Stupro in caserma dei Carabinieri

Manifestazione caserma QuadraroLo stupro, o più esattamente la violenza od abuso sessuale, è forse uno dei reati più abietti. E probabilmente è destinato a suscitare massima indignazione quando questo tipo di abuso viene commesso da un esponente delle forze dell’ordine, cioè un uomo delle istituzioni, colui il quale dovrebbe proteggere i cittadini dai pericoli.
È per questo motivo che la reazione dei cittadini non si è fatta attendere, appena si è saputa la notizia della violenza sessuale commessa da 3 carabinieri ed un vigile urbano, consumata in una caserma ai danni di una donna in stato di arresto.
La premessa è d’obbligo, al momento non ci sono condannati, ci sono ben due inchieste in corso, quella penale e quella disciplinare, per i loro ambiti di competenza, e quello che si sa è solo quanto è trapelato sui giornali, per cui potrebbero esserci delle imprecisioni, potremmo avere delle modifiche al racconto degli eventi, insomma è ancora tutto sub iudice, come si dice in questi casi, ma è doveroso raccontarne i particolari e trarne qualche riflessione.

Il 23 febbraio una donna di 32 anni, madre di un bambino, viene arrestata per aver rubato due magliette in un supermercato. Per esigenze di spazio viene portata nella stazione dei Carabinieri del Quadraro, dove viene posta in una cella di sicurezza, in attesa del processo per direttissima che si sarebbe dovuto tenere il giorno dopo. Nella notte 3 Carabinieri la fanno uscire dalla cella, la portano in sala mensa, e la fanno bere, poi hanno rapporti sessuali con lei.
Il giorno dopo la donna viene processata per il furto delle magliette, e quindi rilasciata, e poi, in compagnia del suo fidanzato si reca in altra stazione dei Carabinieri per denunciare il fatto. I Carabinieri, increduli, temporeggiano. Passano 4 ore senza che facciano nulla, e il fidanzato della donna decide di portarla via. Vanno in ospedale dove la donna viene visitata e lì raccontano i fatti accaduti durante la notte. La polizia prende in carico la denuncia, e nasce il procedimento penale.
Il comandante dei Carabinieri, evidentemente immaginando i problemi che avrebbero potuto sorgere, decide prima di tutto di inviare i 3 direttamente dai PM per raccontare i fatti, e poi di trasferirli immediatamente in luoghi molto lontani (Milano, Cagliari…), stigmatizzando con parole dure la gravità del fatto. I 3 vengono anche posti in incarichi senza contatto col pubblico, come si conviene in casi del genere. Il vigile anche viene trasferito ad altro incarico.
Poi la protesta dei cittadini, un gruppo di donne ha manifestato dinanzi alla caserma chiedendo la rimozione per i 3, a qual punto già trasferiti, e le dimissioni del sindaco di Roma. Significativo il cartello: “meglio insicure che violentate”. Sull’onda della manifestazione, e dello sdegno mostrato dai cittadini, si è pronunciato anche il ministro La Russa con parole molto dure: “non c’è spazio per alcun tipo di giustificazione, nemmeno nel caso assurdo in cui si accertasse che ci fosse stata provocazione, che non credo ci sia stata. Una persona sotto custodia deve essere tutelata al massimo. Il trasferimento non basta, comunque vada a finire l’indagine giudiziaria non può bastare. Per i militari sospensione immediata dal servizio, subito, senza attendere l’esito delle indagini”.
Detto, fatto, i 3 vengono sospesi dagli incarichi.

