Videosorveglianza: sorvegliare e punire

IMG_videosorveglianzaSORSVEGLIARE E PUNIRE: VIDEOSORVEGLIANZA E DINTORNI NEI COMUNI DELLE TERRED’ACQUA

Vorrei riportare qui, alcune mie riflessioni sul tema sicurezza, al quale sono particolarmente sensibile, poiché tale tema è stato spesso usato e strumentalizzato dalla destra per fare campagna elettorale, perchè il modo con cui si affronta il problema ha ripercussioni sia sul modello sociale, sia sul piano culturale delle comunità. Credo, che quando si parla di sicurezza di un luogo bisogna farlo a ragion veduta e rapportare i fatti ai tempi, al momento storico e alle altre comunità.

Ora che ci avviciniamo alle elezioni, si torna a parlare del problema della sicurezza; segnalazioni giungono da Anzola,  da San Giovanni in Persiceto, e più in generale da tutto il territorio delle Terred’acqua… pare che il problema della sicurezza sia abbastanza sentito dalla popolazione. Si parla di piccoli reati contro la proprietà, furti in appartamento, auto, ecc.  che sicuramente sono molto spiacevoli e rappresentano un grosso problema.  Io credo, però, che tali episodi siano sempre accaduti, e accadono in tutte le comunità, che siano endemici. Poi, in alcuni periodi gli episodi si accentuano o diminuiscono, ma penso, appunto che siano fisiologici, oggi, un po’ in tutti i paesi.

Sarebbe interessante soffermarsi e analizzare piú approfonditamente, invece, l’uso che della sicurezza ne viene fatto a scopo politico ed elettoralistico… un cavallo di battaglia storicamente delle destre, ma che ora viene cavalcato anche dalla sinistra, contribuendo a quella fusione a freddo tra destra e sinistra, che si esprime oggi con le larghe intese, ma anche in movimenti di opposizione (movimento cinque stelle), dove sono riscontrabili elementi una volta ben distinti e in contrasto tra di loro.

Sarebbe interessante approfondire i temi della videosorveglianza e della loro diffusione nei luoghi pubblici, visto che i nostri Comuni qualche anno fa hanno investito un bel po’ di soldi in questi sistemi di sorveglianza, sovvenzionati per una metà circa dalla Regione E/R (ma sempre di soldi pubblici si tratta).

Qualche anno fa  avevo espresso forti dubbi e perplessità sull’indispensabilità di un sistema di videosorveglianza ad Anzola, visto che già allora, siamo nel pieno dell’era berlusconiana, vigeva il patto di stabilità e le risorse scarseggiavano… ricordo per la verità, che anche alcuni componenti della Giunta non mi sembravano convintissimi, dicendomi che anche loro non amavano particolarmente tale sistema, ma che tuttavia non si poteva ignorare la percezione della gente, e che si era arrivati ad adottare l’uso delle telecamere per ragioni di sicurezza, attraverso un percorso partecipato (consulte territoriali e riunioni con i cittadini). Aggiungo io, specialmente dopo che Berlusconi aveva incentrato quasi tutta la campagna elettorale proprio sulla sicurezza, alimentando la percezione del pericolo e diffondendo tra le persone il sentimento di paura, attraverso un martellamento mass-mediatico, che gli ha poi consentito di vincere le elezioni (a suo tempo, l’argomento è stato trattato su questo portale).

Volevo sottolineare, che il mio principale dubbio era di ordine per così dire, morale, non tanto basato sull’immediato, ma quanto sui possibili usi, abusi e degenerazioni future a cui poteva dare luogo. Le mie perplessità, erano poi rafforzate dal vedere come la regolamentazione della videosorveglianza, nella parte prevista dalla lex sulla privacy del 2003 (garante sulla privacy, Stefano Rodotà… uno di quei professoroni che secondo la Boschi, bloccano le riforme da trent’anni…), veniva, e via via sempre di più, interpretata in maniera a dir poco estensiva, ove la legge richiama i principi di NECESSITA’ E PROPORZIONALITA’, prevedendo quindi, la videosorveglianza come extrema ratio.

Mi soffermo, un momento, su alcuni aspetti giuridici che ci servono a capire meglio come i Comuni sono arrivati ad adottare i sistemi di videosorveglianza e a capire le problematiche ad essa connesse.

ll decreto legge 11/09, in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale ed atti persecutori, ha introdotto la facoltà in capo ai Comuni di utilizzare, per finalità di tutela della sicurezza urbana, sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico.

La norma non ha suscitato il clamore che, invece, ha caratterizzato altre disposizioni, poi stralciate, quali ad esempio le ronde cittadine, ma ha ugualmente posto numerosi dubbi interpretativi e di legittimità.

Il nucleo essenziale della questione riguarda il diritto e la  tutela della riservatezza, che dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2001,  ha subìto forti compressioni giustificate in nome della salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica contro il pericolo del terrorismo internazionale.

Da ultimo, col provvedimento in oggetto del 2009 che riguarda i Comuni, il diritto alla privacy e alla riservatezza subisce un ulteriore deroga per  ragioni di sicurezza urbana (concetto giuridicamente indefinito).

A livello sovranazionale, va ricordato che l’art.8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, il quale sancisce il principio secondo cui ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata, al secondo comma prevede che non possa esservi ingerenza dell’ autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto salvo che si tratti di misure necessarie  per la sicurezza nazionale, per la difesa dell’ordine e per la prevenzione dei reati.

