Pontida e il simbolismo del potere

Bossi e l'ampollaMentre scrivo parte dell’Italia è, per vari motivi, in trepidante attesa per il raduno di Pontida, e in rete si susseguono messaggi ad esso relativi. Qualcuno critica questo atteggiamento di attesa dell’evento, apostrofando i leghisti come xenofobi, altri giustificano dicendo che comunque sono al Governo e dettano il passo al paese.
Qualcuno ritiene che in fin dei conti si tratta di un fenomeno piuttosto locale, visto che non hanno sfondato nemmeno in Emilia, e addirittura sono arretrati anche nelle loro terre, ma ad ogni modo è interessante l’attesa spasmodica, quasi messianica, dell’evento.

Sotto questo profilo non riesco a non fare un paragone con alcune fenomenologie proprie del sud, quel sud tanto vituperato dai leghisti, ma al quale sono comunque talmente simili da utilizzare le stesse manifestazioni simboliche.
Al sud spesso si notano delle manifestazioni religiose caratterizzate dal portare a spalla il santo del luogo, a da una diffusa devozione fino a sconfinare nell’adorazione. Al nord il raduno di Pontida ha le caratteristiche proprie di una manifestazione pagano-religiosa, con l’adorazione del “santo” in attesa che indichi la via al suo popolo, il popolo eletto, come erano gli ebrei per il loro Dio.
Non c’è differenza, entrambi, gli ebrei si consideravano e i leghisti si considerano, la parte migliore, ritengono di essere danneggiati e di dover aspirare a ben altri fasti nella storia.
A ben vedere, però, al sud nessuno pretende che quelle manifestazioni pagane dettino l’agenda (religiosa?) all’intera Italia, al nord invece si pretende che una minoranza che controlla le amministrazioni locali, detti la politica di una intera nazione.

il miracolo di San GennaroA Napoli si scioglie il sangue di San Gennaro, a mostrare la perpetuazione della misericordia e compassione del protettore verso i suoi protetti. A Pontida non si scioglie alcuna ampolla di sangue, ma non c’è alcuna differenza, anche lì il protettore del suo popolo si mostra per rinnovare il patto pagano tra lui e i suoi protetti, patto che, come era anche per gli ebrei, vale solo per i protetti, per coloro che si assoggettano volontariamente al rito simbolico. Chi non vi partecipa, chi non vi è degno, è straniero e, per definizione, nemico. Un rito simil-religioso divide, noi e loro!

Tutto ciò ci riporta prepotentemente al simbolismo intrinseco di tutti i movimenti di massa, i movimenti politici prima di tutto. Ogni sistema politico, ogni società, si regge su tre funzioni, la politica, l’economia e la simbologia. Le tre funzioni sono generalmente indipendenti, le prime due più forti, in quanto si basano sul reale, sul concreto, i bisogni materiali, la terza invece da il significato al resto. Nella pratica, però, ognuna delle tre cerca di aver il sopravvento sulle altre due.
Ognuna di queste funzioni ha il suo oggetto specifico al quale rivolgersi per imbrigliarlo, rispettivamente la volontà, le necessità (i bisogni), e la mentalità.
Perché si crei una società tutte e tre le funzioni sono essenziali, infatti un sistema politico non svolge solo funzioni strumentali, come la distribuzioni di beni e servizi, ma è anche mezzo di espressione delle masse, dove ovviamente l’espressione delle masse, per quanto un sistema possa essere libero, è sempre rigidamente incanalata, in modo da non intaccare le fondamenta della società medesima. Ci basti vedere come è stato trattato Julian Assange, pedinato, spiato, controllato, incarcerato, e solo per avere pubblicato gli arcana imperi, quei documenti che svelano cosa c’è dietro le quinte del potere moderno.
Per lui la libertà di espressione non vale, e ciò ci conferma che la libertà di espressione vale solo finché è tollerata dal sistema.

