L’affare dell’emergenza rifiuti in Campania

Il businesse della munnezzaIl libro Shock Economy di Naomi Klein dovrebbe diventare libro di testo in Italia, perché basta leggerlo per capire come funzione l’economia del Bel Paese.
Da qualche decennio a questa parte, infatti, uno dei sistemi più utilizzati per governare è ricorrere alle emergenze. Un disastro naturale, come l’alluvione od un terremoto, oppure artificiale, come una guerra od un’emergenza ambientale, offrono l’occasione per azzerare tutte le regole, in modo che le normative non siano applicabili alla situazione particolare in corso. Le istituzioni democratiche vengono esautorate e si saltano i controlli, creando organismi ed enti ad hoc per poter gestire l’emergenza. In breve, si strumentalizza l’emergenza per poter accedere alle risorse pubbliche senza alcun controllo ed in deroga alle normative nazionali, specialmente in materia ambientale.
Il risultato, basta vedere l’emergenza rifiuti in Campania oppure quella del terremoto in Abruzzo per non andare troppo indietro nel tempo, è sempre peggiorativo. Le azioni emergenziali non risolvono mai l’emergenza in atto, spesso la aggravano in maniera esponenziale. La cosa più terribile è che talvolta queste emergenze vengono create apposta!

L’emergenza rifiuti in Campania inizia nel 1994 con la giunta Rastrelli (centrodestra), doveva durare pochi mesi ma di fatto si è protratta fino ad oggi, e la situazione attuale è decisamente catastrofica se paragonata a quando tutto iniziò, con un risultato attuale di 1,2 miliardi di euro di debiti a carico dei campani. A tutt’oggi lo strumento per risolvere l’emergenza è sempre lo stesso, si cerca di convincere i cittadini che l’unica possibilità è affidare poteri straordinari ad un Commissario ad acta, che abbia la possibilità di scavalcare tutte le norme in materia, perché, si dice, la velocità dell’azione è fondamentale (15 anni!!!!). I controlli fanno perdere tempo, è una bestemmia per un paese democratico sostenere che i controlli siano un danno e non un elemento di trasparenza. Oggi i cittadini hanno capito, forse, che le cose non stanno proprio così, per cui è sempre più difficile convincerli della bontà di una scelta che si è dimostrata fallimentare per oltre 15 anni, e il governo è passato dal convincimento alla prova di forza, militarizzando discariche, termovalorizzatori, imponendo leggi speciali in materia di gestione rifiuti (per i cittadini, ovviamente, non certo per le aziende e i politici che vedono da anni una riduzione della prescrizione dei reati in materia ambientale). Insomma si è passati ad una costante criminalizzazione del dissenso dei cittadini per cui i campani che protestano contro l’apertura di una discarica nel parco nazionale del Vesuvio diventano “criminali” sobillati dalla camorra, e i cittadini che rivendicano un territorio più salubre, cioè il diritto che i propri figli non si ammalino di cancro, sono essi stessi dei fiancheggiatori della criminalità organizzata.

Quanto è credibile una politica che in 15 anni non ha ottenuto nessun risultato positivo?
Eppure, agli occhi di chi non vive questa situazione kafkiana, agli occhi di molti italiani che vivono al nord, la colpa è del napoletano (così genericamente vengono additati i campani), che ama vivere nella munnezza, che non ha rispetto per le leggi e le regole, che preferisce buttare i rifiuti sotto casa, respirando le esalazioni mortali del composto che si viene a creare. Questo è quello che si legge in rete, o si sente nei notiziari, quando si chiede il parere di illustri sconosciuti che probabilmente non hanno mai visto né un napoletano né la regione Campania. Tuttavia sanno tutto di come vive questa popolazione!

E’ essenziale, per capire, partire da un punto fermo, e cioè che in Campania, attualmente e negli anni scorsi si sono smaltiti i rifiuti di altre regioni d’Italia, principalmente Lombardia, Trentino e Toscana. Nel 2008 a fronte di una produzione di 70.000 tonnellate di rifiuti, la Campania smaltiva oltre 200.000 tonnellate, e basta questa cifra per far capire che l’emergenza rifiuti è solo uno specchio per le allodole per coprire in realtà una delle più grandi operazioni di protezionismo economico realizzate in Italia.
Il fallimento delle politiche industriali degli ultimi 20-30 anni ha provocato un disastro immane, e la maggior parte delle realtà aziendali si sono trovate in condizioni disastrose, strette tra una classe politica rapace e tangentizia, e lo spettro della concorrenza delle aziende estere, principalmente di quelle dell’est. Praticamente nessuna azienda sarebbe stata in grado di reggere la concorrenza, proprio perché le aziende sono costrette a pagare per arrivare sul mercato, e sono forzate ad accordi di sottobanco con la classe politica per poter avere la strada libera. In tale situazione è palese che le aziende che emergono non sono tante le aziende migliori e più competitive, quanto quelle più disposte ad addivenire a compromessi, quelle disposte a favorire il politico di turno, e casomai a prendere in carico i suoi protetti (spesso incapaci), quelli che gli portano i voti.
Aziende di questo tipo sono ben poco competitive, e quindi si è reso necessario, per salvaguardare tali realtà, che sono sostanzialmente il supporto dei tanti politici maneggioni, si è reso necessario agire in varie direzione per proteggerle dal mercato. Prima di tutto si è realizzato un regime di condono fiscale continuo, ma si è anche provato altre strade.
Dopo l’emergenza terremoto in Irpinia, quando si è visto che determinati modi di gestire la situazione ben si prestavano alla distrazione di denaro pubblico, si è voluto estendere tale “prova” ad altre situazioni, creando le emergenze che non c’erano, a partire dall’emergenza rifiuti in Campania.

La gestione allegra dei rifiuti ha consentito l’abbraccio mortale tra imprenditori incapaci e politici corrotti, con la supervisione di una camorra assetata di denaro. Le cifre ingenti dello smaltimento rifiuti ha visto, quindi, la connivenza con gli imprenditori del nord che, smaltendo i loro rifiuti nelle discariche, spesso abusive, della Campania, realizzavano risparmi fino al 90%, come ha svelato l’inchiesta della magistratura italiana “Terra Promessa”, una delle decine di inchieste che hanno visto come indagate aziende del nord. Ovviamente le esigenze degli imprenditori erano ben supportate dai politici di turno, spesso locali, e ben accolte dagli esponenti della camorra campana, laddove tali figure, politici e camorristi, talvolta si trovavano a coincidere nella medesima persona.
Esiste già un elenco delle ditte del Nord colluse con la camorra, prevalentemente in Toscana, Lombardia e Trentino, dice il procuratore della Repubblica di Napoli, “Dove si fanno maestri e poi…”. La frase rimane sospesa, come se fosse incredibile solo a pensarla. E poi: “C´è da mettersi le mani nei capelli”.