La questione qui, però è parzialmente diversa in quanto da un lato la sorveglianza che si vuole attuare non attiene a finalità di ordine o sicurezza pubblica e nemmeno di prevenzione e repressione dei reati (non è infatti dato comprendere cosa di debba intendere, dal punto di vista giuridico, con la locuzione sicurezza urbana), dall’altro coinvolge indiscriminatamente tutti i cittadini (con una altissima e generalizzata portata lesiva del diritto alla riservatezza di tutti).

Nel nostro ordinamento, infatti, la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica è istituzionalmente demandata alle Forze di polizia, mentre ai Comuni, ai sensi dell’art.118 Cost., sono attribuite solo funzioni amministrative.

Parimenti, la legge-quadro 7 marzo 1986, n.65 non riconosce funzioni di pubblica sicurezza in capo alla Polizia municipale, la quale può solo collaborare (funzione ausiliaria) con le Forze di polizia dello Stato, su disposizione del Sindaco ed esclusivamente per specifiche operazioni quando ne viene fatta motivata richiesta dalle competenti autorità.

In effetti, i limiti dei poteri riconosciuti dall’ordinamento ai Comuni ed alla Polizia municipale, sono stati, in passato, il discrimine nei provvedimenti emessi dal Garante per la protezione dei dati personali in materia di impianti di videosorveglianza.

Di fronte alle richieste dei Comuni, il Garante ha sempre manifestato dubbi circa la compatibilità tra l’installazione di telecamere da parte dei Comuni e le funzioni istituzionali demandate all’ente (ricordiamo che, ai sensi dell’art.18 del Codice Privacy, il trattamento di dati da parte di un soggetto pubblico è¨ consentito solo per il conseguimento delle finalità istituzionali dell’ente stesso) e come, in assenza di una specifica disposizione di legge al riguardo, la comunicazione tra soggetti pubblici dei dati (compresi i risultati delle operazioni di videosorveglianza) non sia assolutamente ammissibile.

La previsione legislativa della legge 11/09 può considerarsi idonea e sufficiente a far ritenere che i Comuni, a fianco delle ordinarie attribuzioni di carattere amministrativo, siano oggi investiti anche di un ruolo di polizia?

Ed ancora: cosa deve intendersi, giuridicamente, per sicurezza urbana?

Peraltro, la videosorveglianza di luoghi pubblici riguarda  solo occasionalmente le previste finalità di sicurezza pubblica e prevenzione, accertamento o repressione dei reati, trattandosi piuttosto, nella quasi totalità casi, di immagini relative a privati cittadini liberamente circolanti nel territorio urbano. Ecco che torna, dunque, il concetto di privacy in luogo pubblico. Ma quali sono i confini tra privacy e privacy in luogo pubblico? La risposta è: gli stessi confini che demarcano il domicilio privato dal luogo pubblico o aperto al pubblico.

E’ noto come in questi anni, il confine tra ciò che è pubblico, e ciò che è privato si è andato via via assottigliando, così come il concetto di bene comune.

Disseminare di videocamere il territorio persicetano e anzolese, come possono fare i privati a tutela della loro proprietà, porta ad associare il Comune sempre più a un’azienda, invece che a un luogo libero e, appunto, comune. Ma lasciando da parte le problematiche morali e giuridiche, anche da un punto di vista pratico, tale sistema per come sono dislocati i nostri territori non può risolvere gran chè, soprattutto poi se viene rapportato alle risorse economiche pubbliche investite: il famoso RAPPORTO QUALITA’/PREZZO.

Ma, poi, anche dalle osservazioni fatte ex-post da componenti della Giunta comunale anzolese, non ne viene fuori un sistema realmente utile e funzionale: non sevono, cioè per la prevenzione dei reati, ma strumenti da usare a posteriori, (l’impossibilità di controllare i monitor ventiquattro ore),  è stato osservato che chiunque si occupi di sorveglianza sa che nessuno può stare piantato su un monitor per più di un ora. E, allora, in che logica si inquadra la videosorveglianza?  E qui, non posso fare a meno di fare una citazione, che da sola potrebbe racchiudere perchè sono ostile all’adozione di questi tipi di sistemi di sicurezza, e alla loro logica ispiratrice: “SORVEGLIARE E PUNIRE” di Michel Focault. Non, quindi, a prevenire e a rendere più sicuri.

Diceva, Focault nel libro appena citato “La sorveglianza gerarchizzata continua e funzionale (…), la sua insidiosa estensione deve l’importanza ai propri meccanismi di potere che porta con sé. Grazie ad essa, il potere disciplinare diviene un sistema integrato, legato dall’interno all’economia ed ai fini del dispositivo con cui si esercita. Esso si organizza come potere multiplo, automatico ed anonimo; (…) Ciò che permette al potere di essere di essere contemporaneamente assolutamente indiscreto – perchè è dappertutto e sempre all’erta non lascia alcuna zona d’ombra e controlla quegli stessi che sono chiamati a controllare, e assolutamente discreto perchè funziona in permanenza e in gran parte in silenzio. (…) Grazie alle tecniche di sorveglianza, la fisica del potere (…) si effettua, almeno in linea di principio senza ricorrere all’eccesso di forza, alla violenza. Potere che è in apparenza tanto meno corporale, quanto più è sapientemente fisico”.

   Dunque, quello, che, a prima vista può sembrare un semplice meccanismo tecnologico per rendere i nostri luoghi più sicuri, nasconde insidie e pericoli per ciò che riguarda le libertà individuali e l’affievolimento dei diritti soggettivi.

Tanto più, se tutto ciò, viene inquadrato non nella logica dei singoli paesi, dei luoghi in cui viviamo, ma in una logica più globale,   se come avevo sottolineato in precedenza lo leggiamo alle luce dei tragici fatti dell’11 settembre 2001 dopo dei quali il diritto e la  tutela della riservatezza ha subito forti compressioni giustificate in nome della salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica contro il pericolo del terrorismo internazionale, e alla succesiva fase, quella della crisi  economica che, oggi, stiamo vivendo.

Ma, tornando a cose più terrenee, ai nostri Comuni, sarebbe interessante sapere, se dopo l’introduzione della videosorveglianza i reati sono aumentati o meno. A Londra, per esempio, che é la città più videosorvegliata (o almeno lo era), da quando era stato introdotto tale sistema, la delinquenza e i reati erano aumentati, e si era assistito ad una “migrazione” della criminalità da un quartiere all’altro.

Io, credo che l’adozione di tale sistema di videosorveglianza, abbia tolto risorse ad altri settori, e che la scelta della regione E/R di diffondere, sovvenzionare la videosorveglianza sia stata frutto (come spesso è accaduto al PD) dell‘onda emotiva post-elettorale berlusconiana, anche se sarebbe interessante, vedere anche, come sono stati distribuiti gli appalti per l’installazione delle telecamere su tutto il territorio regionale, quante le ditte coinvolte  ecc.

Per concludere, io credo che i temi legati alla sicurezza sono molto complessi, e non possono essere affrontati  sull’onda dell’emotività, degli allarmismi e dei facili populismi oggi tanto in voga, poiché sono in gioco libertà e diritti individuali fondamentali, e   possono comportare profonde trasformazioni dei modelli sociali. Credo, che la sicurezza vada affrontata rafforzando la vita sociale dei paesi, che la sera e la notte,   diventano   città fantasma,  quindi terra di nessuno.

A fare presidio in una comunità, è la vita sociale... dobbiamo interrogarci se il modello da seguire sia quello  imperniato sul lavoro e sulla produzione, e poi  la sera tutti rinchiusi a casa anestetizzati dal tran-tran quotidiano, o dalla televisione e  dai social network che ci videosorvegliano.


Commenti
Sono stati scritti 16 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 11 aprile 2014

    A suo tempo apparvero interessanti i dati resi noti dall’Osservatorio di Pavia relativi al conteggio delle notizie di eventi criminosi apparse sui nostri telegiornali nel quinquennio 2005 – 2009.
    La linea rossa mostra il numero di notizie relative agli atti criminosi, la linea blu descrive l’andamento reale dei crimini, mentre la linea gialla mostra la percezione degli stessi da parte degli italiani.

    Potremmo ribattezzarla: linea della paura.

     

    La fascia evidenziata in verticale identifica gli anni della XV legislatura, più comunemente nota come Governo Prodi II, in carica dal 17 maggio 2006 al 7 maggio 2008.

    Ed ecco il sortilegio: durante l’ultimo governo di centro-sinistra il numero di reati ha subito una flessione, ma la percezione di insicurezza è aumentata di una quindicina di punti, fino a superare il 53%. Lo spettacolo di illusionismo è stato magistralmente messo in scena dai media televisivi, che hanno trasformato il normale tran-tran dell’ordinaria delinquenza in un film horror degno delle migliori sceneggiature.

    Poi, come per magia, con l’apparizione del Governo Berlusconi IV tolto un lieve, marginale incremento dovuto alla necessità di approvare il pacchetto sicurezza – le notizie relative ai piccoli reati sono state sostanzialmente dimenticate da Riotta, Minzolini e soci.

    Ecco dunque in soldoni – espresso in grafici e tabelle per i più duri di comprendonio –  come ti strumentalizzo l’opinione pubblica per influenzare il consenso politico e legittimare o delegittimare questo o quello.
    Del resto, qui da noi i delinquenti sono un facile spauracchio, disponibile alla bisogna, con il quale tenere per le palle nonni, impiegati e casalinghe. L’equivalente mediatico del bau-bau, insomma. Altrimenti non si spiegherebbe come mai, rispetto ai maggiori telegiornali dei nostri cugini europei, dedichiamo oltre il doppio del tempo a furti, rapine, risse ed altre simpatiche bazzecole, quisquilie e pinzellacchere.

    I nostri giornalisti dipendenti di RaiUno sprecano il 64% del canone Rai a informarci circa gli sviluppi del giallo di Via Poma e circa i pedali della bicicletta di Alberto Stasi, contro il 28% del principale telegiornale della televisione spagnola, il 18% di quello francese, il 14% di quello inglese e l’infinitesimale 3% del telegiornale tedesco.

    Evidentemente al di là delle Alpi l’informazione ha altro a cui pensare.