Ma se il sistema politico funge anche da mezzo di espressione, principalmente per le masse, è evidente che i simboli sono parte importante, in quanto svolgono un ruolo essenziale in tale ambito. I simboli, infatti, sono il significato che hanno i bisogni, le necessità, le speranze e le preoccupazioni umane, il simbolo è un oggetto ideale sul quale si accentrano alcuni specifici significati. Il simbolo è terzo tra due persone, un segno riconosciuto dalle parti in causa che, essendo comune, non è proprio di nessuna di esse, cioè è di tutti e di nessuno allo stesso tempo.
Pensiamo alla bandiera, in fondo non è altro che un vecchio pezzo di stoffa colorato, ma su di esso si accentrano una serie di significati, dall’attaccamento alla patria, all’identità nazionale, fino al ricordo del sangue di coloro che hanno dato la vita per fare l’Italia. Ecco che la bandiera assurge a simbolo, che trascende il mero oggetto materiale.

E non si creda che parlando di simboli si voglia far scadere nell’irrazionale la funzione politica in sé, essendo il simbolo insito nell’uomo fin dall’antichità la comprensione del meccanismo simbolico è essenziale per comprendere il senso dei comportamenti umani, che va ben oltre ogni schematismo ideologico e dottrinario, specialmente quando l’individuo si fa massa.
Ogni governo, ogni gruppo, sostanzialmente amministra a mezzo di simboli, infatti per prima cosa deve dotarsi di apparati simbolici, che devono esser tanto più forti quanto minore è la legittimazione che esso riceve dal popolo. Ogni atto politico ha un significato emotivo, e quindi simbolico. In fondo le adunate di massa, i cortei, le conferenze, non sono altro che atti simbolici del potere, un potere che si mostra.
Così sorge la necessità per un sistema politico di creare dei simboli che facciano comprendere al popolo di farne parte, ed ecco che nascono le elezioni, un momento altamente simbolico che manifesta quanto il cittadino fa parte del sistema politico, forse il momento principale di un sistema politico democratico. Le elezioni, i processi, i dibattiti politici, non sono altro che atti simbolici, che convincono i cittadini di essere parte attiva del momento democratico. Per chi generalmente è solo uno spettatore della scena politica, quegli atti simbolici contribuiscono a rassicurarlo. Affidarsi ad un simbolo è atto rassicurante, specialmente di fronte a problemi troppo grandi che generalmente porterebbero solo preoccupazioni.

Il rito dell’atto politico ha la funzione di coinvolgere i partecipanti in una impresa comune, e fargli credere di esserne parte attiva. Come le elezioni, o i referendum, che portano soddisfazione al popolo, in un atto comune che fa sentire al singolo cittadino di non essere solo. Poi ci sono i miti, i racconti che servono a giustificare lo status quo, ad esempio il mito della pericolosità dei migranti, degli stranieri che vengono a rubarci il lavoro. E che sia mito è provato dal fatto che la stessa forza di governo che chiede lo schieramento dell’Onu a difesa dei confini contro i migranti invasori, poi nel contempo aumenta i flussi migratori asserendo che è necessario per non far collassare il sistema economico italiano, dato che gli italiani non fanno più figli.
Il mito giustifica la misera, la disuguaglianza, insomma da una giustificazione della situazione politica attuale, utilizzando dei linguaggi che penetrano direttamente nel popolo, e non necessitano di spiegazioni. L’interrelazione tra potere politico e massa è sempre un atto simbolico, basato sul linguaggio dei miti.
Lo vediamo tutti i giorni, lo abbiamo visto nel recente dibattito, se così si può dire, sui referendum, da una parte coloro che inneggiavano all’acqua pubblica, utilizzando simboli di vario genere, dall’altra coloro che denunciavano la demagogia e la mistificazione dei referendari. Qui non interessa affatto entrare nel problema, ma en passant facciamo notare come hanno vinto sostanzialmente coloro che hanno politicizzato il meno possibile i referendum stessi. L’acqua è anch’essa un simbolo, ma non politico!

