1944 – Volantinaggio a Persiceto

…Una sera avemmo il compito di attaccare per tutta Persiceto manifesti antinazifascisti ed inneggianti alla resistenza.
Vecchi Enrico ed io ci organizzammo, avevamo una mantellina verde militare che arrivava alla cintura, sotto a tracolla, un barattolo di colla con pennello, le tasche della giacca piene di manifestini formato 10×10.

Mentre camminavamo, da sotto la mantella, prendevamo un manifesto, col pennello gli davamo un pò di colla e senza fermarsi lo si attaccava al muro o alle colonne dei portici.
Avevamo ormai riempito il paese, mancava solo Corso Italia.

Incominciammo da porta Vittoria , in ogni colonna attaccavamo un manifesto.
Non una luce, buio assoluto, si camminava per conoscenza non perchè si intravvedesse qualcosa.

Eravamo arrivati all’incrocio di via Giulio Cesare Croce, due della brigata nera forse un pò ubriachi usciti dall’osteria “al fòm” sbucarono all’improvviso da destra con passo spedito.

Lo scontro fu inevitabile, fu un abbraccio… ma noi avevamo il manifesto pronto, già spalmato di colla e fummo obbligati ad appiccicarglielo nella schiena.

Noi non aprimmo bocca, loro non se la sentirono di darci l’alt e così continuammo il nostro lavoro raggiungendo porta Garibaldi.
In quel periodo eravamo armati di due pistole…

_____________________________________

…Noi sapevamo dove si riunivano le mondine al mattino, conoscevamo in quale appezzamento della vasta tenuta “Lenzi” avrebbero lavorato il giorno dopo.
Partimmo ormai buio, Cotti “la mòsa“, Vecchi Enrico ed io. Facemmo un largo giro per evitare quelle case (ed erano già molte) ove erano accantonati i tedeschi.
Arrivati al Locatello, Enrico ed io montammo la guardia mentre Cotti “la mòsa” con un grosso barattolo di vernice fece per tutto il fabbricato, una serie di scritte inneggianti allo sciopero.
Ci portammo poi sul posto dove le donne sarebbero scese al lavoro ed ovunque mettemmo manifestini invitanti allo sciopero chiedendo aumenti salariali e con frasi richiamantesi alla pace.

Alla mattina le operaie non scesero in risaia. Erano interdette.
L’agrario telefonò. Arrivò su un camion la brigata nera comandata da un ufficiale tedesco.
Appena arrivati piazzarono due mitragliatrici agli angoli del fabbricato, che temevano un attacco partigiano,  e ordinarono con modi bruschi alle mondine di tornare al lavoro.
Esse non si mossero.
Minacciarono di fucilarne una su dieci, decimazione, ma erano nervosi e si guardavano attorno preoccupati di un attacco.
Le mondine non si mossero anzi, quelle che invece di andare al posto di ritrovo si erano recate sul lavoro, letti i manifestini si incamminarono verso casa.
Visto come si mettevano le cose un sottufficiale della brigata nera che nel frattempo aveva minacciosamente fatto allineare le donne al muro, concluse che per la sua intercessione presso il comandante tedesco non avrebbero fucilato nessuno e si sarebbe concesso quello che chiedevano.

In questa occasione le mondine persicetane tennero testa all’invasore e ai suoi servi…


Commenti
C'è solo un commento per ora, perchè non farne un secondo?
  1. avatarGabriele Tesini - 28 ottobre 2011

    Splendido racconto, Dartagnan.
    A rileggere e pensare a quello che fecero i nostri padri e le nostre madri, quello che faceste in quel periodo, mi viene la pelle d’oca. 

    Lascia un Commento

Devi essere Registrato per poter laciare un commento!.