     

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  2. avatarAndrea Cotti - 11 aprile 2014

     

    • Fausto Cotti  Butto alcune impressioni che ho avuto attraversando il centro di S.Agata con mia moglie di sera.
      La prima cosa che si nota è un paese imperniato sul lavoro, sulla Lamborghini, benestante, pulito e ben amministrato che accoglie e dà lavoro agli extracom
      unitari. Ma come Persiceto, di solito la gente di S.Agata di sera si chiude in casa. A quell’ora trovi qualche autoctono ma in prevalenza marocchini, pachistani, e altri extra. Gente che lavora di giorno e la sera si trova in piazza a chiacchierare o nella moschea.
      Per quello che io ho potuto notare sono tutti perfettamente integrati e convivono sia fra loro che con noi. L’ultima cosa che ti viene da pensare è che possano andare a rubare di notte. Parlandone con la mia signora mi ha detto: “se non ci fossero loro, la piazza sarebbe un mortorio”.
      Io comprendo chi ha paura dei “diversi”, ma la mescolanza è comunque inevitabile. I ladri ci sono sempre stati. Anche quando c’eravamo solo “noi”.
    • Carmelo Passante  Fausto, anche tu metti in luce alcuni aspetti per capire il tessuto e il modello di vita sociale, le abitudini di vita ecc… dei nostri luoghi….una società imperniata sul lavoro, che la sera si rinchiude nelle case…paesi ben amministrati, puliti ecc…, dove comunque basta poco per suscitare allarme sociale sicurezza….approfondiró al piú presto tutti questi aspetti con particolare riferimento alla videosorveglianza, che sembra una cosa di poco conto,ma vi assicuro che non lo é…come al solito c’é di mezzo la questione dell’affievolimento dei diritti… ne riparleremo quanto prima..!!!
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  3. avatarAndrea Cotti - 11 aprile 2014
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    • Ninco Nanco

      “Il pensiero debole è un concetto introdotto in filosofia dai filosofi italianiGianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti fra i massimi esponenti del postmodernismoeuropeo, per descrivere un importante mutamento etico nel modo di concepire la filosofia, avvenuto a partire dalla metà del XX secolo...” che io sintetizzo così: il pensiero è una merce, quindi le telecamere sono necessarie perchè ammesso che non producano sicurezza comunque producono.  + PIL per tutti.

       
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  4. avatarAndrea Cotti - 11 aprile 2014

     

    • Persiceto Caffe  Sembra che tu Carmelo abbia centrato il problema in tutti i suoi aspetti:
      * alcuni anni fa *pare* si sia registrato un leggero aumento di furti e piccoli reati; senza dubbio questo ci è stato enfatizzato dai media in funzione “antiProdi” prima e per in
      durre paura poi.
      * questo ha portato, alcuni anni fa, a discutere parecchio della “sicurezza”, proponendo alcuni persino le ronde, quando erano di moda e attive nelle “zone lega”.
      * le telecamere fissate in punti strategici di Persiceto hanno consentito di scoprire e risolvere alcuni casi, il più noto quello di atti compiuti da un noto professionista berlusconiano, quando tutti sospettavano in giovani “estremisti”.
      * il problema è “sentito” soprattutto quando i media lo esasperano, difatti…
      * alcuni anni fa… Berlusconi aveva incentrato quasi tutta la campagna elettorale sulla sicurezza, diffondendo nella gente un sentimento di insicurezza e di paura.
    • Carmelo Passante  Per alcuni abitanti di Anzola e dintorni, sembra che il problema sia abbastanza sentito dalla popolazione anzolese…si parla di piccoli reati contro la proprietà, furti in appartamento, macchine ecc.. che sicuramente sono molto spiacevoli e rappresentano un grosso problema. Ma dalla mia esperienza credo che tali episodi ci siano sempre stati, e succedono in tutte le comunità. Poi, in alcuni periodi gli episodi si accentuano o diminuiscono, e credo che oggi questi fatti, sembra male dirlo, ma siano fisiologici..Sarebbe interessante, soffermarsi e analizzare piú approfonditamente, invece, l’uso che della sicurezza ne viene fatto a scopo politico…un cavallo di battaglia da sempre delle destre. Sarebbe interessante approfondire i temi della videosorveglianza, della loro diffusione nei luoghi pubblici, della possibilità, se ne é parlato, nei luoghi di lavoro, ospedali ecc.. dei possibili effetti collaterali. Chi vuole dare il suo contributo in termini di riflessioni e informazione sull’argomento, al di là dell’appartenenza a questo o a quel gruppo politico o credo, é ben gradito… credo che il tema meriti attenzione!!!!
    • Serena Verardi  Bah pare che a tutti piaccia l’idea di essere ripresi …. ne parlavamo anche a S.Giacomo quando ci sono stati i furti in appartemento e/o problemi alle macchine. Nessuno si pone il problema degli effetti collaterali “tranne me” (cit). Che il tutto vengo strumentalizzato è cosa nota ai molti.
    • Alberto Gamberini  Il regolamento per quanto riguarda San Giovanni è scaricabile a questa pagina: http://www.comunepersiceto.it/…/regolamento-per-la… .
      Sull’uso della videosorv
      eglianza nei luoghi di lavoro il regolamento rimanda (cfr. pag. 3) giustamente all’articolo 4 dello Statuto del lavoratori, che apre così: “È vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.”
      Personalmente e in generale, penso che ogni tipo di legge restrittiva o punitiva rappresenti una sconfitta per la politica, una stupida scorciatoia, una concessione a chi vuole imporre l’ordine con forza e senza democrazia.