Tornando al nostro discorso, il simbolo assurge a oggetto concreto e reale per le masse, e in modo tale è il discrimine tra chi comanda e chi è comandato. Il popolo si affida al simbolo, in modo da superare il suo stato continuo di preoccupazione, per lo più indotta dai mass media per funzioni di controllo sociale, così si acquieta. L’affidarsi ad un simbolo consente di credere anche a cose non vere, purché plausibili, e determina fughe dalla realtà tese ad alleviare l’ansia e l’incertezza per il futuro.
Tutto ciò fa comprendere meglio perché l’atto simbolico-politico tende a rappresentarsi in uno scenario molto simile a quello di una cerimonia religiosa, oppure di una rappresentazione teatrale (pensiamo ad un processo). Tutto è costruito per distinguere nettamente l’atto politico dalla realtà comune, per darne, quindi, un significato trascendente, e per indurre una distanza tra l’oggetto del simbolo e gli astanti.
Il potere simbolico è il più debole dei tre, ha goduto nel periodo medievale di una forza superiore, sotto il controllo della Chiesa, formidabile fucina di simboli. Ma col tempo, con la secolarizzazione della società, la funzione simbolica ha perso smalto, lasciando spazio a società orientate per lo più al potere politico, oppure economico. Eppure, in certi atti politici, ritroviamo gli echi di un passato lontano. Il simbolico di oggi è però per lo più asservito, promette al popolo protezione, ma nel contempo promuove il bene dei produttori, e così imbroglia la gente, la asservisce e ne fa massa, strumento del potere totalitario, del demagogo, di chi i simboli li manovra. In questi riti odierni il simbolo non è più terzo, non è più un segno riconosciuto dalle parti in causa, chi sta sotto e chi sta sopra il palco, il simbolo diventa il leader stesso, che si mostra dopo una lunga attesa, capace di fornire intense risposte emotive.

Nei riti neo pagani moderni il leader si fa simbolo e come tale egli diventa il segno di tutti i valori, le attese, le aspettative, le speranze convergenti.
E nella confusione tra il simbolo e il leader si attua una pericolosa commistione di interessi, che giustifica e legittima qualsiasi operazione, compreso la fagocitazione delle regole, delle norme e delle leggi, ovviamente intesa per favorire i suoi protetti, il suo popolo eletto, contro gli altri.
L’esaltazione del potere personificato comporta la negazione del valore ontologico del simbolo, in quanto esso finisce di essere valore di unificazione impersonale, e diventa valore in sé. Ovviamente in tal modo qualsiasi attacco alla persona-simbolo diventa una negazione del simbolo, e comporta una reazione forte e talvolta addirittura violenta della massa che segue il simbolo-persona, perché la negazione del simbolo diventa negazione dell’intero gruppo.
La disgregazione del simbolo-persona, in qualsiasi modo essa avvenga, anche per semplice consunzione del valore in sé, comporta sempre una conseguenza di instabilità e disordini, e in ultimo la dissoluzione del corpo sociale.

Secondo Freud i rituali simbolici sono essenziali per l’essere umano, sono gli unici in grado di fornire rassicurazione senza dare alcuna risposta, e sono una naturale conseguenza della tendenza umana a trovare sicurezza in comportamenti standardizzati. Il rito religioso-politico-simbolico è sempre uguale a se stesso, anche se diverso, un luogo, un leader, una massa adorante, una spasmodica attesa, e poi soltanto parole, nessun fatto. Eppure funziona, dai tempi dell’uomo primitivo ancora oggi funziona.

Profughi dal Magreb a migliaia: la Lega nel panico

profughiOra il terrore dei leghisti è che arrivino profughi a migliaia.

Come spiegheranno ai loro militanti che tutti gli interventi contenitivi, le leggi anti immigrazione e le repressioni varie, gli affondamenti e le motovedette regalate a Gheddafi non sono serviti a nulla?

E non è solo un fatto di miseria e fame a spingere i magrebini all’esodo, che in Libia il tenore di vita era uno dei più alti dell’Africa. Ma allora, come sostenuto da tempo e da più parti, forse era davvero meglio intervenire direttamente sugli Stati del Magreb cercando ri renderli democratici e quindi accettabili dai loro cittadini?