Al di là dei sentimenti che provoca un fatto di tale gravità, è stupefacente che i 3 carabinieri abbiano cercato di giustificarsi sostenendo la solita solfa del sesso “consenziente”. Uno dei carabinieri avrebbe ammesso i rapporti sessuali (altri due dicono che stavano solo a guardare!), dicendo che era tutto “amichevole”, non c’è stata alcuna violenza. Ebbene è stupefacente in quanto l’abuso sessuale è in re ipsa, come si dice in gergo tecnico, nel senso che è assurdo poter ritenere che una persona in stato di arresto (tra l’altro in attesa di processo, quindi ancora innocente!) possa consentire a qualcosa. La donna era in stato di privazione della libertà, in una cella di sicurezza, e in tutela dei carabinieri, quindi in posizione di doppia subordinazione, per cui il solo fatto che ci sia stato un rapporto sessuale è la confessione di un reato, l’ammissione della colpevolezza, anche una eventuale provocazione non giustificherebbe proprio nulla.
Ma non basta, se si analizza attentamente i fatti, per quello che è dato sapere fin’ora dai giornali, si nota che i 3 ed il vigile avrebbero bevuto. Se erano in servizio non dovevano bere, se non erano in servizio (come pare sia) non dovevano trovarsi lì, in un luogo dove ci sono arrestati, e quindi essere in stato di alterazione da alcolici può essere estremamente pericoloso. Ancora ci si chiede cosa ci facesse in quel luogo un vigile urbano. Infine, i 3 hanno fatto uscire dalla cella di sicurezza la donna, e la hanno portata in giro per la caserma fino alla sala mensa, dove la avrebbero fatta bere. Il solo fatto di far uscire un arrestato dalla cella è di una gravità estrema.
Ed infine l’abuso sessuale, come si è detto non c’è bisogno che vi sia una violenza, una costrizione effettiva, perché l’abuso è data dalla condizione di minorazione fisica e psicologica dell’arrestata., tanto che è prevista una espressa aggravante al reato di violenza sessuale dall’art. 609 ter c.p.: “La pena è della reclusione da sei a dodici anni se i fatti di cui all`articolo 609 bis sono commessi:

4) su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale
”.
Si tratta di un cumulo di violazioni dei regolamenti di servizio e di infrazioni di norme, laddove l’abuso sessuale è solo una parte del tutto che si rivela davvero molto preoccupante.

Infine un’ultima annotazione, purtroppo girando in rete ho notato, a commento di alcuni articoli di informazione, annotazioni piuttosto astiose nei confronti della donna, secondo le quali sarebbe anche possibile che la donna abbia cercato di barattare favori sessuali con qualche aiuto (evidentemente i fatti della politica influenzano la gente!), forse con riferimento a possibili liberazioni. Ora, non si comprende quale aiuto avrebbe potuto avere la donna, in cambio dei suoi favori sessuali, perché farla uscire dalla caserma sarebbe stato un reato gravissimo, ma, precisando che questa tesi non trova alcun riscontro nei fatti come finora conosciuti, se anche così fosse i carabinieri avrebbero commesso altro reato, si sarebbero fatti corrompere.
Insomma, c’è poco da rimestare, qui i fatti sono gravissimi e tutto ciò che rimane da fare è punire i colpevoli, ad esempio con la rimozione dall’Arma, e cercare di far riguadagnare consensi alla Benemerita, nella quale, è importante ribadirlo in questo momento, prestano servizio moltissimi agenti onesti, preparati e che si sacrificano per i cittadini.

  1. Se pure lei avesse cercato favori sessuali, questo noncambierebbe un fico.
    Voglio ricordare il comportamento di alcuni carabinieri nel caso Marrazzo. Ricordiamo anche che il giornalista non è accusato di nulla.

    Insomma, l’ingresso nelle donne nell’Arma non pare abbia portato benefici. Rimpiango Dallachiesa.

  2. ..è semplicemente vergognoso e conferma che non esistono categorie, comprese le forze dell’ordine, da cui è lecito aspettarsi sicurezza. Alemanno censurabile…non ha nemmeno sospeso il vigile complice della violenza.
     

  3. Per lui  gli offesi sono di serie A fino alla zeta. Se la vittima si chiama Reggiani, fuoco e fiamme; se è una extracomunitaria, chissene. E così per il resto.

  4. In nessun altra parte d’Italia si è mai sentito di carabinieri del posto che stuprano una donna che deve rimanere in cella, penso proprio che la città con piu carabinieri delinquenti (vedi caso Marrazzo dove i 2 CC pestavano anche trans e quelli che qualche anno fa scambiarono per prostituta una peruviana) sia Roma … a giudicare da ciò che dicono tg e giornali… in sud Italia suddetti episodi non sono mai successi anche se ne succedono altri di diverso tipo i cui autori non sono militari come lì a Roma.