che si manifestano a distanza di molto tempo, sia negli uomini che negli animali. Secondo gli studi della dottoressa Smolnikowa, in Bielorussia si osservava nella zona già nel 1995 una elevata mortalità prenatale e numerose malformazioni genetiche (pag. 13 dello studio) dovute all’incidente nucleare.
Ed il problema è tutto qui, il nucleare civile non si può vendere se si parla dei suoi danni a lungo termine sugli esseri umani, e dell’impatto sul genoma umano. Si tratta di danni che non sono economicamente, socialmente e politicamente valutabili al momento del’incidente, ma che si realizzano a distanza di generazioni, per cui il vantaggio principale del nucleare è di poter spostare nel futuro i costi del suo uso.

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  2. Al di là di quanto ci possono raccontare i professori, è un dato di fatto che da alcuni mesi l’energia ottenuta da pannelli solari risulta già ora più economica del nucleare e tra poco persino più economica delle centrali a gas e carbone.

    Poi ci possono raccontare di tutto, ma la realtà resta che investimenti colossali generano tangenti e clientele colossali. E le relative spinte delle varie lobby interessate all’affare.

    Piuttosto chiederei proprio a Bruno, come mai, per quale cavillo giuridico è possibile nel nostro Paese calpestare la volontà popolare e muoversi contro il risultato di un referendum?

    Cos’è che impedisce alla Magistratura ed alle Alte Cariche dello Stato di intervenire e perseguire chi compie questo delitto?

     

  3. Per quanto riguarda il libro di Alberto Clò ci tengo a precisare che è assolutamente favorevole alla produzione di energia elettrica mediante nucleare, è perplesso circa i piani del governo per l’attuazione del nucleare in italia ma per una questione economica. Secondo me però è un atteggiamento troppo disfattista tant’è vero un economista come Stagnaro l’ha smentito ed ha detto che dipende da quante imprese sono pronte ad investirci (e al momento sono moltissime, sono una novantina).
    Poi ragioniamo: la struttura energica che ha adesso l’Italia è basata sulla quasi totale dipendenza dall’energia che compriamo all’estero, di cui la maggior parte è prodotta con il nucleare francese e svizzero.
    Preferiamo avvelenarci con una centrale termodinamica (che produce Co2) che costruire un reattore a zero emissioni. Dici i problemi della salute e bisogna fare le cose per bene, sono assolutamente d’accordo. Ma siamo proprio sicuri che siano così velenose (come lo sono certi termovalorizzatori che emanano diossina)?
    Leggi qui: http://energy-mix.blogspot.com/search/label/salute

  4. Ciao Lorenzo e grazie per il tuo commento.

    Ragioniamo pure; ma non mi sembra che qualcuno qui preferisca avvelenarsi con la diossina al posto delle radiazioni nucleari.

    Ciò che sosteniamo è che da tempo l’energia prodotta dal solare è più economica di quella nucleare, occorre molto meno tempo per ottenerla ed una spesa di gran lunga inferiore per realizzare le centrali solari a pari resa. E costa pochissimo lo smantellamento finale (dopo trent’anni).

    Ciò che sosteniamo è che spingono per il nucleare solo chi ha interessi economici legati alla costruzione delle costosissime centrali.   😉

    Sarei poi cauto anche sulla storia dell’acquistare energia prodotta dal nucleare da Francia e Svizzera; ricordando come sono organizzati e gestiti i termovalorizzatori in Campania e su che tipo di interessi si basa questa organizzazione, è bene non dimenticare che:

    * l’Italia è tecnicamente autosufficiente; le centrali esistenti a tutto il 2009 sono infatti in grado di erogare una potenza massima netta di circa 101 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW  (wikipedia)

    * Secondo i dati 2009 tale potenza massima teorica non è sfruttata interamente e la potenza media disponibile alla punta stimata è stata di 67 GW. La differenza tra la potenza teorica massima e la stima della potenza media disponibile è dovuta a fattori tecnici e/o stagionali come guasti, periodi di manutenzione o ripotenziamenti, così come fattori idrogeologici per l’idroelettrico o stime sull’aleatorietà della fonte per l’eolico, ma in gran parte è dovuta al fatto che alcune centrali (soprattutto termoelettriche) vengono tenute ferme “a lungo termine” in quanto, con gli impianti in esercizio si è già in grado di coprire la richiesta.

    (…teniamo fermi gli impianti e compriamo da Francia e Svizzera?!)

    * Recentemente ci giungono notizie sempre più preoccupanti su varie forme di speculazione anche nell‘acquisto indotto dell’energia.

