Che Persiceto vorrei

Buongiorno a tutti anche se è un pò prestino per una domenica mattina .

Ok, soffro di insonnia, ma ciò non preclude che io possa scrivere con relativa lucidità anche alle 3 di notte, meridiano di Sangio!

Più – “che Persiceto vorrei” – io desidererei qualcosa che non mi sembra esista a Sangio ( che vuoi, mi piace di più ..)

Sappiamo tutti che esiste una Biblioteca di tutto rispetto, dove però i libri li consulti e, se ti piacciono proprio, dopo averli letti  devi andare ad acquistarli.

Io vorrei un posto dove si possano fare scambi fra cittadini di libri già acquistati e letti, senza basarsi sul prezzo iniziale di etichetta, ma piuttosto sulla base dei gusti personali.

Esistono libri che acquisti per curiosità e che poi non corrispondono ad una tua reale esigenza, o romanzi che letti una volta non leggeresti più, o saggi che ti hanno proprio distrutto i didimi e che sarebbero destinati ad una scansia a prendere polvere.

Io penso che i libri siano una ricchezza inestimabile, alcuni però sono di puro svago, e una volta letti non servono più di tanto;  ma non è detto che qualcun altro possa svagarsi leggendolo dopo di me, piuttosto che ritenere che quella lettura invece gli piace proprio e la voglia conservare.

Perchè dimenticare libri in libreria se possono avere una seconda vita, anche perchè a qualcun altro possono interessare e bene o male costano !..  e di questi tempi avere valori anche relativi ma immobilizzati non è buona cosa.

Io propongo che, una volta individuata una sede che fisicamente sia ” Persiceto caffè “, qui ci possa essere un angolo di scambio che non si basi sul valore economico di libri smessi, ma sulla voglia di leggere ancora e diversificato senza essere vincolati a restituire entro un termine o a comprare – praticamente  a scatola chiusa, salvo la IV di copertina. Qui porti un tuo libro e ne esci con un altro.. poi magari torni e ripeti l’operazione !

Dovrebbe valere  inderogabilmente la regola che i testi dovranno essere sempre in buone condizioni, ma questo è assolutamente superfluo da indicare agli amanti della lettura, come me.

Ok, ho detto la mia, ho messo gli spazi dopo le virgole quindi Andrea non deve lavorare…che dire???

Ora provo a dormire un pò, e magari a leggere i vostri commenti domattina.

Sempre vostra, Crazy 57.

Divertiamoci un pò

Penso che dopo aver aperto tanti problemi, sia ora anche di rilassarci un poco, allora prendete carta, penna e un bel mucchietto di pazienza per fare questo giochetto.
Chi possiede il pesce?

Secondo una leggenda metropolitana, Albert Einstein scrisse questo enigma all’inizio del ventesimo secolo e disse che il 98% della popolazione non sarebbe riuscito a risolverlo.

E’ solo questione di logica.

* In una strada ci sono 5 case pitturate con 5 colori diversi.
* In ogni casa vive una persona di una diversa nazionalità.
* I 5 proprietari bevono bevande differenti, fumano una diversa marca di sigarette e possiedono ognuno un animale diverso.

La domanda è:
chi possiede il pesce?

Usate questi dati per scoprirlo:

1. L’inglese vive in una casa rossa
2. Lo svedese possiede un cane
3. Il danese beve tea
4. La casa verde è a sinistra di quella bianca
5. Il proprietario della casa verde beve caffè
6. La persona che fuma MS possiede un uccello
7. Il proprietario della casa gialla fuma Camel

8. L’uomo che vive nella casa in centro beve latte
9. Il norvegese vive nella prima casa
10. L’uomo che fuma Marlboro vive vicino a quello che ha un gatto
11. L’uomo che possiede un cavallo vive vicino a quello che fuma Camel