Ed il terrore prende oltre i leghisti anche gli uomini del Pdl, consci che un esodo di massa verso le nostre coste metterebbe immediatamente in crisi la Lega, quindi l’alleanza con quel partito e dunque la vita del governo stesso.

Vediamo quindi il ministro degli Esteri, preoccupatissimo,  fare la voce grossa con l’Europa, cercando di imporre alla Comunità la condivisione della massa di profughi in arrivo, ma a Bruxelles hanno la strana abitusine si seguire le regole dei trattati e non le fantasiose interpretazioni di comodo del giorno.

Ed i trattati prevedono che una eventuale ripartizione di profughi sia su base volontaria.E l’Italia innanzitutto avrebbe rifiutato un trattato che avesse previsto ad esempio il forzato accollamento di eventuali profughi Bielorussi arrivati in massa in Germania.  Se mai qualcosa può essere tentato questo è un intervento delle diplomazia nell’individuazione di un intervento collettivo,  ma le minacce di un Bossi in preda al panico di “spedire gli immigrati in Francia e Germania” non vanno certo in questa direzione e produrranno ben pochi risultati .

E dunque come spiegarlo ai militanti leghisti che il fallimento della nostra politica estera nel Magreb produrrà lo sbarco di diverse migliaia di profughi,  a quei leghisti acui da anni si racconta che tutto è a posto,  che le frontiere sono salde e che di barconi con gli extracomunitari mai più?

E quindi ecco il panico e alle sparate di Frattini si aggiungono le urla di Bossi e Maroni, Calderoli a Zaia.  E  Daniele Stival (Assessore Regionale Veneto) che durante il talk show di martedì su Rete Veneta  TREVISO ha dichiarato: -” L’emergenza dei profughi libici? Va risolta “con il mitra”.

Il leghista Stival: “Mitra contro i profughi libici”

E alla fine arrivano pure i timori di Berlusconi per il suo caro amico: “Adesso quel pazzo ci tirerà i missili”.

Buzzurri al potere

legaioloDei veri mentecatti.

Fanatici buzzurri che non hanno il senso della legge nè della misura, (e forse non l’hanno mai avuto) ma gli è stato lasciato credere di avere tutto il potere nelle mani.

Riportiamo i dialoghi tra un sedicente consigliere comunale del Comune di Corte Franca ed un gruppetto di ragazzi che portavano avanti l’operazione “Pali Puliti” (rimozione degli adesivi abusivi della Lega dai pali) nel Comune di Corte Franca.

Durante l’iniziativa il gruppo viene avvicinato dal Consigliere Comunale spalleggiato da un paio di individui ed inizia la discussione.

Il gruppetto di pulitori aveva con sè una telecamera ed ha potuto registrare il tutto,  preso atto della contrarietà del loro interlocutore a vedersi pubblicato con tanto di video online o in TV, i ragazzi riportano parte della “conversazione” in forma verbalizzata, e solo il finale con i Vigili in filmato.

Facile trarre conclusioni: anticipiamo solamente che la Polizia Locale, giunta lì attraverso una segnalazione fatta al 113,  ha sostanzialmente dato il benestare, precisando che i ragazzi ‘pulitori’ avevano tutto il diritto di compiere l’azione di pulizia della segnaletica stradale dai numerosi adesivi che la imbrattavano, tra l’altro avendo l’accortezza di non occupare la corsia di marcia, ed operando solo in luogo pubblico.

X é il sedicente Consigliere Comunale,

S, D, E, sono i “pulitori”.

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XAvete ancora tanto da rompere i coglioni in giro? Razza di comunisti di merda…

S- Mi offende così?

X- Avete ancora tanto da rompere i coglioni. Andate nel tuo paese a farlo!

S- Sono nel mio Paese… [rumore di motorini] Sono nel mio Paese!

X, avvicinandosi, a voce alta – Non é vero un cazzo! Che cazzo andate in giro a rompere i coglioni? Eh? Pensate… Perché invece di andare a pulire questo non andate anche a evitare di sporcare i muri con i vari “bender” [graffito molto diffuso a Brescia] e così via? A fare i graffitari e così via? EH? Questo qua… (riferendosi al simbolo con Alberto da Giussano, la scritta Lega Nord, e un piccolo Sole delle alpi verde leghista, adesivo che probabilmente non ha guardato). Perché venite qua a rompere i coglioni politicamente, che non sapete neanche un cazzo di quella roba lì: pensate che sia un simbolo della Lega e non é della Lega

D- Alberto da Giussano é simbolo della Lega Nord.

X- Alberto da Giussano sì!

E- C’è scritto LEGA NORD.

X- Che cazzo te ne frega? A rompere i coglioni voi con i vostri Centri Sociali di figa, invece, va bene!

S- Ma lei sa cosa voto io?

X- Non me ne frega un cazzo! Stai rompendo i coglioni!

S- Al palo?

X- Perché non sei autorizzato a fare questo lavoro! Non sei autorizzato!

E- C’è la legge

X- NON SEI AUTORIZZATO! DAMMI QUA I DOCUMENTI O CHIAMO I CARABINIERI!

S- Li chiami!

X- Li chiamo subito!

…e chiama il 113,  il quale a sua volta invia un’auto della Polizia Locale; ed  ecco che succede:

Stanno  degenerando ovunque questi esagitati ignoranti e violenti, e penso proprio che la gente rimasta sino ad ora passiva inizi ad essere più allarmata che stufa.

Leghisti extracomunitari

leganordLa Padania non esiste.

Tuttavia sarei per ribadire, che la facciano, Padania e secessione. Basta però che tengano conto di alcune immediate conseguenze:

1. sono loro che si staccano dall’Italia e, di conseguenza, il resto d’Italia resta in Europa, loro no;

2. un nanosecondo dopo aver fatto la secessione diventano extracomunitari, e si applica la Bossi-Fini ad ogni leghista;

3. si applicano alle loro merci gli stessi dazi che si applicano alle merci che vengono fuori dall’Europa;

4. niente più foraggiamenti europei per le quote latte truffaldine e le fabbrichette lombarde che poi spostano la produzione nei paesi dell’est;

5. niente più prodotti dal centro e sud Italiasvenduti al nord a prezzi ridicoli;

6. piadina obbligatoria (e tassativamente al crescione) a chi gode vacanze a Rimini/Riccione, con falce e martello e/o edera repubblicana, e a costi giapponesi. E solo per chi parla romagnolo stretto naturalmente, con esame alla frontiera.

7. quando passano la Cisa, se non parlano in spezzino stretto o carrarino, giù mazzate sullo scroto finchè non lo imparano.

Che ne dite, altre idee ?  ;Z

 

Forza Lega

lega-scuolaAdro è il Comune che si distinse per aver rifiutato i pasti ai bimbi che non pagavano la retta della scuola materna.

Gli altri mangiavano e loro dovevano guardare in silenzio.

Ci sono parecchi leghisti ad Adro,  la Lega è il primo partito, ma non ha la maggioranza assoluta:

Comune di Adro (Abitanti: 7.073 / Elettori: 5.456) Lega Nord – 1.641 voti;   il 45,58 % dei votanti, poco più del  30% degli Elettori.

Tuttavia secondo la loro concezione della gestione della Cosa Pubblica hanno ritenuto che il Comune fosse di loro proprietà ed hanno cominciato con l’impossessarsi di una scuola.

Come si saranno sentiti i ragazzi NON leghisti  (pur sempre il 70%) di fronte a questo spettacolo?

Che concezione della democrazia, delle Istituzioni e del pluralismo svilupperanno a quella scuola?

Banchi Padani

Posacenere Padano

Vetrata Padana

Zerbino Padano

Avvisi Padani

Tetto Padano

tetto-padano

Il prossimo passo saranno i grembiulini verdi per tutti.  :mrgreen: