Briganti!

Rifiuti_VesuvioIl 28 agosto del 2008 il presidente del Consiglio dichiarava: “Procure e violenti non ci fermeranno”, e per risolvere l’emergenza rifiuti rispuntata nuovamente nelle terre campane, si militarizzarono discariche e termovalorizzatori. L’ennesimo decreto, l’ennesima legge speciale in deroga alle normativa nazionali, al fine di riportare la Campania alla “normalità”, al fine di risolvere il persistente problema dei rifiuti.
Oggi, nel 2010, dopo 2 anni di gestione commissariale affidata ad uomini nominati appositamente da questo governo, l’emergenza rifiuti esplode più virulenta che mai, a dimostrare che tutte le promesse sono state disattese, che nulla è stato risolto, nonostante i tanti proclami propagandisti. I soliti noti, politici e incaricati del governo, aizzano sul fuoco accusando gruppi anarchico insurrezionali di istigare la protesta sociale, ed accusano i cittadini di Terzigno e dei paesi limitrofi di essere quanto meno dei fiancheggiatori della camorra, insomma torna in voga la pista anarchica o camorrista per coprire due anni, se non di più, di fallimento totale nella gestione dell’emergenza rifiuti.

Dell’affare dell’emergenza dei rifiuti in Campania già si è detto, ma le novità degli ultimi giorni danno molto da pensare. Dopo alcune vaghe promesse del governo, poi immancabilmente disattese, si è deciso che la cava Vitiello sarà aperta , ed è la più grande discarica esistente in Europa, 320mila metri quadri, in confronto con la vicina discarica Sari di appena (!) 35mila metri quadrati.
Siamo nel cuore del parco nazionale del Vesuvio, un posto unico al mondo che è considerato patrimonio mondiale da parte dell’Unesco, e nel quale non si può piantare nemmeno un paletto, eppure proprio lì il governo decide di mettere ben due discariche.
Siamo nelle vicinanze di zone densamente abitate, paesi come Terzigno, Boscotrecase, Boscoreale, che sono già danneggiati pesantemente dalle esalazioni della discarica Sari, dai liquami che cadono dalle migliaia di camion che transitano in zona trasportando rifiuti, e minano irrimediabilmente la fertilità già da tempo compromessa della zona, una zona che è il luogo di produzione del famoso vino Lacryma Christi , uno dei più pregiati vini campani, la cui fama ha fatto fiorire miti e leggende intrecciate a quelle di questo stupendo angolo di paradiso: “Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gl’inferi, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacrima Christi”.
Oggi quei terreni sono a rischio, perché le discariche, in quella particolare zona caratterizzata da pietra porosa, tenderanno a infiltrare pesantemente il terreno, e a distruggerne la fertilità.

Quindi, non si chiude la discarica Sari, ma apre anche la discarica Vitiello, sommergendo così il Vesuvio di munnezza. Il sindaco di Boscoreale annuncia l’intenzione di gettare la tessera del Pdl: “Mi dimetto dal PDL. Non posso essere complice di una scelta così scellerata e grave. Si è badato solo all’immagine. Non si può penalizzare una comunità, come quella vesuviana, che ha contribuito ad eleggere questi parlamentari e questi vertici regionali e provinciali. La decisione di confermare l’apertura della seconda discarica rifiuti in cava Vitiello, e di continuare a sversare rifiuti nella cava SARI, senza bonificarla, è una scelta scellerata, grave e pericolosa sia per la salute della popolazione vesuviana, sia per l’ordine pubblico”. E continua : “La verità che mi sento di dire, da sindaco del Pdl, è che il mio partito, la regione, il governo, riaprono questa discarica per vincere le elezioni a Napoli. Stanno sacrificando la vita di 250.000 persone e il futuro dei nostri figli per motivi biecamente politici. E’ una prova di forza di cui l’Italia non aveva bisogno. La discarica Sari, quella attualmente esistente, è illegale. Abbiamo fatto denuncia alla Procura della Repubblica. Ci sono analisi che dimostrano come in quello sversatoio, fino a giugno c’erano sostanze cancerogene. Ma da giugno in poi, non abbiamo più notizie”.
Gli altri a cui si riferisce il sindaco sono i tanti che sulla gestione dei rifiuti hanno fatto la loro fortuna elettorale, dispensando promesse mai mantenute e annunciando soldi di compensazione mai visti.
La secondo discarica si farà, ed è ciò che fa scattare la protesta, una protesta attesa, immancabile, quasi provocata. I cittadini che vivono affianco alla prima discarica conoscono bene l’odore di munnezza nauseabondo che ammorba l’aria per tutto l’anno, sono ben consci dell’aumento di tumori per gli abitanti della zona, e poi quella è zona vulcanica dove la pietra è porosa, ed una discarica colma di rifiuti indifferenziati, anche pericolosi e tossici, visto che grazie ad un decreto del governo reso in periodo di emergenza alcuni rifiuti pericolosi possono essere smaltiti legalmente in Campania, mentre è vietato in tutto il resto d’Italia e d’Europa, diventa a tutti gli effetti una bomba biologica.

E allora scatta la protesta, a Terzigno la gente reagisce appena viene a sapere che la promessa del governo non è stata rispettata, l’ennesima, e la zona si trasforma in un campo di battaglia. I cittadini capiscono che non esiste nessun piano per uscire dall’emergenza che si trascina, con alti e bassi, ormai da 15 anni, e che dal 2008 anche questo governo ha prodotto solo parole. L’unico fatto è la militarizzazione delle discariche, i militari controllano le discariche e non fanno avvicinare nessuno, nemmeno per verificare cosa ci entra, e questo la dice lunga su quanto siano importanti, in termini economici, quelle discariche. Valgono denaro, molto, troppo denaro!
Non vi è alcun piano per risolvere il problema rifiuti, nessuna intenzione di far partire seriamente la differenziata, nessuna intenzione di creare centri di compostaggio, ma solo l’intenzione di continuare con discariche, discariche e discariche che ammorbano il territorio, distruggono l’ambiente e uccidono la gente, costringendola ad emigrare e divenire la forza lavoro delle grandi aziende del nord. Più forza lavoro c’è, più bassi saranno i salari che si possono imporre, si potrà giocare sulla “lotta tra poveri”, sul ricatto: “o lavori al prezzo che dico io o ne prendo un altro”. Discariche vicino ad altre discariche, come si è sempre fatto negli anni passati. Una volta era la camorra che apriva discariche abusive, adesso è il governo che requisisce cave, spesso abusive, e le utilizza come discariche. Una volta la camorra gettava rifiuti anche tossici nella discariche abusive, adesso è il governo che, legalmente, getta rifiuti pericolosi in discarica. Nulla è cambiato, tutto come prima! La munnezza rende troppo denaro.
E, appena giunge la notte, la polizia carica i manifestanti, accanendosi su di loro. Quelli non sono manifestanti pacifici, dicono le solite voci note che si sentono sempre in Tv, sono anarchici, sono camorristi, sono delinquenti, sono… briganti!

E allora la mente corre lontana a pagine della storia mai compiutamente studiate, pagine dimenticate e nascoste, la pagine della storia dell’unificazione dell’Italia, quando i piemontesi calarono al sud per “fare l’Italia”. Allora come oggi un governo del “fare”, quello di Cavour.
Dopo il passaggio di Garibaldi i piemontesi espropriarono subito i terreni, dati in enfiteusi ai contadini dai Borbone, e li assegnarono ai baroni e ai ricchi liberali, affamando il popolo.
Dopo poco tempo i meridionali si resero conto della situazione e il partito borbonico riuscì ad aggregare quasi tutte le componenti sociali intorno ad un sentimento patriottico ed antipiemontese, dai dipendenti pubblici alla magistratura, dalla popolazione alla classe dirigente. I briganti furono appunto espressione politica e guerrigliera delle popolazioni rurali che abitavano i centri urbani e che si sentirono ingannati, sfruttati e massacrati dal nuovo potere piemontese.
La repressione fu feroce e brutale, e si estrinsecò con stato d’assedio, fucilazioni in piazza, processi addomesticati e truccati, deportazioni di massa in campi di concentramento. La legge Pica abolì le garanzie costituzionali, e furono distrutti ben 51 paesi. Simbolo di tanta tragedia furono Pontelandolfo e Casalduni. Il 14 agosto 1862 le truppe piemontesi circondarono questi due paesi e massacrarono tutti, compreso donne e bambini.
Alla fine della cosiddetta guerra al brigantaggio, che durò oltre 5 anni, i morti meridionali furono circa 265.000. Cavendish Bentick disse che “il brigantaggio è una guerra civile, uno spontaneo movimento popolare contro l’occupazione straniera”. Uno dei tanti briganti, Gianni De Vita, ebbe a pronunciare queste parole: “fummo calpestati e ci vendicammo!”.
L’ignominia di questa unificazione fu denunciata anche nel parlamento piemontese. Il deputato Miceli esclamò: “un sistema di sangue è stato stabilito nel Mezzogiorno d’Italia. Ebbene non è col sangue che i mali esistenti saranno eliminati”. Lo stesso Napoleone III scrisse: “Ho scritto a Torino le mie rimostranze; i dettagli di cui veniamo a conoscenza sono tali da far ritenere che essi alieneranno tutti gli onesti alla causa italiana. Non solo la miseria e l’anarchia sono al culmine, ma gli atti più colpevoli ed indegni sono considerati normali espedienti: un generale, di cui non ricordo il nome, avendo proibito ai contadini di portare scorte di cibo quando si recano al lavoro nei campi, ha decretato che siano fucilati tutti coloro che vengono trovati in possesso di un pezzo di pane. I Borboni non hanno mai fatto cose simili. Firmato: Napoleone!”.

La politica piemontese per il sud fu molto semplice, smantellare tutta l’industria del meridione e saccheggiare le risorse, compreso la forza lavoro che emigrava al nord perché il popolo non aveva più alcuno sbocco lavorativo. I terreni erano in mano ai ricchi baroni, le industrie e le manifatture erano state smantellate. Oggi come allora, la stessa identica politica economica. Niente sviluppo per il sud, ma solo sfruttamento delle sue risorse, compreso il territorio. E chi si ribella, oggi, come allora, diviene brigante!