12. L’uomo che fuma Muratti beve birra
13. Il tedesco fuma Winston

14. Il norvegese vive vicino a una casa blu
15. L’uomo che fuma Marlboro ha un vicino che beve acqua

Biomassa ad Amola…pensieri sparsi

Amola.
Se non ci vivessi non saprei dire con certezza dove si trova…
Sono nata nel centro storico di San Giovanni, e quando giravo per le campagne col motorino, non venivo mai da questa parte, perchè già allora la strada per Crevalcore era trafficata e con molti camion, e se abitavi vicino a Benassi stavi già praticamente “in campagna”.
Quasi non sapevo che esistesse, Amola.
Ora sono una amolana, e sento che Sangio non è molto cambiata nei confronti di questo pezzo di bassa, illuminata da tramonti che iniziano dal Cimone e finiscono sulle prime creste delle montagne veronesi, accarezzata dagli aironi bianchi e grigi e avvolta, in questa stagione, dalla confortante privacy della nebbia padana.

Forse comincia a vivere i suoi quindici minuti di celebrità e tutto questo perchè qualcuno ci vuole costruire una biomassa.

Non ho voglia di parlare di digestati, di traffico di migliaia di camion, dell’inquinamento ambientale e acustico, di impoverimento del suolo sfruttato per le coltivazioni dedicate, delle fatidiche particelle PM10, della svalutazione degli immobili, degli interessi economici e politici che ci stanno dietro.
Vorrei invece raccontare di quel giorno di marzo in cui entrai nella mia casa, ad Amola. Ultima casa, allora, costruita in mezzo alla campagna, ancora senza cancello, senza portone del garage, senza illuminazione stradale a conforto.

Senza che conoscessi nessuno e senza nessuno con cui condividere le mie ansie di mamma sola di un bimbo piccolo.
Vorrei raccontare di quella sera in cui, dopo aver messo a letto mio figlio di quattro anni, sedevo guardando il buio fuori, con un pò di paura ma più forte la responsabilità di un figlio, che imponeva che io non rimpiangessi di essere entrata in quella casa da sola, di avere intrapreso un nuovo cammino.
Bè, quella sera vennero a suonare Fabio e la Paola, e un altro che non conoscevo, Renè, con una bottiglia in mano, per darmi il benvenuto come nei film americani…
E come nei film, durante il week end, tutti lavoravamo nel nostro giardino, e ci scambiavamo carriole e tronchesi, tosaerba e manodopera e c’era un bel rumore di gente affaccendata e di piccoli motori a scoppio.
Io mi sentivo un pò privilegiata, una componente di una piccola società decentrata dal paese, ma coinvolta e coinvolgente… tutti nuovi del posto, tutti disponibili per un aiuto, per una chiacchera serale, un aperitivo senza impegno da Robby, i bambini tutti a razzolare insieme e, a turno, una mamma che valeva per tutte.

Alla festa del patrono, davanti alla chiesa, ci venivano anche i mangiapreti… il “lìssio ” sulla pedana di legno serbata per l’occasione, le piadine con la porchetta e nessuno diceva di no a chi vendeva i biglietti per la pesca di beneficienza, e c’era tanta gente, che ad Amola ci era nata, o ci era arrivata, o si era sposata in chiesa, o aveva parenti.
Adesso per San Danio piove spesso, e non sempre la festa riesce, e ci sono molte case nuove, soppa che case… gente che se ne sta fra i suoi e non viene al bar di Robby, e alla riunione per discutere di questa biomassa ci saranno state solo un centinaio di persone, e a versare un contributo di dieci euro a famiglia per le spese di avvocati e di visura dei documenti, sono stati raccolti tanti soldi da essere in rosso di sei euro…
A Sangio non sa niente nessuno, e quando io ho raccolto firme in ambulatorio da presentare al sindaco per opporre un rifiuto a questa installazione, mi chiedevano spiegazioni e si indignavano.
Quindi ben venga Persicetocaffè, forse più veterano nelle tattiche di coinvolgimento della cittadinanza e di referendum comunali di quanto non siamo noi, amolani, rari come le sule dalle zampe blu, e forse destinati ad essere decimati dagli effetti della biomassa.
Siamo una specie in via di estinzione.