Odi et Brancher

Aldo BrancherSe la politica è un sistema di conseguenze, allora ogni decisione politica dovrebbe essere accuratamente studiata, per le conseguenze che determina.

Intontiti dall’afa estiva, ma forse più dalle continue notizie e non notizie che i media ci sfornano a getto continuo, quasi un assedio per ricordarci quanto noi cittadini siamo seriamente sforniti di rappresentanza politica nelle istituzioni, forse abbiamo mancato l’ennesima notizia che dovrebbe farci riflettere.
La riporta l’Espresso, poi ripresa dal Fatto Quotidiano, si tratta del ministro da soli 17 giorni Aldo Brancher, il quale dovette dimettersi dalla carica governativa per le polemiche conseguenti alla sua richiesta di avvalersi del legittimo impedimento. Di seguito il povero ministro si vide condannare a due anni di carcere e 4mila euro di multa, per ricettazione e appropriazione indebita nel caso Antonveneta, nel quale era coinvolto insieme a Giampiero Fiorani.
La sentenza in questione non venne eseguita perché i fatti ricadevano nell’indulto dell’ex ministro Mastella, ma a tutti gli effetti possiamo definire l’ex ministro un condannato o, come sembra gradire di più certa stampa, un pregiudicato.

Oggi apprendiamo che Brancher è stato posto, per i prossimi 5 anni, a capo dell’ODI, un organismo parastatale praticamente infante, visto che nasce il 14 gennaio del 2011 con un apposito decreto firmato da Berlusconi e Tremonti, ente che si ritrova in cassa ben 160 milioni di euro. Questi soldi, come leggiamo nell’articolo dell’Espresso, sono “destinati ai soli Comuni veneti e lombardi delle fasce di confine con Trento e Bolzano”. Un sovvenzionamento ai centri di montagna delle zone indicate era già previsto nel 2008, al fine di frenare la secessione dei centri di montagna, i quali progettavano di abbandonare le regioni padane per entrare nelle province a Statuto Speciale, sicuramente più ricche, ma all’epoca si parlava di 20 milioni soltanto. Adesso apprendiamo che il fondo è stato incrementato fino a 160 milioni, 80 per il biennio 2010-2011.
L’Organismo di indirizzo, ODI, ha proprio il compito di decidere sulla distribuzione dei soldi, ma i soldi sono quelli delle province di Trento e Bolzano, province autonome che solo casualmente non sono gestite dal centrodestra. Non solo, Brancher è a capo anche del CAP “Commissione di approvazione dei progetti”, che valuta concretamente quali giunte beneficiare e con quanto denaro.
Insomma, a leggerla tutta d’un fiato un malpensante potrebbe ritenere che sia un modo come un altro per sottrarre a province rette da amministrazioni di diverso colore i soldi, in modo che sia sempre il partito di governo a decidere dove indirizzare la spesa, indipendentemente da chi ha vinto le elezioni amministrative. E per evitare troppe proteste si sarebbe accontentato anche le province suddette con l’aumento dei fondi a loro destinati.

Ma questo è un aspetto secondario, non è la questione fondi, che poi sono sempre delle amministrazioni locali, l’aspetto che colpisce, quanto la scelta piuttosto discutibile del soggetto da porre a capo di un organismo di tal fatta.
Quando si tratta di nominare qualche politico per qualche posto di rilievo, siamo soliti ascoltare la tiritera della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva. In questo caso la condanna definitiva c’è!
Per i condannati siamo soliti ascoltare la solfa che anche loro, dopo aver pagato il debito nei confronti della società hanno diritto di reintrodursi. Ma in questo caso non ha pagato alcun debito, grazie al’indulto, anzi sono stati i politici che si sono lavati le mani gli uni con gli altri!
Allora viene da chiederci quale merito abbia Brancher per occupare un posto dove gestire 160 milioni di euro? In fondo stiamo parlando di un soggetto che è stato condannato proprio per reati nella gestione di soldi, non è forse come mettere un topolino a fare la guardia ad una fabbrica di formaggio?

Ovviamente siamo sicuri che il “più breve ministro della storia” avrà messo la testa a posto, dopo la condanna, e quindi adesso penserà solo al bene dell’Italia, ma il problema è di opportunità di scelte, la questione è il messaggio che si da alla gente.
È impossibile che la gente abbia fiducia nelle istituzioni e nei loro rappresentanti se i soggetti premiati sono sempre gli stessi, se le nomine finiscono ai soliti noti come fossero indennizzi per gli incidenti di percorso (processi e condanne) nei quali incorrono durante le loro carriere ventennali, mentre gli onesti rimangono sempre fermi al palo.
È mai possibile che tra tutti i politici non ve ne siano uno solo che non sia assurto alle cronache giudiziarie al quale affidargli quel delicato incarico? Se così è allora il problema è molto più grave di quanto possiamo credere, ma se un politico onesto da scegliere in alternativa si sarebbe potuto trovare, allora la scelta di Brancher è politicamente sbagliata perché induce nei cittadini l’idea che la politica sia un feudo riservato nell’ambito del quale nessuno paga mai realmente per le sue responsabilità.
E se le cose stanno in questo modo, come potremo mai uscire dalla crisi economica con una classe dirigente che qualsiasi scelta faccia, anche la peggiore, non pagherà mai alcuna conseguenza politica?


Commenti
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  1. avatarAndrez - 26 agosto 2011

    Allora viene da chiederci quale merito abbia Brancher per occupare un posto dove gestire 160 milioni di euro?

    Primo merito:
    I politici onesti non sono ricattabili/manipolabili, quelli pregiudicati si.  :mrgreen:


    Altri meriti?
    *  Prima di intraprendere la carriera politica è stato sacerdote paolino
    *  Dal 1982 Brancher è un dirigente di  Fininvest.
    *  Negli anni novanta è coinvolto nello scandalo di Tangentopoli.
    *  Viene detenuto per tre mesi nel carcere di San Vittore per Falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti . Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti. In Cassazione il secondo reato va in prescrizione per riduzione dei termini, mentre il falso in bilancio è stato depenalizzato dal Governo Berlusconi.
    * E’  indagato a Milano per ricettazione e per appropriazione indebita nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta. Ha chiesto ed ottenuto di poter accedere al rito abbreviato e il 28 luglio 2010 il pubblico ministero di Milano, ha chiesto una condanna a due anni di reclusione e seimila euro di multa.
    La sentenza di primo grado è stata emessa lo stesso giorno riconoscendo colpevole l’imputato di due dei quattro episodi di ricettazione contestati e dei due episodi di appropriazione indebita e ha condannato Brancher ai due anni di reclusione richiesti e a 4000 euro di multa .  Il 3 marzo 2011 la Corte d’Appello di Milano conferma la condanna a due anni di reclusione per ricettazione e appropriazione indebita.  Il 4 agosto 2011 la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Brancher contro la sentenza di secondo grado, rendendo definitiva la condanna a due anni di reclusione e a 4000 euro di multa.
    La sentenza non viene eseguita perché Brancher beneficia dell’indulto del 2006.
     

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