    * La Puglia da tempo è non solo di gran lunga autosufficiente nella produzione di energia elettrica grazie ai massicci interventi sull’eolico e sul solare, ma addirittura esporta alle vicine regioni quasi il 50% dell’energia prodotta; perchè le altre Regioni non fanno altrettanto?

    * Le lobby del cemento, del petrolio e dell’acciaio, oltre a frange della malavita organizzata, esercitano fortissime pressioni sui politici (regionali e nazionali) per il contenimento degli interventi solari ed eolici.

     

  5. Grazie per la tua risposta! Me la sono letta bene prima di rispondere, sono un appassionato di questioni energetiche e soprattutto nuclearista convinto. 😉
    Da pragmatico quale sono non credo proprio alla storiella “le centrale nucleari fanno gli interessi della multinazionali cattive, il fotovoltaico invece no”. Concentriamoci piuttosto sui fatti: il primo problema del fotovoltaico è l’enorme occupazione di suolo dei pannelli per generare la stessa energia di una centrale nucleare.
    Una centrale nucleare EPR da 1.600 MW (quelle proposte da Enel per l’Italia) produce 12,6 miliardi di kWh/anno, occupando più o meno 20 ettari, cioè una superficie di 1.000 x 200 metri .
    Per produrre la stessa energia con il solare occorrono 10.500 MW: l’occupazione diretta ed esclusiva di suolo che ne deriva è di 7.800 ettari per il fotovoltaico (10 x 7,8 km)!!! Una occupazione di suolo enorme!!! E lo smantellamento finale non costa pochissimo perché al momento non si sa ancora come smaltire certi componenti dei pannelli, fortemente inquinanti. Ti linko un documento per ulteriore approfondimento http://www.aspoitalia.it/attachments/273_FOTOVOLTAICO%20E%20TERRITORIO_coiante.pdf
    Per quanto riguarda i costi guarda qui, e non aggiungo altro: http://www.enerblog.it/384.html (ci sono comunque altre comparazioni). In generale comunque dovrebbe esserci un mix di produzione nucleare e rinnovabili a seconda delle conformazioni del territorio e per le rinnovabili stiamo facendo molto, come richiesto dall’accordo di Kyoto per l’abbattimento della produzione di CO2 (ed è uscito anche un rapporto del WWF oggi che dice che il nucleare deve rientrare nel mix energetico http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/Unione-europea-ancora-indietro-rispetto-agli-obiettivi-climatici-del-2050_311297268670.html). Quindi, a prescindere dal governo in altre faccende affaccendato, mafie e contromafie, se vogliano le cose le sappiamo fare, non dovremmo però essere disfattivi e prendere subito una posizione di parte. Spero di essere stato chiaro, saluti!

  6. Ciao Andrea,
    una proposta “intelligente” è arrivata da Alemanno: dotare di pannelli fotovoltaici tutti i tetti di Roma.
    Purtroppo Alemanno ignora – o fa finta di ignorare – che allo stato attuale è una scelta intelligente solo a metà: l’installazione di un semplice pannello solare termico o fotovoltaico in determinate zone (non necessariamente quelle ad alto valore paesaggistico) necessita di produrre varie scartoffie e quindi spese aggiuntive di una certa rilevanza, per non considerare l’estremo scetticismo da parte delle Soprintendenze che al contrario non muoverebbero questioni se si provvedesse a costruire una centrale nucleare.
    Purtroppo sembra abbastanza evidente che in Italia le istituzioni non sono interessate a far sviluppare tali tecnologie.
    Se veramente si potessero installare pannelli fotovoltaici sopra i tetti dei condomini non ci sarebbe più bisogno ne di centrali nucleari ne tantomeno centrali a carbone.

  7. Dunque, per rispondere ad Andrez un referendum non impedisce al Parlamento di legiferare nuovementa in quella medesima materia, tanto che pochi anni dopo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (abrogato per referendum, appunto), fu reintrodotto dal parlamento.
    Ovviamente in tal modo si mostra la scarsa considerazione che i politici hanno per i cittadini……..