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  5. avatarAndrea Cotti - 11 aprile 2014

     

    • Alberto Gamberini  Ottimo spunto di riflessione Carmelo. Fare perno sulla sicurezza e sull’allarmismo, è pratica nota a destra. Il “degrado cittadino” è uno spauracchio creato ad hoc per giustificare azioni repressive, intensificare controlli preventivi, impiantare una malsana concezione paternalistica nei confronti delle forze dell’ordine.
      In più, disseminare di videocamere il territorio persicetano, come possono fare i privati a tutela della proprietà, porta ad associare il Comune sempre più a un’azienda, invece che a un luogo libero e, appunto, comune.
      Di fatto, il clima securitario contribuisce ad alimentare la percezione di pericolo, da cui scaturisce quel senso di frustrazione che vediamo poi riversarsi sugli emarginati, gli stranieri, i “disadattati”…
      Come dicevi tu, il problema è a monte (è sempre a monte): è la vita sociale che langue, è sangio che agonizza, nonostante l’assioma della “buona amministrazione”.
      Penso (ma prendiamolo con le pinze) che la traslazione a sinistra di questa mania securitaria, prima appannaggio della sola destra, tragga origine principalmente dall’ultimo ventennio: Mani Pulite, i magistrati divenuti eroi, la Lega forcaiola, Berlusconi, la repressione di Genova, la guerra globale al terrorismo, la conseguente islamofobia, il giustizialismo personalistico di Travaglio-Gomez, la Casta di Rizzo-Stella, l’antipolitica, Grillo.
      Qualche anno fa, ricordo, sul suo blog era comparsa una foto di Grillo al telefono, che recitava: “Io voglio essere intercettato!”.
      La logica è: gli “onesti cittadini, che pagano le tasse” non devono temere l’intromissione dello Stato. Paternalismo puro.
      Tu citi giustamente e ambiziosamente Rodotà e Foucault. Ora come ora, le loro riflessioni sembrano bagliori nelle tenebre, le tenebre di un paese che ragiona con la “pancia”, e sto usando un eufemismo.
    • Carmelo Passante  Grazie del contributo Alberto Gamberini cercheremo nel nostro piccolo di illuminare anche noi le tenebre in cui versano le coscienze di molti cittadini che chiedono piú sicurezza invece di chiedere piú giustizia sociale, non rendendosi conto che gli spazi di libertà si vanno via via restringendo, e che sarà, poi, sempre piú difficile riconquistarsi quegli spazi e chiedere quella giustizia sociale!!!
    • Alberto Gamberini  beh, dopo aver letto l’articolo su “Altre pagine” riguardante l’installazione di 72 telecamere (37 già attive, 35 da attivare) su tutto il territorio di san giovanni, sono rimasto un po’ interdetto e la tua riflessione mi è parsa calzante.
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  6. avatarPiergiorgio Chinaglia - 15 aprile 2014

    Carmelo,  fatico a capire se l’articolo vuole far più riflettere sulla limitazione della libertà personale o più sul dispendio di risorse economiche che potrebbero essere altrimenti ed in miglior modo investite. O forse entrambe le cose, con egual peso, ti danno fastidio? A me, sinceramente, non importa che ci siano 37 telecamere o ce ne saranno 72 attive sul suolo pubblico che calpesto. Metto in conto che parecchia gente possa considerare questo una limitazione della libertà o della privacy individuale. Non certo io! Perché dovrebbe? Perché dovrebbe darmi fastidio esser videoripreso a parlare con un conoscente durante la giornata piuttosto che entrare in un locale di sera? Se mai fossi tentato nel “commettere peccato”, sono a conoscenza di essere ripreso e quindi approvo e giustifico come valido deterrente l’utilizzo della videosorveglianza. Personalmente mi da molto più fastidio essere potenzialmente perennemente individuabile dentro le mura di casa. Ogni mia telefonata può essere ascoltata così come ogni indirizzo web identificato! Dici poco? Questa si che la considero davvero violazione della privacy (non dimostrabile e senza alcun fine sociale!). Ritornando invece alla videosorveglianza pubblica, qualche giusta critica potrebbe essere mossa dal punto di vista della spesa. Soldi spesi male o troppi soldi spesi? Sai forse a quanto ammonta l’investimento iniziale e quanto costa manutenere il servizio? Sarebbe interessante sapere questi dati 😉

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  7. avatarPaolo Grandi - 16 aprile 2014

    Personalmente mi ritrovo maggiormente nel commento di Chinaglia.
    E’ vero che la sicurezza è stato oggetto di strumentalizzazione politica, ma questo spesso è dovuto alla incapacità di tanti di saper scambiare politica con demagogia.
    Non credo alla privacy, la legge attuale di fatti ci costringe ogni giorno a firmare  testi incomprensibili che pochi leggono e capiscono, la tecnologia è in grado di sapere tutto di noi
    Le statistiche sui reati sono discusse nella loro validità da  tutti.
    Per quello che è la mia  sensazione  oggi si vive in una realtà molto meno sicura di un tempo, in un sistema giudiziario inadeguato pertanto e allora perchè dovrei temere la videosorveglianza ?
    Per me BEN VENGA.
    E la destra e la sinistra non c’entrano, dipende dall’uso eventualmente che se ne vuol fare delle immagini, ma questo è tutto un’altro discorso  peraltro antichissimo: qui custodet custodes ?

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  8. avatarCarmelo Passante - 17 aprile 2014