In realtà non si tratta solo di semplice accordi e tangenti, ma c’è molto di più, si tratta di un sistema organizzato appositamente e studiato, perfezionato negli anni, un sistema dal quale uscire non è assolutamente possibile per i semplici cittadini, nonostante siano sempre loro quelli additati come “sporchi e cattivi”.
Pensiamo alla vita delle discariche, uno dei punti sui quali si appoggia maggiormente la gestione dei rifiuti campana. Mentre in Germania hanno stabilito che entro pochi anni chiuderanno tutte le discariche, passando quindi al riciclo dei rifiuti più spinto, in Campania si aprono nuove discariche di continuo,e nei posto più impensabili, come la discarica di Terzigno e la Cava Vitiello, posizionate nel parco nazionale del Vesuvio, area protetta dall’Unesco e inserita tra le candidate come meraviglia del mondo, oppure come la discarica di Chiaiano, posizionata nella città di Napoli, in una zona ad alta densità abitativa, a ridosso della zona ospedaliera: il posto più infelice dove mettere una discarica.
Eppure queste discariche sono volute, fortemente volute, proprio da quegli enti straordinari che dovrebbero occuparsi della risoluzione dell’emergenza rifiuti, con la scusa, appunto, dell’emergenza che tutto assolve.
La vita di alcune discariche è esemplificativa. Pensiamo che alcune di esse non sono altro che cave abusive utilizzate, spesso dalla camorra, per estrarre materiali da costruzione. Per cui vi è un primo reato ambientale. In regime di emergenza la cava abusiva viene requisita dallo Stato che la utilizza come discarica (talvolta veniva utilizzata anche prima come discarica abusiva, come ad esempio la discarica di Lo Uttaro voluta proprio dal Commissario ai rifiuti), e in tal modo il reato ambientale viene sostanzialmente coperto dallo Stato. Poi lo Stato deve dare in gestione ad un privato sia il trasporto dei rifiuti, sia la gestione e il controllo della discarica medesima. Tante occasioni di guadagno per il privato, che spesso è sempre lo stesso, talvolta tramite prestanome. Poi talvolta accade che alcune discariche siano malfatte, per cui i residui dei rifiuti colano oltre la copertura posta sotto la discarica (come a Lo Uttaro), e inquinano, per cui occorre successivamente anche un opera di bonifica (che non è mai compresa nel prezzo della gestione della discarica, stranamente, anche se sarebbe ovvio: se la gestione è mal fatta, l’azienda privata dovrebbe rimediare!), da affidare sempre ad un privato. Talvolta queste discariche, come quella di Chiaiano e quella di Lo Uttaro, vengono stranamente posizionate sopra la falda acquifera, per cui il percolato inquina la falda, con danni gravissimi per la popolazione.
Non accade sempre così ovviamente, ma basterebbe che i giornali dessero conto dei tanti, troppo processi che sono legati alla gestione dei rifiuti, per capire che non si tratta di soli casi isolati, quanto piuttosto di operazioni che mirano a coprire reati preesistenti, e a far guadagnare ai soliti privati cifre ingentissime, a spese della popolazione. Perché, in tutto questo, gli unici che ci perdono sono i cittadini, che pagano perché vivono in zone poco salubri, dove i tumori aumentano esponenzialmente, dove l’acqua talvolta è inquinata, dove la puzza è insopportabile, cittadini che, quando scendono in strada per protestare, vengono manganellati e additati, dai giornali, come camorristi o fiancheggiatori della criminalità organizzata.

L’emergenza rifiuti, come ben pochi sanno, ha consentito di applicare un regime speciale alle discariche campane, nelle quali, uniche in tutta Europa, sono smaltibili rifiuti che in altre discariche non è consentito smaltire. A seguito del Consiglio dei Ministri tenutosi a Napoli, a partire dal maggio 2008 tali discariche ingoiano praticamente di tutto. Al comma 2 dell’articolo 9 del decreto-rifiuti si legge: “presso le discariche è inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinto dai seguenti codici CER: 19.01.11: ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose; 19,01,13: ceneri leggere contenenti sostanze pericolose; 19,02,05: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose; 19,12,11: altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti contenenti sostanze pericolose”.

La discarica oggetto della discordia degli ultimi giorni è la Cava Vitiello, grande 5 volte la discarica di Terzigno che ammorba, con le sue esalazioni, gli abitanti di ben tre paesi, Cava che, secondo le dichiarazioni del governo e dei suoi rappresentanti, si deve fare, nonostante la sua collocazione in un area protetta e nonostante il parere negativo della Conferenza dei Servizi tenutasi in Prefettura a Napoli il giorno 30 dicembre scorso. Ma chi manifesta contro questa nuova discarica fin dal 2008, è solo un camorrista, come i No-Tav sono dei no global!

Per comprendere bene lo stato d’animo e la preoccupazione degli abitanti della zona è bene ricordare le intercettazioni del numero due del Commissariato ai rifiuti dell’epoca, che nel 2007 parlava della discarica di Terzigno come una “discarica da truccare” (da Repubblica del 28 Maggio 2008), ed un altro dirigente che asseriva: “L’ unica cosa che bisogna far capire è che in questo momento non ha senso fare alcun trattamento dei rifiuti in Campania”.

