Se il ricco vuole pagare più tasse…

ricchi e poveriDa qualche tempo la fronda degli straricchi sta aumentando, molti dei facoltosi di vari paesi chiedono espressamente ai loro governanti di pagare più tasse. Passato il comprensibile attimo di stupore, nel quale ovviamente il cittadino da reddito normale si chiede dove sia la fregatura, è comunque una cosa meritoria che qualcuno, più fortunato per meriti personali o familiari, o più bravo, chieda di essere oggetto di maggiori tasse.
Non sarà forse la presa di coscienza che la tassazione deve essere proporzionale, chi guadagna di più deve pagare di più, cosa che del resto avviene in tutti i paesi, ma con alcune stortura, ma in ogni caso ben venga un’iniziativa del genere.

Sono partiti dagli Usa gli inviti a tassare di più i ricchi, con il multimiliardario Warren Buffett, mentre Murdoch, il tycoon dei newsmedia, dai suoi giornali lo ha attaccato pesantemente per questa sua iniziativa. Niente di strano, che tutti i ricchi pensassero una cosa così “comunista” è solo utopia.
Infatti negli Usa i repubblicani hanno tirato la corda il più possibile, mentre Obama cercava di realizzare la manovra finanziaria, portando il paese sull’orlo del default, pur di impedire che il presidente Usa facesse un manovra di tasse e tagli equamente distribuiti. Alla fine il ricatto ha vinto e si è passati ad una manovra per lo più di tagli che, come è ovvio, colpiscono più i poveri che i ricchi.
Poi si è passati alla Francia, dove i ricchi francesi hanno scritto a Sarkozy, il quale li ha anche accontentati, annunciando un pacchetto di tagli per 11 miliardi di euro, e tra le misure per fronteggiare la crisi c’è un contributo straordinario del 3% sui redditi superiori ai 500mila euro.
In verità si parla di redditi, per cui probabilmente non è una misura sui patrimoni, ma tant’è, sempre meglio di niente. Questo contributo non è una soluzione in sé, dicono i ricchi francesi, ma deve far parte di uno sforzo di riforma più ampio.
In Francia, quindi, le misure fiscali saranno più equamente distribuite, pagheranno di più i benestanti rispetto alle famiglia svantaggiate.

Ma non crediate che queste proposte possano fare breccia in Italia, l’imposta straordinaria a carico dei super ricchi, infatti, è stata già stroncata dalla presidente di Confindustria, la quale sostiene che “serve solo a far pagare di più chi le tasse già le paga, con un prelievo che ormai sfiora il 50 per cento”.
A parte che la tassazione francese non è molto diversa dalla nostra, è interessante leggere quanto altro ci dice la Marcegaglia: “In Italia la situazione è diversa”, da noi servirebbe solo ad alimentare “uno Stato inefficiente e sprecone”, per cui una iniziativa di tal fatta non è al momento discutibile, meglio aumentare l’Iva.
Quindi, i ricchi non si toccano, si tocca l’Iva, casomai una sforbiciatina alle pensioni che fa sempre bene, tutto quello che va a scapito del ceto medio basso, insomma. Non vorremmo mica danneggiare gli imprenditori, i “capitani coraggiosi” che portano in giro il buon nome dell’Italia quando spostano la produzione in Polonia, le aziende in Lussemburgo od Irlanda o nel Delaware, dove le tasse sono più dimezzate? (12,5% in Irlanda).
Beh, certo, si dirà che anche Montezemolo e Marchionne hanno avanzato la proposta di una maggiore tassazione, peccato che il dirigente Fiat abbia la residenza in Svizzera (e non in Italia o negli Usa, dove hanno sede le sue società), per cui l’aumento di tassazione inciderebbe solo parzialmente.

Ma da dove parte esattamente questa fronda dei ricconi? A ben vedere, se si analizza la loro situazione odierna, grazie al liberalismo reganiano i ricchi pagano talvolta, forse spesso, meno tasse dei poveri, in quanto sono in grado di usufruire di agevolazioni, di spostare i capitali, e spesso gli stessi Governi li aiutano in vari modi, con sgravi, ad esempio, per le loro aziende. In tal modo Buffett, il miliardario americano, finisce per pagare il 17% di tasse (come ha detto egli stesso) a fronte del 33% che pagano i poveri.
È la presa di coscienza di una classe privilegiata super coccolata dai Governi, che mantiene i suoi privilegi sulla base dell’assurda idea, tutta reganiana, che a favorire loro anche i poveri poi, un giorno, forse, riceveranno qualche beneficio. Il beneficio, ovviamente, sarebbe dato dalla possibilità di investire i soldi che sfuggono alle tasse (è questa la giustificazione per l’evasione fiscale?), cosa che purtroppo non sempre accadde, o comunque, visto che ormai tutta la produzione è delocalizzata all’estero, principalmente in Asia e Sud America, i “poveri” italiani non ne ricevono alcun beneficio.
Un vero peccato però, perché una prima stima indica in 15 miliardi il possibile ricavo da una manovra stile quella francese. Una bella fetta di crisi, insomma!


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