    Per rispondere a Lorenzo Gigliotto, nell’articolo ho precisato che Clò è un nuclearista convinto e non pentito, ma Clò stesso precisa che il risparmio che si potrebbe ottenere col nucleare non è tanto elevato come si crede. Se poi consideriamo che Clò glissa totalmente sui rischi ambientali, che comunque sono un costo che dovrà essere affrontato prima o poi, penso che la vantaggiosità economica sia tutt’altro che pacifica. Il punto è che il nucleare deve essere raffrontato con le fonti rinnovabili (in realtà l’uranio è tutto tranne che rinnovabile), come il solare e l’eolico, e tutti i paesi europei hanno fatto tale raffronto, tanto che quasi tutti hanno scelto di uscire, prima o poi dal nucleare. E su questo ci torneremo nei prossimi articoli.
    Il riferimento alla “centrale termodinamica” non l’ho capito. Una centrale termodinamica è una centrale che sfrutto la scambiamento di calore, ed è appunto il progetto di Carlo Rubbia, realizzato in Spagna.
    Se il riferimento voleva essere ai termovalorizzatori, ci sono due precisazioni da fare. Prima di tutto il termine termovalorizzatore è usato solo in Italia, perchè è vietato dall’Europa, in quanto genera una falsa aspettativa sui risultati. Insomma, non valorizza proprio nulla, si limita a bruciare rifiuti e produrre ceneri altamente tossiche (riducendo il volume del rifiuto dal 40 al 70%) che vanno smaltite con costi elevatissimi. Attualmente, a quanto mi risulta, tali ceneri si possono smaltire solo in Campania all’interno dell’Unione Europea, grazie ai decreti emergenziali che per la sola Campania derogano i divieti europei.
    Altra considerazioni è che i dati forniti sugli inceneritori sono stati portati all’opinione pubblica in maniera non corretta. Attualmente esistono studi realizzati in Inghilterra sull’impatto degli inceneritori sull’uomo, e tali studi indicano che “Allontanandosi dall’impianto di incenerimento si verifica una diminuzione statisticamente significativa per tutti i tumori: stomaco, colon retto, fegato e polmone”. Purtroppo lo studio (Elliott) è stato riportato in Italia con l’aggiunta “NON” prima di “si verifica” invertendo il significato dello studio. Anche su questo ci ritorneremo nei prossimi giorni.

    Per il resto, possiamo dire che in realtà il solare in Italia è in grande spolvero, moltissimi Comuni (oltre 6.000) utilizzano il solare fotovoltaico, circa 4000 il solare termico (nel 2006 era rispettivamente 74 e 108 Comuni).  Attualmente le piccole e medie imprese che si occupano di solare sono tantissime, ed esportano in tutto il mondo, grazie anche ad incentivi stabiliti nel 2007 che, però, forse quest’anno non saranno rinnovati. C’è ancora strada da fare, ma il solare è una realtà in Italia (e nel resto del mondo).
    Il problema è la zavorra costituita dalle vecchie aziende che non vogliono rinnovarsi e continuano a chiedere (ed ottenere) sovvenzionamenti per centrali di vecchia generazione che producono energia da fonti non rinnovabili (fossili) sottraendo sovvenzionamenti a chi usa fonti davvero rinnovabili.

  8. Chiedo scusa ragazzi, ma ho inserito manualmente solo ora un interessante commento di Lorenzo Gigliotto (appare prima dei comenti di Lorenzo GT e Bsaett) che il sistema mi aveva tenuto sospeso per via dei numerosi link presenti.

    Saranno quindi benvenuti aggiornamenti ai vostri commenti.  :)

     

  9. Approfitto allora per un aggiornamento 😉
    Lorenzo Gigliotto ha pienamente ragione quando dice che servono enormi superfici per ottenere la stessa energia, paragonate a quella occupata da una centrale nucleare; aggiungerei inoltre che i pannelli fotovoltaici attualmente in commercio garantiscono al massimo un 15% di efficenza, ciò vuol dire che dell’85% dell’energia solare che investe il pannello solo il 15% viene trasformata in energia elettrica, ed il resto viene dispersa; rendimenti sensibilmente migliori al contrario li hanno i pannelli solari termici.
    Pertanto anche io vedo poco realistica la creazione di macro “centrali” a moduli fotovoltaici; questa tecnologia dovrebbe diffondersi capillarmente sul territorio, ossia sopra i tetti di ogni condominio. Ossia realizzare le cosiddette “centrali di condominio” 😀
    Sarebbe anche importante investire nella ricerca in questo settore atta a migliorare l’efficienza energetica dei pannelli, allo stato attuale francamente bassa.
     