  1. Il nostro Premier si accinge a tornare a Napoli.

    Lo farà certamente in mondovisione, e con voce suadente (come se parlasse a bambini di 12 anni) ci spiegherà che la colpa è dell’Ammnistrazione Comunale, rossa, della Jervolino e … dei Briganti, quelli di oggi, descritti così bene da Bsaett.

    Che la colpa è tutta della Jervolino che non fa la differenziata.

    E Berlusconi lo sa bene che la differenziata a Napoli non può partire, perchè è lui stesso (tramite la Provincia di Napoli e la Regione) ad aver tagliato quei fondi. Che gli serve mostrare una Jervolino incapace per vincere le prossime elezioni comunali.

    In realtà Berlusconi nel 2008 ha decretato con urgenza la militarizzazione delle discariche e dei siti interessanti, ordinando la realizzazione di 4 termovalorizzatori e ha dato pieni poteri a Bertolaso per risolvere l’emergenza rifiuti, (non alla Jervolino) ma un solo impianto è stato inaugurato, quello di Acerra, che però ha sempre funzionato a singhiozzo e ora è totalmente fermo. Degli altri tre termovalorizzatori non c’è traccia. E nessun impianto di compostaggio è stato messo in funzione.

    In realtà l’affare monnezza il Premier l’ha messo nelle mani di Cesaro, il boss dei rifiuti partenopei, ma l’uomo che da un anno dovrebbe ripulire Napoli dalla monnezza è un potente onorevole del Pdl, detto «a’ Purpetta», da sempre legato a Cosentino, ed è indicato da un pentito come fiduciario della camorra.

    Tanto, visto il controllo che il Premier ha sull’informazione,  nessuno può saperle queste cose.

    Nessuno può sapere ad esempio che 2.500 bidoni per la raccolta differenziata predisposti dal Sindaco Jervolino sono stati incendiati.

    E nessuno può sapere che chi ha tentato di farla la differenziata, come il Sindaco di Comigliano, unico Sindaco virtuoso della Provincia, (raccoglieva il 65% di differenziata, faceva compost e recuperava persino gli olii usati, offrendo ai cittadini una tariffa rifiuti bassissima)  è stato subito rimosso dal Prefetto.

    …che non è possibile consentire ad un Sindaco qualsiasi di mettere in discussione l‘affare monnezza, no?

     

    E a noi non resta che stare dalla parte dei Briganti.

  2. Anche Grillo parlava di Briganti, già 3 anni fa.

    Diceva che se è un popolo che manifesta tocca ascoltarlo, ma se questo popolo viene presentato come rivoltosi, o meglio briganti, è facile poi inviare la polizia con i manganelli.

  3. Sì, il paragone è molto azzeccato, stiamo vivendo la stessa atmosfera, lo stesso clima di allora. L’obiettivo è quello di tenere soggiogate quelle popolazioni. Anche Cavour, nel preparare, la discesa dei “fratelli d’Italia” al Sud impose una censura all’informazione, mettendo nei posti chiave persone di fiducia. Solo l’ agenzia di stampa Stefani era autorizzata a trasmettere le notizie ufficiali. Ecco, credo che noi stiamo vivendo quello stesso periodo.

  4. E nel frattempo un poliziotto passa dalla parte dei “briganti”. Francesco Paolo Oreste dice: “Le proteste non sono iniziate ora: accogliemmo il decreto del 2008 con responsabilità, senza scendere in piazza, ma cercando di dialogare, di esporre le nostre ragioni. Il problema è gran parte dei sindaci di questo territorio è del Pdl. Dovevano essere loro a tradurre le nostre istanze, ma si sono fidati delle promesse verbali del governo del Pdl. Il governo, attraverso i suoi rappresentanti come Guido Bertolaso, diceva loro informalmente che aprire uno sversatoio nel Parco era una soluzione temporanea, che non sarebbe stato conferito il tal quale ma solo rifiuto trattato, che Cava Vitiello non sarebbe stata aperta. Con questo governo ci volevano invece impegni scritti”;  ” i cittadini stanno manifestando correttamente il loro dissenso. Se dieci facinorosi qualificano migliaia di dimostranti come facinorosi, allora anche un massone nel governo qualificherebbe il governo come massone… Quanto ai feriti, non ho visto da parte della polizia un uso della forza proporzionale alla resistenza dei manifestanti”; e ancora: “Se si manganellano le persone sedute per terra… Non si può usare la violenza contro la resistenza passiva, altrimenti si diventa uno strumento del governo incapace di risolvere i problemi attraverso le soluzioni politiche. Invece si preferisce accomunare dieci facinorosi a mille dimostranti pacifici per poter così reprimere tutto il dissenso, violando il diritto costituzionale alla protesta”; “non potrei certo caricare ragazzine inermi e sedute su un muretto come ho visto fare durante le proteste di Terzigno: a una ragazzina hanno spaccato il naso”.
    La comunità europea pare abbia intenziona di mandare una seconda commissione di inchiesta per verificare la situazione.