La domanda ovvia, a questo punto, è la solita: “Scusi, ma la munnezza allora dove dovrebbe andare?”
La risposta non è semplice. Innanzitutto si dovrebbe ricordare che per le strade si tratta di rifiuti domestici, mentre in quelle discariche vanno anche rifiuti pericolosi. Poi che in Campania si smaltiscono anche rifiuti di altre regioni, ed è questo il motivo per cui le discariche campane sono già piene. Poi ci sarebbe da capire perché le discariche, come quella di Terzigno, vengono posizionate sopra le falde acquifere. Dato il particolare terreno delle zone, una falla nella discarica (e basta ricordare le parole sopra riportate per capire con quanta approssimazione vengono realizzate) per far cadere il percolato nelle falde, tra metalli e liquami il concentrato diventa pericolosissimo.
Il succo è che la gestione dei rifiuti, per la quale l’Italia ha ricevuto anche una condanna dalla Comunità Europea, è estremamente dispendiosa e pericolosa, e bisognerebbe spingere sule riciclo dei rifiuti, come avviene negli altri paesi. Ma ciò non si vuole fare, e non è certo colpa dei cittadini!

Tutta la situazione è pesantemente strumentalizzata, perché la discarica fa guadagnare due, tre, quattro volte, finché è in vita il privato ci guadagna, mentre con la differenziata si guadagna una sola volta. E sotto questo profilo possiamo ricordare che nell’agosto del 2007, alcuni cittadini dei comuni di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, segnalarono alla Procura della Repubblica di Nola e Torre Annunziata un’anomalia. Nel periodo nero dell’emergenza, i cumuli dei rifiuti giacenti in strada nei comuni suddetti erano di gran lunga superiori alla munnezza visibile nei comuni adiacenti. L’accusa dei cittadini era molto precisa e consisteva nel dubbio della manipolazione dell’opinione pubblica locale al fine di ottenere un largo consenso in caso di apertura della discarica di Terzigno. Alcuni cittadini hanno notato come le emergenze rifiuti appaiano d’improvviso in momenti specifici, come ad esempio sotto elezioni, oppure in questi giorni quando un noto politico campano, per il quale pende una richiesta di arresto proprio in relazione al suo ruolo, a favore di clan camorristi, nella gestione dei rifiuti, ha visto rigettarsi la richiesta di utilizzo delle intercettazioni a suo carico dalla Camera di appartenenza, proprio mentre i rifiuti invadevano le strade della Campania.

Anche i termovalorizzatori (meglio detti inceneritori, visto che non valorizzano proprio nulla), sono un ottimo guadagno. È di questi giorni la pubblicazione dell’intercettazione a carico di un imprenditore abruzzese, il cosiddetto re delle discariche arrestato qualche tempo fa. Con l’obbligo della differenziata al 40%, il re delle discariche di lamentava, al telefono con l’assessore alla sanità, che “quello si mangia una freca di immondizia e io non so dove andarla a trovare…”. Quello ovviamente è l’inceneritore, per cui l’imprenditore chiedeva all’assessore di eliminare il tetto minimo della differenziata del 40%, cosa che l’assessore puntualmente fece (delibera del 2 novembre 2009). Insomma, per farla breve, quello che è realmente utile per i cittadini, cioè il riciclo, la raccolta differenziata, non si faceva perché altrimenti l’imprenditore non guadagnava a sufficienza.
Questo intercettazione è esemplificativa di come si gestiscono i rifiuti in Italia. Lo stesso si può dire della Campania, dove addirittura la differenziata e la raccolta dei rifiuti era affidata alla stessa ditta, che non aveva, quindi, nemmeno bisogno di chiedere un intervento per ridurre la quota di differenziata, gli bastava non farla! Forse è questo il motivo per il quale c’è così tanta munnezza in strada, forse perché quella munnezza è in attesa dell’affare del secolo, i 4 termovalorizzatori che dovrebbero essere costruiti in Campania. Uno già c’è, anche se purtroppo (o per fortuna, visto che pari inquini pesantemente) non funziona a pieno regime, perché è stato costruito male. Ma il punto certo è che non spetta ai cittadini gestire i rifiuti, se le aziende e le istituzioni non fanno la loro parte, il cittadino non può fare davvero nulla.