  10. In relazione all’aggiunta di Gigliotto, credo che concentrarsi soltanto su alcuni aspetti del problema sia fuorviante. L’occupazione di suolo è un problema, certo, ma nessuno si aspetta la costruzione di centrali fotovoltaiche, casomai la distribuzione sul territorio di un numero enorme di pannelli piazzati su case, scuole, ecc….., in modo che ogni edificio diventi autosufficiente. Basterebbe già dotare di impianti del genere tutte le scuole e gli edifici pubblici per risolvere qualsiasi problema energetico dell’Italia senza una apprezzabile consumo di territorio.
    A mio parere, comunque, il problema deve essere visto in tutti i suoi aspetti. Come dicevo sopra non ha alcun senso discutere di vantaggiosità economia del nucleare se poi non si discute dei rischi ambientali. Il rischio ambientale, concreto e non certo puramente teorico, esiste, ed è enorme, ma soprattutto in relazione alle scorie non si è mai trovata una soluzione. E comunque, anche se il nucleare fosse vantaggioso economicamente (cosa, ripeto, ancora da provare), rimane il problema che io personalmente non baratterei mai un piccolo risparmio economico col rischio di avere un figlio nelle condizioni di quelli del video sopra. E non parliamo di Cernobyl come fosse un altro mondo, Cernobyl è una centrale di seconda generazione laddove le attuali centrali (quella finlandese, per esempio) sono centrali di terza generazione, ancora in via sperimentali (quindi non si conoscono assolutamente i rischi connessi). Posso comprendere che Cernobyl è lontana, e quindi non fa presa sul pubblico, ma non dimentichiamo che noi abbiamo avuto la centrale del Garigliano chiusa prima del referendum, per un incidente. Basta fare una ricerca per vedere quali conseguenze ha avuto quella centrale su animali (anche animali a due teste) e uomini nella zona.

  11. “… le centrale nucleari fanno gli interessi della multinazionali cattive, il fotovoltaico invece no… ”

    Ovviamente, nemmeno noi ci crediamo.

    Sappiamo anzi di come Verdini sia implicato in affari malavitosi con la P3 per l’eolico in Sardegna.

    Ma il rischio per una torre eolica è di pagarla troppo, che è semplice da montare e sicura.

    Mentre invece anni e anni di speculazione malavitosa sulle grandi costruzioni hanno riempito l’Italia di nefandezze, dai piloni in cemento/sabbia della casa dello studente dell’Aquila all’inceneritore non funzionante di Acerra, e  ci fanno temere fortemente per quelle che comportano problematiche relative alla sicurezza, come appunto le centrali nucleari.

     

     

  12. Ciao a tutti! Vedo che la discussione ha preso pieghe molte interessanti! Seguirò con interesse anche gli altri articoli sull’argomento.
    @andrez: su questo punto non oso mettere neanche le mani. Purtroppo il nostro paese (ma soprattutto la classe politica di questo paese) è precipitata in un baratro senza fondo. Sembra (mai dire mai) che stiamo per vedere la luce alla fine del tunnel. Quando usciremo bisognerà rimboccarci le maniche un po’ tutti perché ci sarà da spalare… :/
    @Bsaett: ARGH! Mi tocchi un punto su cui ogni volta mi vengono i capelli ritti in testa. Allora, le scorie o per meglio dire i rifiuti nucleari. Sicuramente non stiamo parlando di una cosa da niente. Innanzitutto suggerisco di leggere questo lungo articolo scritto da Marino Mazzini, professore ordinario del raggruppamento “Impianti nucleari” presso l’Università di Pisa (http://www.archivionucleare.com/index.php/2009/11/25/scorie-radioattive-mito-ridimensionare/ ). In sostanza parla della “strumentalizzazione del rischio nucleare di alcuni gruppi della nostra società”, cioè proprio di “comunicazione” che sfrutta la paura della gente per scopi politici (ebbene lo fa anche Greenpeace). Proprio questo professore afferma: “nel caso delle scorie nucleari i tecnici del settore operano in modo da imitare la natura, in quella ricerca dell’eccellenza per quanto concerne sicurezza dell’uomo e tutela ambientale che caratterizza tutta l’ingegneria nucleare, e non nel modo barbaro ed irresponsabile che è implicito nella rappresentazione che di tali attività danno in generale i media”.  Ecco, secondo me questo è un altro atteggiamento che bisognerebbe superare. Perché, ok le scorie fanno comprensibilmente paura (per chi non conosce approfonditamente l’argomento) ma fanno meno danni  (se trattate come si deve anzi non ne fanno nessuno) che gli scarichi di petrolio in mare quando le petroliere lavano le cisterne, la diossina sparsa dagli inceneritori, l’uso che è stato fatto dell’ethernit eccetera eccetera.
    Inoltre nello stesso articolo il professore spiega ogni singolo tipo di rifiuto nucleare. Ce ne sono diversi tipi: di quello più pericoloso lo sapete quanto ne produce una centrale in un anno? Un ditale. (riprendo la metafora usata dal forum nucleare francese per spiegare le scorie). Cioè una quantità piccolissima che non credo sia così ingestibile! Pensate solo alle tonnellate di rifiuti organici che appesta la Campania, chi fa più danni?
    Veniamo ahinoi, a Chernobyl, iniziando con Wikipedia: quanti sono i morti ufficiali che ha provocato questo incidente causato da uno scriteriato incidente fatto fare praticamente da ingegneri appena usciti dall’università? Sessantacinque (http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_%C4%8Cernobyl%27 ). Le altre morti avvenute nel tempo sono state quantificate purtroppo nell’ordine delle migliaia e non tutti i casi che fanno vedere le queste orrende foto che circolano in rete  sono automaticamente da attribuire alle radiazioni. Cioè ogni caso ha la sua storia specifica, e io non sto dicendo (ci tengo a sottolinearlo) che le radiazioni fanno bene. Ma quanti morti ha dichiarato Greenpeace?? 6 MILIONI. E non è mistificazione questa? Un numero smentito da qualsiasi organismo ufficiale a cominciare dall’ONU.
    Ma quello che voglio dire io è che oggi dici NUCLEARE=CHERNOBYL perché alla gente hanno infilato questo concetto nella testa. Invece quello è stato un incidente dovuto ha cause BEN PRECISE e a condizioni BEN PRECISE che oggi giorno non-sono-ripetibili. Allora, io penso che su queste cose nessuno può specularci, nessuno può permettersi di non lavorare bene. In Russia a quei tempi purtroppo tenevano di più agli arsenali che alla loro gente. Oggi, in occidente, non è così. Adesso è una questione di “bisogno energetico”, di trovare energia e che sia senza Co2, che dia altro lavoro e stimoli alla ricerca. Ecco, io dico questo. Scusate ancora una volta la lunghezza del commento ma è difficile sintetizzare! Saluti a tutti!