    Le mie riflessioni sulla “sicurezza” e sulla videosorveglianza in particolare sono di- 1) ORDINE GIURIDICO :il nostro ordinamento non demanda funzioni di pubblica sicurezza e ordine pubblico agli enti locali, ai sensi dell’art.118 cost. ai comuni sono affidate funzioni amministrative…ma nell’articolo sviluppo meglio questo aspetto. Qui valga a dirvi, pensate a cosa potrebbe succedere se la funzione residuale di sicurezza che i comuni hanno fosse interpretata (e la giurisprudenza è in continua evoluzione interpretativa) in maniera estensiva, nei comuni amministrati da leghisti, che della sicurezza ne fanno religione….La legge sulla privacy, poi, prevede giustamente, che si possa ricorrere alla videosorveglianza, ma rispettando i principi di NECESSITA’ E PROPORZIONALITA’, a Scampia, in alcuni quartieri di Napoli, Torino, Milano ecc. ha un senso. Lo ha per esempio ad Anzola o a Persiceto ??
    2) Ordine pratico, serve a garantire più sicurezza ai cittadini, ossia evitare la commissione dei reati? No, perché, (e neanche in tutti i casi, basti per esempio coprirsi il volto o usare il cappuccio ) è uno strumento ex-post, serve per PUNIRE e non per PREVENIRE IL REATO (cosa, che tra l’altro, mal si concilia con l’impostazione del nostro diritto penale, che DOVREBBE basarsi sulla prevenzione, altrimenti si ritorna al codice Rocco del tragico ventennio mussoliniano, basato sulla REPRESSIONE)..inoltre, come già, si è osservato in altre città videosorvegliate si assiste al fenomeno della emigrazione della criminalità, da un quartiere all’altro (impossibile materialmente una videosorv. totale).
    3) Ordine morale e di riflessione personale: la vita in diretta…avete presente quel tipo di format tv..? Ecco, a quale deriva ci potremo trovare di fronte.. proprio ieri, mi sono imbattuto su facebook, in un sito che titolava “immagini meravigliose riprese da alcune telecamere di videosorveglianza”. Giustamente Piergiorgio, osserva,” mi da molto più fastidio essere potenzialmente perennemente individuabile dentro le mura di casa. Ogni mia telefonata può essere ascoltata così come ogni indirizzo web identificato! Dici poco? Questa si che la considero davvero violazione della privacy” …aggiungo, bancomat, carte di credito ecc.. segnano tutti i nostri spostamenti…siamo sempre rintracciabili…Bene, la videosorveglianza,già in uso in ipermercati, banche ecc. e adesso formalizzata nei luoghi pubblici, potrebbe fare da grimaldello anche per altri ambiti, luoghi di lavoro, ospedali ecc..(se ne parla già). Quindi, a piccoli passi, ci avviciniamo in una società, dove tutti siamo controllati, adesso finanche per strada…. ma chi controlla i controllori ? Senza volervi prospettare, ipotesi catastrofistiche, (anche se la tentazione è forte) di scenari che si potrebbero aprire in un medioevoprossimoventuro…per adesso, mi ritrovo in pieno con una definizione che, una persona equilibrata, come Stefano Rodotà (tra l’altro, già garante della privacy) ha dato del momento : “neoautoritatismo soft”, che mantiene le forme di democrazia e ne svuota la sostanza!!!!

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  9. avatarCarmelo Passante - 17 aprile 2014

    Scusate, se sull’argomento non riesco a essere sintetico…me ne rendo conto!!!!

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  10. avatarCarmelo Passante - 17 aprile 2014

    Paolo, il tuo discorso chiude, ogni discussione, perché parti dall’assunto “Non credo alla privacy”, poi, viviamo in realtà meno sicure di un tempo e in un sistema giudiziario inadeguato….che dire, se non quello che ho già detto e ridetto? Un sistema democratico, ha alcune caratteristiche ben precise, e alcuni valori ben delineati…quando questi, vengono messi in discussione, o si affievoliscono, e tutto il sistema a essere messo in discussione…la cosa non deve essere vista, ristretta alla realtà di Persiceto e dintorni, e rispetto alla singola norma, ma in maniera più globale…Ritorno, sulla domanda di Piergiorgio, rispetto all’aspetto economico della videosorveglianza…non sono preparatissimo sull’argomento, nel senso che la cosa richiederebbe un lavoro da “ragioniere”, per capirne esattamente la portata economica, al quale non sono appassionato (io, ho più una formazione giuridica). Tuttavia, grosso modo, parlo del comune di Anzola, per installare meno di trenta telecamere, la cifra prevista nel bilancio del 2010 era di 156.000,00 euro…si trattava, tra gli investimenti, di una delle spese più corpose, insieme a manutenzione straordinaria edifici scolastici (230,000), Manutenzione straordinaria strade e ponti (161.000). Il progetto, era sostenuto dalla Regione E/R, che alla cifra stanziata dal comune ne aggiungeva altrettanti (se non ricordo, male…). Tutto, ciò, al di la di come la pensiamo (telecamere si/no) , deve essere visto a fronte di un corpo di vigili urbani che è pesantemente sotto organico, che le ore notturne non sono in servizio, e che come dicevo e ridicevo il controllo dei monitor è un controllo ex-post.

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  11. avatarAndrea Cotti - 17 aprile 2014

    Dibattito interessantissimo.  :)

    Carmelo avverte (e teme) nell’intervento “Sicurezza del Territorio” forme orwelliane di controllo dell’individuo.

    Inoltre si chiede (come Piergiorgio) quanto possa essere costato alla collettività questo intervento sulla “sicurezza”, e fino a che punto possa aver inciso sul contenimento di servizi sociali di base.  

    Personalmente pur essendo fortemente sensibile ai dubbi e alle perplessità di Carmelo, mi sembra di poter condividere i commenti di Piergiorgio e di Paolo.  Telefoni cellulari, carte di credito, Facebook ecc. sono già un incredibile e ben più invasivo attacco alla nostra privacy, e questi strumenti operano con il nostro consenso. Credo che per contrastare forme “orwelliane” di controllo dell’individuo e della sua indipendente dignità, tocchi innanzitutto opporsi con ogni forza ad aspetti liberticidi e già degenerati della nostra società come, giusto ad esempio, le Forze del Disordine.   

    Quello della ragazza calpestata non è certo il solo “cretino” della manifestazione di Roma per la casa, ma SISTEMATICAMENTE, come sempre, le Forze del disordine hanno massacrato persone inermi, giovani donne e vecchi, a viso scoperto e senza caschi, lasciando indisturbati black o blu bloc, evidentemente inzuppati di infiltrati, nelle loro devastazioni.

    Il prefetto nega, ma è tutto vero: violenze e insulti dalla polizia ai manifestanti.
    “Io non ci credo” ha dichiarato il prefetto Pecoraro a Repubblica. Eppure le cose sono andate proprio così: agenti in borghese che inveivano senza motivo contro i passanti, forze dell’ordine in formazione imponente

    Questo a mio avviso è gravissimo, in quanto toglie al cittadino la libertà di manifestare – di esprimere – pacificamente il proprio pensiero.  E li abbiamo visti all’opera contro i terremotati, persino contro le mamme dei disabili!  Qui non si tratta certo di “un cretino”, ma a questi è così che viene insegnato ad agire. Qualcuno gli insegna a farlo, e ben prima di Cossiga fino al Ministro dell’Interno di oggi Alfano e al Capo della Polizia; è una storia vecchia. 

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  12. avatarCarmelo Passante - 17 aprile 2014

    Avevo, volutamente e accuratamente, evitato di citare Orwel, anche se confesso che la tentazione era forte, per rimanere ancorati al presente, al campo dei diritti soggettivi e all’effettiva utilità della videosorveglianza, nell’ambito della sicurezza. Avevo citato, invece, Rodotà (costituzionalista) e M.Focault che fa un analisi giuridico-storico-sociale della sorveglianza. Il discorso dei telefoni, internet, e carte bancomat e di credito, che io stesso avevo richiamato nel commento precedente, si aggiungono all’elemento della videosorveglianza, per quel che riguarda la privacy…li “temo” allo stesso modo. Quello, che differisce da telefoni, internet ecc.., l’elemento nuovo, è che qui la VIDEOSORVEGLIANZA E’ QUI ESPRESSAMENTE RICHIAMATA PER RAGIONI DI SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO….CHE LA FUNZIONE DI SICUREZZA VIENE DEMANDATA AI COMUNI…CHE LA SORVEGLIANZA NON E’ A SCOPO PREVENTIVO MA SOLO PUNITIVO…CHE LO STRUMENTO NON E’ EFFICACE…CHE LA SICUREZZA VIENE DEMANDATA A QUESTE FORME DI CONTROLLO, ANZICHE’ PUNTARE E CERCARE DI RAFFORZARE FORME DI PRESIDEO PRESIDEO SOCIALE…

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  13. avataralberto gamberini - 17 aprile 2014

    Ciao a tutti. La prendo larga.
    Articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (che ho già citato): “È vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori. Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna […]”.
    Il principio alla base di questo Articolo è il diritto della persona di non essere spiata, seguita, controllata. Inoltre, anche quando vi siano esigenze di sicurezza, gli apparecchi “possono essere installati soltanto previo accordo”.
    Mettiamo però che lo Statuto dei Lavoratori si riferisca ad altro e non sia utile a questa discussione. Io non credo, ma ok.

    Sottoscrivo i tre ordini di riflessione di Carmelo e mi concentro sul terzo, quello di concetto. Senza andare troppo oltre, cioè senza cadere nella facile paranoia orwelliana che vanificherebbe qualsiasi tentativo di ragionamento sensato, il problema di una politica securitaria e liberticida esiste eccome. Affermare placidamente che “chi non ha niente da nascondere, non deve temere il controllo” è, a mio avviso, già un sintomo di questa politica. Aggravato dal fatto che lo si accetta spontaneamente e lo si considera un atto di bontà da parte dell’autorità. Purtroppo, chiunque voglia sorvegliare e punire “per il nostro bene” è un paternalista. Ma né l’autorità, né lo stato, né la comunità possono aspirare al ruolo di padre-padrone. Non in una democrazia, almeno.

    In uno stato di diritto, dovrebbe valere la presunzione di innocenza. Piantare telecamere nei luoghi pubblici sembra contraddire questo principio, sembra cioè convalidare una diffusa presunzione di colpevolezza, che aspetta solo di essere catturata dalle immagini. Tranquilli però, è per il nostro bene!

    La discussione è interessante proprio per queste implicazioni. Volerla ridurre al solo aspetto economico o ad affare extrapolitico, non le rende per me giustizia.

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  14. avatarPiergiorgio Chinaglia - 17 aprile 2014

    Vorrei concludere il mio punto di vista sinteticamente con un altro commento.
    E vorrei partire proprio da una delle frasi iniziali di Carmelo: “credo, che quando si parla di sicurezza di un luogo bisogna farlo a ragion veduta e rapportare i fatti ai tempi, al momento storico e alle altre comunità”.
    Rapportare i fatti ai tempi…., credo sia una delle riflessioni che sottovalutiamo spesso nelle nostre considerazioni quotidiane. Mi spiego meglio.
    In questo spazio comune ho letto frasi che contenevano “il diritto alla privacy e alla riservatezza”, “la salvaguardia dei diritti dell’uomo”, “la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica è istituzionalmente demandata alleForze di Polizia” ed altro ancora.   Ebbene, vi chiedo…oggi ha ancora senso proclamare questi principi etico-sociali? Non pensate che forse appartengano al passato?  
    Beh! Spiace dirlo ma mi tocca di pensarla come Focault!
    Purtroppo hai pienamente ragione Carmelo: “.., a piccoli passi, ci avviciniamo in una società, dove tutti siamo controllati, adesso finanche per strada….” E aggiungo, non a piccoli passi ma a passi veloci, lunghi e distesi! Vogliamo chiamare tutto questo, come dice Rodotà, Neoautoritarismo soft? Il nome non ha importanza ma la spiegazione è quella giusta e che rende l’idea: mantiene le forme di democrazia e ne svuota la sostanza.  Che significa….. La vera democrazia non esiste più (mi vien quasi da cancellare l’ultimo avverbio perché credo che negli ultimi cent’anni di Democrazia con la D maiuscola ce ne sia stata ben poca!)
    E dire che dovrebbe essere facile comprendere quanto sopra. Basta guardare come è stato sotterrato e taciuto ogni risvolto post Data Gate. Giusto oggi Snowden ha chiesto in diretta a Putin se ritiene “giusto e giustificato il controllo di massa” tramite le intercettazioni di dati di milioni di persone. Ma in questi mesi avete sentito qualche autorità battere ciglio? Avete visto talk show in TV o articoli sui quotidiani?
    E quindi, visto come siamo già tutti quanti messi alla……, dico ad Alberto che accetto spontaneamente la videosorveglianza perché in confronto a ciò che realmente ci circonda, è niente! Quando dici che né l’autorità, né lo stato, né la comunità possono aspirare al ruolo di padre-padrone, quantomeno in una democrazia….perdonami ma mi vien da pensare che tu viva su un altro pianeta o in un’altra epoca. In realtà  viviamo il 2014 e, ad ogni anno che trascorre, le dinamiche sociali accelerano nei loro cambiamenti al dispetto delle leggi esistenti.
    E quindi affermo, d’accordo con Paolo, che non ha senso pensare alla strumentalizzazione politica. Si è vero, ci sarà anche quella….è sempre esistita ed esisterà sempre..ma è un piccolo problema, senza importanza,  rispetto alla mancanza di vera democrazia e all’assenza di giustizia sociale…… che, mi permetto di dire, si misura più che altro sul grado di povertà che sullo quello della sicurezza.

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  15. avatarAlberto Gamberini - 18 aprile 2014

    Bene, rispondo a Piergiorgio.
    Il problema della suggestione orwelliana (e di tutte quelle similari) è proprio questo: si tende a considerare la possibilità d’azione limitata perché comunque siamo tutti in balia di un cosiddetto “potere totalizzante”, che ci conosce, prevede le nostre mosse, sa come contrattaccare.
    Io penso, invece, sia necessario denunciare le degenerazioni dell’uso (strumentale, politico…) delle tecnologie laddove ve ne siano, e non limitarsi a dire “tanto non c’è niente da fare”.
    Tutto ciò dal pianeta Terra,  possibilmente 😉 .
    Quando Foucault scrive del potere, del controllo autoritario, del Panopticon, non lo fa solo con intento informativo, colloquiale, bensì pone delle basi teoriche per contrastarlo. Ed è così che viene accolto ancora adesso il suo pensiero.
    Non sono poi del tutto d’accordo, Piergiorgio, sulla questione della democrazia. La mancanza di democrazia si misura certamente sulla povertà, cioè economicamente, ma non solo. Si misura anche sul grado di libertà, dei diritti. Nel Novecento aspetto economico e diritti hanno faticato ad andare insieme, con risultati disastrosi. Per questo io, che vivo nel 2014, non riesco a scinderli, non riesco a pensare di perseguire l’uno a discapito degli altri, o viceversa. Sono tutti aspetti necessari, per me.

    Ritengo che siamo ancora molto indietro, tipo in fase di alfabetizzazione, per quanto riguarda il discorso sulla privacy ai tempi di internet. Come si diceva qualche commento fa, cediamo quotidianamente e consensualmente parte della nostra privacy a social network o altro. Discuterne fa solo bene, poi occorre “studiare, studiare e ancora studiare” (era Lenin?), senza cadere in un complottismo paranoide, o in un’acritica accettazione. Due condizioni in fondo molto simili.

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  16. avatarCarmelo Passante - 8 aprile 2016

    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/04/06/news/ztl_anzola-136965614/?ref=HREC1-22 Io credo che un progetto del genere lasci seri dubbi dal punto di vista legale, in quanto va ad incidere sulle Libertà individuali e pone di fatto dei limiti territoriali (anche se con il limite temporale delle ore notturne) che ledono il principio della libera circolazione delle persone nell'ambito del territorio nazionale, e addirittura europeo. E' la dimostrazione, ove ce ne fosse ancora bisogno, della confusione, e della contraddizione che vi è anche sul piano politico. Da una parte, si parla infatti di Europa Unita, libera circolazione, abbattimento delle frontiere, dall'altra ci si rinchiude in un ancora più ristretto ambito territoriale. È la dimostrazione, inoltre, che le differenze tra le varie parti politiche si vanno assottigliando sempre di più e che si viaggia ormai sull'onda emotiva. Quella della sicurezza, è una materia molto delicata, la cui competenza non a caso, non appartiene ai comuni, se non in maniera residuale. L'ingerenza dei comuni, se pur per colmare dei vuoti, e in alcuni casi l'assenza dello stato centrale, potrebbe portare ancora più confusione, se non addirittura delle pericolose conseguenze, oltre ad essere anche inefficace. La misura proposta dalla giunta di Anzola, infatti, mi sembra anche inefficace sul piano pratico. Molti dei commenti postati, hanno espresso le molte lacune sul piano pratico.

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