Alla fine la domanda che rimane, quella vera, è un’altra. Non è certo chiedere dove si debbono mettere i rifiuti perché un paese civile li ricicla in larga parte, non è nemmeno chiedere perché non si fa un riciclo dei rifiuti (la differenziata in Campania è sotto il 20%), poiché è chiaro che con la differenziata si guadagna poco rispetto alla gestione delle discariche o dei termovalorizzatori, non è tantomeno chiedere se lo Stato è interessato alla gestione oculata dei rifiuti (pensiamo al sindaco di Camigliano rimosso nonostante il riciclo dei rifiuti nel suo paese fosse al 65%, rimosso perché non voleva cedere la gestione comunale agli stessi privati che gestiscono i rifiuti nel resto della Campania), non è nemmeno chiedersi chi è che davvero guadagna da tutto ciò (è ovvio che i cittadini sono gli unici che ci perdono), la domanda vera piuttosto è chiedere con quale faccia tosta alcuni giornalisti vengono qui, in Campania, a chiedere perché i cittadini non si ribellano a questo stato di cose. La riposta è facile, fin quando la criminalità troverà appoggi proprio all’interno dello Stato, come ci si fa a fidare di questo Stato?

Oggi, tutto quello che rimane è un debito mostruoso a carico dei campani, un carrozzone di politici, camorristi, aziende private ed enti creati apposta per l’emergenza, che attigono ad un fiume di soldi pubblici senza alcun controllo, o con controlli limitati, proprio grazie allo stato di emergenza (ed è per questo che perdura da 15 anni), un territorio, una volta Campania Felix, distrutto e totalmente inquinato, una gestione rifiuti largamente clientelare che viene utilizzata come strumento di ricatto politico, riempiendo a comando le strade di rifiuti quando serve, e una popolazione angariata, a rischio di malattie, e che quando scende in piazza, esasperata, tutto ciò che ottiene è l’accusa di essere diretta dalla camorra.
Come si dice a Napoli: “cornuti e mazziati”!!!!

  1. Tutti avevamo chiaro come Berlusconi risolse il problema dei rifiuti a Napoli.
    Oggi la camorra vuole altri soldi e lo Psicocerebrolesonano per risolvere il problema glieli darà.
    Tanto cosa gliene frega a lui, a pagare saranno i Napoletani e gli Italiani! 😈

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  3. Grazie caro Bruno per queste tue preziose note informative.

    agli occhi di chi non vive questa situazione kafkiana, agli occhi di molti italiani che vivono al nord, la colpa è del napoletano (così genericamente vengono additati i campani), che ama vivere nella munnezza, che non ha rispetto per le leggi e le regole, che preferisce buttare i rifiuti sotto casa, respirando le esalazioni mortali del composto che si viene a creare. Questo è quello che si legge in rete, o si sente nei notiziari, quando si chiede il parere di illustri sconosciuti che probabilmente non hanno mai visto né un napoletano né la regione Campania.

    Diamo più rilievo possibile a queste denunce, likiamole sui Social come Facebook utilizzando i bookmarks (le piccole immagini) che appaiono in fondo agli articoli  (l’ho appena fatto più volte).

    Solo testimonianze come queste, quando ben diffuse, possono far comprendere agli italiani  quand’è che i disordini avvengono perchè organizzati pretestuosamente dalla camorra e quando invece sono generati dall’esasperazione (e dalla consapevolezza) dei cittadini.

  4. Grazie davvero per questa analisi che condivido in pieno.
    Mi sono occupata di smaltimento dei rifiuti nel ’97-’98 per un quotidiano di Benevento. Era il periodo del decreto Ronchi, quello che stabiliva che fosse un reato smaltire in altra regione i rifiuti tossico nocivi. Già il piano regionale di Rastrelli prevedeva 5 inceneritori (non termovalirizzatori), all’epoca si vociferava che fossero dei “ferrivecchi” da smerciare. E a chi, se non alla Campania? Anche una delle discariche aperte in provincia di Benevento fu situata su una falda aquifera che fornisce la diga di Occhito, l’invaso usato per l’irrigazione in Capitanata. Costruita al centro di una immensa distesa di grano. Al centro. Crollata subito dopo il suo collaudo (quella di Pietrelcina crollò prima del collaudo). Una discariche destinata ad aumentare di volumetria per accogliere rifiuti tossici di qualsiasi tipo.  
     All’epoca con il giornale faci una battaglia contro le discariche così concepite (In privato vi spiego cosa mi è successo) e in favore di un piano provinciale di smaltimento dei rifiuti che prevedesse una differenzazione secco-umido, come usavano i contadini una volta. L’umido da usare come fertilizzante in agricoltura, il secco da differenziare ulteriormente a “valle” attraverso cooperative di lavoro dedicate allo scopo. Alla fine la Provincia di Benevento approvò quel piano. Non lo mise però mai in atto.  

  5. Un verbale, diffuso in esclusiva dal giornale Radio Rai, dimostra la presenza di materiali radioattivi a bordo di un autocompattatore diretto alla discarica di Terzigno. Il paese nel napoletano in questi giorni teatro di scontri tra abitanti e polizia.

  6. “Sintetizzare in 10 minuti la storia del disastro ambientale della provincia Nord di Napoli è impresa ardua. Alla fine di questo video, sarà difficile trattenersi dal battere con rabbia i pugni sulla scrivania: è almeno dal 1994 che si denuncia, e da allora la situazione non ha fatto che peggiorare.

    Succede, se la politica ha interesse a che le cose rimangano come sono; succede, se le vite umane sono sottoposte al profitto a tutti i costi; succede, se i processi industriali producono rifiuti tossici che per rimanere competitive sul mercato le aziende smaltiscono al costo più basso possibile.

    Video realizzato il 25/09/2010 per il meeting giovani “Futuré: liberiamo la speranza” a Villaricca presso l’Istituto Scolastico Paritario Don Mauro”.

  7. La conferenza stampa di Sua Eccellenza, l’On. Silvio Berlusconi in conclusione dell’undicesimo Consiglio dei Ministri, tenuto a Napoli lo scorso 18/07/2008. Si sancisce la vittoria dello Stato e delle sue Istituzioni, con la chiusura della fase emergenziale dovuta al disastro della spazzatura (monnezza) a Napoli ed in Campania. Il Governo, presieduto dal Presidente Berlusconi, in appena 58 giorni ha messo fine ad una situazione, indecorosa e pericolosa per la salute dei cittadini. Un’emergenza che si trascinava avanti da tanto, troppo, tempo. Le gravissima responsabilità della sinistra di governo, nelle istituzioni nazionali e locali restano intatte e come monito ai cittadini sul come e sul perché il potere sia stato gestito così male in questi ultimi 14 anni.

    Nel 2000, la FIBE (sigla ottenuta dai nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock e Evo, ossia Energieversorgung Oberhausen AG) si aggiudicò l’appalto statale per l’intero ciclo di raccolta e smaltimento industriale dei rifiuti della regione Campania. FIBE e FIBE Campania sono aziende del Gruppo Fisia, a sua volta controllata al 100% da Impregilo. Uno dei principali motivi per cui l’appalto fu vinto dal Gruppo Impregilo riguardò il ridotto tempo di realizzazione degli impianti di incenerimento. I tempi di realizzazione dell’inceneritore di Acerra contrattualizzati erano di 300 giorni.

    A inizio 2008, principalmente a seguito di una serie di inefficienze e di violazioni delle norme igieniche segnalate da gruppi ambientalisti, i lavori relativi all’inceneritore non erano ancora conclusi e sia la città di Napoli che la regione Campania si trovavano in piena crisi dei rifiuti, anche grazie all’inerzia e alla complicità dei propri enti amministrativi. Questo stato di cose ha fatto guadagnare denaro alla camorra che trae enormi profitti dalla malagestione dei rifiuti urbani. Nel frattempo sono state accumulate tonnellate di rifiuti in forma di ecoballe che non risultano realizzate a norma di legge e quindi non smaltibili. La Magistratura di Napoli aveva istituito un processo ed aveva deciso il congelamento dei conti correnti italiani del gruppo Impregilo, per un valore di 750 milioni di euro, oltre all’interdizione dai lavori di pubblica amministrazione inerenti l’intero ciclo dei rifiuti per un anno.

    Nel maggio 2008 vengono arrestate 25 persone, fra cui l’amministratore delegato di Fibe S.p.A. Massimo Malvagna, con l’ipotesi di varie accuse connesse al traffico dei rifiuti. Il 26 marzo 2009 si inaugura l’inceneritore ed entra in funzione. Attualmente in fase di test, il funzionamento a pieno regime averrà a partire da 13 settembre 2009, data da cui inizieranno i cd perfomance test (fase 3), per i successivi 60 giorni, al termine del quale la gestione passerà ad A2A.

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