  13. Il Nucleare è solo un affare per pochi e dobbiamo contrastarlo.
    Se cadrà questo governo speriamo che il prossimo si riveda e torni indietro dando spazio alle fonti alternative più sane e sicure. 😈

  14. Lorenzo, come ho scritto su, in Puglia ad esempio la questione del bisogno energetico l’hanno risolta. Producono energia al punto da esportarne oltre il 50% e lo fanno dando lavoro, senza emettere radiazioni nè Co2, stimolando la ricerca e pure i finanziamenti.

    E non hanno scorie da smaltire.  :)

     

  15. @Lorenzo Gagliotto: si, ma oltre Cernobyl ci sono tanti altri incidenti, passati sotto silenzio, che però hanno prodotto dei danni. Uno nostrano è quello della centrale del Garigliano. Gli studi sugli animali a due teste o comunque con modificazioni genetiche ci sono. Se ne parla poco, ma ci sono. Infatti quella centrale fu chiusa prima del referendum, proprio per quell’incidente.
    E poi, anche se un incidente nuclera producesse solo 60 morti, per me sarebbe sufficiente per scartare tale tecnologia. Voglio dire, non è che non abbiamo altre alternative, ci sono, il solare, l’eolico ed altre fonti energetiche meno pericolose. Forse qualcuna di queste è più costosa del nucleare, ma anche ripulire l’acqua dall’arsenico è costoso, eppure penso sia una spesa che conviene fare, invece di continuare a bere l’acqua contaminata (e sul punto l’Unione Europea ci vuole multare di nuovo).
    Comunque l’importante è discuterne. :-)

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  18. Bello rileggere oggi queste note.  :)

    Sembravamo dei pazzi visionari ed esagitati, degli estremisti sognatori, noi, a dire che i pannelli solari sui tetti potevano essere un’alternativa al nucleare, a dire che non esisteva il fabbisogno di energia, che non servivano 8 centrali nucleari, che l’energia che le nostre centrali producevano bastava ed avanzava, 

    Oggi scopriamo proprio dall’Enel che non solo era proprio tutto vero;  ma…siccome il solare è arrivato al 20% della produzione totale, siccome il fabbisogno di energia è in calo (da tempo viaggia la campagna “consuma di meno”) ora  produciamo troppa energia e alcune centrali a carbone e petrolio debbono restare spesso spente, … siccome a causa di tutto questo l’Enel non guadagna più come prima (il suo presidente viaggia sui 3,5 milioni/anno),  ha imposto un aumento del 10% sui consumi e chiede di togliere i finanziamenti agli impianti di pannelli solari. 

    Un bel “si torni a carbone e petrolio” insomma.

    Una truffa vera e propria conseguente ad una mancata truffa via referendum.  :mrgreen: